Luca 21, 25-28.34-36: 25 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28 Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. 34 State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; 35 come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36 Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 21, 25-28.34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l`attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell`uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell`uomo». (Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Inizia con la prima domenica di Avvento l’anno liturgico C, che ha come vangelo base Luca. Il Vangelo di Luca è un libro di 24 capitolo scritto da questo evangelista, autore anche degli Atti degli Apostoli. Luca, di cui parla Paolo in Colossesi 4, 14, era probabilmente un medico, che ha scritto verso gli anni 80-85 questo vangelo, forse in Grecia, per cristiani di cultura greca. La sua è un’opera storica, secondo i canoni della storia dei suoi tempi. La prima preoccupazione di Luca non è di scrivere una cronaca dei fatti, ma di proclamare la storia della salvezza, decifrando gli avvenimenti alla luce di tale storia.
La pericope scelta dalla liturgia odierna fa parte di un blocco di una trentina di versetti del capitolo 21, detti “discorso escatologico” (21, 5-37), scritto con stile apocalittico. La liturgia ci ha già proposto alcuni versetti del discorso escatologico di Marco nella 33 settimana dell’anno B. Lo stile apocalittico ha avuto inizio dopo la caduta del Regno di Giuda. Ha avuto un grande sviluppo nel periodo della persecuzione di Antioco IV Epifane nel secondo secolo avanti Cristo; la decadenza dello stile avviene nel 300, ma gli ultimi testi sono del nono secolo d. C.. Nella Bibbia troviamo brani specialmente in Ezechiele (38-39), in Isaia (24-27), in Zaccaria (9-14), in Daniele, nell’Apocalisse. Molto diffuso è lo stile fuori della Bibbia. Nell’apocalittica predominano simboli, sogni, visioni, sconvolgimenti cosmici, esseri fuori della normalità, colori, numeri, che rimandano a significati allora ben conosciuti. Quanto alla composizione del discorso escatologico di Marco si possono fare varie supposizioni. Una è la seguente: Gesù, al termine della sua attività, nella prospettive della fine imminente, ha rivolto ai discepoli in una specie di discorso di addio, alcune istruzioni e raccomandazioni. Marco, prendendo le parole di Gesù ha elaborato l’attuale discorso ispirandosi a modelli dell’apocalittica giudaica e scrivendolo quindi in stile apocalittico. Luca nel comporre la sua versione del discorso escatologico segue da vicino Marco, ma all’occasione sopprime o aggiunge, sposta o ritocca alcuni elementi del discorso; inoltre storicizza l’apocalittica, così nel suo testo si possono con più chiarezza notare, dopo una questione introduttoria (ammirazione del tempio, dichiarazione di Gesù della fine e domanda dei discepoli: 5-7), tre fasi:
1° Distruzione di Gerusalemme preceduta da segni ammonitori (falsi profeti, guerre, persecuzioni) (8-24),
2° Fine del mondo, preceduta da segni ammonitori (angoscia di popoli, forze del cielo sconvolte),
3 ° Tempo della Chiesa, con indicazioni sul come comportarsi (34-36). La nostra pericope presenta le ultime due fasi
SEGNI NEL SOLE (25)
Marco introduce l’avvenimento finale con l’espressione “in questi giorni” (13.24), che Luca lascia cadere per far intendere che ciò che sta dicendo non avviene subito dopo la caduta di Gerusalemme, ma in un tempo avvenire remoto. I segni che precedono la fine sono: sconvolgimento del creato e angoscia di popoli, ma le immagine presentate fanno parte del classico apparato scenico apocalittico e non sono una esatta predizione di avvenimenti futuri, ma sono simbolo della solennità terribile dell’ultimo intervento di Dio in Cristo.
UOMINI MORIRANNO (26)
Gli ultimi avvenimenti con il giudizio finale interessa gli uomini e saranno un dramma umano.
LE POTENZE DEI CIELI (26)
L’Apocalisse dirà che ci saranno “cieli nuovi e una terra nuova in cui abita la giustizia”.
IL FIGLIO DELL’UOMO (27)
Il Cristo glorioso della Parusia è presentato come il “Figlio dell’uomo” di Daniele 7, che riunisce in sé il popolo di Dio e riceve da Dio ogni potere.
