Matteo 18,21-35: 21 In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22 E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. 23 Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24 Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25 Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26 Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27 Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28 Appena usato, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”’. 29 Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30 Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. 31 Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32 Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33 Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 34 Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 18,21-35
Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l`accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell`uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
All’interno del discorso sulla comunità (capitolo 18) risalta l’insegnamento del perdono delle offese, che è uno dei punti s cui la predicazione neotestamentaria ritorna con particolare insistenza, perché esso rappresenta una condizione inderogabile non solo per entrare nella nuova vita, ma anche e soprattutto per rimanervi. A Pietro Gesù indica una misura nel perdono, che è senza misura. L’insegnamento di Gesù prende particolare efficacia dalla parabola che segue del debitore disumano.
PIETRO SI AVVICINO’ (21)
La domanda sul perdono è posta da Pietro e questo suggerisce che essa riguarda la vita comunitaria e mette ancora una volta in rilievo il ruolo dell’Apostolo.
FINO A SETTE VOLTE (21)
Pietro affronta il problema tutt’altro che con meschinità; pone come misura ottimale il numero sette, che era un numero santo e significava come tale qualcosa di perfetto. Tanto più significativa risulta quindi la risposta di Gesù.
MA SETTANTA VOLTE SETTE (27)
Questa risposta rivela tutto il suo senso sullo sfondo dell’inno di Lamech (Gn 4, 23, ss: “ Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette), posto all’inizio del grande disordine sopravvenuto alla creazione. La vendetta di Lamech è selvaggia, sproporzionata, smisurata. Il Signore contrappone un perdono smisurato. In un mondo in cui il peccato è presente in maniera massiccia, il bene deve essere presente in modo altrettanto travolgente. Settanta volte sette equivale a “sempre”.
PER QUESTO (23)
E’ una formula redazionale che serve a collegare il detto sul perdono con la parabola che segue.
SIMILE A UN RE (23)
La parabola si riferisce ad un evento reale o immaginario svoltosi fuori della Palestina; infatti suppone condizioni giuridiche extrapalestinesi, quali vigevano per esempio nell’Egitto greco romano: nell’ambiente giudaico infatti la vendita della moglie era proibita e l’imprigionamento era sconosciuto. All’inizio si parla di un re e nel contesto di un signore, ma si presuppone sempre che sia un re, come suggerisce anche l’entità della somma indicata nella parabola.
CON I SUOI SERVI (23)
Secondo il linguaggio biblico, la parola “servi” può designare anche alti funzionari della corte (cf 1 Sm 8, 14). In particolare il servo della parabola è concepito come un satrapo, che è rimasto debitore del ricavato delle imposte della sua provincia; sappiamo infatti ad esempio che nell’Egitto telemaico gli agenti finanziari erano responsabili di tutte le entrate del territorio.
DIECIMILA TALENTI (24)
Del talento, che era la più alta misura corrente in quel tempo sappiamo che corrispondeva al valore di 35 chilogrammi di metallo prezioso, circa 6.000 dramme; e diecimila talenti è quindi è una somma favolosa. Cento danari invece era una cifra irrisoria, corrispondente al cento giorni di paga di un operaio.
DEBITORE…. DEBITO… GLI CONDONO’ (24-27)
Il re della parabola è descritto con i tratti veterotestimentari di Dio. Davanti a lui il “servo” fa la proskynesis (gettatosi a terra), dovuta solo a Dio e il re si presenta con la magnanimità, la makrothimia, (impietositosi…condonò) che caratterizza Dio nel suo rapporto con Israele (cf Es 34; Gv 4, 2). Il servo appare nelle vesti del peccatore, che ha un debito (saldasse così il debito); come debito infatti venne a poco a poco concepito il peccato, cui dovevano essere contrapposti i meriti dell’adempimento dei precetti.
