Don Bosco il 6 aprile ritornava ad un’udienza particolare di Pio IX
col Ch. Rua e il Teol. Morialdo, ammesso in Vaticano per gentile interposizione dello stesso D. Bosco.
Entravano nell’anticamera alle ore nove di sera, e subito D. Bosco venne introdotto. Il Papa appena lo ebbe innanzi gli disse con viso serio:
- Abate Bosco, dove vi siete andato a ficcare il giorno di Pasqua in tempo della benedizione Papale? Lì, innanzi al Papa! E tenendo la spalla sotto il suo piede come se il Pontefice avesse bisogno di essere sostenuto da D. Bosco.
- Santo Padre, rispose D. Bosco tranquillo ed umile, fui colto all’improvvista e Le domando venia se io in qualche modo l’ho offeso!
- E aggiungete ancora l’affronto, col domandarmi se mi avete offeso? D. Bosco guardò il Papa, gli parve fittizio tale suo contegno; e infatti un sorriso accennava di comparire su quelle labbra venerande.
E il Pontefice continuò:
- Ma che cosa vi è saltato in testa di cogliere fiori in quel momento? Ci volle tutta la gravità di Pio IX per non scoppiar dalle risa. E il Papa allora sorrise, e amorevolmente passò a dirgli senz’altro di aver letto con attenzione il manoscritto delle Costituzioni dal primo all’ultimo articolo. E presolo dal tavolino, glielo porse soggiungendo: – Consegnatelo al Cardinale Gaude, il quale lo esaminerà, e a suo tempo ve ne parlerà:
- D. Bosco lo aperse e vide che Pio IX aveva avuta la degnazione di aggiungervi alcune note e
modificazioni di propria mano.
Il Santo Padre propendeva che quel regolamento fosse tosto dato ad una Commissione incaricata di riferire; ma D. Bosco gli chiese che permettese di metterlo per qualche tempo in esecuzione, per poi umiliarlo di nuovo a Sua Santità. Pio IX approvò e nello stesso tempo gli indicò tutto il tramite che avrebbe dovuto percorrere per ottenere la definitiva approvazione della sua Pia Società colle relative Costituzioni.
Quindi D. Bosco gli rammentò varie suppliche che aveagli presentate per ottenere concessioni di indulgenze nominatamente per alcuni suoi benefattori, e per coloro che avessero promosso il canto di laudi sacre. E il Papa benignamente assicurò che avrebbe provveduto.
D. Bosco gli chiese eziandio un’induldenza plenaria per tutti i giovani che intervenivano agli Oratorii festivi, per quel giorno da essi scelto in cui si accosterebbero ai SS. Sacramenti; la benedizione apostolica a quelli che prendono parte attiva a questi oratorii; a coloro che in qualunque modo si adoperano per la diffusione delle Letture Cattoliche; e ai giovani dell’Ospizio di S. Francesco di Sales; infine alcune facoltà speciali per D. Morizio e D. Reviglio. E Pio IX gli concesse tutti i favori a lui chiesti.
- Ed ora, Beatissimo Padre, soggiunse D. Bosco, abbia la bontà di suggerirmi una massima che io possa ripetere a’ miei giovani, come ricordo uscito dalle labbra del Vicario di Gesù Cristo.
- La presenza di Dio! rispose il Papa: dite ai vostri giovani in mio nome che si regolino sempre con questo pensiero!… Ed ora non avete più nulla da domandarmi? Voi desiderate certamente ancora qualche cosa.
- Santo Padre, rispose egli, la Santità Vostra si è degnata di concedermi quanto ho domandato, e per ora non mi resta che di ringraziarla dal più intimo del cuore.
- Eppure, eppure, voi desiderate ancora qualche cosa.
A questa replica D. Bosco stava là come sospeso senza proferir parola, quando il Pontefice soggiunse:
- E come? Non desiderate voi di fare stare allegri i vostri giovanetti, quando sarete ritornato in mezzo di loro?
- Santità, questo sì.
- Dunque aspettate.
Pochi istanti prima erano entrati in quella stanza il Teol, Murialdo, il Ch. Rua e D. Cerutti di Varazze, cancelliere nella Curia Arcivescovile di Genova. Essi rimasero stupiti della famigliarità colla quale il Papa trattava benignamente D. Bosco e di ciò che videro in quel momento.
Il Papa aveva aperto lo scrigno, ne traeva fuori colle due mani un bel gruzzolo di monete romane d’oro e senza contarle porgevale a D. Bosco, dicendo:
- Prendete e date poi una buona merenda ai vostri figliuoli.
Ognuno può immaginare l’impressione che fece sopra Don Bosco questo atto di sì paterna bontà di Pio IX, il quale con grande amorevolezza si rivolgeva anche agli ecclesiastici sopravvenuti, benediceva le corone, i crocifissi ed altri oggetti divoti che gli presentarono, e dava a tutti un prezioso ricordo in medaglie.
Erano tutti commossi, e quando il teologo Murialdo potè rivolgere la parola al Papa, gli domandò una speciale benedizione per l’Oratorio di S. Luigi, a cui l’aveva preposto
D. Bosco. Pio IX gli rispose:
- Sta bene occuparsi dei fanciulli: vi sono degli apostoli, che vorrebbero allontanare i ragazzi da Gesù; ma il Salvatore diceva: Sinite parvulos venire ad me; e così dobbiamo fare noi. Iddio da molte benedizioni a chi si occupa a pro dei fanciulli, ed è grande consolazione il salvarsi in compagnia di altri salvati da noi, mentre è poltroneria volersi salvare da soli. – Disse allora il Teol. Murialdo: – Il bisogno è grande specialmente nel
nostro paese.
E subito ripigliò il Santo Padre:
- Dappertutto, e certo anche nel vostro paese, dove per le sregolatezze della stampa avvengono gravi mali. Si stampa in un luogo; ma penetrano dappertutto gli scritti, perchè non si ha il muro della Cina per impedire loro l’entrata. L’anno scorso nel mio viaggio a Firenze e a Bologna ebbi a sequestrare migliaia di opuscoletti provenienti da Torino e da Milano.
Non è a dire quanto tali parole confortassero più che mai il Teol. Murialdo nella sua impresa, e il Papa non dimenticò lo zelante giovane prete torinese, domandandone poi notizie a D. Bosco nel 1867.
Omai l’udienza era al suo termine: tutti si inginocchiarono per ricevere ancora una benedizione dal Papa, il quale incoraggiò D. Bosco, che si ritirava per l’ultimo, a proseguire l’opera sua, a praticare per esperimento le regole che avevagli presentate; e lo esortò una seconda volta a scrivere minutamente quanto aveva narrato a lui di cose soprannaturali, anche di quelle stesse di minor importanza, ma che avevano relazione colla prima idea formata degli Oratorii: ripetendo che saperle, sarebbe stato di grandissimo conforto, nei tempi avvenire, per coloro che avrebbero fatto parte della nuova Congregazione. Mentre così parlava, entrò un Cardinale per sottoporre alla sua firma alcune carte, e Pio IX interruppe il discorso e congedò D. Bosco dicendogli:
- Rammentatevi quel che vi ho detto.
All’indomani il Papa firmava i Rescritti di proprio pugno e li faceva consegnare a D. Bosco; il quale illuminato dai consigli e confortato dalle parole del Vicario di Gesù Cristo, nei giorni che si fermò ancora a Roma, ritoccava le regole della Pia Società di S. Francesco di Sales, e ne toglieva e aggiungeva più altre per renderne la sostanza conforme ai sentimenti di Pio IX.