Marco 4, 35-41: In quel giorno, venuta la sera. Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, cosi com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 4, 35-41
In quel giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Gesù insegnava con le parole e con le opere. Marco, dopo aver trattato dell’insegnamento di Gesù in parabole, presenta da 4, 35 a 5, 42 quattro miracoli in cui Gesù appare come padrone della natura (tempesta sedata: 4, 35-41), vincitore di satana (indemoniato di Gerasa: 5,25-34), vincitore della malattie (guarigione dell’ emorroissa: 5, 25-34) vincitore della morte (guarigione della figlia di Giaro: 5, 21-24). La liturgia di questa domenica propone il primo dei quattro miracoli. Su uno sfondo di elementi scatenati e di uomini impauriti, sovrasta la sicurezza e il dominio di Gesù sulla natura e sul mare, simbolo delle forze maligne, del caos. Delle paure, dalle angosce. Il gesto rimanda all’azione di Dio, che domina il caos e le forze scatenate dell’uragano. (Sl 107)
IN QUEL GIORNO (35)
E’ il giorno in cui Gesù parlò in parabole (4, 1-34). Verso sera Gesù invita a passare all’altra riva, ossia alla riva orientale del lago.
COSI’ COM’ERA SULLA BARCA (36)
Gesù era stato costretto a salire sulla barca e ad insegnare seduto su di essa per la calca della folla (4, 1). Ora, terminato il discorso, senza scendere a terra, così come si trovava, si fece trasportare all’altra riva. Le barche che lo seguono, di cui poi non si fa più cenno, forse erano di pescatori o di gente che voleva seguire il Maestro.
SI SOLLEVO’ UNA GRAN TEMPESTA
L’insorgere improvviso di tempeste avviene anche oggi nel lago di Genezaret, perché si trova a 208 metri sotto il livello del mare d è circondato da monti abbastanza alti, da cui scendono venti freddi e violenti che provocano grandi movimenti delle acque.
DORMIVA (38)
Il sonno di Gesù ha la sua giustificazione nella stanchezza accumulata durante la giornata intensa. Il rimprovero dei discepoli si comprende per la paura che hanno a causa della violenta tempesta.
SGRIDO’ IL VENTO (39)
Gesù comanda agli elementi della natura, come agli spiriti maligni (1, 25; 3, 12; 9, 25) e agli essere inanimati (11, 14). Egli è il dominatore della natura, al pari di Javhé. (Sl 89,9-10; 107, 23-32).
NON AVETE ANCORA FEDE (40)
E’ il primo dei rimproveri che Gesù muove ai discepoli e che Marco nota con insistenza (7, 18; 8, 17,21…; 9, 19; 16, 14). In questo caso sembra che si appelli a molti segni da lui operati, dai quali i discepoli avrebbero dovuto dedurre la sua assoluta potestà su tutte le cose. (vedi 8, 21)
CHI E’ DUNQUE COSTUI (41)
La domanda esprime ammirazione. Ricorda l’ammirazione della folla di Cafarnao dopo il primo miracolo nella sinagoga (1. 27), ma la sorpassa, perché i discepoli finalmente intravedono in Gesù la potenza stessa di Dio, che si è manifestata davanti ai loro occhi.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
IL SONNO DI CRISTO SULLA BARCA
Tutte le volte che Cristo dorme nella nostra nave, e a causa del sonno della nostra ignavia s`addormenta nel nostro corpo, insorge una totale tempesta per la violenza dei venti, infieriscono minacciose le onde, e mentre troppo frequentemente si innalzano e cadono con flutti spumeggianti, amaramente suscitano nei naviganti con l`attesa i naufragi, come ha detto la lettura del nostro evangelista… “E lo prendono”, disse, “cosí com`era nella nave” (Mc 4,36). Altro è il Cristo in Cielo, altro è il Cristo in nave: altro nella maestà del Padre, altro nella umiltà dell`umanità si avverte; altro si vede coeterno al Padre, altro temporale in rapporto alle età; altro dorme nel nostro corpo, altro veglia nella santità del suo spirito. “Lo prendono cosí com`era”, disse, “nella nave”. Lode di fede è ricevere il Cristo come è e si ha nella nave, cioè, nella Chiesa, dove è nato, dove