ORA APPENA USCITO (28-30)
Non è tanto il fatto di afferrare il debitore per il collo che è da condannare, dato che sembra che fosse un comportamento normale nei riguardi dei debitori, quanto il fatto di non aver capito che il condono ottenuto gratuitamente lo obbligava a mostrarsi a sua volta pietoso e magnanimo, vista anche la piccolezza del debito, di per sé restituibile (ti renderò il debito). Matteo nel dire che anche il servo si getta a terra (gettatosi a terra) non usa il verbo “proskynein”, usato per la prostrazione davanti a Dio, ma “parakalein”.
VISTO QUEL CHE ACCADEVA (31-34)
I colleghi sono fortemente addolorati di quanto è avvenuto e riferiscono l’incredibile accaduto al re. Questi ricorda al satrapo quale sarebbe dovuto essere il suo comportamento (anche tu aver pietà). E ritornando nella sua decisione di condono, lo condanna alla tortura, nella prospettiva che non ne uscirà vivo.
ANCHE IL PADRE MIO (35)
La parabola si conclude con una solenne dichiarazione sul Padre. L’esigenza conclusiva della parabola è drammatica e senza infingimenti: non agire con misericordia significa annullare il perdono di Dio nei propri riguardi.
DI CUORE (34)
La legge del perdono che Gesù impone ai suoi non si ferma alla superficie, ma raggiunge la profondità dell’essere umano: mente, volontà, sentimento (“di cuore”, letteralmente “ dai vostri cuori”).
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
VANTAGGIO DEL PERDONO
Questa parabola cerca di ottenere due cose: che noi riconosciamo e condanniamo i nostri peccati, e che perdoniamo quelli degli altri. E il condannare è in funzione del perdonare, affinché cioè il perdonare diventi più facile. Colui infatti che riconosce i propri peccati, sarà più disposto a perdonare al proprio fratello. E non solo a perdonare con la bocca, ma di cuore. Altrimenti noi rivolgeremo la spada contro noi stessi. Che male può farti il tuo nemico che possa essere paragonato a quello che tu fai a te stesso, accendendo la tua ira e attirando contro di te la sentenza di condanna da parte di Dio? Se infatti tu sei vigilante e vivi filosoficamente, tutto il male ricadrà sulla testa di chi ti offende e sarà lui a pagare il malfatto; ma se ti ostini nella tua indignazione e nel risentimento, allora sarai tu stesso a riportare il danno: non quello che ti procurerà l`offesa del nemico, ma quello che ti deriverà dal tuo rancore. Non dire che t`insultò e che ti calunniò e ti fece mille mali, quanti più oltraggi tu enumeri, tanto più dimostri che egli è tuo benefattore. Egli infatti ti ha dato modo di espiare i tuoi peccati. Quanto più infatti egli ti ha offeso tanto più è diventato per te causa di perdono. Infatti se noi vogliamo, nessuno potrà danneggiarci; anzi i nostri stessi nemici saranno per noi causa di bene immenso. Ma perché parlo soltanto degli uomini? C`è qualcosa di più perverso del demonio? Eppure anche lui può essere per noi occasione di grande gloria, come lo dimostra Giobbe. Se dunque il diavolo può essere per te occasione di ricompensa, perchè temi un uomo, tuo nemico? Considera infatti quanto tu guadagni sopportando con mansuetudine gli attacchi dei tuoi nemici. Il primo e più grande vantaggio è il perdono dei tuoi peccati. In secondo luogo tu acquisti costanza e pazienza e inoltre mitezza e misericordia: infatti chi non sa adirarsi contro coloro che l`offendono, tanto più sarà mite verso gli amici. Infine, sradicheremo per sempre da noi l`ira: e non vi è bene pari a questo. Chi infatti è libero dall`ira, evidentemente sarà libero dalla tristezza di cui l`ira è fonte e non consumerà la sua vita in vani affanni e dolori. Chi non s`adira né odia, non sa neppure essere triste, ma godrà di gioia e di beni infiniti. Odiando infatti gli altri, noi puniamo noi stessi; e, al contrario, benefichiamo noi stessi, amando. Oltre