Marco 8, 27-35: In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatesi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuoi venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 8, 27-35
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell`uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà”.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
A metà del Vangelo di Marco il racconto giunge ad un punto culminante: i discepoli riconoscono nel loro Maestro il Messia e Gesù annunzia la sua passione e la necessità per i discepoli di seguirlo per la via della croce.
CESAREA DI FILIPPO (27)
Gesù è passato da Betsaida, cittadina posta sulla riva occidentale del lago e patria di Pietro, Andrea e Filippo, dove aveva ridato la vista a un cieco (7, 22-26). Cesarea, costruita dal tetrarca Filippo era situata a 40 chilometri da Betsaida, all’estremo limite settentrionale della Palestina, ai confini col mondo pagano. E’ alle frontiere del mondo dei credenti che Pietro proclama la sua fede in Gesù Messia.
CHI DICE LA GENTE (28)
Gesù, approfittando di una pausa del viaggio, prende l’iniziativa e rivolge due domande ai discepoli, prima chiede loro che opinione ha la gente di lui.
ALCUNI (28)
Tre erano le opinioni che si erano diffuse nel popolo nei primi tempi della missione di Gesù e che perduravano ancora nonostante i miracoli compiuti da Gesù; e i discepoli le riferiscono a Gesù. Alcuni pensavano che fosse Giovanni il Battista, altri Elia, del quale Malachia aveva annunziato il ritorno prima del giorno del Signore (3, 23), altri un semplice profeta.
E VOI (27)
A Gesù interessa l’opinione degli Apostoli. Non è sull’opinione spontanea della folla che Egli conta ma sulla convinzione dei discepoli che saranno i futuri evangelizzatori.
TU SEI IL CRISTO (29)
Gesù non è solo quello che appare, un carpentiere divenuto rabbi, ma molto di più e gli Apostoli hanno ormai intravisto parte del suo mistero. Pietro si fa portavoce dei dodici e dice che loro hanno capito che è il Cristo, il Messia promesso. Cristo è la parola greca che traduce l’ebraico “mashiah”, Messia, e che in italiano significa “unto”, “consacrato”. Marco, che scrive in greco, usa la parola “ Chistòs” cinque volte: 1, 1; 8, 29; 12, 35; 14, 61; 15, 32. Con la sua risposta Pietro identifica Gesù con l’atteso di Israele, ma non ancora col Messia che deve morire per l’umanità o col Figlio di Dio. Alla comprensione sempre più profonda di lui gli Apostoli arriveranno in seguito.
E IMPOSE (30)
Questo divieto di non parlare è caratteristico del vangelo di Marco. Gesù non vuole presentarsi apertamente come Messia per non creare confusioni; solo quando avrà ben spiegato quale Messia egli sia permetterà che i suoi lo annunzino come tale.
INSEGNAR LORO (31)
Il riconoscimento di Gesù come Messia da parte di Pietro è il culmine della prima parte del Vangelo di Marco. Ora l’annunzio ha un orientamento nuovo e Gesù prepara i suoi alla prova sconvolgente della sua morte. Per tre volte Gesù annunzia la sua Passione e Risurrezione: 8, 31-32; 9, 30-31; 10, 32-34. Anche in Matteo e Luca troviamo tre annunzi simili. In termini netti e chiari Gesù spiega che il Messia che vuole essere è in netto contrasto col Messia atteso dai Giudei.
IL FIGLIO DELL’UOMO (31)
Nei Vangeli questa espressione per indicare il Messia appare sempre in bocca a Gesù e fa riferimento alla profezia di Daniele 7, 13.
DOVEVA (31)
Il dovere sta nella necessità di conformarsi alle Scritture. Gesù non può rifiutarsi di fare quanto Dio ha stabilito nei suoi riguardi e rivelato per mezzo dei suoi profeti e in particolare nel carme del “Servo di Javhè” (Isaia 53), la sua volontà infatti è sempre legata a quella del Padre, alla quale si sottomette volentieri.
