Giovanni 21, 1-19: 1 In quel tempo. Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. 3 Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. 4 Quando già era l’alba. Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. 9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13 Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14 Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. 15 Quand’ebbero mangiato. Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18 In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 21, 1-19
In quel tempo Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l`alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E` il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un pò del pesce che avete preso or ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Quand`ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Questo capitolo finale è un’aggiunta al Vangelo che terminava con la dichiarazione grandiosa di 20, 31, ma non si conosce una tradizione senza il capitolo 21, che si trova in tutti i manoscritti greci in nostro possesso e che è parte autentica del Vangelo. Chi l’ha aggiunto era sicuramente uno dei discepoli di Giovanni e un profondo conoscitore del suo pensiero, del materiale evangelico e dei molti segni cui l’evangelista aveva fatto cenno nella sua conclusione (20, 30). “Tra il Vangelo incentrato soprattutto sulla figura di Gesù, che si concludeva col capitolo 20, e il capitolo 21 non c’è contrapposizione, ma collocamento del Vangelo nella Chiesa. Sono esposte le mediazioni necessarie perché il Rivelatore prosegua la sua opera: la mensa eucaristica, la missione pastorale di Pietro e dei suoi successori, il ruolo del discepolo che Gesù amava e della sua Chiesa”. (A.Marchadour)
DOPO QUESTI FATTI (1)
Il versetto 1 ha lo scopo di legare la nuova apparizione del Risorto al capitolo 20.
MARE DI TIBERIADE (1)
L’apparizione di Gesù avviene in Galilea. Anche Matteo conserva il ricordo di un’apparizione in questa regione, ma su un monte (28, 16-20). La presenza di Pietro e dei suoi compagni in Galilea fa pensare che all’inizio ci fu un momentaneo ritorno nella loro regione degli Apostoli, che in seguito troviamo riuniti insieme a Gerusalemme (Lc 23, 53, At 1, 2-14). Questo ritorno dei discepoli alla loro precedente attività di pescatori potrebbe far riferimento alla dispersione che seguì la morte di Gesù e di cui egli aveva parlato. (16,32)
SI TROVAVANO (1)
Troviamo qui l’unica lista di Apostoli del quarto Vangelo. Sono sette e il numero ha un senso; dato che come il dodici indica la totalità d’Israele, sette è la cifra simbolica dell’universalità e rievoca le nazioni pagane, cui è destinata la buona novella. I sette apostoli sono: Pietro che è il primo ad esser nominato come negli altri Vangeli, Tommaso e Natanaele, i figli di Zebedeo, cioè Giacomo e Giovanni, e altri due la cui identità rimane oscura. Pietro prende l’iniziativa di andare a pescare e gli altri lo seguono.
SULLA BARCA.. NON PRESERO NULLA (3)
Un episodio simile, ma avvenuto prima della morte del Maestro è tramandato da Luca 5, 1-11. Come in quell’episodio anche ora gli Apostoli non pescano nulla. L’insuccesso può simboleggiare la delusione e la sterilità delle azioni in assenza di Gesù.
I DISCEPOLI NON SAPEVANO (4)
Il mancato riconoscimento del Signore risorto è un elemento tipico della apparizione (Gv 20, 14; Lc 24, 16) e vuol significare la trasformazione operata in Gesù dalla risurrezione.
FIGLIOLI (4)
Questa è l’unica volta che nel Vangelo troviamo “ figlioli”, per indicare i discepoli, mentre si trova tre volte nella prima lettera di Giovanni. (2, 14.18; 3, 7)
NON AVETE NULLA? (5)
Parecchie volte Gesù per dare inizio ad un dialogo comincia col chiedere qualcosa: l’acqua alla Samaritana (4, 7), il pane a Filippo (6, 5). Subito dopo si rivela come colui che dona.
GETTATE LA RETE (6)
Si manifesta l’autorità di Gesù cui gli Apostoli obbediscono senza conoscerlo e avviene il miracolo all’insegna dell’obbedienza come nella pesca tramandataci da Luca. (5,5)
GRAN QUANTITA (6)
Tutto l’episodio è carico di simbolismo. La sovrabbondanza è una costante dei miracoli di Gesù ed è segno della generosità di Dio e dell’immensità del dono che ci fa per mezzo di Gesù.
