Luca 4, 1-13: 1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2 per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane”. 4 Gesù gli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”. 5 Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: 6 “Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, 7 se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo”. 8 Gesù gli rispose: “Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”. 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10 sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano;” 11 e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”. 12 Gesù gli rispose: “È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”. 13 Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 4, 1-13
Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l`uomo». Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano”; e anche: “ essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra”. Gesù gli rispose: «E` stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La tentazione di Gesù è situata dai tre Sinottici dopo il battesimo, nel deserto e in rapporto al dono dello Spirito, ricevuto da Gesù prima del Battesimo. Ma nel narrarla ci sono anche differenze. Marco la ricorda in due soli versetti (1, 11-12), Matteo parla solo di tentazioni nel deserto (4, 1-11), è orientato verso il passato e intende mostrare che i fatti dell’Esodo si ripetono nella vita di Gesù, Luca invece parla anche di tentazioni “prima”, inverte l’ordine della seconda e terza tentazione, rispetto al primo evangelista ed è orientato verso il futuro, verso i fatti pasquali. Nelle tre tentazione troviamo già le lotte e le scelte che Gesù poi ha dovuto affrontare durante la sua vita, con la gente (14, 15), con gli amici (10, 20), con i compaesani (4, 23) con i dirigenti (17, 20) e vediamo Gesù, Nuovo Israele che trionfa, mentre il Vecchio Israele era stato sconfitto, nel deserto. Nel racconto sono in risalto due modi di leggere la Scrittura: secondo il proprio comodo (satana) e secondo la volontà di Dio (Gesù).
PIENO DI SPIRITO SANTO (1)
Una delle caratteristiche di Luca è lo spazio che dà allo Spirito Santo, che è sempre presente: dall’Annunciazione (1,35) al Battesimo (3, 22), alle tentazioni, all’inizio della missione (4,14-18) fino alla Pentecoste (Atti 2, 4) e alla vita della Chiesa (At 18-19;19, 2-6).
DESERTO (1)
Il deserto nella Scrittura è il luogo della presenza dello Spirito, ma anche della tentazione. Israele fu tentato nel deserto.
QUARANTA GIORNI (2)
Quaranta sono gli anni (un’intera generazione) che il popolo vive nel deserto, quaranta i giorni in cui Mosè rimase sul Sinai (Es 24, 18), quaranta i giorni di Elia verso la montagna (1 Re 24, 18), e quaranta i giorni dalla Pasqua all’Ascensione.
FU TENTATO (2)
Il termine greco per indicare la tentazione è “periazo”, che significa appunto tentare, mettere alla prova, ricorre altrove sia in Matteo che in Luca. In particolare il sostantivo “ peirasmos” lo troviamo nel Padre nostro (Lc 11, 4; Mt 26, 21), nell’ammonizione di Gesù ai tre discepoli nel Getsemani (Lc 22, 46), e nell’ultima cena: “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle tentazioni”, e, in questo caso tutto il ministero pubblico di Gesù è considerato come un lungo periodo di tentazione.
SE TU SEI FIGLIO DI DIO (3)
Battesimo e tentazione formano nell’intenzione di Luca un dittico che illustra lo stesso tema: Gesù si rivela Figlio di Dio. Colui che è dichiarato “Figlio di Dio” nel Battesimo, nella tentazione è messo alla prova nella sua qualità di Figlio di Dio. Nel dichiararlo “Figlio di Dio”. Satana non vuole indicare la sua natura divina, ma il suo particolare rapporto con Dio e per l’aiuto che Dio gli comunica può trasformare le pietre in pane.
QUESTA PIETRA DIVENTI PANE (3) (1° tentazione)
La prima tentazione prende lo spunto dalla fame. Il tentatore suggerisce a Gesù di. servirsi della sua qualità di figlio di Dio per le necessità impellenti. La prima tentazione non va banalizzata: si tratta di usare del potere per la propria personale necessità. Satana vuol turbare i rapporti tra Gesù e Dio e gli suggerisce di agire autonomamente; ma Gesù intende agire in totale obbedienza al Padre.
STA SCRITTO (4)
Gesù risponde citando Deut 8, 3. Questo ricorso alla Scrittura dice in primo luogo che per il pio Israelita la norma alla quale attenersi in ogni circostanza è la parola di Dio. Il testo che nella Bibbia dice: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, è riportato in forma abbreviata. Gesù asserisce che la vera vita dell’uomo dipende primariamente dall’obbedienza a Dio e alla sua Parola.
IL DIAVOLO LO CONDUSSE IN ALTO (9) (2° tentazione)
Luca non precisa come Matteo: “ su un alto monte” ma dice “in alto” e “in un istante” sottolineando così il carattere visionario della tentazione.
