Matteo 10, 26-33: 26 In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27 Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28 E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo. 29 Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30 Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31 Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! 32 Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33 chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 10, 26-33
Non li temete dunque, poiché non v`è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all`orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l`anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l`anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch`io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch`io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
Il brano scelto per la XII domenica durante l’anno è tratto da discorso sulla missione della chiesa (9, 35 – 11, 1), ed è situato dopo un’introduzione (9, 35-38), la chiamata e l’invio in missione dei dodici (10, 1-16), la predizione delle persecuzioni (10, 17-25). E’ l’invito al coraggio, a non lasciarsi paralizzare dalla paura; neppure la morte violenta dovrà incutere terrore. L’esortazione viene dopo quanto detto in precedenza: “Ecco io vi mando come pecore in mezzo ai lupi” (16); “quando vi consegneranno nelle loro mani” (19); “E sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (22); “E’ sufficiente per il discepoloessere come il suo maestro” (25).
NON LI TEMETE (2)
L’invito a non temere i persecutori, sta in rapporto a quanto detto prima. Ai discepoli potrebbe venire la paura di fronte alle persecuzione e di fronte alla prospettiva di un impegno inutile e di messaggio rigettato. Gesù incoraggia con motivazioni.
NON V’E’ NULLA (26)
Il primo motivo per non temere si basa sulla presenza operativa di Dio nella predicazione dei discepoli, che è rivelatrice del suo disegno salvifico. Nessuna forza umana potrà arrestarla.
QUELLO CHE VI DICO (27)
Compito degli apostoli è di trasmettere a tutti il messaggio illuminante di Gesù, che avrà con loro un progresso: dalle “tenebre” alla “luce”, dall’orecchio ai “tetti”. Leggiamo in Giovanni: “chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre” (Gv 14, 12,).
CHE UCCIDONO IL CORPO (28)
Il secondo motivo di coraggio evidenzia i limiti della perdita che il martire subisce. I persecutori e i carnefici possono toglierli soltanto la vita terrena, ma non la vita eterna; ed è questa che conta. Abbiamo qui la distinzione di “corpo” e “anima”, ma per “corpo” s’intende la vita terrena storica dell’uomo, e per “anima” la sua redenzione e vocazione alla partecipazione totale dalla vita di Dio.
TEMETE PIUTTOSTO (28)
Uno solo è il timore legittimo: quello del giudizio di Dio, perché solo Dio può condannare alla Geenna l’uomo. La Geenna era originariamente il nome della valle dell’Himmon a SO di Gerusalemme. Il nome era usato per indicare il luogo del giudizio e della pena. Secondo 2Re 16, 3, 21, 6, 23, 10 la valle dell’Himmon è il luogo dove si tiene il culto di Molok; per questo Dio punirà il popolo e la valle di Himmon si chiamerà valle della strage (Ger 7, 31-34). Nel NT la Geenna appare come luogo dell’ultima pena; l’ultimo giudizio viene chiamato in Matteo 23,33 giudizio della Geenna.
DUE PASSERI (9)
Il terzo motivo per non aver timore (non abbiate timore) fa appello alla Provvidenza del Padre. Al suo sguardo non sfugge se un passero cade nella rete dell’uccellatore. A maggior ragione sarà attento ai pericolo che corrono i missionari, che certamente sono molto più preziosi dei passeri. Dei missionari. Dio è al corrente di tutto ciò che li riguarda, persino dei capelli del capo.