IL DISCEPOLO (7)
A questo punto l’Evangelista mette in risalto la chiaroveggenza del discepolo amato. E lui che raggiunge per primo e più immediatamente il mistero, riconosce nello sconosciuto il Signore e fa una professione di fede come l’avevano fatta la Maddalena (20, 18), gli Undici, (20, 25), e Tommaso (20, 28).
SIMON PIETRO (7)
Ora è in risalto Pietro e la sua prontezza. Con impeto l’Apostolo va incontro a Gesù dopo aver indossato, per rispetto al Signore risorto, la veste sul costume succinto adatto alla pesca.
PANE….PESCE (9)
La pesca è seguita da un pasto. Come in Luca 24, 30, Gesù dà da mangiare ai suoi discepoli. Secondo Giovanni è il Signore stesso che prepara e invita. La Chiesa sa che ritrova Gesù risorto alla mensa eucaristica e al banchetto della vita eterna. Il pane è il pesce non corrispondono esattamente agli elementi dell’Eucaristia, ma le parole: “prese il pane, lo diede loro”, rimandano ad essa. Nel pane e nel pesce S. Agostino vede un simbolo di Cristo: “Il pesce cotto è il Cristo che ha sofferto, ed egli ancora è il pane disceso dal cielo”. Nell’iconografia primitiva pane e pesci simboleggiavano la cena eucaristica.
PORTATE (10)
Il Signore ha preparato il pasto, ma vuole che contribuiscano anche i pescatori. Il Signore compie sempre tutto, ma vuole la collaborazione della Chiesa.
ALLORA PIETRO (11)
Pietro agisce come se fosse solo sulla barca e porta a riva i pesci, comportandosi come il capo della barca che rappresenta la Chiesa.
153 PESCI (11)
Interpreti del passato hanno dato di questo numero varie spiegazioni. San Girolamo, per esempio, dice che secondo gli antichi zoologi greci le specie di pesci erano 153, quindi il numero rappresenterebbe tutte le razze umane. Ma di là di simili interpretazioni un numero tanto grande significa certamente abbondanza ed è la profezia di un’abbondante pesca spirituale di uomini (Vedi anche Lc 5, 1-11).
NON SI SPEZZO’ (11)
La rete che non si spezza è la Chiesa, la quale, per quanti uomini raccolga, deve restare una.
CHI SEI?
E’ la domanda che viene posta in tutto il Vangelo. Ora gli apostoli, anche se la presenza del Signore resta misteriosa, sanno che Gesù è il Signore.
QUESTA ERA (14)
Il versetto 14 è redazionale come il versetto 1 e lega il racconto al capitolo 20.
GESU’ DISSE A SIMON PIETRO (15)
Pietro diventa l’interlocutore unico di Gesù e riceve solenne conferma delle sua specifica missione apostolica.
SIMONE (15)
Secondo Giovanni, Gesù ha cambiato il nome di Simone in quello di Pietro fin dal primo incontro (1, 42). In seguito il narratore lo chiama Simon Pietro, qualche volta Pietro e qui Simone figlio di Giovanni. Per tre volte Gesù interroga l’apostolo e per tre volte Pietro dichiara di amare Gesù. Sembra chiara la corrispondenza con il triplice rinnegamento di Pietro.
MI AMI TU PIU’ DI COSTORO (16)
Nelle tre domande e nelle corrispondenti risposte i verbi greci e l’oggetto vengono variati, ma probabilmente non bisogna vedervi altro che la preoccupazione di evitare la monotonia delle ripetizioni.
Per tre volte Gesù chiede a Simone se lo ama più degli altri, perché l’ufficio eccelso che sta per conferirgli suppone in lui un amore più grande.