crebbe, dove soffrí, dove fu crocifisso e sepolto, dove ascese al Cielo, siede alla destra di Dio Padre, donde verrà come giudice dei vivi e dei morti: professare tutto questo è di singolare salvezza. Colui che avrà accolto nella nostra nave e confessato il Cristo, qualora venga sommerso dagli scandali delle onde, non è immerso dai pericoli e coperto dalle onde… “Quella burrasca gettava le ondate nella nave” (Mc 4,37): poiché come le onde dei popoli e la ferocia delle persecuzioni agitano e squassano la nave del Signore esternamente, cosí all`interno i burrascosi flutti degli eretici irrompono ed infieriscono [contro di essa]. Il beato Paolo dichiara di aver sofferto questa tempesta, quando dice: “Al di fuori le lotte, internamente i timori: talmente che la nave fosse sommersa” (2Cor 7,5). Giustamente l`evangelista, a causa dei flutti spumeggianti, riferisce che la nave fosse ripiena [d`acqua], soffrendo la Chiesa un numero cosí grande di eresie, quante controversie della legge leggiamo che ci siano. “Ed egli”, disse, “dormiva a poppa sopra un capezzale. Lo svegliano e gli dicono: Maestro, niente t`importa che affondiamo? E, alzandosi, minacciò il vento e disse al mare: Taci e ritorna tranquillo. E cessarono i venti ed il mare ritornò calmo” (Mc 4,38-39). Mentre avveniva ciò gli insegnamenti si resero palesi, e il tempo lo addita all`esempio. Dal momento che grande e abbastanza violenta incombe una burrascosa tempesta, mentre da ogni parte il turbine pericoloso dei venti ruggisce e infierisce, muggisce il mare, le stesse isole sono scosse dalle fondamenta e i litorali sono scossi da pauroso fragore. Ma poiché dicemmo: Cristo dorme nella nostra nave, avviciniamoci a lui piú con la fede che col corpo, e bussiamo alla sua porta [svegliamolo] piú con le opere di misericordia che con il contatto di disperati; scegliamolo non con un frastuono indecoroso ma con grida di canti spirituali: non mormorando maliziosamente, ma supplicandolo con animo vigile. Offriamo a Dio qualcosa del tempo della nostra vita, affinché questa infelice vanità e miseranda sollecitudine non sciupi tutto il tempo [della nostra vita]; affinché l`eccessivo sonno e il vano torpore non sciupi tutta la notte ma parimenti parte del giorno e della notte noi stessi dedichiamo all`autore del tempo. Vigila, uomo, vigila! Hai l`esempio, e ciò che il gallo ti impedisce all`ospite, tu offrilo al tuo creatore, soprattutto quando egli ti suggerisce che ti sarà di aiuto, quando ti spinge al lavoro, quando già vicina la luce del nuovo giorno; quanto piú con inni celesti ti conviene rivolgerti a Dio con virtù celeste per la tua salvezza. Ascolta il profeta che dice: “Durante la notte il mio spirito veglia presso di te, o Dio” (Is 26,9). E il salmista: “Sono con le mie mani di notte davanti a lui, e non sono stato ingannato” (Sal 76,3). Del giorno, invero, tre momenti lo stesso salmista ammonisce che bisogna riservare a Dio, dicendo: “Di sera, al mattino e nel mezzogiorno narrerò ed annunzierò, ed egli esaudirà la mia voce” (Sal 54,18). Mentre Daniele supplicava diligentemente Dio, in questi tre momenti [della giornata], ottenne non solo la prescienza del futuro, ma meritò la liberazione del suo popolo a lungo prigioniero. Ripetiamo, dunque, col profeta: “Sorgi, sorgi e non respingermi fino alla fine” (Mc 4,38). Diciamo con gli apostoli: “Maestro, niente t`importa che affondiamo?” (Mc 4,38). E veramente il maestro, non solo è il creatore di tutti gli elementi, ma anche il moderatore e il reggitore di essi. Ed egli quando ci avrà ascoltato, quando si sarà degnato di vigilare, si calmeranno le onde, e gli spaventosi marosi si appianeranno e cosí i colli, i venti si allontaneranno, cesserà la tempesta e quella che è imminente e la grande burrasca si trasformeranno nella piú grande calma. (Pier Crisologo, Sermo, 21, 1 ss.)
