Chi è per noi Cristo? Si può rispondere in tanti modi: per qualcuno è una persona a cui rivolgersi quando si è in dubbio, incerti sulla propria esistenza, sulle proprie scelte. Per altri è un amico con il quale trascorrere momenti belli e brutti. Per altri è un esempio da seguire, una fonte di ispirazione, di tenerezza, di lucida consapevolezza di se stessi. Per alcuni ancora è una persona così distante da noi tanto da sentirlo esterno o estraneo alla nostra vita.
Ma cos’è che veramente caratterizza la nostra fede? Non ci sembra spesso che nelle nostre riflessioni, se si cambiasse la parola ”Cristo” con un’altra qualsiasi, il risultato non cambierebbe? Perché è importante che sia Cristo? Non potrebbe essere un altro santo o profeta la nostra guida nella vita? Cos’ha lui di diverso rispetto agli altri? Molti martiri hanno sacrificato la loro vita per mostrare al mondo la loro fede e perché gli altri credessero, ma ci viene costantemente detto che c’è una differenza sostanziale.
Lui è morto, andando liberamente incontro alla croce, per rivelarci pienamente l’amore di Dio e attraverso questo sacrificio, guadagnarsi la salvezza di tutti gli uomini.
Ma cos’è esattamente questa “salvezza”? Che cosa ci stanno promettendo esattamente? Soprattutto, la nostra idea di Cristo, quella che io noi ci siamo confezionata, ha davvero a che fare qualcosa con la realtà che ci è stata rivelata?
Il video seguente mostra molto bene alcune idee attuali.
Per aiutarci a riflettere, prendiamo come spunto il discorso che fece S. Paolo ai Greci.
Allora Paolo, alzatosi in mezzo all’Areòpago, disse:
«Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dei. Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un’ara con l’iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell’uomo né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: “Poiché di lui stirpe noi siamo.”
Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’immaginazione umana. Dopo esser passato sopra ai tempi dell’ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».
Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: «Ti sentiremo su questo un’altra volta». (Atti 17, 22-32)
Questo diceva Paolo agli ateniesi, nel suo famoso “discorso all’aeropago”; e va tutto bene, finchè non nomina quella parola: RISURREZIONE!
Il punto focale, ancora oggi, è proprio questo: crediamo che Gesù Cristo sia risorto? Perchè se non ci crediamo, “vana è la nostra fede”, e vano è anche tutto il resto. Ma se ci crediamo, se facciamo quest’atto di fiducia, allora si che le cose cambiano; perchè tutto assume una luce nuova, “alla luce” della risurrezione. Tutto viene riletto: l’annunciazione, il Natale, il peregrinare dei tre anni, fino alla Pasqua di Gesù, alla nostra vita, alle nostre scelte. Perchè lui è l’Agnello di Dio, e “di lui stirpe noi siamo”.
Paolo lo afferma chiaramente: Dio non ci chiede in primo luogo di amarlo, ci chiede di lasciarci amare da Lui. Il resto viene dopo. Lasciarci amare da questo Amore che spalanca le braccia, e che, proprio per questo, non muore più. Egli “rifà nuove tutte le cose”, e tutte sono ricapitolate in Lui.
La Chiesa, cioè tutti noi credenti, non è nata e non vive per supplire all’assenza del suo Signore “scomparso”, ma al contrario trova la ragione del suo essere e della sua missione nella permanente anche se invisibile presenza di Gesù, una presenza operante mediante la potenza del suo Spirito, e del quale noi possiamo mangiare nell’Eucarestia. In altri termini, potremmo dire che la Chiesa non svolge la funzione di preparare il ritorno di un Gesù “assente”, ma, al contrario, vive ed opera per proclamarne la “presenza gloriosa” in maniera storica ed esistenziale.
E allora: lasciamoci amare da Lui. Perchè EGLI E’ IL RISORTO!