LO SAI CHE TI AMO (16)
Pietro prima della prova rispondeva con temerarietà: “ Anche se tutti si scandalizzassero, io non mi scandalizzerò mai”. Nella risposta che dà ora, evita di paragonarsi con gli altri.
PASCI LE MIE PECORELLE (16)
Gesù conferisce a Pietro una missione particolare rispetto agli altri discepoli. Gli affida la cura di tutto il suo gregge. Le pecore sono di Cristo e lui è il pastore, Pietro è il vicario. Il testo non precisa altro, ma è un fondamento chiaro del primato di Pietro. Il triplice conferimento dell’incarico significa che la missione è affidata solennemente.
TENDERAI LE TUE MANI (18)
Gesù preannunzia a Pietro, che prima aveva tradito, una sua fedeltà futura fino al martirio. Lo fa in maniera velata con una metafora: “ In gioventù l’uomo si mette da sé gli abiti e va dove vuole, ma fatto anziano ha bisogno dell’aiuto degli altri e va dove lo conducono”, ma per Pietro “tendere la mani” è il gesto di colui che lo legherà con una corda o una catena, e “ cingere la veste” è un’allusione alla cattura.
SEGUIMI (19)
Pietro avrà forse compreso la profezia, ma certamente sente l’invito di Gesù a seguirlo fino alla morte. (“seguimi”)
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
PROVA DI AMORE
Vi sia un uomo che digiuna, che vive castamente, e che soffre infine il martirio, consumato dalle fiamme, e vi sia un altro che rinvia il martirio per l’edificazione del prossimo e, non solo lo rinvia ma se ne parte da questo mondo senza averlo subito. Quale di questi due uomini otterrà maggior gloria, dopo aver lasciato questa vita? Non c’è bisogno qui di discutere a lungo né di parlare eloquentemente per decidere, dato che il beato Paolo dà il suo giudizio dicendo: “Morire ed essere con Cristo è la cosa migliore, ma rimanere nella carne è piu necessario per causa vostra” (Fil 1,23-24). Vedi come l’Apostolo antepone l’edificazione del prossimo al morire per raggiungere Cristo? Non vi è infatti mezzo migliore per essere unito a Cristo che il compiere la sua volontà, e la sua volontà non consiste in nessun’altra cosa come nel bene del prossimo… “Pietro” – dice il Signore -, “mi ami tu? Pasci le mie pecore” (Gv 21,15), e, con la triplice domanda che gli rivolge, Cristo manifesta chiaramente che il pascere le pecore è la prova dell’amore. E questo non è detto solo ai sacerdoti, ma a ognuno di noi, per piccolo che sia il gregge affidatoci. (Giovanni Crisostomo, In Matth., 77,6)
INTERESSARSI DEL BENE COMUNE
Chi cerca l’interesse del prossimo non danneggia nessuno, ha compassione di tutti e aiuta secondo le proprie possibilità, non commette frodi, né si appropria di quanto appartiene agli altri, non dice falsa testimonianza, si astiene dal vizio, abbraccia la virtù, prega per i suoi nemici, fa del bene a chi gli fa del male, non ingiuria nessuno, non maledice neppur quando in mille modi è maledetto, ma ripete piuttosto le parole dell`Apostolo: “Chi è infermo che anch`io non sia infermo? Chi subisce scandalo che io non ne arda?” (2Cor 11,29). Al contrario, se noi ricerchiamo il nostro interesse non seguirà al nostro l`interesse degli altri. Convinti, dunque, da quanto è stato detto, che non è possibile salvarci se non ci interessiamo del bene comune, e considerando gli esempi del servo che fu separato e di colui che nascose il talento sotto terra, scegliamo quest`altra via, e conseguiremo anche la vita eterna, che io auguro a tutti noi di ottenere per la grazia e l`amore di Gesú Cristo, nostro Signore. (Giovanni Crisostomo, In Matth., 77, 6)
TRIPLICE CONFESSIONE
