Matteo 13, 44-52: 44 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «II regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 45 Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46 trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. 47 Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48 Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49 Cosi sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50 e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 51 Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52 Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 13, 44-52
Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
La liturgia continua a proporci le parabole tramandateci da Matteo nel 13 capitolo del suo Vangelo. Oggi è la volta delle ultime tre, del tesoro (44), della perla (45) e della rete (47-50). Queste parabole sono rivolte ai discepoli. La parabola del tesoro nascosto e della perle riguardano la preziosità del regno, quella della rete si riferisce alla separazione dei buoni dai malvagi alla fine del mondo. Il capitolo termina con una breve parabola conclusiva del padrone di casa (51-53).
TESORO NASCOSTO (44)
In oriente il ritrovamento di un deposito di monete o di oggetti preziosi non era un caso fortuito, come hanno rivelato anche le moderne scoperte archeologiche. Ai tempi di Gesù c’erano uomini che si dedicavano appositamente a perforare pareti o scavare terreni per trovare tesori depositati e abbandonati, per esempio durante traversie militari e politiche. Il tesoro di questa parabola viene alla luce durante i lavori di scavo o di aratura nel campo del datore di lavoro.
LO NASCONDE DI NUOVO (44)
Secondo il diritto giudaico il tesoro apparteneva a colui che aveva la proprietà dell’immobile o del terreno. Faceva male quindi chi sotterrava di nuovo il tesoro per poi comprare il campo. Il particolare viene utilizzato per indicare come l’uomo faccia tutto il possibile per approfittare della possibilità fortuita che gli si presenta, anche violando la legge e nella parabola non è preso in considerazione l’aspetto morale del gesto, ma solo l’impegno.
PIENO DI GIOIA (44)
La “gioia” per la fortuna inattesa, che compensa il sacrificio della vendita di tutti i beni, rimanda alla gioia ben più limpida di chi ha il Regno, anche se questo può costare sacrifici.
VENDE TUTTI I SUOI AVERI (44)
Al giovane ricco, desideroso di “acquistare la vita eterna”, Gesù dice di fare quanto l’uomo di questa parabola fa per avere il tesoro: “ Va, vendi quello che hai.. e avrai un tesoro nel cielo” (19,21).
MERCANTE… DI PERLE (45)
Ai tempi di Gesù le perle, come anche l’oro, erano cose preziosissime. Esse venivano tra l’altro pescate nel Mar Rosso da pescatori specializzati. Il mercante qui nominato doveva essere un grossista di perle.
VA IN CERCA (45)
Lo sforzo della ricerca è l’insegnamento proprio della parabola della perla, e integra quella dell’impegno per il tesoro. La “ricerca” è una condizione necessaria perché uno possa “trovare” i beni non visibili del regno.
VA VENDE (46)
Il mercante di perle trova più che naturale, così come lo scopritore del tesoro, di impegnare tutto, al fine di acquistare la perla particolarmente preziosa che ha trovato.
RETE GETTATA IN MARE (47)
In questa parabola l’insegnamento è analogo a quello della parabola della zizzania. La rete quando era gettata raccoglieva ogni genere di pesci buoni e cattivi (anche nel campo c’era insieme il grano e la zizzania).
RACCOLGONO… E GETTANO (48)
Quando il giacchio era portato a riva, si faceva la cernita; i pesci commestibili venivano raccolti in recipienti di terracotta, i piccoli venivano rigettati in mare, i pesci “cattivi” venivano buttati via. Tra i pesci erano considerati “cattivi” quelli senza scaglie, non commestibili, che la legge classificava come impuri (Lv 11, 10).
ALLA FINE DEL MONDO (49)
Questo processo viene applicato, dalla spiegazione successiva, al giudizio finale. I buoni si trovano frammisti ai cattivi per tutto il tempo presente, quello della Chiesa, fino al giudizio finale; allora i “cattivi” saranno separati dai “buoni”. E solo alla fine del mondo terminerà la lotta tra bene avrà termine.