TI DARO’ TUTTO (4)
La seconda tentazione si basa sul dominio politico secondo il sogno di alcuni giudei e degli stessi apostoli, che vorrebbero vedere ricostruito da Gesù il Regno di Israele (At 1, 6). Satana scimmiotta Dio che dà ogni potere a Gesù: “ Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra” (Sl 2-8). Ma che Satana abbia un certo dominio sul potere politico, la Scrittura lo dice anche altrove: per Giovanni è il “principe di questo mondo” (12, 31), in Ap 13, 1-8 il dragone dà la potenza alla bestia (Impero Romano) che induce gli uomini ad adorarlo, (vedi stretta analogia con la tentazione di Gesù). Luca, allergico al potere mondano, esclude dalla genealogia di Gesù tutti i re d’Israele e qui dice che satana può disporre dei poteri politici che reggono il mondo. La tentazione punta al far disobbedire al Padre, a spezzare la relazione di figliolanza a Dio e sostituirla con l’adorazione di satana.
E’ STATA DATA A ME (4)
Il significato è “ mi appartiene”. Colui che cerca il potere per essere servito e non per servire crede che il mondo “gli appartenga”, come appartiene a satana, ma diventa adoratore e schiavo di satana.
STA SCRITTO (8)
La risposta di Gesù s’ispira a Dt 6, 13, in cui il “tu” è il popolo di cui Gesù fa parte. Nella risposata Gesù sottolinea l’unicità e la centralità di Dio, che non ammette frammistioni e contaminazioni.
LO CONDUSSE A GERUSALEMME (9) (3° tentazione)
Il luogo della terza tentazione è il tempio di Gerusalemme, lo spazio dove si riunisce il popolo. Una prova spettacolare in quel luogo potrebbe attirare a Gesù le folle. Questa tentazione si ripeterà anche in seguito (11, 16).
STA SCRITTO (10)
Satana cambia tattica e cita anche lui un brano della Scrittura che afferma una grande fiducia in Dio, ma interpretandola a modo suo. Satana vuole indurre a Gesù e mettere alla prova Dio, pretendere da lui un segno miracoloso e strumentalizzare il suo intervento per un fine puramente terreno.
GESU’ RISPOSE (12)
Gesù replica citando Dt 6, 16 ed esprime la ferma volontà di obbedire al comando del Padre. Egli non farà come gli Ebrei nel deserto che esigevano prove da Dio.
DOPO AVER ESAURITO (12)
Gesù reagisce fortemente alle tentazioni che si possono alla fine riassumere in una sola, la tentazione di distogliere Gesù dalla scelta di fondo che caratterizza tutta la sua vita, di salvare l’umanità, seguendo la via della croce.
AL TEMPO FISSATO (13)
Il tempo fissato, sarà appunto il momento della croce, quando satana sferrerà l’ultimo decisivo attacco. E perderà definitivamente.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
CONDOTTO NEL DESERTO
“Gesú fu condotto dallo Spirito nel deserto” (Mt 4,1), ecc. Il mio Signore, Cristo Gesú, compie tutti i suoi atti ricevendo una direttiva, o una missione, o una chiamata, o un`ingiunzione: non fa nulla da se stesso (cf. Gv 8,28). E` una missione che lo porta nel mondo; è una direttiva che lo guida nel deserto; è una chiamata che lo ha risuscitato dai morti, giusta la parola: “Alzati, mia gloria, svegliatevi, arpa e cetra” (Sal 107,3). Ma quando si tratta della Passione egli si affretta spontaneamente e volontariamente, secondo il vaticinio del Profeta: “Si è offerto perché lo ha voluto” (Is 53,7), e tuttavia, anche in quel caso, si fece obbediente al Padre fino alla morte (cf. Fil 2,8). Dottore e modello di obbedienza, non ha minimamente voluto agire o soffrire al di fuori di essa, una via che nella verità conduce alla vita (cf. Gv 14,6)”Fu dunque condotto dallo Spirito nel deserto”, o come dice un altro evangelista: “Fu spinto dallo Spirito nel deserto” (Lc 4,1). “Tutti” coloro che sono spinti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio (cf. Rm 8,14). Ma lui, che è Figlio ad un titolo del tutto speciale e con maggiore dignità, è spinto o condotto nel deserto diversamente dagli altri e con piú eccellenza: “Uscí dal Giordano” – è detto – “pieno di Spirito Santo” (Lc 4,1s); e, immediatamente, fu spinto da lui nel deserto. A tutti gli altri lo Spirito viene dato solo in una certa misura (cf. Gv 3,34); ed è in questa stessa misura che essi sono spinti in tutte le loro azioni. Ma egli ha ricevuto la pienezza della divinità, che si è compiaciuta di abitare corporalmente in lui (cf. Col 2,8): per cui, egli è spinto piú poderosamente e vigorosamente ad eseguire gli ordini del Padri. (Isacco di Stella, Sermo 30, 1-2)
