Matteo 18, 1-6.10: 1 In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: “Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?”. 2Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro 3 e disse: “In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. 5 E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. 6 Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. 10 Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 18, 1-6.10
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
II brano proposto per la festa di San Giovanni Bosco si trova all’inizio del quarto discorso programmatico di Matteo (discorso ecclesiastico), che si compone di vari brani messi insieme, senza uno stretto nesso logico: l’idea madre che li unisce è l’insegnamento impartito da Gesù ai suoi discepoli circa la condotta da tenere nella loro mutue relazioni. Tra le fondamentali disposizioni vengono indicati lo spirito d’infanzia (1-4) e la sollecitudine per i deboli (5-9) della nostra pericope.
CHI E’ IL PIÙ’ GRANDE (1)
La domanda è importante, perché viene riportata dai tre Smottici (Me 9, 45-50; Le 9, 46-48) e perché sono i Dodici che la fanno. Gesù aveva sempre presentato la vita con il Padre nell’ai di là come un regno, quindi come una gerarchla, nella quale gli Apostoli sperano di avere il posto migliore. La madre dei figli di Zebedeo tornerà alla carica nello stesso senso (20, 20). La domanda dei discepoli guarda in primo luogo all’aspetto gerarchico. Gesù risponde con un chiaro insegnamento, che mette in primo piano l’aspetto spirituale: chi nella vita cristiana è degno di maggior stima davanti a Dio.
UN BAMBINO (2)
Ai tempi di Gesù il bambino ricordava un essere dipendente, a carico degli altri, che non rendeva, un essere bisognoso di protezione, non era tenuto in conto ed era anche disprezzato. Quando Gesù accoglie il bambino il suo atteggiamento è sulla stessa linea del suo atteggiamento di fronte ai poveri, ai pubblicani, ai peccatori.
SE NON VI CONVERTIRETE (3)
II termine greco “strefo”, traduce l’ebraico “sub”, tornare indietro. Proprio nel “tornare indietro” e nel riprendere le buone qualità del bambino: semplicità, remissività, accondiscendenza, umiltà, convinzione dia aver bisogno di Dio, ecc.., sta il segreto della vera grandezza.
NON ENTRERETE (3)
Ogni aspirazione alla preminenza e agli onori invece costituisce un ostacolo insormontabile per l’ingresso nel regno messianico.
DIVENTERA PICCOLO (4)
Quel che è niente e disprezzabile agli occhi del mondo, secondo una certa scala di valori, è grande agli occhi di Dio.
E CHI ACCOGLIE (5)
“Uno solo di questi bambini”, cioè un uomo, che messosi alla sequela di Gesù si è rivestito dello spirito di infanzia. “Accoglie me”. Gesù si identifica con questo discepolo, che si è fatto bambino e ha acquistato il primo posto nel regno. Gesù è presente dove c’è una persona disprezzata dal mondo. E ciò che dirà anche parlando dell’affamato, del prigioniero, dello straniero (25, 31-46)
CHI SCANDALIZZA… PICCOLI (6)
Gesù passa dai ” bambini” ai “piccoli”. I piccoli sono i discepoli, tra i quali possono esserci naturalmente anche i bambini, che hanno cominciato a seguire Gesù. Sono nulla per la loro condizione, non hanno una preminenza, ne vi aspirano, ma sono i più grandi, i più cari a Dio.
Sono persone dalla fede ancora fragile: non bisogna scandalizzarli ne abbandonarli, potrebbero smarrirsi. “Scandalo” etimologicamente è la pietra sul cammino sulla quale s’inciampa e fa cadere. Essere “pietra di scandalo” o “scandalo” significa essere per gli altri causa di stupore, spinta al peccato, scuotimento per la fede.
MEGLIO PER LUI (6)
“Meglio per lui”:è un’iperbole che serve a mettere in risalto la gravita del crimine di colui che col suo comportamento o per diretta seduzione fa deviare un credente dalla fede in Cristo. ” macina… da asino” è la pesante ruota di pietra che, fatta girare da un animale da tiro, serviva per macinare il frumento.