SOFFRIRE (31)
Gesù preannunzia la sua passione, morte e risurrezione. Gli anziani sono i 71 membri del Sinedrio, la dicitura “dopo tre giorni” è propria di Marco, che calcola come un giorno anche le poche ore del venerdì e della domenica. La parola “risuscitare” non esiste né in ebraico né in greco e la Bibbia parlando di risurrezione usa o “alzarsi” o “risvegliarsi”.
PRESE IN DISPARTE (32)
Pietro ha il primo posto sia nella proclamazione di fede che nell’incomprensione. Spontaneamente Pietro si scandalizza e si ribella alle parole di Gesù e tenta di dissuaderlo dal procedere per la via annunziata.
GUARDANDO I DISCEPOLI (33)
La risposta di Gesù è per Pietro, ma anche per i discepoli e nel dare una lezione a Pietro vuole che tutti capiscano.
LUNGI DA ME (33)
“Lungi da me” significa “ riprendi il tuo posto di discepolo” e quindi “seguimi come io indicherò” (vedi versetto 34). “Satana” significa “avversario” e “tentatore”. Pietro rifiutandosi di entrare nelle prospettive di Gesù diventa “avversario “ di Cristo. Così tutti gli uomini, quando si chiudono nel proprio modo di pensare diventano avversari di Cristo.
LA FOLLA (34)
L’insegnamento successivo probabilmente è stato impartito da Gesù in altra circostanza; espressioni simili infatti le troviamo in Luca e Matteo anche in altri contesti (es. Lc 12, 9; Mt 10, 33.38). Le sentenze sono inserite qui forse per la stretta affinità tra i patimenti di Cristo e i sacrifici richiesti ad ogni seguace.
RINNEGHI (34)
La condizione prima del cristiano è quella di seguire Cristo, fino al sacrificio di se stessi attraverso l’imitazione del suo esempio. La metafora “portare la croce” doveva essere conosciuta, perché il supplizio della croce era applicato dai Romani in ogni parte dell’impero.
SALVARE LA PROPRIA VITA (35)
La parola greca “psiche” è usata qui con due significati, prima di “persona” poi di “vita eterna”. E il significato dell’espressione è: “Chi rimane attaccato alla propria persona e non è disposto a seguire Cristo fino al sacrificio estremo della propria vita, sarà escluso dalla vita eterna, dalla salvezza.”
CHE GIOVA (36)
Nei versetti 36 e 37 “vita” ha il significato di “vita eterna” e il senso della sentenza è il seguente: “ A confronto della vita eterna il mondo intero con le sue ricchezze e le sue gioie non è nulla”.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
CRISTO
Tutti i commentatori del Vangelo di Marco sottolineano la particolare importanza che ha questa pagina (8, 27-35) nel piano teologico dell’opera. Quel Cristo, che finora ha nascosto la sua segreta e profonda identità e il suo mistero, lascia ora balenare un lineamento luminoso della sua fisionomia. Ed è Pietro a svelare questo tratto rispondendo: “ Tu sei il Cristo”. Questo termine è di origine greca e deriva dal verbo chrio, che significa “ungere”: Cristo è l’unto e, dato che unti col balsamo erano i re e i sacerdoti, il vocabolo può essere meglio reso con la parola “consacrato”. In ebraico, “unto”, “consacrato”, si dice “mashiah”, donde il nome “Messia”. Da titolo generico, “Cristo” nel nuovo Testamento diverrà nome proprio di Gesù perché la comunità delle origini vedrà in lui il Messia sperato da Israele. E come ci ricordano gli Atti degli Apostoli (11, 26) sarà ad Antiochia che per la prima volta i seguaci di Gesù verranno chiamati “cristiani” probabilmente da parte dei pagani perché gli Ebrei li definivano “Nazareni”, mentre tra loro i cristiani si interpellavano come “ fratelli, santi, discepoli”. Lo storico romano Svetonio sembra approssimativamente confermare