AVETE CAPITO (51)
Matteo per sei volte usa la parola greca qui tradotta con “avete capito” (sinecate), quattro volte con “comprendere”(13, 13.14.19.23.23) e una volta con “intendere” (13, 15). Il temine significa avere il cuore aperto per entrare nel regno dei cieli. Il discepolo è quello che accetta di entrare nello sconcertante mistero della salvezza; la sua pazienza aspetta la crescita e sopporta la coesistenza del bene col male o le impazienza dei puri.
RISPOSERO: SI (52)
La risposta pronta dei discepoli contrasta in qualche modo con la lentezza rivelata spesso nel vangelo di Marco. A Matteo preme di mettere in risalto la fondamentale differenza tra l’atteggiamento restio o addirittura ostile delle folle e quello della pronta accettazione dei discepoli.
OGNI SCRIBA (52)
Lo scriba cristiano, al contrario dello scriba giudaico, chiuso nello scrigno della legge antica, non ha nel suo tesoro solo cose antiche (Antico Testamento), ma anche quelle che ne sono il compimento, le realtà nuove del regno messianico.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
IL VANGELO SU TUTTO
Le parabole del tesoro e della perla si assomigliano: sia l`una che l`altra fanno intendere che dobbiamo preferire e stimare il Vangelo al di sopra di tutto. Le parabole del lievito e del chicco di senape si riferiscono alla forza del Vangelo e mostrano che esso vincerà totalmente il mondo. Le due ultime parabole, invece, pongono in risalto il suo valore e il suo prezzo. Il Vangelo cresce infatti e si dilata come l`albero di senape ed ha il sopravvento sul mondo come il lievito sulla farina; d`altra parte, il Vangelo è prezioso come una perla, e procura vantaggi e gloria senza fine come un tesoro. Con queste due ultime parabole noi apprendiamo non solo che è necessario spogliarci di tutti gli altri beni per abbracciare il Vangelo, ma che dobbiamo fare questo atto con gioia. Chi rinunzia a quanto possiede, deve essere persuaso che questo è un affare, non una perdita. …….A questo punto, tuttavia, per evitare che gli uomini confidino soltanto nella predicazione evangelica e credano che la sola fede basti a salvarli, il Signore aggiunge un`altra parabola piena di terrore. Quale? La parabola della rete. “Parimenti il regno dei cieli è simile a una rete che, gettata nel mare, raccoglie ogni sorta di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e, sedutisi, ripongono in ceste i buoni, buttando via i cattivi” (Mt 13,47-48). In che cosa differisce questa parabola da quella della zizzania? In realtà anche là alcuni uomini si salvano, mentre altri si dannano. Nella parabola della zizzania, tuttavia, gli uomini si perdono perché seguono dottrine eretiche e, ancor prima di questo, perché non ascoltano la parola di Dio; mentre coloro che sono raffigurati nei pesci cattivi si dannano per la malvagità della loro vita. Costoro sono senza dubbio i piú miserabili di tutti, perché, dopo aver conosciuto la verità ed essere stati presi da questa rete spirituale, non hanno saputo neppure in tal modo salvarsi. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 47, 2)
LA PARABOLA DELLE RETI
In questo mondo perverso, in questi giorni cattivi, in cui la Chiesa si guadagna la sua futura glorificazione con l`umiltà presente, in cui viene ammaestrata dagli stimoli del timore, dai tormenti del dolore, dalle molestie della fatica e dai pericoli della tentazione, in cui ha l`unica gioia della speranza, se gioisce come deve, molti reprobi sono mescolati con i buoni. Gli uni e gli altri vengono raccolti come nella rete di cui parla il Vangelo (cf. Mt 13,47-50), e in questo mondo, quasi fosse un mare, viaggiano tutti insieme raccolti nelle reti, fino a quando giungono alla riva, ove i cattivi vengono separati dai buoni, perché nei buoni, come nel suo tempio “Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,28). Ora perciò vediamo che si adempie la voce che diceva nel salmo: “Annunciai e parlai, si son moltiplicati in soprannumero” (Sal 39,6). Ed è ciò che accade da quando, per la prima volta per bocca del suo precursore, e poi per sua propria bocca, [Cristo] ha annunziato e detto: “Pentitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 3,2). (Agostino, De civit. Dei, 18, 49)