a tutto questo, tu sarai rispettato persino dai tuoi nemici, anche se essi sono demoni; anzi, con questo tuo atteggiamento non avrai più neppure un nemico. Infine, ciò che vale più di tutto ed è prima di tutto: tu ti guadagnerai la benevolenza di Dio; se hai peccato, otterrai il perdono; e se hai praticato il bene, aggiungerai nuovi motivi di fiducia e di speranza. Sforziamoci dunque di non odiare nessuno, affinché Dio ci ami. Anche se noi siamo debitori di mille talenti, egli avrà misericordia di noi e ci perdonerà. Ma tu dici che sei stato offeso dal tuo nemico. Ebbene, abbi compassione di lui e non odiarlo; compiangilo vivamente, non disprezzarlo. Infatti, non sei stato tu ad offendere Dio, ma lui; tu, invece, hai acquistato gloria se hai sopportato con pazienza il suo odio. Ricorda che Cristo, quando stava per essere crocifisso, si rallegrò per sè e pianse per i suoi crocifissori. Tale deve essere la nostra disposizione d`animo; e quanto più noi siamo offesi, tanto più dobbiamo piangere per coloro che ci offendono. A noi provengono molti beni da questo fatto mentre a loro accade tutto il contrario. Costui – tu replichi – mi ha oltraggiato e schiaffeggiato dinanzi a tutti. E io ti dico che egli si è disonorato davanti a tutti ed ha aperto la bocca di mille accusatori; per te invece ha intrecciato più grandi e splendide corone e ha aumentato il numero degli araldi della tua pazienza. Ma egli mi ha insultato davanti agli altri – tu obietti ancora. E che è questo, quando Dio solo sarà il tuo giudice e non coloro che hanno inteso quelle calunnie? Per sé, infatti, ha aggiunto nuovo motivo di castigo, cosicché egli dovrà render conto non solo dei propri atti, ma anche delle parole che pronunciò contro di te. Se ti ha accusato presso gli uomini, egli però si è screditato davanti a Dio. Se poi queste considerazioni non ti bastano, pensa che anche il tuo Dio è stato calunniato non solo da Satana, ma anche dagli uomini e da quelli che amava sopra tutti. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 61, 5)
PERDONAMI COME IO HO PERDONATO
E` certo però che chiunque non avrà perdonato di cuore i torti ricevuti dal fratello, con questa preghiera otterrà per sè non l`indulgenza ma la condanna poiché chiederà lui stesso un giudizio più severo dicendo: “Perdonami come io ho perdonato”. Se sarà trattato secondo la sua domanda, che altro gli potrà toccare se non di venir punito, a suo esempio, con una collera implacabile e una sentenza senza remissione? Se dunque vogliamo essere giudicati benignamente, anche noi dobbiamo mostrarci benigni verso coloro che ci hanno arrecato qualche offesa. Infatti ci sarà perdonato nella misura in cui avremo perdonato loro, qualunque cattiveria ci abbiano fatto. Molti tremano a questo pensiero, e quando in chiesa questa preghiera è cantata in coro da tutto il popolo lasciano passare queste parole senza dirle, per paura di condannarsi con la loro stessa bocca, invece di giustificarsi; e non s`accorgono che queste sono sottigliezze vane, con cui cercano invano di coprirsi agli occhi del Giudice di tutti, il quale ha voluto mostrare in anticipo, a coloro che lo pregano, in che modo li giudicherà. E` perchè non vuole che lo troviamo severo e inesorabile, lui che ci ha rivelato la regola dei suoi giudizi, affinché noi così giudichiamo i nostri fratelli, qualora abbiano commesso qualcosa contro di noi “poiché il giudizio sarà senza misericordia per colui che non ha usato misericordia” (Gc 2,13). (Giovanni Cassiano, Collationes, 9, 22)
SULL’ESEMPIO DI DIO