MI RICONOSCERA’ DAVANTI AGLI UOMINI (31)
Infine una sentenza fa appello al giudizio finale come a prospettiva capace di spingere i missionari a confessare coraggiosamente la fede davanti ai tribunali umani. Davanti al tribunale di Dio, Gesù, che qui appare nelle vesti dell’avvocato, riconoscerà coloro che lo avranno riconosciuto durante la vita e rinnegherà coloro che lo hanno respinto. Qui non si tratta solo dell’esortazione a non aver timore nella predicazione bensì della richiesta della decisione fondamentale. Essere discepolo, dichiarasi per Gesù e ciò vale per ogni situazione e non solo in quella della predicazione in senso stretto. Le asserzioni di Gesù sono estremamente seria e vincolante.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
DIO DA’ LA FORZA DI CREDERE
Ecco perché il Salmista, dicendo profeticamente: “Dio è mirabile nei suoi santi”, aggiunge: “Egli darà forza e vigore al suo popolo” (Sal 67,36). Considerate con intelligenza la forza dei sermoni profetici; in effetti, a tutto il suo popolo – dice il salmo – Dio darà in verità forza e vigore, infatti, presso Dio non si fa preferenza di persone; però è solo nei suoi santi che Egli è mirabile. Infatti, sebbene il sole diffonda copiosamente e uniformemente su tutti i suoi raggi, li vedono in verità solo coloro che non tengono gli occhi chiusi; fruiscono della pura luce coloro che per la purezza degli occhi guardano acutamente, e non coloro ai quali per malattia, per caligine o per qualche altro inconveniente il potere visivo rimane debole; cosí pure, Dio spande su tutti le ricchezze della sua grazia, Egli infatti è la fonte della salvezza e della luce dalla quale perennemente fluiscono misericordia e clemenza. Fruiscono però della sua forza e grazia per l`esercizio e la perfezione delle virtù, od anche per operare miracoli, non tutti indistintamente, bensí coloro che, conseguito il buon proposito, presentano a Dio frutti di carità e di opere, quelli che per nulla sviati da azioni turpi, che aderiscono davvero e saldamente allo stesso sole di Giustizia che è Cristo. (Gregorio Palamas, Homilia XXV)
GESU RICONOSCERA DAVANTI AL PADRE
“Chi dunque mi avrà riconosciuto davanti agli uomini, anch`io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10,32). In alcun modo possiamo dichiarare la nostra fede in Cristo e confessarlo pubblicamente, se non avremo ricevuto da lui forza e cooperazione? Né il Signore nostro Gesú Cristo si pronuncerà in nostro favore nel secolo venturo, né ci presenterà e introdurrà al Padre altissimo, se non gliene avremo dato il modo.. In realtà, chiunque tra i santi, benché servo di Dio, proclamò la sua confessione in questa vita temporale, e davanti ad uomini mortali, e oltretutto per un breve momento del secolo presente e davanti a pochi uomini mortali. Nostro Signore Gesú Cristo, invece, ed essendo Dio e Signore del cielo e della terra, ci riconoscerà in quell`eterno e perenne mondo, davanti a Dio e Padre, alla presenza degli angeli, degli arcangeli e di tutte le celesti potestà, presenti tutti gli uomini da Adamo fino alla fine del mondo: tutti infatti risorgeranno e staranno davanti al tribunale di Cristo. E allora, davanti a tutti i presenti, a tutti co]oro che vedranno, Egli predicherà, glorificherà e coronerà coloro che avranno dimostrato fede in lui sino alla fine. (Gregorio Palamas, Homilia XXV)
IL TIMORE DI DIO
“E non temete coloro che uccidono il corpo, ma che non possono uccidere l`anima; temete piuttosto colui che può e anima e corpo mandare in perdizione alla Geenna” (Mt 10,28)… Voi temete la morte e questo timore vi trattiene dal predicare? Ebbene, proprio perché temete la morte dovete predicare, poiché solo ciò potrà salvarvi dalla morte vera. Anche se i vostri nemici vi uccideranno, per quanti sforzi facciano, non potranno toccare la piú nobile parte di voi. Per questo egli non afferma che questi nemici non uccidono l`anima, ma dichiara esplicitamente che essi «non possono» ucciderla, per dimostrare che anche se lo volessero non potrebbero farlo. Dunque, se temete il supplizio, temete quello che è piú terribile. Vedete che anche qui Gesú non promette ai suoi discepoli di liberarli dalla morte, ma permette che essi muoiano per largire loro grazie ben piú grandi di quelle che avrebbero ottenute se egli avesse evitato loro questo estremo dolore. E` certo molto piú grande convincere gli uomini a disprezzare la morte, anziché liberarli da essa. Vedete quindi che Cristo non abbandona i suoi apostoli nel mezzo del pericolo, ma dona loro un coraggio assai piú forte di qualsiasi pericolo. Con brevi parole infonde in loro le verità riguardanti l`immortalità dell`anima, con due o tre espressioni incide profondamente nel cuore dei suoi discepoli la dottrina della salvezza e con altri argomenti li consola. Per evitare, infatti, che essi si credano abbandonati da Dio nel momento in cui si troveranno in mezzo ai tormenti e al cospetto della morte, introduce di nuovo il suo insegnamento sulla provvidenza di Dio… Se voi temete un uomo che dispone del potere di darvi la morte, quanto piú dovete temere colui che può perdere la vostra anima e il vostro corpo, precipitandoli ambedue all`inferno. Non dice chiaramente di essere lui che può perdere l`anima e il corpo gettandoli nella Geenna, ma è facile trarre questa conseguenza da quanto ha detto prima, quando ha manifestato di essere il Giudice del mondo. Malgrado tutte queste esortazioni, noi facciamo ora il contrario di quanto comanda Cristo. Noi non abbiamo timore di chi può perdere le nostre anime, e temiamo invece coloro che uccidono il corpo. Eppure Dio può punire nello stesso tempo l`anima e il corpo, mentre gli uomini non solo non possono nuocere alla nostra anima, ma neppure ai nostri corpi. Essi possono, è vero, sottoporre a infiniti supplizi i nostri corpi, ma cosí facendo li rendono assai piú gloriosi. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 34, 2 s.)
