“Il Signore non fa mai violenza alla nostra libera volontà. Dipende da noi se vogliamo accogliere la grazia di Dio oppure no, se collaboreremo con essa oppure se la sprecheremo” (Diario di Sr. Faustina Kowalska, 1107).
«Dio nessuno l’ha mai visto, proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1, 18)
La mentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo, il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra (Cfr. Gn 1, 28). Tale dominio sulla terra, inteso talvolta unilateralmente e superfìcialmente, sembra che non lasci spazio alla misericordia. (Giovanni Paolo II, Enciclica sulla misericordia)
Giovanni chiamò due di essi e li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella. (lc 7, 18-22)
In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. (1Gv 4, 9-10)
Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. (Mt 18, 21-22)
Il mondo contemporaneo continua a presentare le contraddizioni ben rilevate dai Padri del Concilio Vaticano II: vediamo un’umanità che vorrebbe essere autosufficiente, dove non pochi ritengono quasi di poter fare a meno di Dio per vivere bene; eppure, quanti sembrano tristemente condannati ad affrontare drammatiche situazioni di vuoto esistenziale, quanta violenza c’è ancora sulla terra, quanta solitudine pesa sull’animo dell’uomo dell’era della comunicazione! In una parola, oggi pare che si sia perso il ‘senso del peccato’, ma in compenso sono aumentati i ‘complessi di colpa’. Chi potrà liberare il cuore degli uomini da questo giogo di morte, se non Colui che morendo ha sconfitto per sempre la potenza del male con l’onnipotenza dell’amore divino? Come ricordava san Paolo ai cristiani di Efeso, ‘Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo’ (Ef 2,4). Il sacerdote, nel sacramento della Confessione, è strumento di questo amore misericordioso di Dio, che invoca nella formula dell’assoluzione dei peccati: ‘Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace’. (Benedetto XVI, udienza partecipanti corso foro interno)
- E tu….ti senti perdonato?