Questo sarà il tema di quest’anno pastorale, per noi del Gruppo Coro Giovani&Universitari Don Bosco.
Siamo arrivati a Cascia, dopo aver visitato Amatrice e la sua vita dopo il terremoto del 2016. La scelta non è stata casuale, infatti Santa Rita ha incarnato un atto di fede molto profondo, l’abbandonarsi alla Provvidenza, vivendo una vite umile e fedele a Cristo.
Santa Rita nacque a Roccaporena, a km da Cascia e viene battezzata nella chiesa agostiniana di San Giovanni Battista. L’unica istruzione che può avere è quella degli agostiniani, da loro apprende la devozione verso S. Agostino, S. Giovanni Battista e Nicola da Tolentino. La famiglia di Rita è benestante, infatti i genitori avevano un certo prestigio sociale morale ed economico dato dalla loro condizione di pacieri.
Viene promessa sposa ad un uomo, Paolo di Ferdinando di Mancino, il quale come riportato da molte fonti, era un uomo dallo spirito violento, desideroso di giustizia in un’epoca in cui le faide tra le famiglie della zona erano decisamente sanguinolente. Rita con il carattere mite e la preghiera riesce a fargli condurre una vita più cristiana e con la nascita di due figli, si allontano dal paese e dalle lotte interne. Ma proprio a causa di vecchi rancori e di vendette, Paolo viene assassinato. A questo punto la preoccupazione maggiore di Rita è il timore che i figli possano diventare vittime o protagonisti di questa spirale di odio. I ragazzi moriranno poco dopo di peste. Rimasta sola si fa vivo in lei il desiderio di elevare il suo amore ad un altro sposo: Cristo. All’età di circa 36 anni chiede di essere ammessa al Monastero di Santa Maria Maddalena, dove entrerà dopo numerosi rifiuti da parte della Madre Badessa. Qui resterà fino alla sua morte. Tra le mura del Monastero, chiede nelle sue preghiere di essere sempre più partecipe della sofferenza di Cristo e un giorno, una spina staccatasi dal Crocifisso le si conficca nella fronte e nell’anima. Alla fine dei suoi giorni, malata e costretta a letto, Rita chiede ad una sua cugina venuta in vista da Roccaporena di portarle due fichi ed una rosa dell’orto della casa paterna. Ma siamo in inverno e la cugina crede si tratta di un delirio della malattia. Ma arrivata nell’orto trova in mezzo alla neve una rosa e due fichi. Da allora la rosa è il simbolo mariano per eccellenza: come la rosa, Rita, ha saputo fiorire nonostante le spine che la vita le ha riservato.
Si racconta che durante il periodo di noviziato, la Madre Badessa, per provare l’umiltà di rita, le abbia comandato di piantare e innaffiare un arido legno. Rita obbedisce senza indugi, e il Signore ne fa fiorire nel tempo una vite rigogliosa. Per questo la vite è il simbolo della pazienza, dell’umiltà e dell’amore di Santa Rita verso l’altro. È il simbolo della sua fecondità spirituale. Infatti come dice il Vangelo di Giovanni, Rita unita a Gesù, vera vite, è un tralcio che produce molti frutti.
Le piante riprendono a crescere nonostante le cicatrici, spesso anche li dove sembra che non ci sia vita.
Pertanto il versetto del vangelo sul quale rifletteremo quest’anno è:
Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. (Mt 6, 33.)
Il segreto di Santa Rita è stato avere avuto la capacità di guardare oltre le cose terrene, oltre le preoccupazioni, alla ricerca del regno di Dio anche sulla terra, nella consapevolezza che li dove le sua mani non sarebbero arrivate, Dio avrebbe fatto il resto, come ha dato in segno di abbondanza l’uva che nasce da una vite che può crescere anche da un legno secco.