(luogo del pellegrinaggio: Chiesa di S. Maria in Palmis, detta “del Quo Vadis”)
“O Roma felice!”. Felice perché consacrata dalla testimonianza e dal sangue degli Apostoli Pietro e Paolo che ancora oggi, come due “ulivi verdeggianti” e due “lampade accese”, ci indicano, insieme a tutti gli altri Santi e Martiri, Colui che siamo qui per celebrare: il Verbo che “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14), Gesù Cristo, il Figlio di Dio, attestazione viva dell’amore eterno del Padre per noi. “O Roma felice!”. Felice perché anche oggi questa testimonianza, che tu conservi, è viva ed è offerta al mondo, in particolare è offerta al mondo delle giovani generazioni! Cristo disse a Tommaso: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20, 29). Ogni essere umano ha dentro di sé qualcosa dell’apostolo Tommaso. E’ tentato dall’incredulità e pone le domande di fondo: E’ vero che c’è Dio? E’ vero che il mondo è stato creato da Lui? E’ vero che il Figlio di Dio si è fatto uomo, è morto ed è risorto? La risposta si impone insieme con l’esperienza che la persona fa della Sua presenza. Occorre aprire gli occhi e il cuore alla luce dello Spirito Santo. Allora parleranno a ciascuno le ferite aperte di Cristo risorto: “Perché mi hai veduto, hai creduto; beati quelli che pur non avendo visto crederanno”. Carissimi amici, anche oggi credere in Gesù, seguire Gesù sulle orme di Pietro, di Tommaso, dei primi apostoli e testimoni, comporta una presa di posizione per Lui e non di rado quasi un nuovo martirio: il martirio di chi, oggi come ieri, è chiamato ad andare contro corrente per seguire il Maestro divino, per seguire “l’Agnello dovunque va” (Ap 14,4). Forse a voi non verrà chiesto il sangue, ma la fedeltà a Cristo certamente sì! Una fedeltà da vivere nelle situazioni di ogni giorno: penso ai fidanzati ed alla difficoltà di vivere, entro il mondo di oggi, la purezza nell’attesa del matrimonio. Penso alle giovani coppie e alle prove a cui è esposto il loro impegno di reciproca fedeltà. Penso ai rapporti tra amici e alla tentazione della slealtà che può insinuarsi tra loro. Cari giovani, è difficile credere in un mondo così? Nel Duemila è difficile credere? Sì! E’ difficile. Non è il caso di nasconderlo. E’ difficile, ma con l’aiuto della grazia è possibile, come Gesù spiegò a Pietro: “Né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,17). Sul “pane della vita” Gesù non è disposto a transigere. E’ pronto piuttosto ad affrontare il distacco anche dei più intimi: “Forse anche voi volete andarvene?” (Gv 6, 67). (Giovanni Paolo II, Discorso ai Giovani nella veglia del 2000).
QUALE “REALTÀ”OGGI MI STA CHIAMANDO? DI COSA HO PAURA E DA COSA STO FUGGENDO MANCANDO L’INCONTRO CON CRISTO?