Se guardiamo all’inizio del nostro rapporto con Dio non possiamo fare a meno di dedicare almeno una breve riflessione al Battesimo. È stato questo il nostro primo incontro con Dio, la prima volta che Dio mi ha parlato personalmente… E ci sono dei segni, dei gesti, delle parole nel Battesimo che ci aiutano anche durante la vita. La valenza simbolica di alcuni gesti dovrebbero richiamarci anche al nostro presente incontro con Dio. Ci sono dei geni (o veramente delle persone di fede) che hanno studiato le liturgie con cui noi celebriamo la nostra fede e che spesso diventano purtroppo per noi solo delle ‘cose noiose’…
1. La SOGLIA
- ‘ENTRARE’ = vita nuova (nel Battesimo come nel Funerale). Gli sposi quando entrano in casa dopo le nozze… entrare significa che c’è un qualcosa che mi interessa là dentro, o qualcuno da incontrare… Come entro in chiesa? Attento a quello che sto facendo fuori? Desideroso di scoprire un qualcosa ‘dentro’? Distratto dalle preoccupazioni che mi hanno assillato fino a qualche istante prima? Come entro nel mio rapporto con Dio? Cosa diremmo se un amico entrasse a casa nostra senza salutarci, o magari esprimendo tutta la sua noia per essere lì con noi? Il modo con cui entriamo nei rapporti della nostra vita è decisivo, dice di come evolverà quel rapporto!
- Il NOME… con cui vengo chiamato, con cui verrò chiamato e che mi permetterà di riconoscermi (segno di identità). Il nome non è solo ciò che mi distingue dagli altri… ma è anche ciò che costruisce un rapporto. È la prima cosa che diciamo di noi agli altri quando ci presentiamo… anche Dio vuole conoscere il nostro nome, vuole che ci presentiamo. Come mi presento a Dio? Cosa dico di me? Anticamente il nome conteneva anche la missione affidata da Dio a ciascuno… non entro anonimamente in rapporto con Dio… ognuno ci entra per quel che è, con la sua identità, per quel che gli è chiesto, per quello che è il proprio nome!
- I genitori e i padrini… il primo incontro avviene non in solitaria, ma da accompagnati! È qualcuno, che ci vuole bene, a presentarci e a chiedere qualcosa di prezioso per noi assumendosi anche delle responsabilità nei nostri confronti. Ci sono state le persone che mi hanno garantito l’accesso a Dio… c’erano i nostri genitori? C’erano i nostri padrini? Tutto questo mi dice che non posso essere cristiano ‘da solo’, in solitaria, autonomamente, indipendentemente dagli altri. Quali sono le persone di cui mi fido e a cui mi affido? Di chi mi fido? Ci sono dei ‘padrini’ nella mia vita? Non è solo una questione del passato, ma ora sto cercando aiuto per crescere nella fede?
2. L’acqua
- Lavare, purificare, dare vita… l’acqua ha usi spesso diversi. Non ci sogneremo mai di bere da una pozzanghera o da un rigagnolo che scorre lungo la strada, nemmeno di lavarci o di bagnare i campi con l’acqua minerale. Eppure c’è un acqua che racchiude in sé molteplici significati e proprietà assai diverse. È l’acqua del Battesimo, quella con cui diveniamo cristiani, che realmente PURIFICA, DISSETA (NUTRE), FA VIVERE. Questa acqua è presente nella mia vita? Sento il bisogno di purificare, di far crescere, di nutrire?
3. L’olio
- Ungere per ‘appartenere’… nel tempo antico si ungevano i RE per dichiarare la loro appartenenza a Dio, in un certo qual modo la loro sacralità. Oggi si ungono gli altari, per consacrarli quale mensa per Dio, per l’eucaristia. Ugualmente per noi, siamo unti con l’olio perché dal Battesimo apparteniamo a Cristo, apparteniamo a Dio. L’olio ci dice che assumiamo l’ottica di Dio, diveniamo suoi figli e dobbiamo vivere secondo la sua misura. La mia statura è la statura di Dio! Mi sento di appartenere a Gesù? So dire che egli è il Signore della mia vita? Quale sovranità rispetto? Sento di vivere alla presenza di Dio, sempre….? “Il pensiero della presenza di Dio deve accompagnarci in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni azione” (Don Bosco, MB XIII, 427) Perché mi sono messo in ginocchio ieri sera davanti a Gesù? Ma mi rendo conto di quello che faccio? Davanti a chi sono disposto a mettermi in ginocchio?
5. La luce
- Non può che esserci questo segno alla fine del rito del Battesimo. Ho desiderato incontrare Gesù, sono entrato, ho detto il mio nome, ho avuto bisogno di essere lavato… adesso mi viene detto che sono una persona nuova, che brillo, e che sono chiamato a non essere insignificante nella mia vita, ma a rischiarare anche chi sta attorno a me… la candela non è per me, ma per gli altri che mi incontrano. Gli altri si accorgono che io risplendo?
Cosa ne ho fatto del mio Battesimo? Vivo così? Quali gesti e quale consapevolezza animano il mio essere cristiano? Il rischio è quello di vivere come la dipinge Baglioni ne ‘Il viaggio’ che di fronte alla terra fatta di latte e miele, alle promesse di Dio, alle speranze del futuro, si perde il faro necessario per vedere bene e ci si chiede: “Io, io chi sono io e dove vado io, e cosa cerco io? Quanta strada da fare io? Quanta strada mi hai dato Dio, quanta strada…” Il rischio è di perdersi… se io non so dare significato a quel che faccio con Dio, altro che chiamarsi per nome, non capisco né chi sono io, né dove devo andare. PERDO LA MEMORIA DEL MIO INIZIO e PERDO LA CONOSCENZA DEL CAMMINO CHE DEVO PERCORRERE e non posso accompagnare nessuno!