LA PERLA PREZIOSA E’ LA CARITA’
Solo l`amore distingue i figli di Dio dai figli del diavolo. Se tutti si segnassero con la croce, se rispondessero amen e cantassero tutti l`Alleluja; se tutti ricevessero il Battesimo ed entrassero nelle chiese, se facessero costruire i muri delle basiliche, resta il fatto che soltanto la carità fa distinguere i figli di Dio dai figli del diavolo. Quelli che hanno la carità sono nati da Dio, quelli che non l`hanno non sono nati da Dio. E` questo il grande criterio di discernimento. Se tu avessi tutto, ma ti mancasse quest`unica cosa, a nulla ti gioverebbe ciò che hai; se non hai le altre cose, ma possiedi questa, tu hai adempiuto la Legge. “Chi infatti ama il prossimo” -dice l`Apostolo – “ha adempiuto la Legge; e, il compimento della Legge è la carità” (Rm 13,8.10). La carità è, a mio parere, la pietra preziosa, scoperta e comperata da quel mercante del Vangelo, il quale per far questo, vendette tutto ciò che aveva (cf. Mt 13,46). La carità è quella pietra preziosa, non avendo la quale nessun giovamento verrà da qualunque cosa tu possegga; se invece possiedi soltanto la carità, ti basterebbe essa sola. Adesso vedi nella fede ma un giorno vedrai direttamente. Se noi amiamo fin da adesso il Signore che non vediamo, come l`ameremo quando lo vedremo direttamente? Ma in quale campo dobbiamo esercitare questo amore? In quello della carità fraterna. Potresti dirmi che non hai mai visto Dio; non potrai mai dirmi che non hai visto gli uomini. Ama dunque il tuo fratello. Se amerai il fratello che tu vedi, potrai contemporaneamente vedere Dio, poiché vedrai la carità stessa, e Dio abita nella carità. (Agostino, In Ioan. Ep. 5, 7)
LA RETE DI DIO
Come la Roccia immortale, vivente (cf. 1Pt 2,4), essa è per la rovina e per il risollevamento (cf. Lc 2,34); come il Giudice di tutte le anime, essa si presenta con autorità ammirabile per maledire e per benedire (cf. Mt 25,34.41); come il Veggente di cose invisibili, essa denuncia l`uno e cura l`altro; essa chiama a sé col loro nome come il Signore che comanda agli esseri (cf. Sal 147,4). Come la montagna eterna, essa è invulnerabile ai colpi degli avversari (cf. Sal 125,1); essa prende gli uomini spirituali come una rete inventata dal Grande (cf. Mt 13,47); innocente e infallibile, essa corre sulle tracce del Cristo (cf. Ef 5,24-27) con una sublime ricchezza, senza confusione, con ardimento essa tiene alta la testa, sull`esempio del Lodato. (Gregorio di Narek, Liber orat. 77, 10)
IL TESORO E’ LO STESSO VERBO
Questo tesoro, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza (cf. Col 2,2s), è il Verbo di Dio, che si rivela nascosto nel corpo di Cristo (cf. “ibid”.), o le Sante Scritture, nelle quali è riposta ogni verità riguardante il Salvatore. Quando qualcuno trova in esse tale verità, deve rinunziare a tutte le ricchezze di questo mondo, pur di possedere quanto ha trovato. Le parole: “l`uomo che lo ha scoperto, lo nasconde di nuovo” (Mt 13,44), non indicano che quest`uomo si comporta cosí perché ne è geloso, ma perché ha timore di perderlo e vuole conservarlo, e perciò cela nel suo cuore colui per il quale ha rinunziato a tutte le ricchezze che aveva… Le belle perle sono la Legge e i Profeti, e la conoscenza del Vecchio Testamento. Ma una sola è la perla di grande valore, cioè la conoscenza del Salvatore, il sacramento della sua passione, il mistero della sua risurrezione. Il mercante che ha scoperto, a somiglianza dell`apostolo Paolo, tutti i misteri della Legge e dei Profeti e le antiche osservanze, nel rispetto delle quali ha sinora vissuto, tutte alla fine le disprezza come spazzatura e banalità, per guadagnarsi Cristo (cf. Fil 3,8). Non perché la scoperta della nuova perla comporti la condanna di quelle antiche; ma perché, al suo confronto, tutte le altre perle appaiono di minor valore… Il vaticinio di Geremia, che dice: “Ecco, manderò a voi molti pescatori” (Ger 16,16), si è compiuto: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dopo avere udito le parole: Seguitemi, e vi farò pescatori di uomini (cf. Mt 