L’ESEMPIO DEI BUONI PASTORI
La Chiesa che naviga, come una grande nave, attraverso il mare di questo mondo, che è flagellata in questa vita da diversi flutti di tentazioni, …deve essere ma diretta. E di questo ci diedero esempio i primi Padri, Clemente, Cornelio e altri assai nella città di Roma, Cipriano a Cartagine, Atanasio in Alessandria, i quali governarono, sotto imperatori pagani, la nave di Cristo, o meglio la sua carissima sposa, la Chiesa, insegnando, difendendo, lavorando e soffrendo fino allo spargimento del loro sangue… [I pastori che pascolano sé stessi] non guariscono col consiglio spirituale colui che è ammalato nei peccati, non ristabiliscono con l`aiuto sacerdotale chi è oppresso da varie tribolazioni, non riportano, colui che sbaglia, sulla via della salvezza, non richiamano al perdono con pastorale sollecitudine colui che s`è perduto nella disperazione, né difendono gli afflitti dalla violenza dei potenti, che come belve, s`avventano contro di loro… Perciò, fratello carissimo, poiché le cose stanno proprio cosí e la verità può essere tormentata, ma non può esser vinta né ingannata, la nostra mente afflitta ricorra a colui che attraverso Salomone dice: “Abbi fiducia nel Signore con tutto il tuo cuore e non contare sulla tua scaltrezza in tutte le tue cose. Ricordati di lui ed egli guiderà i tuoi passi” (Pr 3,5), e altrove: “E` torre fortissima il nome di Dio” (Pr 18,10). In questa si rifugia il giusto, e sarà salvo. Stiamo nella giustizia, prepariamoci Dio e diciamogli: «Signore, sei il nostro rifugio da sempre». Confidiamo in colui che ci ha messo il peso sulle spalle. Ciò che non possiamo portare da noi, soli, portiamolo per mezzo di colui che è onnipotente e ci dice: “Il mio giogo è soave e il mio peso è leggero” (Mt 11,30). Stiamo nella battaglia nel giorno del Signore, poiché è giunto per noi il tempo dell`angustia e della tribolazione. Moriamo, se Dio lo vuole, per le sante leggi dei nostri padri, per poter meritare con loro l`eredità eterna. Non siamo cani muti, non siamo osservatori silenziosi, non siamo mercenari che fuggono innanzi al lupo, ma pastori solleciti, vigilanti sul gregge di Cristo, messaggeri del pensiero di Dio ai grandi e ai piccoli, ai ricchi e ai poveri, a tutte le condizioni sociali a tutte le età con tutta la forza che Dio ci darà. (Bonifacio di Magonza, Epist. ad Cutheb.)
SE LA FEDE E IN NOI CRISTO E IN NOI
Se la fede è dentro di te, dentro di te c`è Cristo che freme e si turba; poiché se la fede è in noi, Cristo è in noi. Lo attesta l`Apostolo: “Per mezzo della fede, Gesú Cristo abita nei nostri cuori” (Ef 3,17). Se la tua fede deriva da Cristo, Cristo è nel tuo cuore. Ricordatevi l`episodio del Vangelo, in cui si narra di Cristo che dormiva nella barca: i discepoli vedendosi esposti al pericolo di un imminente naufragio, gli si avvicinarono e lo svegliarono. Cristo si alzò, comandò ai venti e alle onde, subito si fece gran calma sul mare. Fai anche tu cosí. I venti entrano nel tuo cuore, come se tu navigassi in questa vita su un mare procelloso e pieno di scogli pericolosi: il vento entra, sconvolge le onde, e la tua navicella ne è quasi travolta. Chi sono questi venti? Ti è stata rivolta un`offesa e tu sei colto dall`ira: l`offesa è il vento, l`ira è l`onda travolgente. Sei in pericolo, perché ti prepari a rispondere, ti prepari a restituire l`offesa con un`altra piú grave, e già la tua nave si avvicina al naufragio. Sveglia a questo punto Cristo che dorme. Tu eri travolto dalle onde, stavi per rispondere con una ingiuria all`oltraggio che ti è stato fatto, perché Cristo dormiva sulla tua navicella. Il sonno di Cristo nel tuo cuore è l`oblio della fede. Infatti, se svegli Cristo, cioè se fai appello alla fede, che cosa ti dice Cristo, sveglio nel tuo cuore? Ti dice: Ho sentito i miei nemici dirmi: tu hai il demonio in corpo, e io ho pregato per loro. Il Signore sente l`offesa e la sopporta: il servo invece sente l`offesa e si indigna! Anzi, tu ti vuoi vendicare. Ma come? Io – continua Cristo nel tuo cuore – mi sono forse vendicato? Quando la fede parla cosí nel tuo cuore, è come se comandasse ai venti e alle onde: subito si fa una gran calma. (Agostino, Comment. in Ioan., 49, 19)