“Sull`esempio di Dio, si devono condonare i debiti”. Forse sei sul punto di dirmi: Ma io non sono Dio, sono un uomo peccatore. Grazie a Dio, poiché ti è dato di confessare la tua realtà di peccato. Perciò ignora affinché ti sia rimessa. Peraltro siamo esortati ad imitare lo stesso Signore nostro Dio. Anzitutto, lo stesso Dio Cristo, del quale l`apostolo Pietro ha detto: “Cristo ha patito per noi, lasciandovi l`esempio, perchè ne seguiate le orme; egli che non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca” (1Pt 2,21-22). E in ogni caso, egli che non aveva peccato è morto per i nostri peccati ed ha effuso il suo sangue per la remissione dei peccati. …….E` certamente presuntuoso imitare Dio? Ascolta l`Apostolo: “Siate imitatori di Dio, come figli carissimi (ibid.)”. Sei detto figlio: se respingi l`imitazione, perché cerchi l`eredità? “Il peccatore compatisca chi pecca”. Questo potrei dire se tu non avessi in te ombra di peccato, qualora tu desideri essere confortato. Ma, in ogni caso, chiunque tu sia, sei un uomo; anche se giusto, sei un uomo; anche se laico, monaco chierico, vescovo o apostolo, sei sempre un uomo. Ascolta la voce dell`apostolo: Se dicessimo di non avere peccato, inganneremmo noi stessi. Egli, l`evangelista Giovanni, colui che Cristo Signore prediligeva fra gli altri, che riposava sul suo petto, proprio lui dice: “Se dicessimo”: non ha detto: Se diceste di non aver peccato, bensì: “Se dicessimo di non aver peccato, inganneremmo noi stessi, e la verità non è in noi” (1Gv 1,8). Si congiunse alla colpa, per esser congiunto anche al perdono. “Se dicessimo”: osservate chi dice: “Se dicessimo di non avere peccato, inganneremmo noi stessi, e la verità non è in noi. Se invece avremo confessato i nostri peccati, colui che è fedele e giusto, rimetterà i nostri peccati e ci purificherà da ogni iniquità (1Gv 1,8.9). Come ci purificherà? Ignorando, non quasi non trovando di che punire, bensì trovando di che perdonare. Perciò, se abbiamo peccato, fratelli, comprendiamo chi chiede venia. Non coviamo nel nostro cuore inimicizia verso gli altri. Infatti, le inimicizie covate dentro viziano ancor più il nostro cuore. (Agostino, Sermo 114, 2-5)
DIO RICCO DI MISERICORDIA
L’amore si trasforma in misericordia, quando occorre oltrepassare la precisa norma della giustizia… La misericordia si manifesta nel suo aspetto vero e proprio, quando rivaluta, promuove e trae il bene da tutte le forme di male, esistenti nel mondo e nell’uomo. Così intesa essa costituisce il contenuto fondamentale del messaggio di Cristo e appare particolarmente necessaria nei nostri tempi. (Giovanni Paolo II)
PADRE, PERDONALI
E’ l’amore verso Dio, la cui offesa-ripulsa da parte dell’uomo contemporaneo sentiamo profondamente, pronti a gridare con Cristo in croce: “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Questo è al tempo stesso amore verso gli uomini, verso tutti gli uomini, senza eccezione e divisione alcuna: senza differenza di razza, di cultura, di lingua, di concezione del mondo, senza distinzione tra amici e nemici. (Dives in misericordia n 15)
MISERICORDIA DI DIO
Nella richiesta del Padre nostro: “ Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori” è condensato il messaggio della pagina evangelica di Matteo. Il perdono di Dio può essere solo invocato. Infatti esso dipende unicamente dalla sua misericordia che sta all’inizio e alla fine della vita dei credenti. Il messaggio centrale del Vangelo è la manifestazione della misericordia del Padre, che è divenuta vicina e visibile in Gesù, il Figlio di Dio. A sua volta la comunità cristiana rende visibile con il suo stile di vita il volto del Padre. Nei rapporti quotidiani, ispirati alla logica del perdono sincero, si intravede la presenza efficace della misericordia del Padre. (Rinaldo Fabbris)
INIZIATIVA NORMATIVA