MINISTERO DELL’UMILTA’
“Se sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pane” (Mt 4,3). L`Onnipotente poteva certo farlo, ed era semplice per ogni creatura, qualunque fosse la sua specie, passare, al comando del suo Creatore, alla specie che gli fosse stata ordinata di assumere; è così infatti che, quando lo volle, egli cambiò l`acqua in vino durante il banchetto di nozze (cf.Gv 2,1-10). Ma era piú conveniente all`economia divina della nostra salvezza che il Salvatore vincesse la furberia del piú orgoglioso dei nemici non con la potenza della sua divinità, bensí con il ministero della sua umiltà. Alla fine, messo in fuga il diavolo e smascherato il tentatore in tutti i suoi artifici, gli angeli si avvicinarono al Signore e lo servivano: colui che era vero uomo e vero Dio tenne cosí la sua umanità fuori della minaccia di questioni capziose e manifestò la sua divinità davanti agli omaggi dei suoi santi (cf. Mt 4,11)… (Leone Magno, Sermo 27 [40], 2-4)
NON DI SOLO PANE
Alla scuola del nostro Redentore, o carissimi, apprendiamo “che l`uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Lc 4,4), e che al popolo di Dio conviene, qualunque sia il livello di astinenza in cui è posto, auspicare di nutrirsi piú della parola di Dio che di cibo materiale. Abbracciamo dunque questo digiuno solenne con una devozione premurosa e una fede vigile, e celebriamolo non con una dieta sterile, quale la dettano spesso e la debolezza del corpo e la malattia dell`avarizia, bensí con una larga generosità; cosí saremo tra quelli di cui la stessa Verità ebbe a dire: “Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5,6). Facciano le opere di pietà le nostre delizie, riempiamoci di quei cibi che nutrono per l`eternità. Poniamo la nostra gioia nel sollievo dei poveri che sazieranno le nostre elargizioni; rallegriamoci di rivestire coloro di cui copriremo la nudità dei vestiti necessari; facciamo sentire la nostra bontà ai degenti nelle loro malattie, agli infermi nella loro debolezza, agli esuli nelle loro prove, agli orfani nel loro abbandono, alle vedove desolate nella loro tristezza (cf. 1Tm 5,5); non v`è alcuno insomma, che aiutandolo, non si sdebiti di una certa parte della beneficenza. Nessuna rendita è trascurabile quando il cuore è grande e la misura della nostra misericordia non dipende dai limiti della nostra fortuna. L`opulenza della buona volontà non manca mai di merito, anche se si hanno poche risorse. Le elemosine dei ricchi sono piú importanti, e minime quelle dei meno agiati, ma il frutto delle loro opere non differisce se le anima un medesimo amore. (Leone Magno, Sermo 27 [40], 2-4)
ADAMO E CRISTO NEL DESERTO
“Allora Gesú fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo” (Lc 4,1-2; Mt 4,1). Conviene ricordare come avvenne che il primo Adamo fu cacciato dal paradiso nel deserto, affinché tu rifletta in qual modo il secondo Adamo dal deserto sia tornato al paradiso. Osservate come la condanna sia stata revocata, e i benefici di Dio reintegrati nei loro disegni. Adamo fu plasmato con la terra vergine, Cristo è nato da una vergine; quegli fu fatto ad immagine di Dio, questi è la stessa immagine di Dio; quello fu posto al di sopra di tutti gli animali sprovvisti di ragione, questo è al di sopra di tutti i viventi; per mezzo di una donna venne la perdizione, per mezzo di una vergine viene la sapienza la morte per mezzo di un albero, la vita per la croce. L`uno, spoglio delle cose spirituali, si coprí con le fogle di un albero; l`altro, spoglio delle cose del mondo, non ebbe bisogno del rivestimento corporale. Nel deserto Adamo, nel deserto Cristo; questi infatti sapeva dove poter trovare l`uomo condannato per ricondurlo al paradiso, dopo averne cancellato la colpa. Ma, poiché l`uomo non poteva tornare al paradiso coperto delle spoglie di questo mondo, – e non può essere cittadino del cielo se non chi si è spogliato di ogni colpa, – abbandonò il vecchio uomo, e si rivestì del nuovo, di modo che si avesse piú un mutamento di persona che di sentenza, poiché non si possono abrogare i decreti divini. (Ambrogio, In Luc., 4, 7-9.41 s.)