4,19; Mc 1,17) hanno intrecciato per sé stessi, ricavandola dal Vecchio e dai Nuovo Testamento, una rete fatta di insegnamenti evangelici e l`hanno gettata nel mare di questo mondo. Questa rete è ancor oggi tesa in mezzo ai flutti e prende, dalle onde amare e salate, tutto quanto incontra, cioè uomini buoni e cattivi, pesci buoni e cattivi. Ma quando verrà la fine del mondo, come Gesú piú avanti chiaramente dirà, allora la rete sarà tratta a riva, allora sarà manifesto il giudizio che separerà i pesci: come in un tranquillissimo porto, i buoni saranno riposti nell`ufficio delle celesti mansioni, mentre i cattivi saranno gettati nel fuoco della geenna, dove saranno bruciati e inariditi (cf. Mt 13,47-50). (Girolamo, In Matth. II, 13, 44-46)
REGNO VALORE NON COMPRESO
L’uomo d’oggi, rispetto ad altri tempi, è più attento e accorto a non sciupare energie o a giocarsi l’esistenza per obiettivi poco consistenti. C’è però anche il rovescio della medaglia. L’attuale contesto culturale, impastato di materialismo e di razionalismo, rischia di portarci a non prendere troppo sul serio il valore del Regno di Dio, che è poi il valore di Gesù Cristo. Si punta molto oggi, anche a prezzo di innumerevoli sacrifici, su ciò che si vede, si tocca, rientra nella logica degli schemi umani. Si cerca la gioia del possesso delle cose che colpiscono i sensi e presentano vantaggi immediati. Si rimane invece incapaci di giudizio e di decisione di fronte al “mistero del Regno”, ossia alle promesse di Gesù, perché non si vedono e vanno al di là di questa vita. Si fa fatica a credere che solo Gesù riempie veramente la vita, e perciò tutte le cose terrene sono relative. E anche quando si opta per il Signore Gesù si corre il rischio, nel concreto e con il tempo, di relativizzare anche Lui, di ridimensionarlo, di subordinarlo agli pseudo valori. (A. Gila)
SAGGEZZA NECESSARIA
Essere saggi secondo il Vangelo non è cosa facile. Non solo non è facile, ma soprattutto non s’improvvisa. La saggezza dinamica e piena di passione è un dono di Dio offerto a tutti. I doni di Dio, però, non si ereditano ma si conquistano. Agostino usava ripetere ai suoi fedeli: “Prima bisogna credere e poi si capisce”. E’ dunque in definitiva un problema di fede. Solo attraverso una fede vera e matura si arriva con fatica al dono della “saggezza”. (A. Gila)
VALORE ASSOLUTO DEL REGNO
Il Regno è l’unico grande valore di fronte a cui tutto il resto si ritira in silenzio e diventa oggetto di gioiosa rinunzia. L’unico assoluta di fronte a cui tutto resta relativo. L’unica cosa necessaria, scelta da Maria, sorella di Lazzaro, di fronte a cui le “ molte cose per cui ci affanniamo” come Marta sono chiaramente superflue. La predicazione di Gesù comincia con queste parole: “ Il Regno di Dio è qui: accogliete il Vangelo e cambiate la vita”. Accogliere Cristo e il suo messaggio significa polarizzare a lui tutta l’esistenza, cambiando tutto ciò che occorre cambiare. (M. Magrassi)
NULLA MAI ANTEPORRE A CRISTO
Chi accoglie il Regno non antepone nulla a Cristo. Pietro diceva: “Abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. E diceva la pura verità. Da allora tanti uomini e donne nella storia della Chiesa, pur non disprezzando le realtà terrestri, hanno rinunziato spontaneamente ad ogni possesso, ad ogni affermazione autonoma della persona e persino a formarsi una famiglia, per consacrarsi al Regno in modo pieno. Non tutti certo sono chiamati a questa strada. Ai più non è richiesto un tale radicale distacco. Ma tutti dovranno “servirsi delle cose come se non se ne servissero (Paolo) e subordinare costantemente tutto al Regno, nulla anteponendo a Cristo. In ogni caso per nessuno l’adesione a Cristo comporta la rinunzia ai valori umani. La parola di Dio non scaccia l’umano: piuttosto lo penetra, lo trasforma, lo rinnova. L’amore totale per Dio non spegne gli affetti umani: accende piuttosto in essi una scintilla di divino, che li rende più belli. Rende il cuore umano più delicato negli affetti, più leale nei rapporti, più generoso nel donarsi. Il credente è un uomo sotto il segno del “più”. (M. Magrassi)
COME ACCOGLIAMO IL REGNO?
