Luca 4, 21-30: 21 In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 22 Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23 Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura tè stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnào, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24 Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25 Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26 ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. 27 C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». 28 All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29 Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30 Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 4, 21-30
In quel tempo Gesù prese a dire alla sinagoga cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi». Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!». Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c`erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C`erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro». All`udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Il Vangelo odierno è la continuazione di quello di domenica ed ha inizio col versetto con cui è terminato quello. Gesù a Nazaret ha letto nella Sinagoga il brano in cui il terzo Isaia (61, 1-2) dichiara di aver ricevuto l’investitura messianica di profeta e lo Spirito di Dio per annunziare ai miseri il condono dei debiti e l’anno di grazia. Fatta la lettura, Gesù arrotola il volume (20) e attualizza il messaggio.
POI ARROTOLO’ IL VOLUME (20)
“Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui”. Gesù arrotola il volume e si mette a sedere come facevano i maestri. “Gli occhi fissi “ descrivono la situazione liturgico-rituale entro cui Gesù sta per pronunziare il suo discorso. I presenti attendono che Egli spieghi dove e quando si avvera la profezia.
OGGI SI E’ COMPIUTA (21)
Gesù asserisce che le parole del profeta giungono al compimento “oggi”. “Oggi” è cronologicamente il momento in cui parla Gesù, ma evoca il momento decisivo e presente della salvezza. “Oggi” tutto quanto detto da Isaia non è più attesa; si attua “oggi l’unzione, la missione messianica, profetica e sacerdotale conferita all’Unto, l’annunzio della salvezza ai poveri, il condono generale ai prigionieri. E tutto ciò è realtà in Gesù. Forse nell’economia del Vangelo di Luca questo discorso di Gesù svolge il compito che in Matteo ha il discorso della montagna: è la magna carta, il programma essenziale del suo ministero.
TUTTI GLI RENDEVANO (22)
Questo versetto ricorda prima la favorevole reazione che le parole di Gesù trovano presso gli uditori (“gli rendevano testimonianza”), poi lo stupore (“erano meravigliati”) e infine l’ironia che degenereranno in un tentativo di linciaggio.(“ non è il figlio di Giuseppe”).
FIGLIO DI GIUSEPPE (22)
Una prima riserva dei compaesani nei confronti di Gesù sta nella sua famiglia. Per loro è chiaro che il “figlio di Giuseppe” non può essere il Messia.
MEDICO CURA TE STESSO (23)
Un’altra riserva proviene dal fatto che Gesù non fa miracoli nella sua patria. Il proverbio riferito da Gesù ha il seguente significato: se ti dichiari Messia, fai in patria quanto hai fatto altrove. In questa pretesa si rivela la mancanza di fede, che esige la moltiplicazione dei miracoli.
NESSUN PROFETA (24)
Anche la constatazione di Gesù, fondata sull’esperienza, coglie un altro motivo di riserva e un pretesto di rifiuto nei suoi riguardi. Come i profeti erano rifiutati perché visti solo come membri del popolo, così è rifiutato anche Gesù.
AL TEMPO DI ELIA (25)
Vengono citati due miracoli che Elia ed Eliseo hanno fatto fuori di Israele: quello di Elia in favore della vedova di Zarepta (1 Re 17, 7-24) e quello di Eliseo nei confronti d Naaman (2 Re 5). L’accentuazione sull’opera miracolosa dei due profeti solo fuori di Israele, mentre i due episodi citati furono fatti eccezionali, è voluta per presentare Gesù come Messia universale. Gesù appare così subito come colui che non mette in primo piano la patria, ma l’umanità intera e come colui che si presenta come uno che sceglie ”quelli di fuori”, va a portare la salvezza “ai lontani”, come lontani erano i beneficiati di Elia ed Eliseo e che, secondo lo stile di Dio, rifugge dalle limitazioni di clan religioso.
PIENI DI SDEGNO (28)
Gesù con le sue asserzioni scardina i principi religiosi accolti dagli uditori e la reazione non si fa attendere. Essa è simile a quella del popolo e delle autorità nel pretorio di Pilato e a quelle cui erano fatti oggetto i missionari dei tempi in cui scrive Luca.
