“Era il primo lunedì d’ottobre (2 ottobre 1854) di buon mattino, allorché vedo un fanciullo accompagnato da suo padre che si avvicina. L’aria ridente, ma rispettosa, trasse verso di lui i miei sguardi. – Chi sei – gli dissi – donde vieni? – Io sono Savio Domenico, di cui le ha parlato Don Cugliero mio maestro, e veniamo da Mondonio.
Allora lo chiamai in disparte … conobbi in quel giovane di 12 anni un animo tutto del Signore e rimasi un poco stupito. Prima che chiamassi il padre mi disse:
– Mi condurrà a Torino per studiare?
– Eh! Mi pare che ci sia buona stoffa.
– A che può servire questa stoffa?
– A fare un bell’abito da regalare al Signore.
– Dunque io sono la stoffa: lei ne sia il sarto; dunque mi prenda con sé e farà un bell’abito per il Signore”. (S. G. Bosco, Memorie)
” La frequente comunione, confessione, la messa quotidiana sono le colonne… No, non mai obbligare i giovinetti alla frequenza dei santi sacramenti, ma soltanto incoraggiarli e porgere loro comodità di approfittarne. … se ne faccia rilevare la bellezza, la grandezza … in questa guisa i fanciulli restano spontaneamente invogliati” (S. G. Bosco, Memorie)
Sempre c’è una concomitanza dell’azione dello Spirito nella DS:
- Internamente: dialogo con il Signore, Trinità, Maria
- Esternamente: la vita della chiesa, liturgia, predicazione, Comunità, Regole
Don Bosco si definisce “amico dell’anima” termine proprio ma delicato, discreto, arioso – che agiva in confessionale abitualmente – ma altre volte guidava con uno sguardo, una parola indiretta o una “parolina all’orecchio” – segni molteplici di una cura attenta e multiforme della persona
Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle.» (Gv 21, 15-17)
Quando il giovane Tobia ricevette l’ordine di recarsi a Rage, rispose: Non conosco la strada. Il padre gli disse allora: Va tranquillo e cerca qualcuno che ti faccia da guida.
Ti dico la stessa cosa, Filotea. Vuoi metterti in cammino verso la devozione con sicurezza? Trova qualche uomo capace che ti sia di guida e ti accompagni; è la raccomandazione delle raccomandazioni. Qualunque cosa tu cerchi, dice il devoto Avila, troverai con certezza la volontà di Dio soltanto sul cammino di una umile obbedienza, tanto raccomandata e messa in pratica dai devoti del tempo antico.
“L’amico fedele, dice la S. Scrittura, è una forte protezione; chi lo trova, trova un tesoro”. L’amico fedele è un balsamo di vita e d’immortalità; coloro che temono Dio, lo trovano. Queste parole divine si riferiscono, in primo luogo, come puoi notare, all’immortalità, per camminare verso la quale è necessario, prima di tutto, avere un amico fedele che diriga le nostre azioni con le sue esortazioni e i suoi consigli; ci eviterà così i tranelli e gli inganni del nemico; sarà per noi un tesoro di sapienza nelle afflizioni, nelle tristezze e nelle cadute; sarà il balsamo per alleviare e consolare i nostri cuori nelle malattie spirituali; ci proteggerà dal male e ci renderà stabili nel bene; e se dovesse colpirci qualche infermità, impedirà che diventi mortale e ci farà guarire.
Ma chi può trovare un amico di tal sorta? Risponde il Saggio: coloro che temono Dio; ossia gli umili, che desiderano ardentemente avanzare nella vita spirituale.
Per te deve rimanere sempre un Angelo: ossia, quando l’avrai trovato, non fermarti a dargli stima come uomo, e non riporre la fiducia nelle sue capacità umane, ma in Dio soltanto, che ti incoraggerà e ti parlerà tramite quell’uomo, ponendogli nel cuore e sulla bocca ciò che sarà utile al tuo bene; tu devi ascoltarlo come un Angelo venuto dal cielo per condurti là. Parla con lui a cuore aperto, in piena sincerità e schiettezza; manifestagli con chiarezza il bene e il male senza infingimenti e dissimulazione: in tal modo il bene sarà apprezzato e reso più solido e il male corretto e riparato; nelle afflizioni ti sarà di sollievo e di forza, nelle consolazioni di moderazione e misura.
Devi riporre in lui una fiducia senza limiti, unita a un grande rispetto, ma in modo che il rispetto non diminuisca la fiducia e la fiducia non tolga il rispetto. Apriti a lui con il rispetto di una figlia verso il padre e portagli rispetto con la fiducia di un figlio verso la madre; per dirla in breve: deve essere una amicizia forte e dolce, santa, sacra, degna di Dio, divina, spirituale.
A tal fine, scegline uno tra mille, dice Avila; io ti dico, uno tra diecimila, perché se ne trovano meno di quanto si dica capaci di tale compito. Deve essere ricco di carità, di scienza e di prudenza: se manca una di queste tre qualità, c’è pericolo. Ti ripeto, chiedilo a Dio e, una volta che l’hai trovato, benedici la sua divina Maestà, fermati a quello e non cercarne altri; ma avviati, con semplicità, umiltà e confidenza; il tuo sarà un viaggio felice. (S. Francesco di Sales, Filotea)
E tu, da chi ti fai guidare?