Le nostre famiglie e la comunità cristiana ci hanno già messo in mano dal giorno del Battesimo il tesoro del Regno. la parola di Dio, i Sacramenti. Come ci comportiamo davanti al tesoro che ci è stato consegnato? Possiamo usare due indicatori per trovare una risposta. Se ci rendiamo conto del tesoro che possediamo siamo gioiosamente felici di essere cristiani. Non avremmo ancora scoperto il tesoro se ci sentissimo quasi condannati ad essere cristiani perché nati in un paese cristiano. L’altro indicatore è molto più concreto: se la fede cristiana e il Vangelo del Signore Gesù sono il tesoro più prezioso, il valore primo, siamo disposti a rinunziare a tutto il resto per possederlo con gioia? Qui il discorso si fa concreto: perché non si trova tempo la domenica per andare a Messa? Perché non si trova un po’ di tempo nella giornata per la preghiera? Perché consentiamo che il possesso delle cose e del denaro finisca per dominare il nostro cuore e la nostra vita fino a mortificare e sacrificare anche gli affetti più cari? (G. Nervo)
DISTINGUERE IL BENE DAL MALE
Il dono che Salomone ha preferito alla lunga vita, alla ricchezza, alla vittoria sui nemici e a tutto il resto, fu quello di saper distinguere il bene dal male, la saggezza nel giudizio e nel discernimento del governare (1° Lettura). Simile saggezza chiediamo al Signore perché “usiamo saggiamente dei beni della terra nella continua ricerca dei beni eterni” (Orazione) Criterio unico e infallibile di ogni saggezza, di ogni giudizio, di ogni valutazione, di ogni discernimento nel bene e nel male, su ciò che è vero o falso, su ciò che porta alla vera o alla falsa felicità, su ciò che è genuinamente utile o dannoso sono la sapienza e la volontà di Dio espresse nella legge. (Salmo) Si tratta del grande codice irreformabile, promulgato dalla rivelazione soprannaturale, fatta da Dio. E nella rivelazione, che è lo statuto supremo di ogni sapienza e di ogni giudizio di valore, è chiaramente affermato che la cosa più preziosa di tutte e alla quale tutto deve essere subordinato, è il Regno di Dio. (Vangelo) (V. Raffa)
L’UNICO GRANDE VALORE
Criterio unico e infallibile di ogni saggezza, di ogni giudizio, di ogni valutazione, di ogni discernimento nel bene e nel male, su ciò che è vero o falso, su ciò che porta alla vera o alla falsa felicità, su ciò che è genuinamente utile o dannoso sono la sapienza e la volontà di Dio espresse nella legge. (Salmo) Si tratta del grande codice irreformabile, promulgato dalla rivelazione soprannaturale, fatta da Dio. E nella rivelazione, che è lo statuto supremo di ogni sapienza e di ogni giudizio di valore, è chiaramente affermato che la cosa più preziosa di tutte e alla quale tutto deve essere subordinato, è il Regno di Dio. (V. Raffa)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Pieni della gioia che lo Spirito ci infonde, ti benediciamo, Signore Gesù, perché ci riveli nel tuo vangelo, nella tua persona e nel tuo amore il tesoro nascosto e la perla preziosa del regno, per cui vale la pena di rischiare tutto.