La società cristiana dei figli di Dio è una famiglia di fratelli, che non si condannano a vicenda ma si perdonano reciprocamente e riconoscono insieme la signoria unica di Gesù Cristo. Non conosce ancora Dio chi lo vede come generico amore: Egli è anche amore redentore. (In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati: 1 Gv 4, 10) L’iniziativa divina del perdono è normativa per la fede e per la vita cristiana. In effetti se l’uomo è veramente tale nella misura in cui è “immagine e somiglianza” del suo Creatore l’uomo non è “perfetto” se non è “misericordioso”. Lo attesta l’accostamento tra Mt 5, 48: “ Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste” e Lc 7, 36: “ Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro celeste”. (Costante Brovetto)
RIFLESSIONI DI SANTI
Affinché non crediate che sia per voi una cosa gravosa imitare il Cristo, ascoltate l’Apostolo che dice: “ perdonandovi a vicenda, come Dio ha perdonato a voi per mezzo di Cristo” (Ef 4,32). “ Siate dunque – sono parole dell’Apostolo, sue non mie – siate dunque imitatori di Dio! E’ forse da superbi imitare Dio? Imitatori di Dio, forse è da superbi. “Come figli amatissimi”. Sei chiamato figlio: se rifiuti l’imitazione, perché cerchi poi l’eredità. (S. Agostino)
Svelli dal tuo cuore le spine e i rovi…rigetta l’amaro veleno, togli il morso delle discordie, purga la mente che l’invidia del serpente aveva avvelenato. Ogni amarezza, che si era interiormente insinuata venga addolcita dalla mansuetudine di Cristo. Dal sacramento della croce tu ricevi cibo e bevanda. Donde eri stato ferito, di lì sei guarito. Ama coloro che prima odiavi, quelli di cui prima non potevi sopportare le iniquità. Ti saranno rimessi i tuoi debiti, quando a tua volta condonerai; i tuoi sacrifici saranno accetti quando verrai a Dio pacificato. (San Cipriano)
La prima dolce Verità ve la insegna. Egli ce ne diede l’esempio pendendo dal legno della santissima croce; gridando i Giudei: “Crucifige” egli grida con voce umile e mansueta: “Padre, perdona loro: non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Guardate la sua inimitabile carità: non solo egli perdona, ma li scusa davanti al Padre. Quale esempio e insegnamento è questo per noi: il giusto che non ha in sé alcun veleno di peccato, si mette dalla parte dell’ingiusto, per punire in se medesimo le nostre iniquità. (Santa Caterina da Siena)
COMPRENDERE NEL SILENZIO
La memoria della misericordia di Dio ha bisogno di silenzio e di meditazione per venire in superficie e diventare motivo dominante del nostro comportamento. Dice Roges Schutz: “ Il silenzio interiore esige anzitutto che si dimentichi se stessi per acquistare le voci discordanti e dominare gli affanni ossessivi, nel continuo rinnovamento di un uomo mai scoraggiato perché sempre perdonato”. Il perdono è una realtà gioiosa e forte, che genera serenità e scatena un incessante dinamismo. Dice la regola di Taizè: “ Colui che vive nella misericordia non conosce né suscettibilità, né delusioni. Si dona semplicemente dimenticando se stesso, gioiosamente con tutto il suo fervore, gratuitamente, senza attendere alcuna ricompensa”. (Domenico Pezzini)
UNA SOCIETA’ DEL PERDONO
Gesù vuole una società del perdono, una società alternativa a quella violenta del mondo. Una comunità nella quale si vive effettivamente il perdono fraterno, diventa segno e strumento del perdono di Dio. Il perdono ricevuto per grazia viene comunicato da fratello a fratello. Allora si comprende la conclusione di Gesù: “ Così anche il Padre mio celeste farà ad ognuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”. (Antonio Bonora)
SETTANTA VOLTE SETTE
Gesù aveva detto di amare i propri nemici e di pregare per quelli che ci perseguitano per essere figli del Padre che è nei cieli., il quale fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. (Mt 5, 44-45) Nel Padre nostro aveva insegnato a pregare: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Pietro, che dal contatto con Gesù ha capito che le misure fino allora ritenute valide ora non servono più, abbozza una risposta: “ Fino a sette volte?”. E’ più del doppio di tre, e inoltre è un bel numero di valore simbolico che richiama la completezza. Gesù formula la sua risposta riprendendo il bel numero simbolico, ma in una moltiplicazione tale da porre una completezza senza limiti. Bisogna perdonare sempre. (Messalino LDC)