Ma, prima, il Signore domanda a Pietro ciò che già sapeva. Domanda, non una sola volta, ma una seconda e una terza se Pietro lo ama, e da Pietro altrettante volte si sente rispondere che lo ama; e altrettante volte niente altro gli affida che il compito di pascere le sue pecore. Alla sua triplice negazione fa riscontro la triplice confessione d`amore, in modo che la sua parola non obbedisca all`amore meno di quanto ha obbedito al timore, e in modo che la testimonianza della sua voce non sia meno esplicita di fronte alla vita, di quanto lo fu dinanzi alla minaccia di morte. Sia dunque prova del suo amore pascere il gregge del Signore, come rinnegare il pastore costituì la prova del suo timore. (Agostino, Comment. in
Ioan., 123, 5)
AMORE DI SE, AMORE DEL SIGNORE
Che vogliono dire infatti le parole: «Mi ami? Pasci le mie pecore»? E` come se, con esse, il Signore dicesse: Se mi ami, non pensare di pascere le pecore nel tuo interesse; pasci le mie pecore in quanto sono mie, non come se fossero tue; cerca nel pascerle la mia gloria, non la tua; cerca di stabilire il mio regno, non il tuo; cura il mio interesse, non il tuo, se non vuoi essere nel numero di coloro che, in questi tempi perigliosi, amano se stessi, e che perciò cadono in tutti gli altri peccati che da tale amore per sé derivano come dal loro principio. L`Apostolo, dopo aver detto: «Gli uomini invero ameranno se stessi», aggiunge infatti: “Ameranno il denaro, saranno presuntuosi, superbi, bestemmiatori, disobbedienti ai genitori, ingrati, scellerati, empi, disamorati, calunniatori, incontinenti, crudeli, nemici del bene, traditori, protervi, ciechi, amanti piú del piacere che di Dio con la sembianza della pietà, ma privi in realtà della sua virtù” (2Tm 3,1-5). Tutte queste colpe derivano, come dalla loro sorgente, da quella che per prima l`Apostolo ha citato: «amano se stessi». E` dunque con ragione che il Signore chiede a Pietro: «hai dilezione per me?», e giustamente, alla sua risposta: «Si, ti amo» egli replica: «Pasci i miei agnelli»; e giustamente ripete per tre volte tali parole. Vediamo anche, in questa circostanza, che la dilezione è la stessa cosa che l`amore: la terza e ultima volta, infatti, il Signore non dice: «hai dilezione per me», ma dice: «Mi ami?». Non amiamo noi stessi, ma il Signore: e nel pascere le sue pecore, cerchiamo ciò che è suo, non ciò che è nostro. Non so in quale inesplicabile modo accade che, chi ama se stesso e non Dio, non ama nemmeno sé, mentre chi ama Dio e non ama se stesso, in effetti ama anche sé. Colui che non ha la vita da se stesso, muore amando sé: quindi non ama se stesso chi sacrifica la propria vita a questo amore. Colui, invece, che ama il principio della sua vita, tanto piú ama se stesso non amando sé, poiché trascura sé per amare colui dal quale deriva la propria vita. Non siano dunque tra quelli che «amano se stessi», coloro che pascono le pecore di Cristo, per non pascerle come proprie, ma del Signore… (Agostino, Comment. in Ioan., 123, 5)
CHIESA DELLA FINE DEL MONDO
Qui con un fatto reale che il Signore ci vuole fare intendere ciò che sarà la Chiesa alla fine del mondo, cosí come in un`altra pesca ha raffigurato ciò che è la Chiesa, oggi, in questo mondo (cf. Lc 5,1-11). Il primo miracolo ebbe luogo all`inizio della sua predicazione; il secondo, che è questo di cui ora ci occupiamo, si verifica dopo la sua Risurrezione. Con la prima pesca egli volle significare i buoni e i cattivi di cui ora la Chiesa è formata; con la seconda indica che la Chiesa, alla fine dei tempi, sarà formata soltanto dei buoni che dopo la risurrezione dei morti, saranno in lei in eterno. La prima volta Gesú non stava, come ora, sulla riva, quando ordinò di prendere i pesci; infatti, “montato su una barca che era di Simone, lo pregò di scostarsi un poco da terra, e sedendo nella barca ammaestrava le turbe. Appena finí di parlare, disse a Simone. Prendi il largo e calate le vostre reti per la pesca” (Lc 5,1-4). E il pesce che allora fu catturato restò nella barca, perché i pescatori non trassero a riva la rete come fanno ora. (Agostino, Comment. in Ioan., 122, 6 s.)