UNA GUIDA SICURA
Colui che nel paradiso, senza guida, smarrì la via assegnatagli, come avrebbe potuto, senza guida, riprendere nel deserto la via smarrita, lì dove le tentazioni sono moltissime, difficile lo sforzo verso la virtù, facile la caduta nell`errore?…….Quale guida …egli avrebbe potuto seguire contro tanti adescamenti di questo mondo, contro tanti inganni del diavolo, sapendo che noi dobbiamo lottare prima di tutto «contro la carne e il sangue», poi contro le “potenze, contro i principi del mondo delle tenebre, e contro gli spiriti del male che circolano nell`aria” (Ef 6,11-12)? Avrebbe potuto seguire un angelo? Ma l`angelo stesso è caduto…..Si dovette cercare un`altra guida, che tutti quanti noi potessimo seguire. E chi poteva essere una guida cosí grande che potesse aiutare tutti, se non colui che è al di sopra di tutti? Chi avrebbe potuto mettersi al di sopra del mondo, se non chi è piú grande del mondo? Chi poteva essere una guida così sicura, che potesse condurre nella stessa direzione l`uomo e la donna, il giudeo e il greco, il barbaro e lo scita, il servo e l`uomo libero, se non il solo che è tutto in tutti, cioè il Cristo?.……Noi dunque non temiamo le tentazioni, ma piuttosto vantiamocene e diciamo: “E` nella debolezza che siamo potenti” (2Cor 12,10), è allora infatti che viene intrecciata per noi la corona della giustizia (cf. 2Tm 4,8). Ma questa corona di cui si parla è quella adatta a Paolo, mentre noi, dato che vi sono diverse corone, dobbiamo sperare di riceverne una qualsiasi. In questo mondo corona è l`alloro, e corona è lo scudo. Ma ecco, a te viene offerta una corona di delizie, perché “una corona di delizie ti farà ombra” (Pr 8,6); e altrove: “Ti circonderà con lo scudo della sua benevolenza” (Sal 5,13; 90,5); infine, il Signore “ha coronato di gloria e onore colui che amava” (cf. Sal 8,6). Dunque, colui che vuol darci la corona permette anche le prove: se sarai tentato, sappi che egli ti sta preparando la corona. Togli icombattimenti dei martiri, hai tolto le corone; togli i loro tormenti, hai tolto i loro trionfi…..Non dobbiamo quindi temere come fossero sciagure le prove del mondo, grazie alle quali si preparano per noi le buone ricompense; piuttosto, tenendo conto della condizione umana, dobbiamo chiedere di subire quelle prove che possiamo sopportare. (Ambrogio, In Luc., 4, 7-9.41 s.)
GRIDA DAI CONFINI DELLA TERRA
“Esaudisci, Dio, la mia supplica; tendi l`orecchio alla mia preghiera” (Sal 60,2). Chi parla? Sembra un individuo. Ma osserva bene se sia davvero uno. Dice: “Dai confini della terra a te ho gridato, nell`angoscia del mio cuore” (Sal 60,3). Non si tratta dunque di un solo individuo (sebbene in Cristo, di cui siamo le membra, noi tutti abbiamo unità). Una persona singola, infatti, come potrebbe gridare dai confini della terra? Dai confini della terra grida soltanto quella eredità della quale fu detto al Figlio stesso: “Chiedi a me, e ti darò le genti in tua eredità, e in tuo possesso i confini della terra” (Sal 2,8). E` dunque, questo possesso di Cristo, questa eredità di Cristo, questo corpo di Cristo, questa unica Chiesa di Cristo, questa unità che noi siamo, che grida dai confini della terra. (Agostino, Enarr. Sl. 60, 2). E che cosa grida? Ciò che ho detto prima: “Esaudisci, Dio, la mia supplica tendi l`orecchio alla mia preghiera. Dai confini della terra a te ho gridato” (Sal 60,2-3). Cioè, questo ho gridato a te, dai confini della terra; ossia, da ogni luogo. Ma perché ho gridato questo? “Mentre il mio cuore era nell`angoscia”. Mostra di trovarsi in grande gloria tra tutte le genti e in tutto il mondo; eppure è in mezzo a grandi prove. Infatti la nostra vita in questo esilio non può essere senza prove, e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno può riconoscersi finché non è tentato; allo stesso modo che nessuno potrà essere incoronato se non dopo la vittoria, vittoria che non ci sarebbe se non ci fossero la lotta contro un nemico e le tentazioni. E` pertanto, nell`angoscia quest`uomo che grida dai confini della terra; è nell`angoscia ma non è abbandonato. Poiché il Signore ha voluto darci in antecedenza un`idea della sorte che attende il suo corpo [mistico] che siamo noi, nelle vicende di quel suo corpo col quale egli morí, risorse ed ascese al cielo: in modo che le membra possano avere speranza di giungere là dove il capo le ha precedute. (Agostino, Enarr. in Ps., 60, 2)
TENTATI IN CRISTO