E’INEVITABILE (7)
Seguono i v. 7-9 che parlano dell’inevitabilità degli scandali, cioè del fatto che sono una conseguenza logica e storica della natura umana corrotta e della necessità di essere drastici nell’evitarli: S’è la tua mano… se il tuo piede…
GUARDATEVI (10)
Dopo aver ammonito di non “‘disprezzare uno solo di questi piccoli”, asserisce che”;’ loro angeli in ciclo vedono sempre la faccia del Padre “. Gesù presuppone la dottrina degli angeli custodi, sviluppatasi nell’ A.T, (SI 91,11), e dice che gli angeli dei più piccoli tra i fedeli appartengono alla corte celeste e possono deferire al supremo tribunale divino ogni ingiustizia spirituale, come lo scandalo, subita dai loro protetti
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
VITTORIA INIZIATA DALL’UMILTA’
Tutta la vittoria del Salvatore, vittoria che ha soggiogato il demonio e il mondo -, è iniziata dall`umiltà ed è stata consumata nell`umiltà. Egli ha inaugurato nella persecuzione i suoi giorni predestinati, e nella persecuzione li ha portati a termine; al bambino non è mancata la sofferenza, e a colui che era chiamato a soffrire non è mancata la dolcezza dell`infanzia; infatti, il Figlio unico di Dio ha accettato, con un unico atto di abbassamento della sua maestà, tanto di nascere volontariamente come uomo che di poter essere ucciso dagli uomini…… Cristo ama l`infanzia che egli ha dapprima vissuto sia nell`anima che nel corpo. Cristo ama l`infanzia, maestra di umiltà, regola di innocenza, modello di dolcezza. Cristo ama l`infanzia e verso di lei orienta il modo di agire degli adulti; verso di lei riconduce gli anziani; egli attrae al suo esempio personale coloro che egli innalza al regno eterno. (Leone Magno, Sermo VII, in Epiphan., 2-4)
SPIRITO DELL’INFANZIA
Se vogliamo divenire capaci di capire come sia possibile pervenire ad una conversione così mirabile, e per quali trasformazioni si debba ritornare allo stato di infanzia, lasciamo che sia san Paolo ad istruirci, con le parole: “Non siate come bambini nel modo di giudicare, siate invece bambini in fatto di malizia” (1Cor 14,20). Non si tratta perciò per noi di ritornare ai giochi dell`infanzia, né alle goffaggini degli inizi, bensí di riprendere da essa una cosa che si addice benissimo anche agli anni della maturità, cioè che svaniscano senza indugi le nostre agitazioni interiori e che ritroviamo rapidamente la pace, che non serbiamo alcun ricordo delle offese; non siamo minimamente avidi di dignità; che amiamo stare insieme, serbando una uguaglianza secondo natura. E` un gran bene, infatti, non saper nuocere e non avere il gusto del male; infatti, far torto e restituire il torto, costituisce la sapienza di questo mondo; al contrario, non ricambiare a nessuno male per male (cf. Rm 12,17), è quello spirito d`infanzia, pieno di uguaglianza, proprio di un`anima cristiana. (Leone Magno, Sermo VII, in Epiphan., 2-4)
ATTENZIONE SOLO AL PADRE
Sono davvero dei bambini coloro che riconoscono Dio come unico Padre, semplici, piccolini, puri…Nei confronti di coloro che sono progrediti nel Logos, (il Signore) ha fatto una simile dichiarazione; ordina loro di disprezzare i fastidi di quaggiú e di fissare l`attenzione solamente sul Padre, imitando i bambini. Ecco perché dice loro subito dopo: “Non datevi pensiero per il domani, perché ad ogni giorno basta il suo affanno” (Mt 6,34). Egli intende prescrivere in tal modo di deporre le preoccupazioni di questa vita per affezionarsi al Padre solamente. E chi mette in pratica questo precetto è realmente un piccolino e un bambino, ad un tempo per Dio e per il mondo: questo lo considera nell`errore; quegli lo ama. Ma poiché, come dice la Scrittura, vi è un solo maestro, che è nei cieli (cf. Mt 23,8), in accordo con ciò si potrà dire con ragione che tutti gli abitanti della terra sono suoi discepoli. E tale è in effetti la verità: la perfezione appartiene al Signore, che non cessa di insegnare, fintanto che noi conserviamo il carattere di bambini e di piccolini e non cessiamo di apprendere. (Clemente di Ales., Paedagogus, V, 16, 1 – 17, 3)