TESTIMONIANZA DEGLI APOSTOLI
I santi Apostoli …predicavano il cristianesimo dove esso era disapprovato secondo le parole di Cicerone: “Rimangono sempre neglette le attività che sono disapprovate dall`opinione pubblica”. In alcuni luoghi anzi esso era oggetto di grandissima esecrazione. Ma essi tenevano presente ciò che avevano udito dal divino Maestro che è anche medico delle coscienze: “Se qualcuno mi rinnegherà davanti agli uomini, lo rinnegherò anche io davanti al Padre mio che è nei cieli o anche davanti agli angeli di Dio” (Mt 10,33; Lc 12,9). Quindi fra le maledizioni e gli insulti, fra gravissime persecuzioni e pene crudeli non si lasciavano distogliere dalla predicazione della salvezza umana per timore dello strepito della disapprovazione umana. E conseguirono nella Chiesa di Cristo una gloria straordinaria appunto perché affermavano una dottrina divina con l`azione, la parola e la vita disarmando con la loro condotta i cuori duri e facendo intravedere la pace della giustizia. Ma essi non si fermavano alla gloria come a un obiettivo della propria vita ma la riferivano alla gloria di Dio, perché con la sua grazia erano quel che erano. Ed anche con questo stimolo accendevano coloro di cui si prendevano cura, affinché anche i proseliti fossero quali essi erano. (Agostino, De civit. Dei, 5, 14)
LA PROVVIDENZA
“Due passeri si vendono per un soldo”; «due passeri «, e non uno. Egli ha voluto significare il poco valore del passero. Le cose che hanno maggior valore si vendono al pezzo, mentre quelle che sono comuni si vendono alla rinfusa, tipo le olive. “E nessuno di loro cade a terra senza vostro Padre”. Se non si toccano questi passeri che non valgono gran che e non sono che ombra, e se egli non ha detto: Senza Dio, bensí: «Senza vostro Padre», questa provvidenza del Padre per le piccole cose non ci si pone forse come un esempio della sollecitudine di ben altre proporzioni del suo amore nei nostri confronti? (Efrem, Diatessaron, 10, 12)
ACCETTARE LA VOLONTA’ DI DIO
Ma i nostri eventi non si svolgono senza la provvidenza: come abbiamo imparato nel Vangelo, neppure un passero cade a terra senza la volontà del nostro Padre (cf. Mt 10,29). Quando qualcosa succede, succede per volontà del nostro Creatore. Chi può opporsi alla volontà di Dio? Accettiamo gli eventi: con l`impazienza non correggiamo ciò che è avvenuto e piuttosto roviniamo noi stessi: non accusiamo il retto giudizio di Dio. Non siamo saggi abbastanza per giudicare i suoi disegni arcani. Ora il Signore mette alla prova il tuo amore per lui. (Basilio il Grande, Epist. 6)
NELL’ANIMA TUTTO IL NOSTRO ESSERE
L`anima nostra dunque è a immagine di Dio. In essa, o uomo, è tutto il tuo essere, perché senza di lei tu sei nulla, o al piú sei terra e in terra ritornerai. Affinché tu possa riconoscere che il corpo senza l`anima è nulla, sta scritto: “Non temete coloro che possono uccidere il corpo, ma non possono uccidere l`anima!” (Mt 10,28). Che cosa presumi mai tu, col corpo, se con la perdita del corpo nulla tu perdi? Abbi timore, dunque, di perdere ciò che è l`aiuto dell`anima! Cosa infatti può dare l`uomo in cambio della sua anima, in cui è non solo una parte limitata del suo io, ma la totalità intera dell`essenza umana? E` ben essa quella per cui tu domini su tutte le altre specie di animali, fiere ed uccelli. Essa è a immagine di Dio, il corpo invece è formato sul modello degli animali. Essa porta il divino suggello della somiglianza a Dio, il corpo invece porta i tratti inferiori delle bestie e delle fiere. (Ambrogio, Hexamer. 6, 39.42-43)
NON TEMETE
Il brano evangelico, inserito nel contesto degli insegnamenti di Gesù ai Dodici prima di inviarli in missione, esorta con insistenza a non aver timore. Gesù avverte i suoi delle difficoltà del loro compito ma vuole anche incoraggiarli, e allora non solo rivolge loro un appello che è come un comando, ma motiva ampiamente il suo “non temete”. Questa esortazione ha un senso evidente; una paura potente è uno dei più forti ostacoli per la diffusione del Vangelo. (C. Bazzi)
L’opposizione al vangelo ci sarà e sarà dura fino a giungere all’uccisione dei predicatori e dei testimoni (martiri). Gesù dice: “Non abbiate paura”. Non chiede di rimanere indifferenti di fronte al pericolo; chiede di non tacere e di non alterare il vangelo a causa del possibile pericolo. (Luciano Monari)