Egli ci ha insegnato a riconoscerci in lui, quando volle essere tentato da satana (cf. Mt 4,1). Leggevamo ora nel Vangelo che il Signore Gesú Cristo fu tentato dal diavolo nel deserto. Cristo fu certamente tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato tu. Tua infatti era la carne che Cristo aveva presa perché tu avessi da lui la salvezza. Egli aveva preso per sé la morte, che era tua, per donare a te la vita; da te egli aveva preso su di sé le umiliazioni perché tu avessi da lui la gloria. Cosí, egli prese da te e fece sua la tentazione, affinché per suo dono tu ne riportassi vittoria. Se in lui noi siamo tentati, in lui noi vinciamo il diavolo. Ti preoccupi perché Cristo sia stato tentato, e non consideri che egli ha vinto? In lui fosti tu ad essere tentato, in lui tu riporti vittoria. Riconoscilo! Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere quando tu sei tentato. Non c`è, dunque, da stupirsi se, in mezzo alle tentazioni, il salmista grida dai confini della terra. Ma perché non è sconfitto? “Nella pietra mi hai innalzato”. (Agostino, Enarr. in Ps., 60, 2)
IL DIAVOLO ESISTE
La tentazione di Gesù ci dice anche una cosa che per troppo tempo abbiamo fatto finta di aver dimenticato: che il diavolo esiste e che esso è qualcosa di più che il semplice principio, o la semplice somma, del male umano! L’uomo moderno manifesta una strana e sospetta allergia a sentir parlare di questo argomento; diverse correnti culturali illuminismo, positivismo, secolarismo – hanno finito per imporre, più o meno consciamente, una soluzione tranquillizzante: il demonio – si dice è una personificazione simbolica, un mito, uno spauracchio; è l’inconscio collettivo, o, rispettivamente, l’alienazione collettiva. Intanto però nella società si manifesta un fenomeno inquietante: Satana, scacciato dalla porta, è rientrato dalla finestra; cioè, scacciato dalla fede è rientrato dalla superstizione. Il mondo moderno, tecnologico e industrializzato, pullula di maghi, streghe, stregoni di città, spiritisti, dicitori di oroscopi, venditori di « fatture » e di amuleti e di altra gente simile. Non escluse, a quanto si dice, delle vere e proprie sette sataniche con riti strani (e redditizi!) che operano di preferenza proprio nelle città più industrializzate del nord. E avvenuto qualcosa di simile a quello che l’apostolo Paolo rilevava nei pagani del suo tempo: Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili… E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balia di una intelligenza depravata (Rom. 1, 22-23.28). Non basta dire che quelli menzionati sono fenomeni da popolino ignorante. In letteratura il demoniaco imperversa, al punto che metà della letteratura moderna viene definita letteratura del satanismo, nel senso che si dibatte col problema del demoniaco. Senza contare ciò che è avvenuto nella vita reale degli uomini. (Raniero Cantalamessa)
COME SPIEGARE IL PROBLEMA DEL MALE
Sotto l’impressione della Seconda Guerra mondiale, un pensatore ha scritto: « In questi tempi siamo venuti, fin troppo, in contatto con potenze demoniache, abbiamo provato e visto, più del bisogno, uomini e interi gruppi sedotti e guidati da potenze misteriose e abissali, abbiamo troppe volte osservato uno spirito estraneo nelle persone trasformarle fin nel profondo del loro essere; come le abbia spinte a crudeltà, ebbrezze di potere ed esplosioni di pazzia, di cui prima non sarebbero mai state capaci; una mano invisibile porgeva un invisibile calice di frenesia e lo passava di popolo in popolo fino a fare impazzire le nazioni. Io dico che ne abbiamo viste troppe, ne siamo stati troppo spaventati, perché si possa continuare a chiedersi, senza vergogna, se esista il diavolo » (H. Thielicke). L’uomo moderno è giunto cosi, per conto suo e senza accorgersene, alla stessa conclusione cui era giunta la Bibbia: il mistero del male non si spiega solo con l’uomo, esso « precede » l’uomo (è questo il senso della presenza del serpente nel racconto del peccato originale); esso « eccede » l’uomo. C’è un male cosi impensabile e raffinato che non può essere opera dell’uomo; l’uomo, tutto sommato, conosce dove non può arrivare, pur con tutta la sua cattiveria; conosce i suoi limiti, non solo nel bene, ma anche nel male……La credenza in un diavolo personale, è dottrina cattolica, cioè facente parte del patrimonio comune e tradizionale della Chiesa Cattolica, anche se non definito ex professo con un dogma…… E stato scritto a ragione che la più grande ‘vittoria di Satana è far credere che egli non esiste……Ma perché la Bibbia e la Chiesa ci parlano del diavolo? Non per farci paura, non per tener buona la gente, spaventandola con la paura dell’inferno. delle