FIN SUL CIGLIO DEL MONTE (29)
I Nazaretani tentano di uccidere Gesù e lo conducono fuori dal villaggio su un’altura. Il “ciglio” ricorda il “pinnacolo del tempio”, dove il demonio propone a Gesù di “buttarsi giù” e quindi far fallire la sua opera, e il Golgota, dove sarà innalzato in croce.
SE NE ANDO’ (30)
Il tentativo di uccidere Gesù fallisce. Non era ancora giunta la sua ”ora”. Il passaggio di Gesù tra la folla è molto di più che una nota di cronaca. E’ una profezia sulla vittoria che attende Gesù, la risurrezione.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
NESSUN PROFETA ACCETTO IN PATRIA
Verrà …il tempo in cui il popolo giudeo dirà: «Tutte quelle cose che abbiamo udito essere state fatte a Cafarnao», cioè i miracoli e i prodigi compiuti tra i Gentili, «falle anche presso di noi, nella tua patria», mostra cioè anche a noi ciò che hai mostrato al mondo intero; annunzia il tuo messaggio a Israele, tuo popolo, affinché almeno, “quando la totalità dei pagani sarà entrata, sia salvo allora tutto Israele” (Rm 11,25-26). Mi sembra che, secondo una linea ben precisa e logica, Gesú, rispondendo alle domande poste dai Nazareni, abbia detto loro: “Nessun profeta è bene accolto nella sua patria” (Lc 4,24); e penso che queste parole siano piú vere secondo il mistero che secondo la lettera. Geremia non è stato ricevuto bene ad Anatot (cf. Ger 11,21), sua patria, né Isaia nella sua, quale essa sia stata, e uguale sorte hanno avuto gli altri profeti: mi sembra pertanto che sia meglio comprendere questo rifiuto intendendo che la patria di tutti i profeti è il popolo della circoncisione che non ha bene accolto né loro, né le loro profezie. Invece i Gentili, che abitavano lontano dai profeti e non li conoscevano, hanno accettato la Parola di Gesú Cristo. “Nessun profeta è bene accolto nella sua patria “, cioè dal popolo giudeo. (Origene, In Luc., 33)
LA VEDOVA DI SAREPTA
Ma noi, che non appartenevamo all`Alleanza ed eravamo stranieri alle promesse, abbiamo accolto i profeti con tutto il nostro cuore; e Mosè e i profeti che hanno annunziato il Cristo, appartengono piú a noi che a loro: infatti, per non aver accolto Gesú, essi non hanno accolto neppure coloro che lo avevano annunziato. Così dopo aver detto: «Nessun profeta è bene accolto nella sua patria», aggiunge: “In verità io vi dico che c`erano molte vedove in Israele ai giorni di Elia, quando il cielo stette chiuso per tre anni e sei mesi” (Lc 4,25). Ecco il significato di queste parole: Elia era un profeta e si trovava in mezzo al popolo giudeo, ma nel momento di compiere un prodigio, benché ci fossero parecchie vedove in Israele, egli le trascurò e venne a trovare “una vedova di Sarepta, nel paese di Sidone” (cf. 1Re 17,9), una povera donna pagana, che raffigurava in se stessa l`immagine della futura realtà. Eri tu la vedova di Sarepta, nel paese di Sidone, nel paese da cui viene fuori la Cananea (Mt 15,22) che desidera veder guarita la propria figlia e che, a causa della sua fede, merita di vedere accolta la propria preghiera. “C`erano dunque molte vedove in Israele ma a nessuna di esse Elia fu inviato se non alla povera vedova di Sarepta” (Lc 4,26). (Origene, In Luc., 33)
NAAMAN IL SIRO
Cristo aggiunge ancora un altro esempio che ha il medesimo significato: “C`erano molti lebbrosi in Israele nei giorni del profeta Eliseo, e nessuno di essi fu mondato, salvo soltanto Naaman il Siro” (Lc 4,27), che certamente non apparteneva al popolo di Israele. Considera il gran numero di lebbrosi esistente sino ad oggi “in Israele secondo la carne” (1Cor 10,18); e osserva d`altra parte che è dall`Eliseo spirituale, il nostro Signore e Salvatore, che vengono purificati nel mistero del Battesimo gli uomini coperti dalla sozzura della lebbra, e che a te sono rivolte le parole: “Alzati, va` al Giordano, lavati, e la tua carne ritornerà sana” (2Re 5,10). Naaman si alzò, se ne andò e, bagnandosi, compí il mistero del Battesimo, in quanto “la sua carne divenne simile alla carne di un fanciullo” (2Re 5,14). Di quale fanciullo? Di colui che, “nel bagno della rigenerazione” (Tt 3,5), nascerà in Cristo Gesú, “cui appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen” (1Pt 4,11). (Origene, In Luc., 33)
INVIDIA CONDANNATA
In verità vi dico che nessun profeta è accetto in patria sua” (Lc 4,24). L`invidia non si manifesta mai per metà: dimentica dell`amore tra concittadini, fa diventare motivi di odio anche le naturali ragioni di affetto. Ma con questo esempio, e con queste parole, si vuol indicare che invano tu potresti attendere la grazia della misericordia celeste, se nutri invidia per la virtù degli altri; Dio, infatti, disprezza gli invidiosi e allontana le meraviglie del suo potere da coloro che disprezzano, negli altri, i doni suoi. Le azioni del Signore nella sua carne, sono espressione della sua divinità, e le sue cose invisibili ci vengono mostrate attraverso quelle visibili. (Ambrogio, In Luc., 4, 46 s.)