ALZATEVI E LEVATE IL CAPO (27)
Gesù invita alla speranza. Gli avvenimenti finali saranno anche terribili, ma i credenti non devono temerli, perché questi segni annunziano la vittoria del Signore e la loro personale liberazione.
VOSTRA LIBERAZIONE (27)
L’avvento del Figlio dell’uomo sarà discriminatorio: condanna per gli uni, salvezza per gli altri e per i credenti segnerà la redenzione definitiva.
DAL FICO (29-33)
La liturgia oggi salta la parabola del fico che germoglia. Questa parabola asserisce che prima della fine del mondo ci saranno i vari avvenimenti accennati nel discorso: caduta di Gerusalemme, durante la generazione allora vivente (“non passerà questa generazione”) e inoltre tribolazioni e persecuzioni.
STATE BENE ATTENTI (34)
Luca parla ora del tempo della Chiesa, che è anche il nostro tempo. Durante questo tempo tutti dobbiamo vivere nella vigilanza, stando lontani da ogni vizio e peccato.
QUEL GIORNO… COME UN LACCIO (35)
Il giorno finale può giungere come il laccio di un uccellatore, in cui l’uccello incappa quando meno se lo aspetta. Qui “il giorno” non è più preannunziato da segni, ma si dice che sopraggiunge all’improvviso e inatteso, come nelle parabole della vigilanza (12, 35-38).
VEGLIATE E PREGATE (36)
La vigilanza troverà anche il tempo di dedicarsi alla preghiera e la preghiera darà la forza per essere vigilanti. Così si avrà la forza per superare le prove della fine del mondo e per presentarsi sereni al giudizio del Figlio dell’uomo.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
AVVENTO
Avvento è attesa di Colui che hanno preannunziato i Profeti, che ha atteso Israele, che inconsciamente hanno desiderato i pagani e che desiderano coloro che sperano in un mondo migliore. Avvento ci riporta al clima dell’attesa dell’antico Testamento e ci invita anche a guardare più attentamente al nostro presente e avanti verso la meta finale della storia e di ogni uomo e a scorgere la presenza dell’unico Salvatore del mondo. Si muove in un orizzonte più ampio di quello del Natale. E’ attesa di tutte le venute di Gesù il liberatore, della prima a Natale, dell’ultima, alla fine dei tempi e della nostra vita, e di quelle continue in noi, col Padre e con lo Spirito Santo. Avvento è allora invito ad essere vigilanti, pronti all’incontro col Signore che viene, sempre pieni di speranza.
VIGILANTI NELL’ATTESA
Queste cose, fratelli carissimi, le andiamo dicendo, perché le vostre menti stiano vigilanti nell`attesa, non s`intorpidiscano nella sicurezza, non s`addormentino nell`ignoranza e vi stimoli alle opere buone il pensiero del Redentore che dice: “Gli abitanti della terra moriranno per la paura e per il presentimento delle cose che devono avvenire. Infatti le forze del cielo saranno sconvolte” (Lc 21,26). Che cosa il Signore intende per forze dei cieli, se non gli angeli, arcangeli, troni, dominazioni, principati e potestà, che appariranno visibilmente all`arrivo del giudice severo, perché severamente esigano da noi ciò che oggi l`invisibile Creatore tollera pazientemente? Ivi stesso si aggiunge: “E allora vedranno venire il Figlio dell`uomo sulle nubi con gran potenza e maestà”. Come se volesse dire: Vedranno in maestà e potenza colui che non vollero sentire nell`umiltà, perché ne sentano tanto piú severamente la forza, quanto meno oggi piegano l`orgoglio del loro cuore innanzi a lui. (Gregorio Magno, Sermo 1, 1-3)
INCONTRO CON COLUI CHE SI AMA