DON BOSCO SACERDOTE PER I GIOVANI
Don Bosco, dedicò tutta la sua vita alla gioventù. Iniziò interessandosi ai numerosi giovani che venivano a Torino dai paesi per trovare lavoro e con i ragazzi sbandati e senza guida. Li cercò dovunque, nelle strade, nel lavoro, nella carceri. Diede loro casa, un cuore amico, istruzione e protezione, assicurando per essi onesti contratti di lavoro; creò scuole professionali e laboratori. Offrì uguale assistenza agli studenti. Indirizzò i giovani a conquistare un posto nel mondo, aiutandoli a raggiungere competenza e abilità professionali; li orientò alla vita cristiana, curando molto la formazione religiosa, la frequenza ai Sacramenti, la devozione a Maria. Per tutti aprì gli Oratori dove i ragazzi trovavano un ambiente familiare, amicizie, comunità di fede e dove imparavano ad essere buoni cristiani ed onesti cittadini.Creò fra i suoi ragazzi i migliori collaboratori alla sua opera, avendo l’ineguagliabile arte di formare ciascuno secondo la sua personalità. Con loro formò i Salesiani e intraprese una vasta opera missionaria. Con Santa Maria Domenica Mazzarello fondò le Figlie di Maria Ausiliatrice e come collaboratori esterni creò i Cooperatori uomini e donne impegnati, veri salesiani nel mondo.
PADRE DEI GIOVANI
Don Bosco si intese padre dei suoi ragazzi e nel suo cuore di padre rifulsero tenerezze che non hanno nome, perché sono al di sopra degli stessi affetti naturali. Don Rua, che era vissuto da ragazzo con Don Bosco e ne fu il successore, afferma: “ Le sollecitudini di ogni sorta, che impiegava a favore dei suoi figli, non possono esprimersi in poche parole. Li occupava presso padroni, finché non ebbe possibilità di tenerli in casa; li serviva egli stesso a mensa, talora raccomodava i loro panni, tagliava loro i capelli, e faceva più che da padre, da madre. Ammalati poi, si prendeva le più sollecite cure di loro, li visitava sovente, li confortava, e quando peggioravano passava le ore del giorno e della notte per assisterli”. Il suo interessamento paterno non conosceva distinzioni; tutti i suoi figli gli erano egualmente cari; e sembrava che ciascuno di essi avesse un posto di predilezione nel suo cuore, mentre, se così si può dire, tutti erano i prediletti. (Card. Salotti)
MAESTRO DEI GIOVANI
Fu un vero educatore nel senso più squisito della parola. Il libro della sua arte educativa non era un libro stampato, ma il libro della vita vissuta, le cui pagine svolgeva ogni giorno a contatto con i ragazzi, nella chiesa, nella scuola, nel cortile, nel teatrino, nel passeggio. Sorgente ispiratrice e norma pratica del suo metodo educativo fu l’amore. Diceva tra l’altro che l’educazione è una questione di cuore, che i ragazzi non devono solo essere amati, ma se ne devono anche accorgere, che bisogna farsi amare, più che farsi obbedire con facilità. La sua pedagogia cristiana, attuata con abilità, genio ed efficacia, mirava a prevenire i mali, a preservare la gioventù con intelligente comprensione, adattamento alle sua esigenze, con ragionevolezza, confidenza, carità, allegria. Essa è fatta di amore grande, ragione e religione. E se la ragione è il primo mezzo da adoperare e l’amore è la norma pratica del sistema educativo di D. Bosco, la religione ne è l’anima.