IL BENEFICIO A CHI LO INVOCA
C`erano molti lebbrosi al tempo del profeta Eliseo, e nessuno di essi fu mondato, ma solo il siro Naaman” (Lc 4,27). E` chiaro che questa parola del Signore e Salvatore ci spinge e ci esorta allo zelo di venerare Dio, poiché egli mostra che nessuno è guarito ed è stato liberato dalla malattia che macchia la sua carne, se non ha cercato la salute con desiderio religioso; infatti i doni di Dio non vengono dati a coloro che dormono, ma a coloro che vegliano.….Perché il Profeta non curava i suoi fratelli e concittadini, non guariva i suoi, mentre guariva gli stranieri, coloro che non praticavano la legge e non avevano comunanza di religione, se non perché la guarigione dipende dalla volontà, non dalla nazione cui uno appartiene, e perché il beneficio divino si concede a chi lo desidera e l`invoca, e non per diritto di nascita? Impara quindi a pregare per ciò che desideri ottenere: il beneficio dei doni celesti non tocca in sorte agli indifferenti. (Ambrogio, In Luc., 4, 46 s.)
VEDOVA FIGURA DELLA CHIESA
“In verità vi dico: C`erano molte vedove al tempo di Elia in Israele, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi, quando venne una gran fame su tutta la terra; e a nessuna di loro fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone” (Lc 4,25). Non sono stato mandato a voi, dice; non son venuto per guarire voi, perché non a tutte le vedove fu mandato Elia. Questo significava la sua condotta; lui era un segno, io sono la realtà. Io son venuto a curare, a saziare di cibo spirituale, a strappare dalla fame e dall`indigenza quella vedova di cui è scritto: “Benedirò la sua vedova, sazierò di pane i suoi poveri” (Sal 131,15). Questa vedova è la santa Chiesa ma può essere anche qualunque anima dei fedeli. Il Signore, infatti, venne per chiamare tutti e a liberare tutti dalla fame. Se non fosse venuto e non avesse parlato, non avrebbero commesso peccato; ma ora non hanno una giustificazione per i loro peccati. (Bruno di Segni, In Luc., 1, 5)
SOPPORTARE L’INFERMITA DEI DEBOLI
E` risaputo che in generale chi sottomette la propria volontà a quella del fratello dimostra di agire meglio di chi difende ostinatamente le proprie opinioni. Quegli infatti, sostenendo e tollerando il prossimo, si pone tra i sani e i forti; questi, tra i deboli e in qualche modo malati prende posto, avendo bisogno di essere carezzato e coccolato, tanto che per tenerlo quieto e in pace, occorre talvolta trascurare anche le cose necessarie. Se avviene che qualcuno debba trascurare una pratica di perfezione per far questo, non pensi di nuocere alla propria perfezione, ché anzi quanto piú avrà accondisceso alle esigenze del fratello piú debole tanto piú avrà, per la pazienza e la longanimità usate, segnato dei progressi. Cosí suona infatti il precetto apostolico: “Noi che siamo i forti abbiamo l`obbligo di sopportare l`infermità dei deboli” (Rm 15,1); e inoltre: “Portate gli uni i pesi degli altri, cosi avrete adempiuto la legge di Cristo” (Gal 6,2). Giammai, in effetti, un debole può dar forza ad un altro debole, né può sopportare o curare un malato chi si trova nelle identiche condizioni; può invece portar rimedio al debole solo chi non soggiace alla debolezza. A tal proposito è detto, infatti: “Medico, cura te stesso” (Lc 4,23). A questo punto, va sottolineata una cosa: è tipico della natura dei malati l`essere facili e pronti alle offese e a far scoppiare contese, mentre a loro volta esigono di non essere neppure sfiorati da ombra di ingiuria. Mentre lanciano le invettive piú insolenti, trattando gli altri con la piú spregiudicata libertà, non son disposti ad incassare la piú piccola o lieve mancanza nei loro confronti. (Giovanni Cassiano, Collationes, 16, 23 s.)