la definizione di Antiochia quando afferma che il loro animatore era un tale “Cresto”. Nella prima lettera di Pietro ormai “cristiano” è un titolo portato gloriosamente: “ Se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; glorifichi anzi Dio per questo nome” (4, 16). Abbiamo parlato di svolta nella rivelazione del mistero di Gesù. Svolta insufficiente però, perché in Israele il Messia era una creatura umana pur alta. Sarà sulla croce che si svelerà in pienezza il volto di Gesù Cristo, allorché il centurione romano esclamerà: “ Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”. (Marco 15, 39) (G. Ravasi)
LA PROFEZIA DEL SERVO
Questo disegno divino di salvezza attraverso la messa a morte del Servo, il Giusto, era stato anticipatamente annunziato nelle Scritture come mistero di redenzione universale, cioè di riscatto che libera gli uomini dalla schiavitù del peccato. San Paolo professa, in una confessione di fede che dice di aver “ricevuto” che “ Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture” (1 Cr 15, 3). La morte redentrice di Gesù compie in particolare la profezia del Servo sofferente. Gesù stesso ha presentato il senso della sua vita e della sua morte alla luce del servo sofferente. Dopo la Risurrezione, Egli ha dato questa interpretazione delle Scritture ai discepoli di Emmaus, poi agli stessi Apostoli (CCC 601). I Carmi del “Servo di Javhé” hanno detto in anticipo che è per la via paradossale della sofferenza, e per di più di una sofferenza innocente, che il Servo diventa mediatore di salvezza. Quando però si vede che lo scacco apparente del dolore di fatto assicura il successo del piano divino, lo scandalo cede il posto alla meraviglia. (M. Magrassi)
LO SCANDALO DELLA CROCE
Nulla di bello e di grande nasce a questo mondo senza sacrificio. La nostra stessa vita, nei momenti cruciali destinati a segnare una svolta, esige impegno e talora anche eroico. La nostra pusillanimità ci spinge a tirarci indietro: ma in tal caso rischiamo di diventare degli esseri mancati. La reazione negativa di Pietro davanti alla rivelazione di Gesù incarna quella degli uomini di tutti i tempi di fronte al mistero della croce. Gesù dice con parole forti che questa reazione viene da satana. Infatti il centro focale della fede è proprio questo: credere alla gloria del Figlio e insieme accettare l’ignominia della Croce. Il mistero della sua persona sta nella sintesi di questi due elementi. Paolo dice bene che bisogna “conoscerlo crocifisso” (1 Cor 2, 2). Finché non si è capito ed accettato questo l’adesione a Cristo rimane fragile e inconsistente. (Mariano Magrassi)
LA CROCE COME LUOGO DI SALVEZZA
La croce è il luogo della salvezza del mondo, il modo con cui il Padre ha redento l’umanità. Si è identificata la croce con la sofferenza; essa richiede il sangue e il sacrificio. Per i cristiani di oggi significa morte, martirio, supplizio e perciò viene rifiutata o per lo meno sfuggita. Per i primi cristiani, invece, la croce era il luogo della gloria e della manifestazione di Dio. Paolo parla chiaramente di glorificazione: “ non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo (Gal 6, 1-4) La croce ha forse un senso diverso da quello che noi abitualmente le diamo. Paolo dichiara che il suo Vangelo è l’annunzio di “ Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1 Cor 1, 23). Gesù Cristo nel Vangelo di Marco accetta di essere riconosciuto come Dio dal centurione, quando muore in croce: “ Veramente costui era Figlio di Dio”. (Mc 15, 39) Cos’è allora la croce? Ciò che fa soffrire non è