tentazioni, di fronte alla calma sovrana di Gesù, egli fa la figura di uno che. è impotente e nervoso…..Perché non si capisce cosa significa scegliere Cristo, se non si sa tra chi è la scelta; non si sceglie consapevolmente il Regno, se non si prende coscienza che esiste anche un altro regno, che c’è una lotta tra due regni nel mondo e noi siamo presi in mezzo a questa lotta; che la neutralità è, in realtà, militanza in uno dei due regni, quello di Satana. La liturgia di questa prima domenica di Quaresima esprime ciò mediante l’accostamento tra la seconda lettura (Gesù è il Signore!) e il brano evangelico (Ti darò tutta la potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio). Due signorie! C’è da scegliere! A chi riconosce la sua signoria sul mondo, Satana promette regni e potenza (salvo poi a non mantenere neppure questa promessa); a chi confessa con la bocca e crede con il cuore che Gesù soltanto è il Signore del mondo, egli promette la salvezza (« sarai salvo »)…….Con questo non si vuol dire che Satana, nel cristianesimo, ha un’importanza pari e contraria a quella di Cristo. Anzi, non è neppure esatto dire che noi crediamo « nel » demonio. Noi crediamo « in » Dio, ma non crediamo nel demonio! Crediamo, semplicemente, che esiste il demonio; ……..Per la Bibbia, il demonio non è che una creatura di Dio andata « a male »; tutto ciò che esso « è » di bene e di positivo, viene da Dio, tutto ciò che esso « non è » (la sua malizia) viene dal difetto della sua volontà libera; in lui si realizza in modo pieno la definizione del male morale che è « privazione o assenza di bene ». Si può dire che il demonio è un « niente », senza con ciò affermare che « non esiste ». Egli è « la negazione » personificata, il « no » a Dio, perciò al Bene; per questo il nichilismo è il suo prodotto più inconfondibile. (Cantalamessa)
LA CHIESA NEL DESERTO
La Chiesa, ci dice il Vangelo di oggi, finché resta quaggiù, vive nel deserto ed è tentata dal demonio. In questa condizione, due sono gli atteggiamenti che le sono più necessari: la vigilanza e la lotta. Della vigilanza si dice: Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resisteti gli saldi nella fede (1 Pt. 5, 8-9). Della lotta si dice: Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male (Ef. 6, 11-12). L’Apostolo addita anche le armi necessarie per una tale battaglia (che sono le stesse usate da Gesù nel deserto): la fede, cioè l’assoluta e incrollabile fiducia in Dio, anche quando tutto sembra dire il contrario; la fede è lo scudo che respinge i dubbi insinuati da Satana (« i dardi infuocati del nemico »); poi la parola di Dio come spada potente dello Spirito e infine la preghiera assidua che è la nostra arma più raccomandata. Dobbiamo aggiungere l’Eucaristia che è l’arma delle armi. (Cantalamessa)
QUARESIMA ALL’INSEGNA DELLA FEDE
La Quaresima di sua natura è simile al deserto che fa da fondale al racconto evangelico delle tentazioni di Gesù. Come il deserto riduce l’uomo all’essenziale, spogliandolo delle sovrastrutture, del superfluo e delle vanità e proiettandolo verso alcune poche cose fondamentali (acqua, cibo, strada giusta, riparo dal sole), così la Quaresima ci vuole riportare alla sostanza dell’esistenza cristiana. E lo fa anche oggi con tre passi biblici legati tra loro da un tema sottile eppure basilare, quello della fede professata, radice dell’esperienza personale e comunitaria del popolo di Dio. La nostra lettura biblica si apre, infatti, col più antico Credo di Israele. Dal Credo di Israele passiamo, nel racconto delle tentazioni, alla professione di fiducia che il Cristo pronunzia tre volte nei confronti del Padre e del suo progetto di salvezza. Giungiamo, allora, alla terza professione di fede, il Credo citato da Paolo nella lettera ai Romani….. La Quaresima viene, allora, inaugurata all’insegna della fede, fondamento dell’esistenza cristiana. I quaranta giorni che stanno di fronte a noi si distendono quasi come un unico appello a riscoprire la purezza della fede liberandola da tutti gli accomodamenti, le ignoranze, i surrogati, le escrescenze abitudinarie e magiche. (Gianfranco Ravasi)
RACCONTO DELLA TENTAZIONE DI GESU’
