Caro parroco,
non ho ancora capito se la masturbazione è peccato, oppure fa parte della sfera sessuale relativa alla crescita naturale dei ragazzi. Comunque, fortunatamente Gesù non era soltanto spirito ma sarx/carne, quindi credo che anche lui abbia avuto desideri umani e di attrazione naturale verso la donna.
Il peccato contro il VI comandamento, come ogni altro, può essere un peccato mortale, grave o veniale, tanto per usare i termini della moderna teologia morale. Questo perché la materia, sì, è sempre grave, si tratta, infatti, del sesso e cioè di quel meraviglioso apparato che, secondo molti santi, più ci avvicina a Dio, poiché dà la possibilità di “creare” (uso il vocabolo sbagliato, ma si capisce quel che voglio dire) cioè di far sbocciare una nuova vita. Il seme umano disperso inutilmente, per puro solipsistico piacere, non è ovviamente un atto di grande coraggio, non ha nessuna punta di altruismo, nessuna giustificazione ideale e niente di sacro.
Ma, dicono le moderne scienze umane, accolte dalla teologia morale, non sempre si avverte con totale pienezza la gravità del gesto, che più spesso di quel che si pensi è indotto da fattori esterni, come ad esempio la sfrontata erotizzazione della società attuale, incentivata dagli innumerevoli media, piccoli e grandi, che spacciano il sesso con tutte le sue aberrazioni come cosa del tutto naturale e quindi lecita. Il risultato è una società malata di sessismo cronico che tutto fa girare per l’appunto attorno al sesso. In tribunale dove si giudica una persona che abbia commesso qualche reato, l’avvocato difensore cerca delle attenuanti che tolgano al reato del suo cliente almeno parte della gravità. Ebbene, premesso che la confessione non è un tribunale ma un sacramento, il peccato in questione può avere delle attenuanti legate ad es. a una società come quella descritta, quindi un peccato legato al proprio personale piacere, un peccato di egotismo, direbbe Stendhal, un qualcosa che dentro di sé nasce e dentro di sé muore, che non ha molto senso se non quello della ricerca di uno sfogo in genere del tutto inutile, ma promosso a manifestazione libera e lecita, aliena da freni inibitori.