Ma poiché queste cose sono state dette contro i malvagi, ecco ora la consolazione degli eletti. Difatti viene soggiunto: “All`inizio di questi avvenimenti, guardate e sollevate le vostre teste, perché s`avvicina il vostro riscatto”. E` la Verità che avverte i suoi eletti dicendo: Mentre s`addensano le piaghe del mondo, quando il terrore del giudizio si fa palese per lo sconvolgimento di tutte le cose, alzate la testa, cioè prendete animo, perchè se finisce il mondo, di cui non siete amici, si compie il riscatto che aspettate. Spesso nella Scrittura il capo sta per la mente, perché come le membra son guidate dal capo, cosí i pensieri sono ordinati dalla mente. Sollevare la testa, quindi, vuol dire innalzare le menti alla felicità della patria celeste. Coloro, dunque, che amano Dio sono invitati a rallegrarsi per la fine del mondo, perché presto incontreranno colui che amano, mentre se ne va colui ch`essi non amavano. Non sia mai che un fedele che aspetta di vedere Dio, s`abbia a rattristare per la fine del mondo. Sta scritto infatti: “Chi vorrà essere amico di questo mondo, diventerà nemico di Dio” (Gc 4,4). Colui che, allora, avvicinandosi la fine del mondo, non si rallegra, si dimostra amico del mondo e nemico di Dio. Ma non può essere questo per un fedele, che crede che c`è un`altra vita e l`ama nelle sue opere. Si può dispiacere della fine di questo mondo, chi ha posto in esso le radici del suo cuore, chi non tende a una vita futura, chi neanche sospetta che ci sia. Ma noi che sappiamo dell`eterna felicità della patria, dobbiamo affrettarne il conseguimento. Dobbiamo desiderare d`andarvi al piú presto possibile per la via piú breve. Quali mali non ha il mondo? Quale tristezza e angustia vi manca? Che cosa è la vita mortale, se non una via? E giudicate voi stessi, fratelli, che significherebbe stancarsi nel cammino di un viaggio e tuttavia non desiderare ch`esso sia finito. (Gregorio M., Sermo 1, 13)
RICORDARSI SEMPRE DI DIO
Beata l`anima che notte e giorno non si preoccupa d`altro che di rendere agevole il suo compito quel giorno in cui ogni creatura dovrà presentare i suoi conti al grande giudice. Colui, infatti, che tiene fisso innanzi agli occhi quel giorno e quell`ora e medita su quel tribunale che non può essere ingannato, non può commettere se non qualche lievissimo peccato; poiché, quando pecchiamo, pecchiamo per mancanza di timor di Dio; perciò, se uno tiene ben fisso lo sguardo sulle pene che sono minacciate, il suo intimo ed istintivo timore gli consentirà soltanto di cadere in qualche involontaria azione o pensiero. Perciò, ricordati di Dio, conservane il timore nel tuo cuore e invita tutti a pregare con te. E` grande l`aiuto di quelli che possono placare Dio. E questo non lo devi tralasciare mai. Questo sostegno dell`altrui preghiera ci è di aiuto in questa vita e ci è di buon viatico, quando ne usciamo per la vita futura. Però, com`è cosa buona la preoccupazione del bene, cosí è dannoso per l`anima lo scoraggiamento e la disperazione. Riponi la tua speranza nella bontà di Dio e aspettane l`aiuto con la sicurezza che, se ci rivolgiamo a lui con sincerità di cuore, non solo non ci rigetterà, ma prima ancora che si chiuda la bocca sulla preghiera, egli ci dirà: Eccomi, son qui. (Basilio di Cesarea, Epist., 174)
LE LAMPADE ACCESE
Sorvegliate la vostra vita. Le vostre lampade non si spengano, e non si sciolgano i vostri fianchi, ma siate pronti. Non sapete l`ora in cui nostro Signore viene (cf. Mt 24,42-44). Riunitevi spesso cercando ciò che conviene alle vostre anime non vi gioverà tutto il tempo della vostra fede, se non sarete perfetti in ultimo. (Didachè, 16, 1-2)
LIBERTA INTERIORE
E` opportuno che ogni uomo si prepari alla sua venuta, di modo che non vi sia nessuno che risulti o schiavo del ventre (cf. Rm 16,18) o implicato negli affanni della vita. L`esperienza quotidiana prova, in effetti, che saziando la carne, si smussa la punta dello spirito, e l`eccesso di cibo infiacchisce la forza del cuore; di modo che riporre le proprie delizie nel cibo è contrario persino alla salute del corpo, a meno che la misura imposta dalla temperanza non si opponga alle attrattive carnali e non rifiuti alla voluttà ciò che diverrebbe un fardello……Per praticarlo, in effetti, non ci è richiesto soltanto di privarci del cibo, bensí di astenerci da ogni desiderio carnale. D`altronde, sarebbe inutile