La narrazione stilizzata della tentazione in tre scene ha una curiosa inversione nella seconda e terza scena rispetto al parallelo di Matteo: per Luca il vertice della tentazione non è «il monte molto alto» come per Matteo ma Gerusalemme, la città verso la quale è orientato tutto il Vangelo lucano. E noto, infatti, che l’opera di Luca si apre e si chiude nel Tempio di Sion e ha il suo cuore (cc. 9-19) in quel lungo itinerario di Gesù verso il suo destino. Ebbene è proprio a Gerusalemme, vertice della vita del Cristo, che ha il suo culmine anche la tentazione e la professione di fiducia di Gesù. Là, infatti, si compie la suprema prova della messianicità: Gesù dovrebbe rifiutare il suo destino ultimo, quello della salvezza raggiunta non trionfalmente ma attraverso la povertà estrema della croce. Gesù, se accettasse questa tentazione, rinuncerebbe alla sua perfetta fiducia nel Padre e noi perderemmo la fede in un vero Salvatore. Ma Gesù sul pinnacolo del Tempio dichiara il suo “sì” definitivo al Padre, diventando anche per il fedele l’emblema luminoso della fede biblica, cioè dell’adesione piena e totale a Dio e al suo piano tracciato nel cosmo e nella storia. … Nella professione di fede proclamata davanti al Negatore per eccellenza, a Satana, che cerca invano di scardinare la fiducia del Figlio nel Padre, Cristo, ancorandosi alla Parola di Dio, costruisce un Credo che ha il suo vertice nella risposta alla seconda tentazione: «Solo al Signore tuo Dio ti prostrerai, lui solo adorerai». E la ripresa del primo comandamento, sostegno e sorgente di tutto il Decalogo e di tutta la fede biblica: «Non avrai altri dei di fronte a me… Non ti prostrerai davanti all’idolo e non l’adorerai… » (Es 20, 3.5). Gesù afferma la purezza del concetto di Dio e l’unicità del Signore. Una purezza che, però, non è fredda e distante come quella di un cristallo. Un’unicità che non è, però, solitudine perché, come diceva il poeta spagnolo Quevedo (1580-1645), «Dio è unico ma non è solo». Contro tutte le contraffazioni del volto di Dio che l’uomo nei secoli ha escogitato a suo uso e consumo, contro la scimmiottatura di Dio che Satana tenta di suggerire a Gesù, contro Satana stesso, ombra oscura del vero Dio, Gesù ribadisce la necessità di adorare Lui solo, il Dio Salvatore e vivo, Creatore e Signore. Un altro poeta spagnolo ma nostro contemporaneo, Miguel de Unamuno (1864-1936), scriveva: «Empia fede, superba, che non ha dubbi, quella che lega Dio alla nostra idea. Dio parla per mia bocca, dicono, empi, e intendono tra sé: per bocca di Dio parlo!». (Gianfranco Ravasi)
CORRETTO RIFERIMENTO ALLA SCRITTURA
Sia il demonio che Gesù citano la Scrittura. E’ chiaro allora che la parola di Dio non è poi così limpida come si crede, che ci possono essere interpretazioni che ne falsificano il senso, che una lettura non obbediente allo Spirito stravolge il messaggio che viene da Dio. Il punto è proprio qui: la tentazione si supera affidandosi alla parola della Scrittura, ma la parola della Scrittura è letta bene quando la interpreta in chiave di apertura a Dio e di fiducia in lui, e non come tornaconto personale, perché la tentazione di fondo, quella che sta sotto a tutte tre forme esemplificate nella redazione di Luca, come in quella di Matteo, è proprio la cupidigia, la ricerca di sé e del proprio tornaconto. (D. Pezzini)
AIUTO A COLORO CHE SONO TENTATI
“Proprio per essere stato tentato ed aver sofferto personalmente (Gesù) è in grado di venire in aiuto a quelli che sono tentati” (Eb 2, 18). Così si dimostra la vera umanità di Gesù, che diventa modello e principio di salvezza per la nostra umanità e per ciò che è connesso alla nostra condizione umana. In realtà la stessa possibilità di essere tentati, e quindi ogni tentazione, è l’indizio più grande della dignità dell’uomo, creato da Dio libero e perciò tale che dever trovare la sua strada passo dopo passo, tra tentennamenti e chiaroscuri. Noi abbiamo, sul piano spirituale, un’esistenza sempre a rischio, ma proprio qui sta la sua bellezza, perché possiamo e dobbiamo inventarci la nostra vita. E la vera scommessa della nostra vita consiste nel poterci confrontare giorno dopo giorno con la volontà di Dio, invocare la sua conoscenza in ogni momento, ad essa sottometterci nel nostro cuore, nella nostra bocca e nel nostro lavoro, confidando nel suo aiuto e nella sua misericordia. (A. Minissale)
INTERROGATIVI E RIFLESSIONI
Le tentazioni mettono in luce che il mistero del male mette alla prova Gesù, all’inizio del ministero e poi quando si fa decisivo il complotto per metterlo (Lc 22, 3.53), ma lui non vi soccombe. Quale insegnamento ha per noi la vittoria di Gesù sul male? “Se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere, quando sei tentato” (Agostino). La tentazione delinea concretamente l’autentica umanità di Gesù. A prima vista, le tentazioni subite da Gesù nel deserto sembrano diverse da quelle che abbiamo noi. In realtà sono le stesse, sotto forma differente.
