Il 7 marzo don Bosco visitò la Piazza e la Chiesa di S. Maria del Popolo dove, attorniato da decine di persone (principalmente di famiglia nobile), celebrò la S. Messa. (MB 5,840)
Vi tornò altre volte, ma è interessante questo fatto, avvenuto forse il giorno precedente il suo rientro a Torino (14 Aprile 1858):
Fra i Cardinali che passò ad ossequiare vi fu l’Eminentissimo Tosti, per invito del quale aveva altra volta indirizzate alcune parole ai giovani dell’Ospizio di San Michele. Il Cardinale, soddisfatto della cortesia di Don Bosco, essendo l’ora della sua passeggiata, palesò il desiderio di averlo per compagno, ed ambedue salirono in carrozza. Si incominciò a parlare del sistema più adatto all’educazione dei giovani. Don Bosco erasi sempre meglio persuaso che gli alunni di quell’Ospizio non avevano famigliarità coi superiori, anzi li temevano: cosa poco piacevole, comandando ivi i preti. Perciò diceva:
- Veda, Eminentissimo, è impossibile poter bene educare i giovani se questi non hanno confidenza nei superiori.
- Ma come, replicava il Cardinale, si può guadagnare questa confidenza?
- Col cercare che essi si avvicinino a noi, togliendo ogni causa che da noi li allontani.
- E come si può fare per avvicinarli a noi?
- Avvicinandoci noi ad essi, cercando di adattarci ai loro gusti, facendoci simili a loro. Vuole che facciamo una prova? Mi dica: in qual punto di Roma si può trovare un bel numero di ragazzi?
- In Piazza Termini, in Piazza del Popolo; rispose il Cardinale.
- Ebbene: andiamo dunque in Piazza del Popolo.
Il Cardinale diede ordine al carrozziere, e si andò. D. Bosco scese di carrozza, e il Cardinale rimase osservando. Don Bosco, visto un crocchio di giovanetti che giuocavano, si avvicinò, ma i biricchini fuggirono. Allora li chiamò colle buone maniere e i giovani dopo qualche esitanza ritornarono. D. Bosco li regalò di qualche cosuccia, domandò notizia delle loro famiglie, chiese a qual giuoco si divertissero, li invitò a ripigliarlo, si fermò a presiedere al loro trastullo, ed egli stesso vi prese parte. Allora altri giovani che stavano guardando in lontananza corsero numerosissimi dai quattro angoli della piazza intorno al prete, che tutti li accoglieva amorevolmente ed aveva per tutti una buona parola ed uno regaluccio; loro chiedeva se fossero buoni, se dicessero le orazioni, se andassero a confessarsi. Quando volle allontanarsi, lo seguirono per un buon tratto, e solo lo lasciarono allorché risalì in carrozza. Il Cardinale era meravigliato.
- Ha visto? gli disse D. Bosco.
- Avevate ragione; esclamò il Cardinale.
Ma questa ragione parve che non lo distogliesse dal riguardare necessario il sistema adoperato nel reggere l’Ospizio di S. Michele. Sua Em. era autoritario; per lui doveva essere un assioma che la confidenza fa perdere la riverenza. Pio IX infatti, dopo che ebbe parlato con D. Bosco, convocati presso di sé alcuni dei capi dell’Ospizio e udite le loro rimostranze, si persuase di dover rimediare a qualcuno dei più gravi inconvenienti. Ma il Cardinale Tosti si oppose a qualunque riforma. Fu come un muro di bronzo e a nulla si poté rimediare, benché egli dirigesse con amore e zelo quell’ammirabile istituzione.