soffrire volontariamente la fame senza rinunciare nel contempo ad una volontà perversa; infliggersi una privazione di cibo e non svincolarsi da un peccato già concepito nell`anima. E` carnale e non spirituale il digiuno che si riferisce solo al corpo, mentre si persiste a restare in ciò che nuoce piú di tutte le delizie. Che serve all`anima comportarsi esteriormente da padrona ed essere schiava e prigioniera interiormente; comandare alle proprie membra e abbandonarsi poi dritta dritta alla propria libertà? Ed è a ragione che spesso essa soffre la ribellione della serva, lei che non serve il Signore come dovrebbe. Digiunando dunque di cibi grazie al corpo, lo spirito digiuna dei vizi e stima le cure e i desideri terreni secondo la legge del suo re. (Leone Magno, Sermo 89 [19], 1-3)
CULTO A DIO
Ma come si rende culto a Dio, se non quando ci piace ciò che a lui piace e il nostro cuore non si allontana mai dal suo comandamento? Infatti, se noi vogliamo ciò che egli vuole, la nostra debolezza troverà la sua forza in colui dal quale riceviamo persino il nostro volere, “poiché è Dio” – dice l`Apostolo – “che suscita in voi il volere e l`operare secondo i suoi benevoli disegni” (Fil 2,13). Ecco perché l`uomo non si gonfierà di orgoglio, né cadrà vittima della disperazione, se è per la gloria di colui che li dona che usa dei beni che gli sono divinamente dati ed allontana i suoi desideri da ciò che sa che gli possa nuocere. Se, in verità, si guarda bene dall`invidia cattiva, dalla lussuria dissolutrice, dal turbamento che genera la collera, dal desiderio di vendicarsi, egli si purifica allora santificandosi con un digiuno autentico e si sazierà del piacere di delizie incorruttibili; saprà dall`uso spirituale che ne farà, trasformare gli stessi beni terreni in ricchezze celesti, non serbando per sé quanto ha ricevuto, bensi moltiplicando sempre di piú ciò che avrà dato. (Leone Magno, Sermo 89) [19], 1-3)
CONTRADDIZIONI ATTUALI
Il cammino della storia comprende anche l’angoscia di popoli in ansia (21,25), la strada della liberazione è piena di ambiguità, di fallimenti, di dure lotte. Dobbiamo fare i conti con le ribellioni del cosmo, che sembra talvolta tornare al caos, con le rivolte della terra e del mare, che pure saranno liberate, ma che ora a volte tumultuano. Dobbiamo fare i conti con strutture e poteri che stanno in piedi sulla schiavitù degli uomini. Dobbiamo fare i conti con le nostre radici malate che ci spingono in direzione contraria a quella che ci fa crescere e maturare. Si tratta complessivamente di una serie di elementi che ci opprimono,e ci impediscono di realizzare appieno la nostra vocazione di figli di un Dio d’amore. Sono elementi che sono insieme fuori di noi e dentro di noi: sono la falsità e l’ipocrisia, l’ingordigia e l’aggressività, l’inerzia e l’indifferenza, ma sono anche il dolore e la morte: è tutto quello che noi chiamiamo male. Di alcune di queste cose siamo a volte responsabili, di tutte spesso, e in misura notevole, siamo vittime. La nostra condizione oscilla faticosamente tra una «verità che ci fa liberi», e un «peccato che ci fa schiavi» (cf.Gv 8,32.34). Per questo la liberazione ha un prezzo, e questo, ne siamo coscienti o no, ci fa paura. Ma a noi cristiani non è concesso di aver paura, a noi il panico è proibito. (Domenico Pezzini)
LA CERTEZZA DEL TRAGUARDO
La certezza del traguardo che ci deve rassicurare. Il primo modo per raggiungerlo è aver fiducia. «Quando sentirete parlare di guerra e rivoluzioni, non vi terrorizzate » (21,9), «nemmeno un capello del vostro capo perirà» (21,18); «quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo» (21,28). La fiducia produce la perseveranza, ed è questa la condizione per «salvare le nostre anime» (21,19). Anche le prove e le persecuzioni vengono riassorbite in questo atteggiamento di fondamentale ottimismo: diventano «occasione per rendere testimonianza».