tanto la sofferenza, ma la solitudine in cui ci troviamo, perché siamo scappati da noi stessi e siamo scappati da Dio. La croce invece ci “inchioda” a noi stessi, ci lega alla realtà, ci unisce a Dio. Accettare la croce della nostra vita significa accettare quella parte di noi che non vorremmo avere, ma che è invece la nostra realtà. E’ la nostra povertà che non vogliamo riconoscere, mentre in essa Dio vuole mettere la salvezza. Accettare la croce significa morire, ma è la morte di quanto in noi non è vero, anche se sembra nostra forza. “Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà “ (Mc 8, 35). (Arrigo Chieregati)
LE OPERE DELLA FEDE
Giacomo dice che una fede che si riducesse a pura enunciazione verbale, recitazione vuota di parole non sarebbe certo una fede che salva. E intende dire che la fede è un atteggiamento globale e complesso della persona. Afferma, quindi, un’unione inseparabile tra la fede e l’agire dell’amore umano. Una certa tradizione popolare ha, a volte, separato la fede, la speranza e la carità, come se si trattasse di tre momenti separati o separabili. Fede, speranza e carità, invece, sono tre dimensioni dello stesso atteggiamento fondamentale, tre aspetti di un stesso atto vitale.(A Bonora) Per tradursi in azione la fede si incontra inevitabilmente con il sacrificio. Per esser coerente esigerà la morte del nostro egoismo, la rottura con il mondo che si oppone al Vangelo, talora il sacrificio di ciò che ci è di più caro al mondo. E’ morta una fede che non è pronta a soffrire. Contro le ragioni di Dio non vale opporre le ragioni degli uomini. Al di fuori di una prospettiva di fede questo sarà sempre “scandalo e follia”, ma per chi crede è “sapienza e forza di Dio”. (1 Cor 1, 19-25) (M. Magrassi)
LE DUE NATURE DI CRISTO
A proposito di questa unità della persona da intendersi nelle due nature, si legge che il figlio dell`uomo è disceso dal cielo, quando il Figlio di Dio assunse carne dalla Vergine da cui nacque. E si dice ancora che il Figlio di Dio fu crocifisso e sepolto, per quanto egli abbia sofferto tutto ciò non nella sua divinità, per la quale l`Unigenito è coeterno e consustanziale al Padre, ma nella debolezza della natura umana. Per questo tutti professiamo nel Simbolo che l`unigenito Figlio di Dio fu crocifisso e sepolto, secondo quanto dice l`Apostolo: “Se infatti lo avessero saputo, non avrebbero mai crocifisso il Signore della maestà” (1Cor 2, 8). E lo stesso Signore nostro e Salvatore, volendo ammaestrare nella fede i suoi discepoli, li interrogò chiedendo loro: «La gente chi dice che sia io, Figlio dell`uomo?». E avendo quelli riferito alcune opinioni altrui, disse: «Ma voi, chi dite che io sia?». Chi dite che sia io, proprio io, che sono figlio dell`uomo, che voi vedete in condizione di schiavo, in una carne vera? E allora san Pietro divinamente ispirato, per giovare con la sua professione a tutte le genti disse: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16). E ben giustamente il Signore lo proclamò beato e a buon diritto dalla pietra angolare (Cristo) egli derivò la forza e il nome, perché per divina rivelazione egli lo proclamò messia e insieme Figlio di Dio. Accettare una di queste due realtà senza l`altra, nulla avrebbe giovato alla salvezza, ed era ugualmente pericoloso credere che il Signore Gesú Cristo fosse solamente Dio e non uomo, o solo uomo e non Dio… La Chiesa cattolica vive e cresce in questa fede: in Gesú, non crede all`umanità senza vera divinità, e neppure alla divinità senza vera umanità. (Leone Magno, Epist. 28, ad Flav.)