PERDONO SENZA LIMITI
Settanta volte sette nel linguaggio biblico ha senso di completezza. La vendetta tende ad essere senza limiti. Lo sia anche il perdono. Lamech nel suo cantico (Gn 4, 24) dice: “ Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settatasette”. A questa vendetta senza misura aveva cercato di rimediare, tra l’altro, la legge del taglione: “Occhio per occhio, dente per dente”. Come dire: se il fratello ti ha tolto un occhio, tu non gliene togli due. La pedagogia di Dio stava abituando ad accogliere in Cristo l’Amore. Con Lui si ribalta tutto: la vendetta senza limiti diventa perdono senza limiti. Se “la misura di amare è di amare senza misura”, questa sarà anche la misura del perdono. (M. Magrassi)
CHI NON PERDONA NON RICEVE PERDONO
Chi non perdona non è perdonato da Dio e quindi sarà privato della vita. Chi odia si comporta come chi pensasse di essere eterno e non avesse a morire, come chi si illudesse di non dover comparire mai dinanzi al Tribunale di Dio e di non aver bisogno, come tutti, del soccorso e della pietà divina. Chi odia disprezza i comandamenti di Dio che sono di amore vicendevole. Trasgredisce l’alleanza con Dio, che ordina l’amore del prossimo. Gesù ribadisce la verità che chi non perdona al fratello non sarà perdonato neppure da Dio. Dio perdona tutte le colpe dell’uomo che si pente. Gli uomini come figli di Dio devono imitare in questa bontà il loro Padre, che dà il sole e la pioggia anche a quelli che l’offendono. Gesù vuole essere imitato in modo particolare in questo: “ Amatevi come io vi ho amati”. E’ in tale spirito di riconciliazione che deve vivere il cristiano. (V. Rozzo)
PERCHE’ UN COMANDO COSI’ ESIGENTE?
Il comando è così esigente perché odio, risentimento, rancore mortificano e distruggono l’amore, che è il comandamento nuovo del Signore (Amatevi fra voi come io vi ho amato) su cui si fonda la Chiesa, famiglia di Dio. Tutti abbiamo qualche cosa da perdonare. Piccoli e grandi torti, ingiustizie subite. Come ci troviamo di fronte all’insegnamento del Signore? Abbiamo perdonato a tutti “di tutto cuore”? Perdonare non è facile. Diciamo: “ Non posso dimenticare”. Il Signore non ci chiede di dimenticare, ma di “pregare per quelli che ci odiano, di fare del bene a quelli che ci fanno del male”. Il Signore non ci chiede di non provare nulla per le offese, ci chiede di vincere il male col bene. Ci è più facile perdonare se, come il Signore ci dice nella parabola, ci ricordiamo che tutti abbiamo dei debiti da farci perdonare da Dio: e quelli sono enormemente più grandi. Ancora una volta il problema torna alle radici: quanto più perdiamo il senso di Dio e del peccato come rottura del nostro rapporto di amore con lui, tanto più diventiamo implacabili con gli uomini. (Giovanni Nervo)
UN PERDONO CHE PUO’ CAMBIARE LA STORIA
Come cambierebbe presto il mondo se le indicazioni di Gesù diventassero prassi corrente. Chi non sa che la vendetta è una “spirale”. Il male prolifica se viene ricambiato, crea una catena infernale…Se invece non trova risposta si esaurisce in se stesso, come un seme che non trova terreno dove germinare. Il perdono uccide il male e fa trionfare il bene. (M. Magrassi)
CONSEGUENZE DEL PERDONO