SANTO DELLA GIOIA
Don Bosco era un uomo che viveva nella gioia e la diffondeva. Fin da ragazzo fondò tra i suoi coetanei la Società dell’allegria, sulla base di una autentica vita cristiana. Per tutta la vita svolse la sua opera educativa in ambienti carichi di allegria: Oratori, scuole, cortili, laboratori, con iniziative gradite ai giovani: giochi, gite, teatro, musica, con un clima di sano ottimismo. Ma soprattutto educava a porre le condizioni per la gioia autentica: il compimento del dovere, la vita di grazia, la frequenza ai sacramenti e la fuga al peccato, che toglie la gioia vera. Domenico Savio, santo quindicenne, che aveva ben compreso l’insegnamento di D. Bosco poteva asserire: “ Noi qui facciamo consistere la santità nello stare sempre allegri e nell’adempimento dei nostri doveri”.
DIGNITA DEI GIOVANI
Parlando a ragazzi usciti dal carcere e che egli avvicinava Don Bosco disse: «Man mano che facevo sentire loro la dignità dell’uomo, provavano un piacere nel cuore e risolvevano di farsi più buoni». Frase semplicissima, ma di cui ogni parola merita attenzione, riflessione. Che cosa c’è al centro di questa frase? C’è la dignità dell’uomo. Dunque per prima cosa don Bosco vedeva in ciascuno, in ogni ragazzo, anche nei ragazzi più difficili, respinti da tanti, respinti dalla società, vedeva soprattutto quella dignità di cui parla il Vangelo, dicendo: «Di questi è il regno dei Cieli». È dunque una visuale positiva, un avvicinarsi a ogni ragazzo, a ogni giovane, con la persuasione della ricchezza che c’è in lui e delle potenzialità meravigliose che la grazia di Dio ha messo o sta mettendo nel suo cuore. Ed è questo senso della dignità di ciascuno di noi, della dignità personale, che è così importante da coltivare anche oggi: sapete che ciascuno di noi è chiamato a grandi cose per il Regno di Dio e per gli uomini; che la vita di nessuno è inutile, la vita di nessuno ha poco valore; tutti abbiamo un valore immenso da realizzare per il Regno di Dio e per la società. Il contributo di ciascuno è importante ed è per questo che l’educatore guarda con amore, con affetto e, soprattutto, con grande speranza, vedendo in lui la ricchezza del futuro della Chiesa e del mondo. (Cardinale Carlo Maria Martini)
GRADUALITA
Partendo da questa visuale positiva, don Bosco disse: «Man mano che facevo loro sentire la dignità dell’uomo…», e mi colpiscono queste parole «man mano», cioè questa gradualità, questa attenzione sapiente ai diversi momenti, alle diverse tappe educative. Gesù stesso diceva agli apostoli: «Non potete comprendere tutto; io vi darò, vi do tutto ciò che potete portare; il resto a suo tempo, ve lo insegnerà lo Spirito Santo». È questo il grande senso del cammino che l’uomo deve compiere, che ogni ragazzo, che ogni giovane ha davanti a sé e bisogna aiutarlo a mettere un passo dopo l’altro in questo cammino, perché non si scoraggi, ma veda sempre qualche cosa da fare di fronte a sé. Oh, se tanti ragazzi e tanti giovani oggi fossero aiutati così, invece di essere spaventati o turbati o colpevolizzati dalle situazioni che stanno intorno, invece di essere sofferenti nell’angoscia o nella solitudine; se avessero qualcuno che dicesse: «Coraggio, fai questo passo, poi ne farai un altro, vedi che puoi diventare migliore, vedi che puoi prendere in mano la tua vita, vedi che puoi crescere davvero!». (Cardinale Carlo Maria Martini)
STARE INSIEME