•Se raggiungeremo il tuo regno per sempre, Signore, avremo fatto il migliore investimento della nostra vita. Dacci la gioia di chi scopre per la prima volta la formula segreta di una felicità da favola: l’assoluta libertà di chi ama Dio e il fratello. Sii benedetto, Padre, perché Gesù ci ha parlato del regno con parabole meravigliose che uniscono l’annuncio della tua salvezza e la felicità dell’uomo.
•Fa, Signore, che la buona novella del regno ci affascini tanto, da rischiare per ottenerlo, e che il tuo minuscolo seme sia la fonte perenne degli atteggiamenti basilari della nostra sequela di Cristo al passo delle beatitudini. Così, attraverso l’amorevole dominio della tua volontà, si realizzerà il regno nel mondo in cui viviamo, a cominciare della nostra vita personale. (Basilio Caballero)
•O Padre, fonte di sapienza, che ci hai rivelato in Cristo il tesoro nascosto e la perla preziosa, concedi a noi il discernimento dello Spirito, perché sappiamo apprezzare fra le cose del mondo il valore inestimabile del tuo regno, pronti ad ogni rinunzia per l’acquisto del tuo regno. (Colletta 17 perannum A)
•Ti chiediamo, Signore che i battezzati siamo docili all’azione dello Spirito Santo e sentano la loro vocazione cristiana come lode a Dio e servizio dei fratelli e che la tua chiesa sia sempre al servizio del regno di Dio con la predicazione del vangelo e con l’impegno di rendere il mondo più umano. (Messale ldc)
•Padre che ci hai donato Cristo come colui mediante il quale possiamo abbeverarci alla vera sapienza, fa che troviamo il coraggio di “vendere tutto” per godere della “perla”, la comunione pasquale con Te, il Figlio e lo Spirito Santo, in un’incessante, ineffabile, eterna lode.
•O Padre fa che la nostra esistenza sia un’instancabile ricerca della Verità nella sequela indefessa del Cristo, per essere con lui e con lo Spirito Santo in perenne comunione con te nella lode.
•Cristo Gesù fonte della sapienza che anima il nostro cuore, non permettere che ci lasciamo distrarre dai nostri pensieri, ma sappiamo riempire la nostra esistenza di un’instancabile invocazione per essere riempiti della potenza dello Spirito e così cercare il regno e la signoria del Padre.
•Cristo Gesù, luce che illumini il cammino della nostra esistenza, donaci la sete del tuo regno, perché sappiamo percorrere le tue vie, giudicando sempre le realtà storiche che incontriamo nella strada del quotidiano alla luce del regno.
•Cristo Gesù, che doni la legge dell’amore a chi ha l’animo libero e ti segue nella continua ricerca del volto del Padre, rendici puri dai condizionamenti del mondo e infondi in noi la tua gioia, perché non ci stanchiamo di respirare l’eternità che godi con il Padre e lo Spirito Santo, nell’attesa della comunione eterna.
•Cristo Gesù, che ispiri la nostra mente perché sappiamo scegliere te, nostro sommo bene, nelle diverse strade che si aprono davanti a noi nella vita, rendi limpide le intenzioni del nostro cuore, perché le realtà che ci circondano non ci facciano deviare dal vedere solo te nel nostro cammino.
•O Maria, guarda noi tuoi figli; guarda a noi, fratelli e discepoli e apostoli e continuatori di Gesù: fa che siamo coscienti della nostra vocazione e missione. Ricordati di tutti i tuoi figli: avvalora le loro preghiere con la tua forza particolare e la tua autorità presso Dio; mantieni integra e solida la fede, rafforza la loro speranza, fa risplendere la loro carità. Concedi a tutta la Chiesa di poter cantare al Dio delle misericordie un solenne inno di lode e di ringraziamento, inno di gioia e di esultanza, perché cose grandi ha fatto per te Colui che è potente e clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. (Paolo VI)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Accogliamo con decisione il Regno, convertendoci e credendo al Vangelo.