Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! (Gv 1, 29)
Giovanni Battista riconosce e indica ai suoi Gesù. La fiducia che i suoi nutrono verso Giovanni fa si che ci si muova verso ciò che lui ha indicato, e lo riconoscano come vero, seppur in maniera ancora embrionale. Perché sempre, quando cerchiamo qualcosa (e anche quando non la cerchiamo), una strada (che non è detto sia “la” strada) ci viene man mano indicata da chi abbiamo avuto, abbiamo e avremo intorno o in qualche modo veniamo a contatto, ed è su questa che costruiamo le nostre giornate e il nostro tempo.
Questa dinamica l’aveva sintetizzata molto bene Collodi, che nella sua favola di “Pinocchio” (consigliamo sempre di leggere il libro per evitare storpiature successive, e non c’è dubbio che lo si comprenda molto meglio da adulti che da bambini) mette in risalto come il nostro protagonista venga via via attratto o richiamato dai vari personaggi a seconda di quello che cerca, così come mette bene in luce quello che Pinocchio trovi a seconda di quale personaggio segua.
- Geppetto è un falegname squattrinato, che vuole fare soldi costruendo un burattino. Burbero ed introverso ma con un grande animo che dimostra facendo da padre a Pinocchio. La sua priorità per tanto sta nel volersi arricchire, ma la sua verità nella volontà di diventare padre. Pinocchio, all’inizio, è “usato” per esaudire questo suo desiderio.
- Il grillo parlante è un piccolo animaletto. È una figura simbolica e didattica. È la coscienza morale che parla. È eterno, sebbene Pinocchio nella storia originale lo uccida, e si propone instancabilmente ma non si impone, nel tentativo di portare Pinocchio ad agire per il bene. La sua priorità e la sua verità coincidono, ad esso interessa il bene di Pinocchio e la possibilità che egli da solo possa comprendere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Quando Pinocchio interagisce con lui, si sente stimolato e messo in gioco, ma non è pronto: per questo lo rifiuta.
- Il mangiafuoco è un burattinaio brutto tanto da mettere paura, muove le fila dei suoi burattini, insolitamente capaci di provare emozioni. Incurante però di tale natura, a fine giornata li brucia per alimentarsi. La sua priorità pertanto è sopravvivere a discapito degli altri, la sua verità è che può riscoprire dentro di sé un po’ di umanità. Pinocchio ne è attratto all’inizio, tanto attratto che rischia di sparire nelle sue fauci.
- La volpe ed il gatto sono due personaggi sventurati, imbroglioni, che a proprio vantaggio ingannano gli innocenti. Si presentano uno zoppo ed uno cieco e promettono facile ricchezza. La loro priorità è ingannare gli altri per averne un tornaconto personale, la loro verità sta nella menzogna che usano. Seguendoli, Pinocchio ha l’illusione di una felicità a buon mercato.
- La fata turchina è una sorta di angelo custode, presenza redentrice e salvifica, che cerca di convertire Pinocchio al bene. La sua priorità è convertire il cuore di Pinocchio, la sua verità sta nel credere fermamente che in qualsiasi condizione ci si trovi, si può aspirare al bene. Anche qui, finchè Pinocchio non è pronto, la rifiuta.
E Pinocchio? E’ una marionetta, che si lascia trascinare dagli eventi, credendo e affidandosi a chiunque si trovi di fronte e gli offra scorciatoie. Ha creduto a tante verità, quelle di ciascun personaggio. Ma il suo personaggio è l’unico realmente in divenire, l’unico che può cambiare le sue priorità e la sua verità. E’ l’unico ancora libero di scegliere. Un po’ come noi.
Nasce su questo una riflessione: ma nella quotidianità chi ci indica le nostre priorità? Perché agiamo in un modo piuttosto che in un altro? Da cosa o da chi sono guidati i passi che compiamo ogni giorno? Ma soprattutto qual è la verità che sta dietro a tutto ciò? Cosa ci muove realmente verso ciò che crediamo prioritario per noi? E soprattutto: siamo sicuri di scegliere bene da chi farci indicare dov’è la nostra meta?