E dice ancora don Bosco: «Man mano che facevo sentire loro la dignità dell’uomo…». Mi pare molto bella questa parola «sentire», cioè non dava loro la notizia, l’informazione sulla dignità dell’uomo, non la spiegava, ma la faceva «sentire»; cioè, attraverso la pienezza della grazia di cui don Bosco viveva, e che trasfondeva, faceva sì che questo senso della dignità entrasse dentro a coloro che lo avvicinavano, che si sentivano da lui rispettati, curati, amati, quasi fossero l’unica persona a cui doveva badare, e ne aveva tante. Non è dunque semplicemente un insegnamento, non è una trasmissione di valore generico, ma è un rapporto da persona a persona, un rapporto che richiede una presenza continua. È tanto richiamato nella pedagogia salesiana l’essere vicino, lo stare vicino per trasfondere i valori che si hanno e far sì che il ragazzo li ascolti, anche senza farci sopra un elaborato ragionamento intellettuale, li riceva dentro di sé. È il metodo di Gesù che chiama gli apostoli. Non dice per prima cosa che li chiama per istruirli o per mandarli a predicare, ma li chiama perché stiano con lui: quindi questo «stare insieme», attraverso cui Gesù trasfondeva i valori che sentiva dentro. (Cardinale Carlo Maria Martini)
GIOIA
E poi ancora dice questa frase di don Bosco: «Man mano che facevo loro sentire la dignità dell’uomo, provavano un piacere nel cuore…», cioè un insegnamento che dà gioia. Non si tratta di far sentire la pesantezza, la fatica del vivere da cristiani, da uomini onesti, da cittadini operosi, da persone impegnate, ma si tratta di dare gioia, di dare un buon annuncio del Vangelo. «Provavano un gran piacere nel cuore e risolvevano di farsi più buoni», cioè a partire da questa gioia interiore riconquistata nascerà anche un impegno morale, nascerà un impegno di rinnovamento, propositi di vita diversa, che se fossero stati imposti subito, con la pura autorità, con il senso del comando, non sarebbero stati accolti. Passando invece per questa crescita interiore della dignità, per questa gioia, per questo cuore che si allarga, allora anche il proposito diveniva più facile: l’impegno di vivere meglio, di non fare più certe cose, di abbracciare un nuovo modo di vivere, di essere nella società. Se oggi, purtroppo, ci sono giovani che non sentono i valori, sprecano il senso della loro dignità, se si ritorna nel nulla o addirittura nel male, in una vita inconcludente, è perché forse non hanno mai avuto vicino persone così capaci di far sentire questa dignità dell’uomo, farla crescere gradualmente dentro il cuore, di farla sbocciare in gioia e di farla fiorire poi in un impegno di vita migliore, di vita diversa. (Cardinale Carlo Maria Martini)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Signore Dio nostro, nella tua provvidenza ci hai donato San Giovanni Bosco, padre e maestro dei giovani, che lavorò con instancabile zelo, sotto la guida della Vergine Maria, per il bene della Chiesa; suscita anche in noi la stessa carità apostolica, che ci spinga a cercare la salvezza dei fratelli per servire te, unico e sommo bene. (Colletta della Festa di S.G. Bosco)
•E’ veramente giusto renderti grazie Dio onnipotente e misericordioso. Tu, Padre di eterno amore hai suscitato nella Chiesa San Giovanni Bosco, come amico, fratello e padre dei giovani, per condurli sulla via della salvezza. Con sguardo profetico sui tempi nuovi li ha preparati ad affrontare la vita con onesta sapienza e con fede operosa. Mosso dal tuo Spirito ha dato origine ad una grande famiglia per continuare su tutta la terra la sua missione di maestro e Padre. (Dal Prefazio del giorno)
•Ma ecco, in Cristo Gesù, vero «servo sofferente», noi contempliamo come onori, esalti e innalzi chi sa soffrire per amore suo e dei fratelli Chi avrebbe potuto credere alla tua rivelazione vedendo il tuo Cristo sfigurato, disprezzato, rigettato come un verme e non un uomo [...] uomo dei dolori che ben conosce il patire. Percosso e umiliato, ma non da te, mio Dio: tu dai gioia di vita, non tristezza di morte; tutti i nostri peccati gravavano sulle spalle dell’Innocente, che ha preso su di sé il castigo che ci da salvezza, consegnando se stesso alla morte senza proferire parola, come tenero agnello condotto al macello. Questa è la morte del giusto, strumento di salvezza per molti; in lui ti compiaci, o Dio (cf. Is 62,13-53).
