Note
Riemerge, in questo racconto, la memoria del
piccolo bovaro dei Becchi e il suo interesse per le condizioni
degli animali, ma ancor più emerge il prete che raccomanda i
buoni comportamenti e le pratiche religiose dei cristiani.
La stessa mattina del 6 marzo, dopo aver visitato l’Ospizio San Michele in Ripa, e ricevuto in dono alcuni lavori eseguiti dai giovani, Don Bosco ripassa il Tevere al ponte rotto e deve rifugiarsi nel vestibolo della Chiesa di Santa Maria in Cosmedin (dove c’è il faccione della Bocca della Verità), per ripararsi da un violento acquazzone che li aveva sorpresi.
Vestibolo già occupato da alcuni bovari, con cui, inevitabilmente, Don Bosco “attacca bottone”.
Quivi attesero che si calmasse un acquazzone che inondava tutte le vie, e osservavano in una piazza, detta della Bocca della verità, molti buoi aggiogati che riposavano nel fango, esposti al vento e alla pioggia. I bovari erano venuti sotto al medesimo vestibolo e si posero a pranzare con un
appetito invidiabile. Invece di minestra o pietanza avevano un pezzo di merluzzo crudo, da cui ciascuno strappava un brano di mano in mano che gliene occorreva. Le loro pagnotelle erano di segala e di meliga. Acqua la bevanda.
Scorgendo in loro un’aria di semplicità e di bontà, D. Bosco si avvicinò:
Eh! avete buon appetito?
- Molto! rispose uno di essi.
- Vi basta quel cibo a togliervi la fame e a sostentarvi?
- Ci basta; e grazie a Dio quando si può averne, giacchè essendo poveri non possiamo pretendere di più.
- Perché non conducete quei buoi nella stalla?
- Perchè non ne abbiamo.
- Li lasciate sempre esposti al vento e alla pioggia, giorno e notte?
- Sempre, sempre.
- Fate lo stesso ai vostri paesi?
- Sì, facciamo lo stesso, perchè abbiamo poche stalle; perciò o piova, o faccia vento, o nevichi, giorno e notte stanno sempre all’aperto.
- E le vacche e i vitelli piccoli sono anch’essi esposti a tali intemperie?
- Egualmente. Tra noi si usa che gli animali di stalla stanno sempre in stalla, e quelli che cominciano a stare fuori, se ne stanno sempre fuori.
- State molto lontano di qui?
- Quaranta miglia.
- Nei giorni festivi potete assistere alle sacre funzioni?
- Oh! chi ne dubita? Ci abbiamo la nostra cappella, ci abbiamo il prete che ci dice messa, fa la predica e il catechismo, e tutti comunque lontani si danno premura d’intervenire.
- Andate anche qualche volta a confessarvi?
- Oh! senza dubbio Ci sono forse cristiani che non adempiono questi santi doveri? Adesso ci è il giubileo e noi tutti ci daremo sollecitudine di farlo bene.
Da questi discorsi appariva la buona indole di quei paesani, i quali vivono contenti della loro povertà e lieti del loro stato, purché possano adempire i doveri di buon cristiano e disimpegnare ciò che riguarda l’umile loro mestiere. Mentre essi parlavano, D. Bosco pensava al gran bene che avrebbero fatto continuate missioni apostoliche nella vastità dell’agro Romano, pensiero che non lo abbandonò più nel corso intero della sua vita.