Poco illustre parroco, […]
Confessi che con coraggio, che lei ha fatto quel funerale perché gli hanno dato un sacco di soldi […] Non può essere diversamente. […] Lei è colluso.
Lettera non firmata
Altrettanto illustre signore,
Giacché Lei non è il solo che mi ha accusato di aver intascato tanti soldi dai Casamonica, e, come altri, ha lanciato le sue insinuazioni nascondendosi nell’anonimato, mi permetta di non essere troppo diplomatico nella risposta.
Le dirò anche che qualcuno è giunto a sparare che avrei intascato 100 mila euro; qualche altro addirittura 500 mila! Ci creda o no, l’offerta fatta è stata di 50 (cinquanta) euro.
Ma certe pessime illazioni sono rivelatrici. Le aggiungo quello che mi ha scritto un amico psicologo, pensando che fossi in chissà quali ambasce. Benché non glielo abbia chiesto, mi ha fatto piacere ricevere il testo seguente:
«Se un individuo pensa che una “x” persona abbia lucrato chissà quanti soldi per un servizio reso […] che a suo giudizio non valeva una somma spropositata:
a) non è affatto sicuro che la persona accusata abbia preso quei soldi;
b) ma è certamente sicuro che se fosse capitato a lui di fare quel servizio, quei soldi li avrebbe accettati senza scrupolo alcuno».
Insomma, se non interpreto male, quell’accusa al parroco è una confessione, come se dicesse: “Siccome io li avrei presi, certamente li ha presi anche lui!”. Tiri lei le conclusioni.
PS. [mi scuso di aver tagliato la sua lunga lettera perché i vocaboli usati sono alquanto ributtanti, segno di un vocabolario decisamente fuori dei normali percorsi!]