•Davanti al mistero che avvolge di ombre la luce, ma ci coinvolge fino a dare senso alla nostra esistenza, che cosa possiamo dire, Signore? Tu, Dio, ti sei posto dalla nostra parte, non hai risparmiato tuo Figlio, ma lo hai dato per tutti noi. Come possiamo dubitare che tu vuoi la nostra salvezza, che sei pronto a donarci ogni cosa in Cristo Gesù? In lui ci hai giustificati, tutti, rei di morte, in lui siamo liberi dalla morte perché, risorto, egli è alla tua destra ad intercedere perché la fede non vacilli in noi e l’amore non si spenga. Ma chi potrà spegnere questo amore che Cristo ha acceso e tiene desto? Tribolazioni, angosce, persecuzioni, non sapranno separarci dall’amore di Cristo: su tutte queste cose saremo vincitori per virtù di Colui che ci ha amati (cf. Rm 8,31-37) e ha dato se stesso per noi (cf. Gai 2,20).
•L’amore che vince la morte, oltrepassa i secoli; ed ecco che i santi di tutte le epoche ben comprendono la lezione del Maestro sulla via che porta a Gerusalemme; «T’immolasti per me, nel tuo amore, divino Gesù esiliandoti sulla terra. O amato, eccoti tutta la mia vita, prendila, voglio soffrire, morire per te [...]. La tua voce ha un’eco nel mio cuore; Signore, voglio assomigliarti, voglio la sofferenza [...]; m’arde la tua parola in fiamme!» (S. Teresa di Lisieux).
•Di che cosa andiamo parlando noi mentre vogliamo essere al seguito di Cristo? Essere e voler essere piccoli: questo il segreto che ci dona l’intelligenza delle tue cose, o Padre! Con Gesù esultando nel tuo santo Spirito, ti benediciamo, Padre santo, perché ai piccoli tu hai rivelato il tuo mistero tenuto nascosto ai sapienti e agli intelligenti. (Cf. Mt 11,25-27).
•Piccola, sconosciuta, umile donna che nessuno considerava era Maria di Nazaret: a lei svelasti il mistero del Verbo, di lei, umile serva del Signore, ti fidasti più che dei grandi di Israele, e la rendesti Madre del tuo Figlio! Ella accolse, penetrò e custodì nel cuore (Lc 2,19) la tua Parola che si manifestava nel Figlio gli fu fedele sino al Calvario! «Venite, benedetti dal Padre mio»,dirai, o Signore, l’ultimo giorno nel giudicarci; «venite a ricevere il regno» che appartiene ai piccoli, poveri e umili, da voi amati: io ero in loro quando avete saziato la loro fame e avete spento la loro sete; quando a loro, forestieri, avete offerto un tetto amico e una veste che coprisse la loro nudità; quando li avete visitati in carcere o nella loro malattia. Sì, o Signore, noi lo sappiamo apertamente, tu lo hai rivelato e ancora non lo crediamo? Ogni volta che apriamo il cuore a questi piccoli è a te che doniamo come ogni volta che lo chiudiamo è a te che neghiamo (cf. Mt 25,34-40).
•Apri i nostri occhi, Signore, e vedremo le meraviglie del tuo amore (cf. Sal 118,18), infiamma il nostro cuore e saremo in comunione con te, Figlio di Dio, venuto a servire e non ad essere servito (Mt 20,28), perché possiamo vederti nei più piccoli: è questa la tua vera grandezza! O Dio, Padre di tutti gli uomini, tu vuoi che gli ultimi siano i primi e fai di un fanciullo la misura del tuo regno; donaci la sapienza che viene dall’alto perché accogliamo la parola del tuo Figlio e comprendiamo che davanti a te il più grande è colui che serve.
•Dio, per il tuo nome, salvami, per la tua potenza rendimi giustizia. Dio, ascolta la mia preghiera, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. Sono insorti contro di me gli arroganti e i prepotenti insidiano la mia vita, davanti a sé non pongono Dio. Ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore mi sostiene. Di tutto cuore ti offrirò un sacrificio, Signore, loderò il tuo nome perché è buono.
•O Maria! «Sii Madre della nostra liberazione da ogni male» dal male che aggrava la coscienza dell’uomo, e da quello che sempre più minacciosamente ingombra l’orizzonte del nostro secolo. Tu sei la luce del primo «Avvento!» Tu sei la stella mattutina che precede la venuta del Messia. Sii per noi la luce del nuovo Avvento, sii la sua stella mattutina, perché le tenebre non ci avvolgano! (Giovanni Paolo II)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Porre tutte le condizioni per essere gente di gioia.