MORTE PREZIOSA
Per tutti quelli che muoiono professando la fede in Cristo anche senza aver ricevuto il lavacro della nuova vita, tanto vale ciò, a cancellare i loro peccati, quanto il lavacro del sacro fonte battesimale. Infatti colui che ha detto: “Se qualcuno non sarà nuovamente nato dall`acqua e dallo Spirito Santo, non entrerà nel regno dei cieli” (Gv 3,5) ha fatto per loro un`eccezione affermando, in senso non meno generale: “Chi mi confesserà davanti agli uomini, anch`io lo confesserò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10,32); e in un altro luogo: “Chi perderà la sua anima per me, la troverà” (Mt 16,25). Ecco perché sta scritto: “Preziosa è agli occhi del Signore la morte dei suoi santi” (Sal 115,15). Cosa infatti è piú prezioso della morte per la quale tutti i delitti vengono rimessi e i meriti aumentano a cumuli? (Agostino, De civit. Dei, 13, 7)
IL MOTIVO DELLA SOFFERENZA DI GESU
«Chi vuol venire dietro a me»: cioè chiunque, uomo, donna, re, schiavo, s’incammini per questa via. E sembra esprimere qui una sola cosa, ma in realtà ne dice tre: «rinunzi a se stesso», «e prenda la sua croce», «e mi segua». Le prime due esortazioni sono congiunte, mentre la terza è proposta indipendentemente. Esaminiamo dapprima cosa vuol dire rinunziare a se stessi. …..che non facciamo piú caso né risparmiamo il nostro corpo. Cosí quand`anche fosse flagellato, trafitto, gettato nelle fiamme, o dovesse sopportare qualunque altro tormento, noi non dovremmo avere riguardo né compassione per le sue sofferenze….non aver niente a che vedere e fare con se stessi, ma abbandonarsi ai pericoli e alle lotte, senza avere reazioni come se fosse un altro a soffrire. E non dice: neghi, ma «rinneghi», rinunzi, manifestando, mediante questa piccola aggiunta, l`estremo grado del rinnegamento. «E prenda la sua croce». Si tratta di un`ulteriore conseguenza della rinunzia a sestessi. Affinché non si creda che tale rinunzia consista semplicemente nel subire ingiurie e oltraggi a parole, il Signore sottolinea fin dove dobbiamo spingere il nostro rinnegamento: sino alla morte, e a una morte infamante. Non dice perciò: rinneghi se stesso sino alla morte, ma «prenda la sua croce», dichiarando apertamente di quale morte ignominiosa si tratti, e che si deve fare ciò non una o due volte, ma tutta la nostra vita. Porta ovunque e sempre con te questa morte – egli dice in altri termini – e ogni giorno sii pronto a lasciarti uccidere. Molte persone infatti hanno disprezzato le ricchezze, i piaceri e la gloria, ma non hanno superato il timore dei pericoli e della morte. Io voglio invece – continua Cristo – che il mio discepolo, il mio atleta lotti sino al sangue e affronti combattimenti fino alla morte. Se è necessario pertanto subire la morte e la morte piú vergognosa ed esecrabile, anche per un ingiusto sospetto, tutto devi sopportare coraggiosamente e, ancor piú, rallegrarti per questo. «E mi segua». Può accadere, infatti, che colui che soffre, non segua Cristo, in quanto non soffre per lui. Perché allora nessuno pensi che basti semplicemente soffrire, Gesú sottolinea in particolare quale deve essere il motivo delle nostre sofferenze. Qual’ è? Che si faccia ogni cosa e si soffra, seguendo lui; che tutto si sopporti per amor suo e che si mettano in pratica anche le altre virtù. (Giovanni Crisostomo, Comment. in Matth., 55, 1 s.)
FEDE E SEMPLICITA
E` cosí che Abramo fu chiamato e uscí alla sequela di Dio: egli non si fece giudice della parola rivoltagli e non si sentí impedito dall`attaccamento alla razza e ai parenti, al paese e agli amici, né da altri vincoli umani; ma appena intese la parola e seppe che era di Dio, l`ascoltò semplicemente e, in spirito di fedeltà, la ritenne veritiera; disprezzò tutto e uscí con la semplicità della natura che non agisce con astuzia e per il male…Dio non gli rivelò qual fosse questo paese per far trionfare la sua fede e mettere in risalto la sua semplicità; e quantunque sembri che lo conducesse al paese di Canaan, gli prometteva di mostrargli un altro paese, quello della vita che è nei cieli, secondo la testimonianza di Paolo: “Egli aspettava la città dalle solide fondamenta, il cui architetto e cosrtuttore è Dio” (Eb 11,10). E ha detto ancora: “E` certo che ne desideravano una migliore del paese di Canaan, cioè quella celeste” (Eb 11, 16). E per insegnarci chiaramente che quello che egli prometteva di mostrare ad Abramo non era il paese della promessa corporale, Dio lo fece dimorare ad Haran dopo averlo fatto uscire da Ur dei Caldei, e non lo introdusse nel paese di Canaan subito dopo la sua uscita; e affinché Abramo non pensasse aver inteso l`annuncio di una ricompensa e non uscisse per questa ragione secondo la parola di Dio, non gli fece conoscere fin dall`inizio il nome del paese dove lo conduceva. Considera perciò quella uscita, o discepolo, e sia la tua come quella; non tardare a rispondere alla viva voce di Cristo che ti ha chiamato. Là, egli non chiamava che Abramo: qui, nel suo Vangelo, egli chiama e invita a uscire alla sua sequela tutti quelli che lo vogliono, invero, è a tutti gli uomini che egli ha rivolto la sua chiamata quando ha detto: “Chi vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16, 24; Mc 8, 34; Lc 9, 23); e mentre là non ha scelto che Abramo, qui, invita tutti a divenire simili ad Abramo. (Filosseno di Mabbûg, Hom., 4, 75 s.)
