Don Bosco il 14 aprile partiva da Roma col chierico Rua, lieto che fossero state gettate le basi della Società di S. Francesco di Sales, e per tal modo venisse sempre meglio assicurata la sorte di tanti giovanetti poveri ed abbandonati non solo di allora, ma dell’avvenire.
Aveva desiderato di fare il viaggio per via di terra; ma tale era stata la folla straordinariamente grande dei forestieri, venuti a Roma per la settimana santa, che non potè mai trovar posto sulle pubbliche vetture, che percorrevano l’itinerario da lui scelto. Decise pertanto di ritornare a Torino per via di mare, non ostante che avesse nel primo viaggio sofferto orribilmente: e prese una carrozza a nolo.
Fece una breve fermata nel paese di Palo e trovò l’albergatore perfettamente libero dalle febbri. La sua guarigione era stata istantanea. Questi non dimenticò poi mai il benefizio e, dopo molto tempo, verso il 1875 o 76, per ragioni di commercio venuto a Genova, volle inoltrare il suo viaggio fino a Torino. Chiesto e saputo per telegrafo, che D. Bosco era all’Oratorio, venne; ma D. Bosco in quel giorno era a pranzo dal Sig. Occelletti Carlo. Andò subito a trovarlo, facendogli feste senza fine; il Sig. Occelletti ricordava sempre con grande piacere il racconto da lui udito di quella guarigione.
Arrivato D. Bosco a Civitavecchia e fatta una visita al Delegato Pontificio, andava al porto per imbarcarsi. Un sacerdote piemontese che lo incontrò sul piroscafo, il 12 marzo 1891 ci scriveva alcune preziose notizie su quella traversata:
Proveniente da Costantinopoli io arrivava a Civitavecchia a bordo della messaggeria Francese: verso sera salivano a bordo molti passeggieri, fra cui vari Sacerdoti, i quali dalla forma del cappello conobbi essere piemontesi. Tra questi ne scorsi due che parevano più avvicinabili: non avendo l’ardire di rivolgere la parola al più anziano, interrogai il più giovane (era D. Rua) domandandogli chi fosse il suo compagno dall’aspetto così venerabile e simpatico: mi disse essere D. Bosco, il quale io conoscevo per fama e non di vista. Allora mi affrettai per baciargli la mano, ma Egli tosto la ritirò, privandomi di tal onore e piacere: discorremmo indi di molte cose siccome accade in siffatti patriotici incontri. Venne intanto la notte ed i passeggieri si ritivano nelle loro cabine. D. Bosco, o perchè non ci era più posto per Lui nelle cabine, o perchè soffriva di mare, fatto sta che si coricò sul nudo tavolato lungo il parapetto della nave che già era in viaggio.
Mi fece compassione epperciò gli offrii il mio posto ed il mio letto: ma non volle accettarlo, e mi ringraziò calorosamente. Non mi reggeva il cuore di lasciar quel buon prete a riposare sulle tavole ed all’aperto; andai in cabina, presi il mio materasso e glie lo portai, e sì che ebbi a lottare non poco onde farglielo accettare!
Questo fortunato incontro mi procurò l’amicizia di D. Bosco, sacerdote modello, e conobbi in pratica ciò che di maraviglioso di Lui portava la fama nella capitale musulmana: era ammirato per la sua abnegazione e semplicità.
D. ABRATE MATTEO – Cappellano e Sesseno presso Carignano.
Le onde questa volta furono calme e bello il tempo sicchè D. Bosco potè scendere a Livorno, intrattenersi con qualche amico e visitare alcune chiese. Ripreso il mare sul far della sera, Don Rua si ricorda come la nave giungesse nel porto di Genova al sorgere di una splendida aurora che illuminava il magnifico panorama della superba città. D. Bosco, appena messo piede in terra, si recò al Collegio degli Artigianelli, ove aspettavalo Don Montebruno e il Sig. Giuseppe Canale; e dopo il mezzogiorno saliva in ferrovia. Nell’attraversare la città aveva provata una grata sorpresa.
Sonando le campane l’Angelus, molte persone per le vie e per le piazze si erano levato il cappello, e gli stessi facchini si erano alzati dalle loro panche per recitare la preghiera. Più volte egli descriveva poi questo spettacolo per edificazione de’ suoi alunni.
Giungeva a Torino il 16 di aprile, accolto dai giovani con tale tripudio ed affetto, che niun padre potrebbe augurarsene un maggiore dai proprii figliuoli.