SIMBOLOGIA DELLA CHIESA
Il mare è il mondo, in cui la Chiesa, come una nave nelle onde del mare, è sbattuta dai flutti, ma non fa naufragio; perché ha con sé Cristo, il suo accorto timoniere. Ha anche nel centro il trofeo eretto contro la morte, la croce del Signore. La sua prora è Oriente, la poppa Occidente, la carena Mezzogiorno, i chiodi i due Testamenti, le corde son la Carità di Cristo che tiene stretta la Chiesa, il lino rappresenta il lavacro di rigenerazione che rinnova i fedeli. Il vento è lo Spirito che vien dal cielo, per il quale i fedeli son condotti a Dio. Con lo Spirito ha anche ancore di ferro nei precetti di Cristo. Né le mancano marinai a destra e a sinistra, poiché i santi angeli la circondano e difendono. La scala, che sale sull`antenna, è immagine della salutare passione di Cristo, che porta i fedeli fino al cielo. Le segnalazioni in cima all`antenna son le luci dei Profeti, dei Martiri, degli Apostoli, che riposano nel regno di Cristo. (Ippolito di Roma, De Christ. et antichr., 59)
IL CREATO SCRITTO DA DIO
“Il creato è scritto da Dio come un libro” dice S. Agostino. La creazione è un grande poema in cui Dio raccolta qualcosa su se stesso. Le meraviglie dell’universo chiedono all’uomo fondamentalmente due cose: 1° spalancare gli occhi per contemplare nella natura il volto di Dio. Deve per questo conservare o recuperare la capacità di contemplare e di ammirare. Ci vuole per questo lo sguardo trasparente e assetato del fanciullo che non si stanca di guardare. Giovanni della Croce portava i novizi a fare la meditazione nella foresta. Questa contemplazione del credente non né sterile estetismo: è uno sguardo che spinge al di là delle cose; entra in esse, ma solo per uscire fuori dall’altra parte, verso l’infinito. 2° l’uomo deve intonare la vita all’armonia e alla bontà del creato, per non essere nel concreto dell’universo una nota stonata. E poi “farci voce di tutto il creato”, assumendo le creature nella loro lode. Così in qualche modo egli solleva il mondo intero verso Dio. (M.Magrassi)
LA BARCA SCOSSA
Spesso la barca della nostra vita è scossa da piccole o grandi tempeste: inquietudini, progetti che non sembrano realizzarsi, difficoltà nei rapporti con gli altri disgrazie sopraggiunte. Certo, talvolta può venire il dubbio che Gesù si sia dimenticato di noi, stia “dormendo”; allora anche la nostra fede comincia a vacillare e sopraggiunge la disperazione. Occorre tuttavia domandarci: con quali occhi guadiamo gli avvenimenti della nostra vita, con quelli della fede oppure attraverso le lenti forniteci dalla mentalità circostante o dal nostro stesso orgoglio? Non sarà forse proprio una mancanza di fede quello che ci fa apparire tutto come una congiura ordita nei nostri confronti ed ogni difficoltà imprevista una montagna insormontabile? (Andrea Bellardi)
DIO IMPEGNA NELLA FEDE
La nostra fede in Dio non è né fuga, né disimpegno. Ci sarebbe da sospettare di una fede tranquilla, facile, senza difficoltà. La fede è impegno continuo, proprio perché crede, nonostante le tempeste in cui viene continuamente messa alla prova. Sarebbe una fede falsa quella che cercasse Dio solo come consolazione individuale o come soluzione diretta delle difficoltà nelle quali ci troviamo. Alla base di questa fede non ci sarebbe la disponibilità assoluta nei confronti di Dio, ma il tentativo di “utilizzare” Dio ai fini della nostra sicurezza.