LA CHIESA CHE SARA’
Tutte queste circostanze e le altre ancora che si potrebbero trovare, indicano che nella prima pesca è raffigurata la Chiesa in questo mondo, mentre nella seconda pesca essa è raffigurata quale sarà alla fine del mondo. E` per questo che il primo miracolo Cristo lo compie prima della Passione, il secondo dopo la Risurrezione: là, Gesú raffigura noi chiamati alla Chiesa, qui raffigura noi risorti alla vita eterna. Nella prima pesca la rete non è gettata solo dal lato destro della barca, a significare la raccolta dei soli buoni, e neppure soltanto dal lato sinistro a significare la pesca dei soli malvagi. Gesú non precisa da quale parte si getta la rete: «Calate le vostre reti per la pesca», dice, per intendere che la Chiesa raccoglie, in questo mondo, i buoni e i cattivi. Qui invece precisa: «Gettate la rete dal lato destro della barca», per significare che debbono essere raccolti solo quelli che stanno a destra, cioè i buoni. La prima volta la rete si rompe, immagine degli scismi che divideranno la Chiesa: qui invece, nella pace suprema di cui gioiranno i santi, non c`è posto per gli scismi, e perciò l`evangelista afferma: «E benché i pesci fossero tanti» – cioè grandi e molto numerosi – «la rete non si strappò». Egli sembra proprio alludere alla prima pesca, quando la rete si ruppe, per sottolineare con tale paragone la superiorità di questa pesca nella quale solo i buoni vengono raccolti. (Agostino, Comment. in Ioan., 122, 6 s.)
TESTIMONI DEL RISORTO
La “missione” è al centro della liturgia odierna. Cristo affida a Pietro il compito di “pascere il gregge” e con ciò gli trasmette i suoi poteri. Tale compito gli è affidato dopo una triplice professione di amore: l’amore è l’anima della missione. Gli Atti degli Apostoli presentano tutti gli Apostoli che con la forza dello Spirito Santo rendono testimonianza alla resurrezione di Cristo. E’ proprio grazie alla missione, spina dorsale della Chiesa, che Cristo rimane l’eterno contemporaneo. Colui che vive, vuole che uomini vivi lo rendano presente. Questi uomini sono un legame vivo con il Cristo, un veicolo della sua azione che così giunge fino a noi. Così Cristo continua ad esser presente visibilmente nella storia, e in modo altrettanto visibile la sua azione ci raggiunge. I questa missione tre elementi maggiori sono da sottolineare. I pastori sono mandati da Dio; il Padre ha mandato il Figlio, Cristo ha mandato i dodici, essi hanno trasmesso ad altri questi poteri. Pur essendo molti gli inviati, la missione è unica, perché unica è la Chiesa. L’anima della missione è la carità; senza la carità pastorale la missione è un corpo senz’anima. (Mariano Magrassi)
CARISMA E ISTITUZIONE
Nella Chiesa ci possono essere persone che hanno particolari carismi e possono avere un’intuizione grande che fa cogliere le esigenze dello Spirito quasi in anteprima e c’è nella Chiesa chi ha il dono dell’autorità per unire nell’amore e per essere garante della verità. Carisma e istituzione hanno bisogno l’una dell’altro e devono aiutarsi a vicenda. Giovanni arriva prima al sepolcro, ma attende Pietro, riconosce per primo il Signore nel lago, ma a Pietro è conferito il primato. Carisma e autorità sono importanti nella Chiesa, ma decisivo e l’amore, quello di Giovanni e quello di Pietro. Chi arriva prima alla verità, come Giovanni, deve accettare il giudizio di Pietro e Pietro deve accogliere e verificare l’intuizione di Giovanni. E tutti devono vivere in quella sintonia che sarà possibile se tutti si riferiscono a Cristo che è la fonte della verità e vuole l’unità.
