Fraternamente
don Giancarlo
A girare per il nostro quartiere viene un nodo alla gola e un grande scoramento. Quasi tutti i nostri muri sono stati trasformati dai cosiddetti writer – ma sono solo imbrattatori – in lavagne su cui scrivere, spinti da non so quale strano raptus. Il gusto di sporcare, un piacere che speriamo non promani da una mente bacata.
Cari fedeli,
a morire non siamo solo noi esseri viventi, sono anche gli spazi. Un romanzo di Sandro Bonvissuto racconta che “Non è affatto vero che a morire siano solo gli esseri viventi, muoiono anche i luoghi… lo fanno in un modo tutto diverso, senza lamentarsi, senza soffrire, senza piangere, restano semplicemente vuoti poi muoiono”. Già! Muoiono sepolti dal non senso, dalla stupidità di chi non riesce a capire il valore della proprietà altrui, della pulizia, dell’ordine, della dignità di un luogo.
Scrive un salesiano che ha dimorato qui al Don Bosco per parecchio tempo:
Chi imbratta co’ le scritte la muraja
Er titolo je spetta de canaja.
Il parroco