Sig. Parroco,
è con rammarico che Le scrivo[…]. In basilica, in qualsiasi orario io sia andata, non c’è mai silenzio. La chiesa, come Lei insegna, è un luogo di preghiera e di silenzio e non di “comarate” di anziane signore che attendono il rosario chiacchierando come se fossero nel salotto di casa. Io stessa ho dovuto interrompere le mie preghiere per andare a dir loro di persona di abbassare il tono di voce.
[Inoltre] le porte non sono mai completamente chiuse, quindi tutto ciò che avviene all’esterno si riflette all’interno […] Più che una Chiesa assomiglia a un mercato […]. Grazie per quello che potrà fare.
Lettera firmata
Gentile sig.ra(ina),
purtroppo devo darle ragione. Alcuni gruppi sono così abituati a frequentare la chiesa, che la considerano come un luogo di ritrovo amicale e non per malevolenza, forse solo per abitudinaria superficialità. Non dimenticano il Signore, tutt’altro, dimenticano invece, data la prossimità affettiva tra loro e con Dio, che altri potrebbero essere disturbati da questa loro cordialità un po’ troppo ciarliera. Né si rendono più conto che la sacralità del luogo esige anche il silenzio meditativo e il rispetto per chi desidera un po’ di tranquilla preghiera e/o contemplazione.
Ho anche raccontato a qualche gruppo ciò che mi è capitato con una vecchina ultraottantenne che circa due anni fa trovavo sempre in chiesa in un’ora del pomeriggio del tutto tranquilla, quando ancora non erano iniziate le preghiere dell’uno o l’altro gruppo. Veniva ogni giorno e stava lì buona buona, in perfetto silenzio. Preso da una certa curiosità, un pomeriggio mi sono avvicinato e: “Signora, come va? Sta pregando anche per noi preti, spero; anche noi ne abbiamo bisogno. Eccome!”. Risposta: “no, non sto pregando!”. Un po’ sorpreso, replico: “Ma allora cosa fa?”. Mi guarda e risponde con disarmante semplicità: “Sto facendo un po’ di compagnia a Gesù!”. Le ho solo sussurrato: “Splendido, signora!”.
Tenterò ancora di far capire il valore del silenzio, anche se prevedo che ci vorrà del tempo!