DIO ANCHE PRIMA DELLA VITA
“Chi vorrà salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia la salverà” (Mc 8, 35). E` come se si dicesse al contadino: Se tu serbi il tuo grano lo perdi; se invece lo semini, lo rinnovi. Chi ignora, infatti, che il grano, una volta seminato sparisce alla vista e muore sotto terra? Ma proprio perché marcisce nella polvere, vigoreggia poi rinnovato! Per la Chiesa, vi è un tempo di persecuzione e un tempo di pace; e il Redentore dà precetti diversi a seconda dei vari tempi. In tempo di persecuzione, ordina di dare la propria vita; in tempo di pace, impone di dominare quei desideri terreni che piú si rivelano prepotenti in noi. Ecco perché, anche oggi dice: “Che giova all`uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mc 8,36; Mt 16,26). Quando cessa la persecuzione da parte dei nemici, è tempo di custodire piú attentamente il cuore. Infatti, in tempo di pace, quando ci è concesso un quieto vivere, ci assalgono desideri smodati. E` questo stato di avarizia che va tenuto a freno con l`attenta considerazione della condizione di colui che viene assalito. In effetti, a che pro dovrebbe insistere nell`ammassare, chi di per sé non può rimanere quaggiú ad ammassare? Consideri perciò ognuno la propria durata e si accorgerà che gli può bastare senz`altro il poco che possiede! O ha paura, per caso, che lungo il cammino della vita gli venga a mancare il sostentamento? La brevità del cammino è però un rimprovero ai nostri desideri a lungo termine; è inutile, infatti, caricarsi di molte provviste, quando la meta cui si tende è vicina! Spesso capita che ci è facile aver ragione dell`avarizia, mentre ci arrestiamo poi davanti ad un altro ostacolo, trascurando in pratica l`impegno verso la perfezione. Ci lasciamo vincere dal rispetto umano, che ci impedisce di esprimere con la voce la rettitudine che sentiamo nell`intimo. In tal modo, di tanto trascuriamo gli interessi di Dio, con la difesa della giustizia, di quanto cediamo alla mentalità degli uomini, contro ogni giustizia. Ma anche per questo malanno, il Signore suggerisce il rimedio appropriato, quando dice: “Chiunque si vergognerà di me e delle mie parole [davanti a questa generazione adultera e peccatrice], anche il Figlio dell`uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi” (Mc 8, 38). (Gregorio Magno, Hom. in Ev., 32, [4] 5)
INTERROGATIVI
Gesù ripete ancora a noi la domanda “ Voi chi dite che io sia”? Chi è per noi il Cristo? Il servo di Javhè da vero discepolo del Signore per restare fedele alla sua missione si è scontrato con tutte le forme dell’odio e della persecuzione. Confrontiamo la nostra coerenza con la sua. Quando suona per noi l’ora di portare la croce, sappiamo rivolgerci a Dio per attingere la forza di associarci alla passione di Cristo? Giacomo ci ricorda che una fede incapace di trasformare il cuore e che non si manifesta con atti di amore sarebbe una fede senza valore, morta. Che ne penso?