VEGLIATE E PREGATE
C’è però un’altra condizione di spirito che sembra essere ancora a monte di fiducia, perseveranza e testimonianza, ed è nell’invito con cui Gesù conclude il suo discorso: «Vegliate e pregate in ogni momento» (21,36). Qui diventa immediato e obbligatorio il riferimento all’agonia di Gesù: il Signore entra nella passione vegliando e pregando, chiedendo per ben due volte ai suoi discepoli di fare altrettanto (cf. Lc 22,40.46). La vita del cristiano e di chi lavora per costruire nel mondo il cammino della liberazione è agonia, cioè lotta, e l’agonia la si affronta con la vigilanza e la preghiera, che in fondo sono poi la stessa cosa. (Riflessioni di D. Pezzini)
La parola di Dio chiede vigilanza e preghiera: «Badate a voi stessi che la vostra coscienza non sia sommersa nella crapula, nella ubriachezza e nelle preoccupazioni del vivere». Questo è il nostro pericolo: l’intossicazione da benessere male usato. L’Avvento ci richiama alla preghiera, al digiuno e alla carità. Il ripristino delle regole della Chiesa per il digiuno e l’astinenza deve aiutare a cambiare stile di vita per passare da una cultura del superfluo ad una cultura della sobrietà per la solidarietà. Una proposta concreta: fare un piccolo programma familiare di preghiera in comune, di rinuncia a spese inutili, di alcuni gesti di carità. (Giovanni Nervo)
LA LIBERAZIONE E’ VICINA
Il Signore ci invita a sperare: «…alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina…». Del resto, anche senza pensare a grandi catastrofi, la morte ci coglierà comunque, e allora sarà per ciascuno come se le potenze dei cieli fossero sconvolte. Perciò l’invito del Signore a non lasciare che i nostri cuori siano appesantiti, è segno della sua immensa bontà e sollecitudine per noi. Se andremo incontro al Signore con cuore leggero e fiducioso, se porteremo a questo incontro un cuore cristiano, non dovremo temere, anzi, potremo «levare il capo» come si conviene a figli che vanno incontro a un Padre che li ama. (F. Mosconi)
INTERROGATIVI
Siamo intimamente convinti che anche la storia ha un senso e si svolge nell’attesa gloriosa del Figlio di Dio? Sappiamo leggere i segni dei tempi, i segni con i quali Dio marca la strada dell’umanità in mezzo alle prove e alle lotte e persino tra le tenebre del peccato? C’è in noi il vivo desiderio di vedere il Regno di Dio stabilirsi sempre meglio nella Chiesa, e per mezzo di essa nel mondo, con l’aumento della giustizia, della carità e della pace? (C. Berthes)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Cristo, piena manifestazione della fedeltà del Padre alle sue promesse, fa’ che poniamo la nostra esistenza nella luce della tua ineffabile presenza tra noi per prendere sempre più coscienza che non siamo mai lasciati soli nelle nostre solitudini storiche. • Cristo, germoglio di Davide, fonte di novità che viene dall’alto, non permettere che ci leghiamo ad attese umane, ma sappiamo porci poveri davanti a te, per vivere in ogni istante nella tua luce.
•Cristo nostra salvezza, che additi agli uomini le tue vie, concedici ogni giorno la tua parola che ci chiama a vivere il nostro «sì» nel tuo e così godere d’essere ricreati in modo inesauribile.
•Cristo, fonte dell’amore e della santità, che ci rigeneri a comunione fraterna mentre siamo in attesa della tua venuta, illumina con la tua potenza le nostre anime, perché non ci lasciamo prendere da interessi contingenti e terreni.
•Cristo, figlio dell’uomo che vieni sulle nubi con potenza e gloria grande, fa’ che sappiamo aprire il nostro animo alla tua venuta per lasciarci attrarre nel tuo mistero che ci riempie di luce e ci fa pregustare l’eternità beata.
•Cristo, potenza che rendi attento il cuore dell’uomo alla presenza del divino nel cammino della storia, guidaci per i sentieri del tempo con il cuore che brama in modo sempre più intenso il tuo volto per goderti eternamente.