Il perdono delle offese e l’amore verso i nemici costituiscono una delle caratteristiche più vistose e più nuove della morale evangelica. Ma quanto ha influito la dottrina evangelica del perdono delle offese sulla vita e sul comportamento pratico dei cristiani? Bisogna dire che tanti cristiani lungo la storia della Chiesa hanno preso sul serio la parola di Gesù, e le vite dei santi sono piene di esempi sublimi di amore e di gesti eroici di perdono e di riconciliazione. E se oggi spesso si parla di pace, di disarmo, di soluzione pacifica delle controversie internazionali, di cooperazione vicendevole e di aiuto ai popoli in via di sviluppo…….bisogna riconoscere che molti cristiani hanno contributo alla diffusione e alla maturazione di questi ideali del cristianesimo. Il Vangelo ha avuto un’importanza capitale nell’educazione dei popoli dell’Occidente, e molte idee, istanze e stimoli positivi portati avanti da sistemi che pur combattono il cristianesimo sono nati da una cultura di matrice cristiana e fortemente marcata dallo spirito evangelico. Ma la storia dei popoli, anche di quelli cristiani, è piena di testimonianze negative: guerre, contese, stragi, vendette, ingiustizie, guerre di religione, conquiste coloniali, imperialismo economico, sfruttamento del terzo mondo, industria della guerra e della morte. Le responsabilità dei cristiani di fronte al Vangelo e ai fratelli non ancora illuminati dalla luce della fede è enorme: Le controtestimonianze smentiscono sul piano dei fatti ogni sforzo di evangelizzazione e compromettono la credibilità stessa del Vangelo. (Messalino LDC)
HA SENSO OGGI PARLARE DI PERDONO?
L’insegnamento del Signore sul perdono è cosa attuale? Si può proporre anche al mondo di oggi? I giornali e la TV ogni giorno dicono cose del tutto opposte: crudeli vendette e pulizie etniche su interi popoli, vendette dirette e trasversali delle mafie, linguaggio violento di alcuni uomini politici, drammi di crudeltà che riaffiorano nelle aule giudiziarie, odi trascinati per anni… Ha senso il perdono in un mondo del genere? sarebbe come dire: in una grande siccità che senso ha l’acqua? Proprio nella siccità acquista enorme importanza l’acqua. Proprio in un mondo fatto di violenza. fatta salva la giustizia che richiede espiazioni e riparazioni, acquista enorme importanza il perdono. E’ la testimonianza che con la forza dello spirito i cristiani sono chiamati a dare come sale della terra e luce del mondo. (G. Nervo)
SPEZZARE LA CATENA DELL’ODIO
L’iniziativa della riconciliazione viene da Dio, e la Chiesa e i cristiani devono essere gli operatori della pace nel mondo, devono creare un clima di riconciliazione, di perdono, di incontro, di fraternità in tutti i settori e a tutti i livelli, da quello internazionale fino alle piccole relazioni di vicinato e di lavoro, tra gli sposi, tra i figli, nei rapporti tra lavoratori e datori di lavori, tra poveri e ricchi. Non c’è relazione umana, per piccola che sia, che non possa trovare un miglioramento attraverso la riconciliazione e il perdono. La spirale della violenza invoca l’amore cristiano, di cui un momento importante è il perdono. Solo con l’amore è possibile formare una comunità, anche quella nazionale. (Messalino LDC)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Padre di misericordia aiutaci a comprendere che tu vuoi sempre perdonare. Ma che ci perdoni nella misura in cui noi sappiamo perdonare.
•Tu che volentieri perdoni, Signore, fa che ci comportiamo con i fratelli che ci offendono, come vogliamo che gli altri si comportino con noi quando sbagliamo.
•Rendici simili a te Dio di misericordia, cambia il nostro cuore che ha tanta difficoltà a perdonare in un cuore di carne capace di perdono.
•O Dio di giustizia e di amore che perdoni a noi se perdoniamo ai nostri fratelli, crea in noi un cuore nuovo, a immagine del tuo Figlio, un cuore sempre più grande di ogni offesa, per ricordare al mondo che tu ci ami. (Colletta 24 perannum A)
•O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa che amando fino al perdono e osservando i tuoi comandamenti meritiamo di entrare nella vita eterna.