PROFETA
Il profeta è la coscienza critica del popolo, in nome della parola di Dio; perciò è un “essere contro”: egli smaschera, ovunque si trovino, le subdole complicità col male, denunzia con fermezza i vizi del popolo, la falsità di culto, gli abusi di potere, ogni forma di idolatria, di ingiustizia, di “catturazione” di Dio. E invita alla conversione del cuore. La sua azione è preziosa, ma non sarà mai accettato pienamente, anzi normalmente la sua missione sarà messa in dubbio. Egli è anche l’uomo della speranza. La denunzia del male non lo inacidisce, egli guarda avanti con fiducia; nei momenti più duri le parole del profeta sono parole di consolazione.
PASSO’ OLTRE E SE NE ANDO’
Gesù rimprovera ai nazaretani quello che è stato tante volte il peccato del loro popolo, ma essi non accettano il suo discorso e si scagliano contro di lui con violenza. E il primo atto di una storia di cui già si presagisce la conclusione: all’inizio e alla fine di questa storia il popolo conduce Gesù «fuori della città», sul rialzo di una collina. Gesù si lascia condurre sul ciglio del dirupo su cui è costituita Nazaret perché sia chiaro il segno di quanto vuole prefigurare; poi riprende in mano le redini della vicenda e da Signore della storia passa oltre e se ne va. Ma dove si dirige? È molto chiaro: egli intraprende quel cammino che dal segno lo condurrà alla piena realtà, dalla collina di Nazaret al monte di Gerusalemme, perché «non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme» (Lc 13,33). Nel Vangelo di Luca, tutta la missione di Gesù si svolge lungo un cammino verso Gerusalemme. L’evangelista concepisce la vita pubblica di Gesù come un pellegrinaggio al monte del Signore. Quest’aspetto è appena accennato alla fine del brano evangelico: «Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò». Notiamo che l’ultimo verbo, nel testo originale, è un imperfetto: «Camminava, faceva la sua strada». Gesù non si sottrae ai suoi avversari, ma è custodito, pur rimanendo «in mezzo a loro». Gesù non si salva scappando; egli si difende perché è difeso: il Signore non lascia la sua storia all’arbitrio dell’uomo, e i profeti sono inviati secondo un progetto che il Signore custodisce. (Giovanni Gallo)
UMILTA E CAUTELA
L’esempio che viene dal Vangelo dovrebbe farci umili e cauti, aperti ad accogliere con gioiosa simpatia tutto quanto è segno che la liberazione annunciata da Gesù si sta realizzando, anche se le maniche la costruiscono non portano in modo visibile il marchio cristiano. E poiché la patria di Gesù, che oggi è la chiesa, sembra avere il tragico destino di non capire i profeti, prendiamo acuta coscienza di questo rischio, e non soffochiamo nessuna voce, anche se è fastidiosa e inquietante. Se una comunità diventa gretta e meschina, se l’aria della chiesa si riduce e l’ambiente diventa asfissiante perché si impongono gioghi inutili non discernendo ciò che è centrale da ciò che è periferico, se si scomunica troppo in fretta perché si è ridotto sempre più Io spazio in cui riconoscersi come cristiani, se troppi si sentono rifiutati, non accolti, non capiti, temo che in quella comunità, anche con tutte le migliori intenzioni, si stia cercando di cacciare fuori Gesù, e c’è il rischio che lui faccia come a Nazaret: passi in mezzo a loro, e se ne vada. (Domenico Pezzini)
NECESSITA DELLA FEDE
