Il 26 marzo D. Bosco ritornava sul Monte Celio ed entrava nella chiesa molto spaziosa di S. Stefano rotondo, così detta per la sua forma. Il suo cornicione circolare è sostenuto da 56 colonne.
Su tutte le pareti intorno sono dipinte le scene degli atroci supplizi coi quali furono straziati i martiri.
È ornata da mosaici del secolo VII, che rappresentano Gesù crocifisso, con alcuni santi, e conserva i corpi di due confessori della Fede, S. Primo e S. Feliciano.
Da S. Stefano rotondo D. Bosco passava a S. Maria detta in Dominica, perchè fabbricata sulla casa di S. Ciriaca, e anche S. Maria della navicella, per una barca di marmo che sta sulla piazza. Ha tre navi spartite da 18 colonne e contiene mosaici del secolo IX. Fra questi si vede la Vergine benedetta, al posto d’onore fra molti angeli e ai piedi di essa inginocchiato il Papa Pasquale.
D. Bosco dopo aver preso note ritornava a casa, ove ebbe l’onore di una visita del Teol. Can. Colli Giacomo Antonio. D. Bosco era già stato ad ossequiarlo nella casa dei Rosminiani. Più volte egli andava a pranzo con questi buoni religiosi, suoi cordiali amici, coi Superiori dei quali aveva molta confidenza. Infatti, siccome a tavola i loro discorsi cadevano sempre su argomenti di filosofia, un giorno preso a parte il Padre Pagani, potè dirgli:
- Sembra che se talora essi lasciassero un po’ da parte la filosofia, e si dessero con più impegno alla Teologia, forse sarebbe meglio.
Il Padre Pagani gli rispose: Ma, la filosofia non è la base, la porta della Teologia?
D. Bosco nulla aggiunse, poichè, conosceva la scienza di quell’uomo anche nelle materie teologiche e si contentò dell’avviso. Tuttavia il Padre Pagani provò un po’ di turbamento a quelle parole, sicchè le confidò al Ch. Rua, facendo sue ragioni. Il chierico per la sua pietà, virtù e specie la prudenza, si era acquistato la sua stima, come pure quella degli altri religiosi. Tanto più che speravano di vederlo un giorno con D. Bosco membro della loro Congregazione.
Avendo essi di ciò sparsa voce in Roma, Rua incominciò a riceverne congratulazioni da personaggi eminenti. Egli però, senza palesare le sue propensioni e per cavarsi d’impaccio, rispondeva sempre:
- Io dipendo da D. Bosco, e farò ciò che egli mi dirà.
Ma D. Bosco non aveva tale intenzione e una sera, per usare un atto di fiducia verso il Padre Pagani, per mezzo del Ch. Rua, che era andato a casa De Maistre, gli mandò il manoscritto delle Regole della Pia Società, pregandolo che avesse la bontà di esaminarle e dare il suo parere. Il Padre Pagani le lesse, e restituendole a D. Bosco con una sua lettera consegnata allo stesso Rua, gli diceva di averle lette con molta sua edificazione e non aver trovato nulla da osservare. Uno stile così laconico svelava la sorpresa incresciosa cagionata da tale rivelazione
Il Ch. Rua non tardò ad accorgersene, da certa freddezza di modi, quantunque gli si usassero sempre i riguardi della più squisita ospitalità.