Approfondire il contenuto della seconda tentazione. Quando una realtà, un valore, diventa “idolo” del nostro cuore e va rifiutato? Gesù indica nella Scrittura il luogo ove il credente può trovare la luce di Dio che gli fa superare la tentazione (“Sta scritto”). Riflettere sulla funzione della Scrittura per la vita di fede e di prova del credente. La tentazione non è un incidente di percorso, ma fa parte del cammino di fede. Prima o poi è richiesto a tutti di esprimere chiaramente il proprio “si” al Signore, uscendo dall’indifferenza, o da una religiosità generica, da un’adesione solo intellettuale o formale. Dio è fedele e non permette che siamo tentati al di là delle nostre forze, ma insieme alla tentazione darà anche la via d’uscita (1 Cor 10, 13).
La tribolazione produce sopportazione; la sopportazione virtù provata; la virtù provata speranza e la speranza non confonde (Rom 5, 3-5).
PREGHIERA (pregare la parola)
•Non mi potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla mia tenda. Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirmi in tutti i miei passi…Mi salverà perché a lui mi sono affidato. Lo invocherò e mi darà risposta, presso di me sarà nella sventura, mi salverà e mi renderà glorioso. (dal salmo 90)
•Insegnaci, Signore, a guardare alle tentazioni come a una scuola in cui ci costringi a verificare il significato e la serietà della nostra fede.
•Conserva viva, Signore, nella nostra mente la tua Parola che ci rivela come solo il tuo amore ci salva dalla distruzione.
•Come Cristo si è affidato a te, Padre, e nella tentazione ti è restato fedele, fa che anche noi mettiamo la nostra vita e le nostre aspirazioni in te, che solo puoi salvarci.
•Signore nostro Dio, ascolta la voce della Chiesa che t’invoca nel deserto del mondo: stendi su di noi la tua mano, perché nutriti con il pane della tua parola e fortificati dal tuo Spirito, vinciamo con il digiuno e la preghiera le continue seduzioni del maligno (Colletta della I domenica di Quaresima C)
•Insegnaci, Signore, a ricevere dalle tue mani le «tentazioni» come una scuola in cui ci costringi a verificare il significato e la serietà della nostra adesione a te.
•Ricordaci, Signore, che il nostro desiderio di stare in piedi da soli è un’illusione, e mantieni nel nostro cuore la fiducia di chi si abbandona a te come il bambino in braccio alla madre.
•Purifica, Signore, la nostra fame di sicurezza e la nostra sete di potere, e conserva viva nella nostra mente la tua parola che ci rivela come solo il tuo amore ci salva dalla distruzione, e che se vogliamo essere i primi dobbiamo diventare i servi di tutti, secondo l’esempio del tuo figlio Gesù. (Domenico Pozzoli)
•Il diavolo esiste realmente. Nemico dell’uomo, ha un solo scopo: trascinarlo con sé alla dannazione gli uomini. Perché possiamo sfuggire alle sue manovre subdole ed insidiose..
•All’inizio della quaresima, ti preghiamo per la nostra comunità parrocchiale, perché nell’impegno di preghiera e di sacrificio inizi il suo cammino con Cristo verso la gioia della Pasqua.
•Dio onnipotente ed eterno, tu ci offri questi quaranta giorni di quaresima come un momento privilegiato di conversione e di grazia. Per mezzo del tuo Spirito insegnaci a viverli nell’intimità con Cristo, preoccupati solo di camminare sui suoi passi e di conformare la nostra condotta ai suoi insegnamenti e ai suoi esempi. (C. Berthes)
•Anche noi siamo esposti alla tentazione: ricerca di beni materiali, desiderio di comparire, sete di potere. Aiutaci, Signore perché illuminati e sostenuti dallo Spirito Santo respingiamo ogni tentazione per non volere se non ciò che tu vuoi (C. Berthes)
•E noi, Signore, come faremo a resistere, a scegliere tra libertà e pane, a salvarci dalla vertigine della nostra grandezza, a rinunziare alla seduzione del potere? Così è per ogni uomo e anche per la chiesa: tutti dentro, Signore! Se tu non ci liberi; non c’è salvezza. (D. M. Turoldo)
•Per tutta la nostra vita abbiamo avuto la guerra, e la passione ancor non tace; Maria, dona al nostro cuore una bella sera, piena di luce e tanta pace. Fammi morire cantando lode a Dio per la bellezza grande del creato, per la luce che m’ha fatto beato e per te, mia dolcezza e dolce creatura nell’ultima ora, quando il mondo si oscura. non farmi mancare la tua carezza. (Biagio Marin)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Chiediamo al Signore la forza di vivere il Vangelo con i “sì” e i “no” detti sempre da Cristo, fino ad accettare la morte in croce.