•Padre santo che mantieni nei secoli le tue promesse, rialza il capo dell’umanità oppressa da tanti mali e apri i nostri cuori alla speranza, perché sappiamo attendere senza turbamento il ritorno glorioso del Cristo, giudice e salvatore. (Colletta 1 Avvento C) • O Padre, tu non cessi di rivolgere ad ognuno di noi la tua Parola e di mostrarci nello Spirito le tue vie perché sappiamo essere incontrati dalla tua Parola eterna, Cristo Gesù, nostra salvezza e nostra liberazione. (A. Donghi)
•Effondi nel nostro cuore l’abbondanza del tuo Spirito, perché sappiamo predisporre la nostra storia a una piena trasfigurazione nel Salvatore, bramando sempre più intensamente il tuo volto, termine delle nostre attese in questo mondo e inizio dell’esultanza eterna nello Spirito Santo. (A. Donghi)
•Ma noi sappiamo che verrai a salvarci. Signore: tutti i poveri ti invocano e ti attendono; solo i ricchi e i potenti hanno paura che tu ritorni: essi non hanno nulla a che fare con la tua prima venuta e temono solo la morte: e dunque anche la morte sia strumento della tua giustizia, monte di fiducia, perseveranza e testimonianza, ed è nell’invito con cui Signore. (David Maria Turoldo)
•Signore del creato, nella preghiera siamo invitati ad alzare il capo e le mani verso te: che il nostro gesto si traduca nella capacità di dirigere verso la tua misericordia le angosce nostre e quelle di chi ci sta vicino.
•Signore della storia, noi facciamo molta fatica a leggere nella confusione degli avvenimenti la traccia dei tuoi passi: illumina la nostra mente e rendici capaci di cogliere con ostinata attenzione i segni della liberazione che ci hai promesso.
•Padre di Gesù Cristo, Padre del Figlio dell’uomo, tieni sveglia nel nostro cuore l’attesa della sua venuta nella gloria, perché dentro e oltre tutto ciò che ci turba e ci sconvolge rimanga viva nel mondo la speranza. (Preghiere di Domenico Pezzini)
•Ti benediciamo, Padre, perché ci ami con tenerezza. Insegnaci a contare i nostri anni alla tua presenza per saper giudicare tutto e vivere sempre disponibili per te e per i fratelli. (Basilio Caballero)
•Aiutaci, Signore, a far confluire nella nostra vita il futuro e il presente, la speranza e lo sforzo per accelerare il giorno glorioso della venuta di Cristo. Allontana dal nostro cuore l’appesantimento del peccato; così, quando verrai, ci troverai con le mani occupate nel compito che ci hai affidato. Nel frattempo, ti diciamo: Vieni presto, Signore Gesù! (Basilio
Caballero)
•Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza. Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori; guida gli umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie. Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia per chi osserva il suo patto e i suoi precetti. Il Signore si rivela a chi lo teme, gli fa conoscere la sua alleanza. (Dal Salmo 24)
•Signore, all’inizio dell’avvento tu ci inviti a prepararci seriamente alla tua venuta. Non permettere che il nostro cuore si infiacchisca e si appesantisca nelle preoccupazioni della vita presente. Infondi in noi desideri generosi che si trasformino in vigilanza, impegno, dedizione e carità. (G. Berthes)
•Vergine Immacolata, che piacesti al Signore e ne divenisti la Madre, riguarda benigna ai miseri che implorano il tuo potente patrocinio. Il maligno serpente, contro cui fu scagliata la prima maledizione, continua purtroppo a combattere e insidiare i miseri figli di Eva. Tu, o benedetta Madre nostra, nostra regina e avvocata, che fin dal primo istante del tuo concepimento, del nemico schiacciasti il capo, accogli le preghiere che, uniti con te in un cuor solo, ti scongiuriamo di presentare al trono di Dio perché non cediamo alle insidie che ci vengono tese, così che tutti arriviamo al porto della salute; e, fra tanti pericoli, la Chiesa e la società cristiana cantino ancora una volta l’inno della liberazione, della vittoria e della pace. (Pio X)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Cristo è presente e verrà. Teniamo l’animo desto per riceverlo al suo apparire.