•Sostieni, Signore, coloro che subiscono violenza, i poveri e gli oppressi, perché non rispondano all’ingiustizia della loro sorte con la violenza e la vendetta, ma con le armi della giustizia e della ragione.
•Ti benediciamo, Signore, perché in Cristo crocifisso ci mostri tutto l’amore, il perdono e la misericordia che il tuo cuore di Padre nutre per noi. Ci hai detto di perdonare come tu ci perdoni, cioè senza contare il numero e senza misura. Insegnaci a vivere ogni giorno secondo il tuo Spirito, in modo che il nostro perdono ai fratelli sia per gli altri un segno del tuo amore e del tuo regno. (Basilio Caballero)
•Signore dimentica tutte queste nostre cronache nere, donaci la coscienza del nostro peccato, prima che giudichiamo il peccato del fratello. (David Maria Turoldo)
•Mai che un uomo perdoni come tu vuoi e solo tu puoi, Signore, tu che ci ami persino nel nostro peccato. Signore, donaci la grazia, il prodigio di perdonare, il miracolo che ci salva, perché senza, non c’è scampo, impossibile vivere, impossibile avere pace. (D. M Turoldo)
•Che nessuno più condanni nessuno; che nessuno giudichi un fratello, Signore; non ci siano più vendette sulla terra o fratelli che si offendono: e noi tutti segno che il tuo Cristo è risorto e vive in noi, perché ci amiamo. (David Maria Turoldo)
•O Dio nostro Padre, che ci hai riconciliato a te con la remissione dei peccati, fa che impariamo a perdonare l’un l’altro le nostre offese e diventiamo nel mondo operatori di pace. (da: liturgia penitenziale)
•Padre santo che nella tua bontà ci hai rinnovati a immagine del tuo Figlio, fa che tutta la nostra vita diventi segno e testimonianza del tuo amore misericordioso. (Da: liturgia penitenziale)
•O Dio nostro Padre, non riusciamo a comprendere le radici della nostra inimicizia verso gli altri. Abbiamo un pauroso bisogno di odio, di farci dei nemici per sentirci vivi. Signore Dio nostro, rendici consapevoli della nostra meschinità e smaliziati verso noi stessi e il nostro vivere di ostilità. Non permettere che ci rassegniamo e ci adagiamo, ma aiutaci a camminare insieme verso un mondo di amicizia, gioia di stare insieme. (Da: Preghiera dei giovani)
•Signore Gesù nella morte di Gesù hai deposto un germe di riconciliazione in ogni uomo e in ogni situazione. Donaci i tuoi occhi e il tuo cuore per scoprire tali germi e aiutarli accrescere. Vogliamo essere gente di riconciliazione, senza sottrarci alla fatica e al peso dei conflitti tra persone, gruppi, nazioni. Rendici consapevoli deiproblemi, attenti a comprendere le ragioni di ogni persona, gruppo, nazione. (Da: Preghiera dei giovani)
•Dio nostro Padre, insegnaci il perdono, insegnaci a perdonare dove non c’è altra soluzione se non la gratuità assoluta. Insegnaci a vivere per la giustizia per restituire all’uomo il diritto di cominciare nuovamente da capo sentendosi accolto nella sua dignità, anche quando ha sbagliato. (Da: Preghiera dei giovani)
•Intervieni Tu, o Maria, e parla, con la tua voce suadente al cuore di coloro che decidono le sorti die popoli, perché mediante il dialogo trovino le vie per onorevoli e giuste composizioni dei contrasti che li oppongono. Convinci gli uomini in armi nelle varie parti del mondo ad accogliere l’invocazione di pace che sale dalle popolazioni martoriate e indifese. Ravviva, O Maria, nel cuore di tutti il senso dell’umana solidarietà. (Giovanni Paolo II)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Accordiamo il perdono non solo fino a sette volte, ma, come ci dice il Signore, “ fino a settanta volte sette”.