SEGUIRE
“Detto questo, Gesù aggiunse (rivolto a Pietro) ”: Seguimi”. Così finisce il brano evangelico odierno, dedicato all’incontro pasquale tra il Risorto e i discepoli, lungo le rive del lago di Tiberiade. E’ questo imperativo una specie di riedizione di quella vocazione che tempo prima Gesù aveva compiuto nei confronti di quei pescatori, sullo stesso sfondo: “ passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea mentre gettavano le reti in mare… Gesù disse loro: “ Seguitemi, vi farò pescatori di uomini” (Mc 1, 16-17). Nel Nuovo Testamento il verbo “seguire “ diventa espressione dell’atteggiamento del discepolo che “segue” la via di Cristo. La sequela di Gesù è esigente: “Signore, permettimi prima di andare a seppellire mio padre. Gesù rispose: “ Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti””(M 8, 21-22). Bisogna lasciare alle spalle tutto, come accade a Matteo (Lc 5, 2728). Soprattutto bisogna sbarazzarsi della ricchezza: “Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi” (Mt 19, 21). La meta di questa sequela è la croce, ma anche la gloria della Pasqua di Cristo: “ Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”… “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. Gesù rispose: “ Non c’è nessuno che abbia lasciato… e che non riceva già al presente cento volte tanto e nel futuro la vita eterna “. (Mc 8, 34) (G. F. Ravasi)
SEGUIMI
Ecco la continuità: pascere gli agnelli significa amare gli agnelli con l’amore con cui li ama Gesù, e quindi dare la vita per loro. Questo è il primo e più importante significato di questa espressione. È quanto dice l’autore della Prima lettera di Pietro ai responsabilidelle chiese: «Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza, ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo, non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce» (LPt 5,2-4). Adesso non è tempo di corone, c’è ben altro da fare. Il seguito della storia è dunque nel «seguimi» che Gesù lancia a Pietro. Ed era, allora, il saper morire per lui e per il gregge. Ed è ancora, oggi, la stessa cosa. L’andare a pescare o a pascere senza Gesù è un votarsi all’insuccesso. Ma il seguire lui comporta il dono costante della propria vita: la Chiesa è comunità che accoglie, è comunità che serve il mondo; se non fa questo, «non serve», è sale insipido, presenza inutile, quando non addirittura dannosa. (Domenico Pezzini)
MISTERO E ISTITUZIONE
I due episodi narrati da Giovanni mettono in evidenza la vera realtà della Chiesa. Essa è sì istituzione, perché così l’ha voluta il Signore Gesù, ma è anche e soprattutto un mistero. Non è un’azienda che produce servizi religiosi e umanitari, che si basa sulla programmazione, sulla gestione, sul controllo, sulle leggi dell’efficienza e dell’efficacia, che si valutano sulla base dei costi e dei benefìci. È il mistero della presenza di Gesù Cristo nella storia e dell’azione dello Spirito Santo nella vita delle singole persone, delle famiglie, delle parrocchie, della diocesi, della Chiesa universale, del mondo, di tutti gli uomini, per la salvezza di tutti gli uomini. (G. Gallo)
IL PROTAGONISTA
Facciamo memoria di questo mistero presente e operante nella messa con la formula della consacrazione: «Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi» (in ogni momento, per ciascun uomo). «Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati». Il protagonista della vita della Chiesa perciò non è il parroco, nè il vescovo, nè il papa, nè i gruppi, nè i movimenti: è Gesù Cristo, morto, risorto e presente in mezzo a noi, che ci orienta e ci porta al Padre; è lo Spirito Santo che ci suggerisce al momento giusto le cose che Lui ci ha detto. (G.Gallo)
POTERI SPECIALI
