Il giorno 22 marzo D. Bosco andava a riferire al Cardinale Vicario, l’Em. Costantino Patrizi, il colloquio da lui tenuto col Papa sulla diffusione delle Letture Cattoliche negli stati Pontifici; e vedendo benevolmente disposto in suo favore l’illustre porporato, gli espose la sua idea di stabilire in Roma un ufficio per accettare e registrare le associazioni.
Il Cardinale approvò quel progetto e si disse pronto a secondarlo, anche per mezzo di una lettera circolare ai Vescovi dei territorii Papali.
Lieto della buona piega presa da un affare, che tanto gli stava a cuore, uscito D. Bosco dal palazzo del Vicariato, peregrinò alla Basilica di S. Paolo fuor delle mura per pregare alla Confessione, venerando il sepolcro del grande apostolo delle genti e vedere le meraviglie di quel tempio immenso.
Di qui, dopo un miglio di strada, fu al celebre luogo denominato ad Aquas Salvias, ove S. Paolo diede il sangue per Gesù Cristo. Su questo luogo è costrutta una chiesa con due altari, ove si trovano tre miracolose scaturigini d’acqua, sgorgate nelle zolle sulle quali fece tre balzi il capo troncato del santo Apostolo, D. Bosco pregò anche in una chiesa vicina sotto l’invocazione di Sancta Maria Scala Coeli, di forma ottagonale, edificata sul cimitero di S. Zenone, tribuno che subì il martirio sotto Diocleziano, con diecimila duecento e tre suoi commilitoni.
Presso queste chiese ve n’è una dedicata a S. Vincenzo ed Anastasio, di architettura gotica. È l’avanzo di una celeberrima antica abbadia. Ritornando D. Bosco in Roma, si fermò innanzi alla grande piramide sepolcrale, di Caio Cestio. Presso questa avvi un’antica cappella, che segna il luogo ove S. Pietro e S. Paolo, condotti al martirio, furono separati dai carnefici e donde il primo avviossi al Gianicolo e l’altro alle Acque Salvie. Don Bosco richiamò alla memoria le scene gloriose, tenerissime e i miracoli strepitosi del 29 giugno, l’anno 67 di Gesù Cristo; e profondamente commosso, esponeva in quella sera al suo ospite le impressioni di quella giornata.