La gente di Nazaret vuole vedere i miracoli. C’è probabilmente anche un orgoglio di campanile: «li hai fatti a Cafarnao, falli anche qui, e ti crederemo». Chiedere il miracolo vuol dire ordinare a Dio di far vedere che c’è e quasi di costringerci a credergli. Mentre Gesù nel Vangelo talvolta fa dei miracoli senza esserne richiesto, talvolta a chi gliene domanda risponde di no. Dio è libero, e oltretutto il miracolo non è condizione necessaria da cui scaturisce automaticamente la fede. esserci già prima. E quelli di Nazaret evidentemente non ce l’hanno. Matteo lo afferma espressamente: «Egli non operò lì molti miracoli a causa della loro incredulità» (Mt 15,38). La gente non esprime apertamente quello che pensa, ma Gesù non fatica a interpretare i pensieri di un uditorio in cui cresce la diffidenza e il sospetto. Egli vuole presentarsi ai suoi armato solo della forza della Parola, e la gente non accetta che lui sia debole. La reazione, «Medico, cura te stesso», è una triste anticipazione degli insulti che riceverà sotto la croce: «Salva te stesso, se sei il Figlio di Dio» (Mt 27,40). Eppure Gesù non attenua il disagio anzi, lo aggrava, ricordando che i profeti sono sempre rifiutati nella loro patria, ma questo non impedisce alla bontà di Dio che agisce per mezzo a loro di raggiungere il suo effetto. I casi ricordati della vita di Elia ed Eliseo sono lì a dimostrare che Dio non lo ferma nessuno, neanche l’ottusità di chi vuole solo approfittare dei suoi miracoli senza aprirsi alle sue esigenze. (D.Pezzini)
UN RIFIUTO PER INCREDULITA’
Il rifiuto di Gesù è dovuto a due ragioni, da una parte vi è una riserva scettica: “ Non è il figlio di Giuseppe? dall’altra la convinzione che le “parole di grazia devono essere sostenute dai miracoli: “Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui nella tua patria”. Dice Agostino: “Quanti cercano Gesù solo per i vantaggi temporali.. è difficile che si cerchi Gesù per Gesù.. voi mi cercate per qualche altra cosa, dovete invece cercare me per me”. E Dostojevski scrive nel “Il grande inquisitore”: “ L’uomo non cerca tanto Dio quanto i miracoli. E poiché all’uomo manca la forza di rinunziare al miracolo, egli si crea nuovi miracoli personali per inchinarsi al prodigio di uno stregone, ai sortilegi di una contadina, pur essendo ribelle o eretico o ateo. Tu non scendesti dalla croce quando per deriderti e per schernirti ti gridavano: Scendi dalla croce e crederemo che sei proprio tu.. Non scendesti perché ancora una volta non volesti rendere l’uomo schiavo dei miracoli, perché anelavi ad una fede libera, non fondata sul miracoli. Anelavi ad un amore libero, non ai servili entusiasmo dello schiavo”.
PREGHIERA (pregare la parola)
•Gesù, maestro buono, che appari all’orizzonte della nostra vita per farvi sorgere l’aurora dopo una lunga e oscura notte di vana fatica, rendici umili e fiduciosi fino a sapere, ogni mattino, gettare di nuovo le reti contando sulla tua Parola. Tu conosci le stanchezze e le paure del nostro cuore, le tentazioni a disperare della nostra impotenza e a trascinare avanti un’esistenza delusa. Liberaci da tutto quello che non è ricerca sincera di te, da tutto quello che ci tiene legati ai nostri schemi mentali e alle nostre abitudini. (S. Benedettine M. Ecclesiae)
•Tu, Signore, sei sempre alla ricerca di qualcuno che accetti di farsi portavoce della tua parola di salvezza. Di fronte al tuo appello inequivocabile non possiamo giustificare le nostre reticenze e i nostri indugi nemmeno con il pretesto di essere indegni, perché incalliti peccatori. Con la forza del tuo Spirito vinci le nostre pigrizie e attiraci nel dinamismo del servizio al tuo piano di salvezza. Tu insisti: «Chi manderò?» «Eccomi, Signore, manda pure me».
