Caro parroco,
Mia figlia segue un telepredicatore che, dice, è un esperto di musica, di Bibbia, di teologia, di morale… Insomma è un “sotutto”. […] Si radunano non so dove, a volte fuori Roma, ballano, cantano, suonano, si agitano, fanno offerte e dice che quella è la verità e lei ci si trova a suo agio. Insomma mi pare una religione fatta su misura. È mai possibile? Ma cos’è ‘sta roba? […]
(lettera firmata)
Gentile Signora,
i telepredicatori sono parecchi, soprattutto nel mondo occidentale. Tantissimi in America, ma molti ormai anche nel Vecchio Continente, anche in Italia: sconosciuti nati dal nulla che continuano a proliferare come i funghi dopo la pioggia. Segno sicuro che la civiltà di stampo capitalistico che abitiamo tende all’individualismo, portando all’esasperazione la privatizzazione degli scopi della vita, al “fai da te” generale. La conseguenza è che stanno anche proliferando modi di versi di spiritualità diffusa che si affacciano prepotentemente nei media sia in TV, sia in Internet, svincolati da qualunque forma di mediazione storica, comunitaria, sacramentale. Così generano per l’appunto una religione “fai da te” che rinuncia, ovviamente, a un Codice di Diritto Canonico, a una lex fundamentalis, e si attacca a sostegni inesistenti o un po’ bizzarri. Qualche esempio aiuta a capire: guai a pronunciare il nome di diavolo; guai a venerare la Madonna che, come appartenente al genere umano, non può certo essere la Madre di Dio (quindi costoro limitano perfino i poteri di Dio); guai a battezzare i bambini perché non sono coscienti di quello che si celebra (chissà poi perché li portano dal dottore quando sono ammalati: sono forse coscienti di quello che hanno?), ecc. Si tende insomma a includere tutti i valori religiosi unicamente nella coscienza individuale. Il che non può che portare al proliferare, come già detto, di mini chiese, o gruppuscoli, o mini comunità senza capo né coda riguardo a riti, celebrazioni, tradizioni, testimonianza, e perciò senza storia… Ma credono al telepredicatore o internetpredicatore, al guru, al santone “fatto in casa”, gente che in genere sa far bene il proprio interesse. Insomma ancora una volta Cristo è diviso. Secondo costoro da 2000 anni tutti sbagliano, i grandi della storia della Chiesa, i santi che hanno dato la vita per Cristo, ecc. hanno preso un abbaglio, poveretti, si sono lasciati turlupinare… anche se si chiamavano Dante, Petrarca, Manzoni, Pascal, Enrico Medi, Einstein, e mille e mille altri… Sono cascati nella rete dell’errore come i più ignoranti degli uomini. La verità abiterebbe in questa polverizzazione di mini gruppi (in ecclesiastichese si chiamano chiese) in cui ognuno crede come crede o come gli aggrada, e così sia. Ma allora, che cosa ha pregato a fare Gesù “perché tutti siano uno. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Un bel rebus. Sarebbe interessante sentire il parere di qualche telepredicatore al riguardo. Oggi la tendenza è a “sperimentare”, se non funziona secondo i propri gusti ci si disconnette, si disinstalla il programma e via così. La religione dei sentimenti sa dilagando in Occidente: Cristo sta diventando un simbolo che ognuno può interpretare come gli pare, fuori della tradizione millenaria cristiana e dell’appartenenza ecclesiale. Ma questo può avere conseguenze emotive e affettive preoccupanti.