Il tema della liturgia è Pietro e ci vuole insegnare che Pietro riceve da Gesù speciali poteri: è lui che pasce il gregge, che pasce gli agnelli. Gesù vive in Pietro e Pietro vive nel vescovo di Roma. Noi sappiamo dalla storia che Pietro è venuto a Roma, è morto a Roma, è sepolto a Roma. Gesù Cristo non ha chiesto a Pietro se amava il gregge, gli agnelli, cioè non ha chiesto di amare i fedeli, ma ha chiesto di amare lui: “Mi ami?”. Il Papa è il maestro della Chiesa universale e per compiere questa funzione sappiamo che gode di una garanzia, di una assistenza particolare, che Gesù gli ha promesso: “Io ho pregato per te, Pietro, perché la tua fede non venga meno”. In virtù di questa parola di Cristo il Papa, il vescovo di Roma, è il maestro autentico della fede per tutti i cristiani, e, secondo la dottrina tradizionale, è il principio visibile di unità e di comunione di tutta la Chiesa. Dove c’è Pietro, dove c’è il Papa, lì c’è la Chiesa. Questa Chiesa fondata da Gesù Cristo, per Lui sussiste e attraversa i secoli. La sua legittimità, la sua unità le vengono dal Signore, pastore suo onnipotente e misericordioso. (Pietro Rossano)
RIFLESSIONI
“Senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 5). Sette discepoli ne fanno l’esperienza nel lago di Tiberiade.
La faticosa e sterile pesca notturna dei discepoli è un insegnamento per la Chiesa. E’ una lezione per coloro che si comportano come se tutto nella Chiesa dipendesse da loro. La missione della Chiesa senza Cristo fallisce, come la pesca degli Apostoli; con Cristo è fruttuosa. C’è fecondità se si obbedisce alla parola del Signore.
Il Signore risorto appare sempre sulle sponde della nostra esistenza e invia anche noi in missione. Ci chiede di essere più umani degli altri, più impegnati in difesa della vita e dei deboli, più disposti a realizzare una società giusta, per tutti missionari del Vangelo.
Nel gruppo degli Apostoli Pietro occupa una posizione preminente: prende l’iniziativa di pescare, si getta in mare per raggiungere il Signore. A lui Gesù dà l’incarico di pascolare le sue pecorelle.
Due rocce o un’unica roccia? La roccia è una sola. Pietro è la roccia su cui è fondata la Chiesa. Egli è segno realizzatore della roccia Cristo.
Il “seguimi” di Gesù a Pietro è senza riserve, sulle contrade dell’amore, fino al dono della vita.
Nel vangelo di oggi oltre che la figura di Pietro, che ha il mandato dell’autorità, è in risalto la figura di Giovanni, il “ discepolo che Gesù amava”, egli ha il carisma che gli fa vedere Gesù in anteprima. Anche ora nella Chiesa “carisma” è “autorità” sono importanti, ma è decisivo l’amore per Cristo che vuole sempre l’unità. Il centro dell’unità poi è l’Eucaristia.
INTERROGATIVI
Cristiani, discepoli di Cristo, dobbiamo portare la testimonianza della nostra fede davanti al mondo. Ne siamo veramente convinti.? Ne abbiamo il desiderio e la voglia? Ci sentiamo solidali con le iniziative della Chiesa per estendere il Regno di Dio? Diamo anche il nostro contributo? Siamo talvolta frenati nelle nostre iniziative dalla paura di attiraci delle noie, di suscitare critiche e urtare oppositori? Il Papa è il successore di Pietro. Accettiamo sempre le sue direttive con fede e umiltà, con riconoscenza e gioia?
PREGHIERA (pregare la parola)
•Possiamo anche metterci insieme come i discepoli sulla riva del lago, ma questo non ci risparmia a volte di fallire e magari di accusarci l’un l’altro di insuccesso. Apri, Signore i nostri occhi, perché riusciamo a vedere che forse non ci siamo accorti che nei nostri progetti quello che mancava eri proprio tu. (Domenico Pezzini)
•Anche noi siamo tentati di tornare indietro, di riprendere le nostre abitudini, anche noi siamo delusi che non succede nulla, che nulla cambia; tu sei morto sulla croce, ma è come se non fosse accaduto nulla; e poi sei risorto, ma è come se non fossi risorto. Presentati, Signore, lungo le rive della nostra vita come ai tuoi discepoli e donaci il coraggio di essere missionari nel luogo dove viviamo.