•«Sostienimi secondo la tua Parola e avrò vita; non deludermi nella mia speranza» (Sai 119,116). Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai; la fiamma non ti potrà bruciare, perché io sono il tuo Dio, il Santo di Israele, il tuo Salvatore. Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo. Non temere, perché io sono con te. (Is 43,1-5).(Benedettine M. Ecclesiae)
• Donaci, Signore, il rinnovato coraggio di seguirti sulle tue vie anche se ci sembrano impraticabili. Nulla più ci trattenga dall’essere totalmente al tuo servizio. Il tuo Spirito buono ci guidi in terra piana (cf. Sai 142), sgombrata dai sassi e spianata anche dai passi di molti testimoni che prima di noi – e prontamente -si sono messi alla tua sequela. (S. Benedettine M. Ecclesiae)
•Signore Gesù, oggi ci hai fatto sentire la tua chiamata: tu la rivolgi a ciascuno di noi, insistente e urgente. Strappaci dalla nostra pigrizia e dal nostro egoismo. Rendici liberi e disponibili perché non cerchiamo altro che il tuo Vangelo, desiderosi di viverlo e di diffonderlo. Cosi, uniti a te, costruiremo il regno del Padre tuo, che vive con te e con lo Spirito Santo nei secoli. Amen
•Con i primi discepoli del Signore, scelti tra gli umili e i poveri, è iniziata la corsa della Parola di salvezza in tutto il mondo. Perché questa corsa mai si arresti, deve compiersi anzitutto nel cuore di ogni credente, dando i frutti di una vita santa e tutta dedita al servizio del Vangelo. Pregare per questo è aprirsi alla più vasta evangelizzazione,
•Ai vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi e a tutti i chiamati a un ministero nella chiesa, perché ti servano con cuore libero e generoso, dona la luce e la forza del tuo Spirito.
•Ai governanti dei popoli e ai responsabili della vita sociale, perché agiscano con retta coscienza e spirito di servizio per il bene comune, dona la luce e la forza del tuo Spirito.
•Ai religiosi e alle religiose di vita apostolica e contemplativa, perché in tutta la loro vita siano segno trasparente del regno dei cieli, dona la luce e la forza del tuo Spirito.
•Ai genitori e agli educatori, perché siano animati da vero amore nel compiere la loro missione verso i bambini e gli adolescenti, dona la luce e la forza del tuo Spirito.
•Ai giovani disorientati, senza lavoro e senza ideali, perché sappiano discernere i veri dai falsi valori e resistere alle forze del male, dona la luce e la forza del tuo Spirito. (S. Benedettine M. Ecclesiae)
•Dio d’infinita grandezza che affidi alle nostre labbra impure e alle nostre fragili mani il compito di portare agli uomini l’annunzio del Vangelo, sostienici con il tuo Spirito, perché la tua Parola, accolta da cuori aperti e generosi, fruttifichi in ogni parte della terra. (Colletta 4 perannum C)
•Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. A te voglio cantare davanti agli angeli, mi prostro verso il tuo tempio santo. Rendo grazie al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia: hai reso la tua promessa più grande di ogni fama. Nel giorno in cui t’ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza. Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra quando udranno le parole della tua bocca. Canteranno le vie del Signore, perché grande è la gloria del Signore. Il Signore completerà per me l’opera sua. Signore, la tua bontà dura per sempre: non abbandonare l’opera delle tue mani. (Dal Salmo 137)
•Signore degli spazi sconfinati, vieni a farci uscire dalla tana delle nostre meschinità e sostieni il nostro desiderio di «prendere il largo»insieme a te.
•Signore degli uomini e dei pesci del mare, vieni a travolgere le nostre esitazioni, e quando l’insuccesso ci deprime torna a dirci di «gettare le reti».
•Signore santo e forte, la paura è forse il nostro peccato più grande, ma tu continui a fidarti di noi: confortaci con la tua presenza, guariscici con il tuo perdono, stimolaci con il tuo esempio. (Domenico Pezzini)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Il Signore passa e ci annunzia la buona novella: accogliamolo sempre con fede e amore.