D. Bosco si giovò della licenza del Papa per visitare i sotterranei della Basilica Vaticana. Questo spazio tra l’antico e nuovo pavimento costituisce appunto quei sotterranei detti anche grotte Vaticane. Qui furono posti quasi tutti i monumenti che esistevano nella chiesa antica, fra i quali pregevolissime opere di scultura e pittura: e quadri in mosaico, sepolcri dei Papi, sarcofaghi di personaggi celebri, statue, lapidi e altari.
D. Bosco narrava poi ai giovani: “Ci vorrebbe un volume per notare le grandi cose ivi vedute; ma noto una cosa sola ed è un’immagine di Maria detta della bocciata. Questa immagine è posta in un altare sotterraneo ed è molto antica. Tal nome le fu dato pel fatto seguente. Un giovane, per disprezzo o forse inavvertitamente, con una boccia andò a colpire in un occhio l’immagine di Maria. Avvenne un gran prodigio. Grondò sangue dalla fronte e dall’occhio, che si vede ancora rosseggiante sopra le gote dell’immagine. Due gocce sprizzarono lateralmente sovra un sasso che conservasi gelosamente riparato con due cancelli di ferro”.
Ma in que’ sotterranei ciò che più attraeva D. Bosco era la memoria del Principe degli Apostoli. Accompagnato da Mons. Borromeo consumò la maggior parte di quel giorno a visitare la Confessione. Poi si fece aprire la cripta sotterranea dove era la tomba di San Pietro.
Guardò, esaminò ogni oggetto, ogni angolo, le mura, le volte, il pavimento. Quindi chiese se non vi era più nulla da vedere. – Più nulla, gli fu risposto.
- Ma proprio la tomba del santo Apostolo ove è? – Qui sotto! È sita profondamente sottoterra nello stesso luogo che occupava quando era in piedi l’antica Basilica; e non fu più aperta da molti secoli per timore che taluno possa tentare di spezzarne qualche reliquia.
- Ma io vorrei giungere fin là.
- Non è possibile.
- Mi hanno detto però che in qualche modo si potrebbe vedere.
- Tutto ciò che si può far vedere glielo ho fatto, vedere: il di più è rigorosamente proibito.
- Ma il Papa mi ha detto essere ordine suo che nulla mi si tenga celato. Quando ritornerò a lui e mi chiedesse se ho visto tutto, mi rincrescerebbe di non poter dire di sì. Monsignore mandò a prendere alcune chiavi ed aprì una specie di armadio. Qui vi era un foro che scendeva sotterra. D. Bosco guardò, ma tutto era tenebre.
- È contento? disse il Monsignore.
- Non ancora; vorrei vedere.
- E come vuol fare?
- Mandi a prendere una canna ed un cerino.
Venne la canna ed il cerino, che appiccicato sulla punta di quella venne calato giù. Ma si spense tosto nell’aria morta. La canna però non giungeva al fondo.
Allora fu fatta venire una seconda canna, che aveva all’estremità un uncino di ferro.
Così si giunse a toccare il coperchio della tomba di S. Pietro. Era sepolta a sette od otto metri di profondità. Battendo leggermente, il suono che veniva su, ora indicava che l’uncino urtava nel ferro ed ora nel marmo. Ciò confermava quello che avevano scritto gli storici antichi.