•Anche a noi, tu, Signore, domandi, come a Pietro, se ti amiamo. E’ probabile che abbiamo più paura di lui a risponderti, ma ti preghiamo di accogliere il nostro amore anche quando è poco più del desiderio di rimanere con te.
•Anche a noi, Signore, tu affidi le pecore del tuo gregge, e di fatto ci affidi gli uni agli altri: fa che sappiamo custodire le persone che ci fai incontrare sui sentieri della vita come qualcosa che a te è prezioso e caro. (D. Pezzini)
•O Padre, che nella nuova alleanza inaugurata da Cristo, tuo Figlio, continui a radunare il tuo popolo da tutte le nazioni della terra nell’unità di un solo Spirito, fa che la tua Chiesa, fedele alla sua missione, condivida sempre le gioie e le speranze dell’umanità e si riveli come lievito e anima del mondo, per rinnovare in Cristo la comunità dei popoli e trasformarli nella tua famiglia. (Dalla liturgia)
•L’Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione. (Ap 5, 12).
•Padre misericordioso, accresci in noi la luce della fede, poiché nei segni sacramentali della Chiesa riconosciamo il tuo Figlio, che continua a manifestarsi ai suoi discepoli, e donaci il tuo Spirito, per proclamare davanti a tutti che Gesù è il Signore. (Colletta 3 Domenica di Pasqua C)
•Signore, noi possiamo anche metterci insieme come i discepoli sulla riva del lago, ma questo non ci risparmia a volte di fallire, e magari di accusarci l’un l’altro dell’insuccesso: apri i nostri occhi, perché riusciamo a vedere che forse non ci siamo accorti che nei nostri progetti quello che mancava eri proprio tu.
•Il Cristo è vivo e operante nella sua Chiesa, specialmente nel- la persona del Papa, diretto successore di san Pietro. Preghiamo perché i cristiani sappiano scoprire e siano convinti di questa presenza.
•Signore, tu hai incaricato la Chiesa di continuare la tua opera di salvezza. Insegnaci a comprendere la sua missione, a condividere la sua fatica, a sostenerla nei suoi sforzi e nelle sue lotte, affinché
per mezzo di essa sia assicurato il trionfo del tuo Figlio, che vive e regna con te e con lo
Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen. (C Berthes)
•O Padre, che nella nuova alleanza inaugurata da Cristo, tuo Figlio, continui a radunare il tuo popolo da tutte le nazioni della terra nell’unità di un solo Spirito, fa’ che la tua chiesa, fedele alla sua missione, condivida sempre le gioie e le speranze dell’umanità, e si riveli come lievito e anima del mondo, per rinnovare in Cristo la comunità dei popoli e
trasformarli nella tua famiglia. (Dalla Liturgia)
•«Lodate il nostro Dio, voi tutti suoi servi, voi che lo temete, piccoli e grandi» (Ap 19,5). «L’Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione» (Ap 5,12). «Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria perché sono giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta, le hanno dato una veste di lino puro splendente» (Ap 19,7-8). Alleluia.
•Madre, in cielo ci precedi, ci rappresenti, sei gloriosa e felice e beata; non è soltanto il premio della tua fede questa celeste tua condizione, ma anche la primizia della nostra salvezza e della nostra gloria futura. Ti guardiamo lassù e, guardandoti lassù, sentiamo che sei con noi pellegrina in un cammino che non terminerà se non in cielo e che, proprio per questo, non è un cammino di esuli, ma un pellegrinaggio gaudioso e felice di figli che oggi ti osannano ed osannandoti sentono che la tua benedizione e la tua grazia li accompagna a rendere nuova e vittoriosa la vita. (Cardinale Ballestrero)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Pensiamo sinceramente che tutto è grazia.