Aver fede significa abbandonarsi a Dio, anche quando lui “dorme”, perché sappiamo che nessuna difficoltà può vincerci: Dio le ha già vinte. Questo però non ci isolerà dal mondo fino a saltare i problemi del mondo, perché sappiamo che il piano di Dio è quello di liberare il mondo dal male. E che in questo processo di liberazione il cristiano è chiamato a collaborare, lottando al suo fianco, prendendo sul serio i problemi del mondo, senza perdersi di coraggio. (Messalino ldc)
L’UNICA VERA NOVITA
Sempre, ma particolarmente nel nostro tempo, l’uomo rincorre la novità, anela a ciò che è nuovo, considerando il passato un legame da cui liberarsi per poter andare incontro al futuro. Naturalmente però la novità, così ardentemente desiderata, appare solo un rivestimento modernizzato di usi, abitudini, comportamenti vecchi quanto il mondo, cosicché viene alla mente l’immagine evangelica della pezza nuova sul vestito vecchio. La vera ed unica novità sta da un’altra parte: è Cristo, l “uomo nuovo”, che abbraccia in sé passato, presente e futuro. Soltanto appartenendo a lui l’uomo incontra e sperimenta la vera novità e diventa lui stesso una nuova creatura. (Andrea Bellardi)
INTERROGATIVI
La nostra società è piena di angosce e di paure; alcuni hanno anche terrore di Dio. Ma se Gesù domina il mare della paure umane, come può il vero credente, che vive in pace con Dio, essere nell’angoscia ? Talora sembra che Cristo dorma, mentre infuria su di noi la tempesta. Quale fede ci vuole per restare sereni nelle difficoltà molto gravi? Fin dai primi tempi si è pensato che la barca rappresenti la Chiesa, spesso sballottata dalle persecuzioni e dalle crisi. Abbiamo sempre la certezza che, nonostante tante difficoltà, Cristo, anche quando sembra assente, guida con sicurezza la Chiesa?
PREGHIERA (pregare la parola)
•Tu sei colui cui la storia obbedisce, che tiene sul palmo le sorti del mondo. Riconosciamo che tu sei il Signore, Gesù potente presenza del Padre. Non il timore ci spinge a lodarti, ma la certezza di te che riempi ogni spazio e ogni tempo dell’uomo, che vieni a incontralo nella tempesta, lo attendi, da amico, nell’ora più buia per rinnovare il grande prodigio della vittoria sul male e sulla morte. (Suore Clarisse)
•Dacci la forza di metterci in mare, con te, nostro amico; di credere che il tuo dormire nel nostro pericolo è il tuo vegliare sul nostro cuore; che anche se dormi non ci abbandoni, che nulla a te di noi è nascosto, che provi i tuoi servi per renderli svegli al tuo risvegliarti. Signore del mare e del vento, che plachi ogni affanno e riporti bonaccia all’inquieto sospiro dei figli che ami. (Suore Clarisse)
•Coloro che solcavano il mare sulle navi e commerciavano sulle grandi acque, videro le opere del Signore, i suoi prodigi nel mare profondo. Egli parlò e fece levare un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti. Salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; la loro anima languiva nell`affanno. Nell’angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. Ridusse la tempesta alla calma, tacquero i flutti del mare. Si rallegrarono nel vedere la bonaccia ed egli li condusse al porto sospirato. Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi a favore degli uomini. (Dal Salmo 106)
•Quando del mare l`onde s`agitarono e la barca sballottata si affondava, tu le rimbrottasti, ed esse tacquero; le onde minacciose si placarono. Come già a Pietro, tendimi la mano (cf. Mt 14,31) per ritrarmi dall`onde del maligno affinché l`onda agitata del peccato in sé non mi affoghi. (Nerses Snorhalí, Jesus, 446-447)
•Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose. Tu sei forte, tu sei grande, tu sei altissimo, tu sei re onnipotente, tu, Padre santo, re del cielo e della terra, tu sei trino e uno…, tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero. Tu sei amore e carità, tu sei speranza, tu sei bellezza, tu sei sicurezza, tu sei quiete. Tu sei protettore, tu sei custode e nostro difensore. Tu sei la nostra fede. Tu sei la nostra vita eterna, grande ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Signore. (S. Francesco d’Assisi)
•O Padre, che governi il creato con forza e sapienza e mostri in Gesù, tuo diletto Figlio, la potenza misteriosa della tua opera, fa che ci apriamo alla conoscenza di Cristo Salvatore, perché procediamo senza paura fra le tempeste di questo mondo certi della tua presenza che ci libera dal male, che ci invita alla fede e all’abbandono a lui, per giungere sicuri alla riva beata della patria eterna. (Suore Clarisse)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Nei momenti difficili della vita teniamo salda la certezza, che Dio è presente nelle tempeste.