PREGHIERA (pregare la parola)
•Padre, conforto dei poveri e dei sofferenti, non abbandonarci nella nostra miseria: il tuo Spirito Santo ci aiuti a credere con il cuore, e a confessare con le opere che Gesù è il Cristo, per vivere secondo la sua parola e il suo esempio, certi di salvare la nostra vita solo quando avremo il coraggio di perderla. (Colletta 24 perannum B)
•“Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta” (1 Sam 3, 10), aprimi orecchie e cuore, entra misteriosamente ma realmente nella mia vita, tu, Parola di vita, perché possa comprenderla fino in fondo, sia capace di donarmi totalmente a te nella fede, sia deciso a seguire sempre te, che vai al Golgota, portando la mia croce, certo che, perdendo, dietro a te, la mia vita, io la salverò.
•Signore, tu sei al di là dei nostri schemi logici, delle nostre misure, delle nostre sicurezze, ma è solo sulla tua parola che troviamo salvezza e vita eterna. Camminando dietro a te, Gesù potremo scoprire come è vero che sei tu a salvarci, perché chi segue te “non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. (Gv 8, 12) (Suore Serve di Maria)
•Tu stendi dall’alto la tua mano, mi prendi e mi sollevi alle onde amare del dolore; mi liberi dai nemici potenti che mi odiano ed essendo più forti di me, mi inducono a disperare nella prova perché la mia vita vada in perdizione. Ma tu, Signore, sei il mio sostegno, mi porti al largo, mi liberi, perché vuoi veramente il mio bene. (Salmo)
•Signore Gesù, anche oggi ci chiedi: Chi dite che io sia? Chi sono io per voi? Davanti a un mondo che preferisce promesse illusorie, ti professiamo Figlio di Dio e Salvatore dell’uomo. Chi seguiremo, Signore, senza essere ingannati? Tu solo hai parole di vita eterna.
•Ti crediamo risorto e vivo oggi come ieri, e siamo certi: tu vivi in noi con il tuo Spirito. Concedici di conoscerti veramente per mezzo della fede e dell’amicizia; e fa che, amando i fratelli, ci dedichiamo all’affascinante compito di amarti appassionatamente.
•Ti benediciamo, Padre, perché Cristo ci insegnò il cammino che dalla morte porta alla vita. Con il suo esempio ci mostrò la via della sequela, essendo stato il primo nella scelta totale del regno, offrendosi di dare la vita per guadagnarla. Se camminiamo con lui, Cristo ci vuole liberi per amore.
•Aiutaci, Padre, a far nostri i criteri e gli insegnamenti di Gesù, per liberarci dal nostro io meschino e sterile. Attraverso la sua parola e il suo esempio comprendiamo che la misura della nostra libertà è la capacità di amare e di ascesi evangelica. Signore, aiutaci con la tua grazia. (Preghiere di Basilio Caballero)
•Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo; tu sei il rivelatore di Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura, il fondamento di ogni cosa; tu sei il maestro dell’umanità, tu sei il redentore: tu sei nato, sei morto, sei risorto per noi, tu sei il centro della storia del mondo; tu sei colui che ci conosce e ci ama; tu sei il compagno e l’amico della nostra vita.. (Paolo VI)
•Tu sei il nostro salvatore, tu sei il nostro supremo benefattore; tu sei il nostro liberatore, tu ci sei necessario, per essere uomini degni e veri nell’ordine temporale, e uomini salvi ed elevati all’ordine soprannaturale. (Paolo VI)
•Signore Gesù, tu ci hai avvisati che per essere tuoi discepoli bisogna prendere la stessa tua via, quella del Calvario, e portare la nostra croce come tu hai portato la tua. Un mistero che noi non possiamo accettare se non spinti da un grande amore per te e per i nostri fratelli. Donaci l’abbondanza di questo amore, insieme al Padre e allo Spirito Santo. (Ch. Berthes)
•O dolce Madre del Figlio di Dio, presso di te noi cerchiamo rifugio; Vergine santa proteggi i tuoi figli e rendi pura la nostra preghiera. Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te; tu sei l’esultanza degli angeli, sei la Vergine madre, la gioia dei profeti, tu per l’annunzio dell’angelo generasti la gioia al mondo, il tuo creatore e Signore. Gioisci perché fosti degna di essere la Madre di Cristo.
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Se vogliamo andare dietro Gesù, rinneghiamo noi stessi, prendiamo la nostra croce e seguiamolo.