Validi motivi inducono il discepolo a non aver paura. Innanzitutto, la fiducia nella Divina Provvidenza che si estende fino ai capelli del capo e a cose ancor più piccole. Se un uccellino non cade a terra senza il volere del Padre, quanto più certo è che nessun discepolo darà inutilmente la vita per il Vangelo! La cura paterna di Dio veglierà perché la vita dei discepoli di Gesù sia sempre sensata. Gesù promette che ai suoi discepoli che li “riconoscerà” davanti al Padre suo. Tale “riconoscimento” è la ricompensa che Gesù darà ai suoi discepoli, che egli assocerà a sé nella vita con Padre che è nei cieli. (Antonio Bonora)
RIMANERE FEDELI
Gesù propone l’unico criterio che deve guidare la vita del discepolo: “riconoscere”, cioè rimanere fedeli a Gesù davanti agli uomini, senza cedere ai loro ricatti e alla loro minacce. “ Confessare” che Gesù è il Figlio di Dio anche nel momento della prova o addirittura con il martirio fa parte della missione e dell’impegno del discepolo. Il predicatore, minacciato dalle potenze del mondo, può contare sulla protezione di Dio. Nulla di quanto avviene nella storia rimane ignoto a Dio; nulla avviene che non rientri nel suo piano di salvezza. Certo, gli uomini hanno il potere di uccidere, ma non possono certo “uccidere l’anima”; non possono far fallire il senso della vita dell’uomo; solo davanti a Dio si può decidere il destino eterno. Dunque, è Dio solo che deve essere “temuto” e il timore di Dio libera da qualsiasi altro timore. (Silvano Sibroni)
INVITO ALLA TESTIMONIANZA
Il cristiano è invitato alla testimonianza. La nostra testimonianza oggi deve avvenire nel contesto della società occidentale. Si tratta di una società secolarizzata, scettica rispetto ai valori trascendenti, tendenzialmente chiusa e ottusa riguardo ai richiami che vengono dall’”allto” e dall’ ”esterno” e che tendono a dare un indirizzo alla storia degli uomini, indisposta ad accettare testimonianze di visioni della vita e norme di comportamento che si presentino con carattere di assolutezza. L’ambiente è tanto disinteressato che neppure si accorge del testimone. La testimonianza di Cristo corre il rischio di perdere vigore non per l’ostilità di forze esterne avverse, ma per la caduta di tensione spirituale, ideale; sia di coloro che devono prestarla, sia di coloro che sono chiamati ad essere i destinatari; in questo contesto di “pensiero debole” che si nega ai grandi ideali, è difficile rendere testimonianza ai valori “forti”. (G. Iammarone)
NON SCORAGGIARSI
Ma anche all’interno di questo “deserto del sacro” e dell’”eclissi del trascendente”, Gesù, con il vangelo di oggi, invita i suoi seguaci a rendere testimonianza verso gli uomini di oggi dei disegni di Dio da lui rivelati, ad annunziarlo salvatore e giudice dell’umanità. Ed ecco allora l’attualità delle parole di Gesù: esse possono devono ravvivare nel cuore del credente e nella comunità cristiana la ferma convinzione delle realtà cui credono e che sono invitati a professare con dedizione radicale in mezzo ad una massa di indifferenti, di disinteressati, non scoraggiandosi, non rassegnandosi, non abbandonando il campo, ma alimentando il proprio impegno con il pensiero che nulla è inutile davanti a Dio, tutto ha un senso. (Giovanni Iammarrone)
PELLEGRINAGGIO DELLA CHIESA
“ La chiesa prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio. Dalla virtù del Signore risuscitato trova forza per vincere con pazienza e amore le sue interne e esterne afflizioni e difficoltà, e per svelare al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il 8mistero di lui, fino che alla fine dei tempi sarà manifestato nella pienezza della sua luce (LG: 8).
IL CORAGGIO DELLA VERITA’
La strada della verità non è mai piana. Un canto francese diceva: “ Ha detto la verità, dev’essere giustiziato”. Ciò che dice la canzone è avvenuto troppe volte nella storia. Uno scrittore inglese asseriva: “ La verità è la cosa più preziosa che abbiamo. Usiamola con parsimonia”. E con parsimonia spesso è usata, e così tante ipocrisie si verificano nelle comunicazioni reciproche. Ma la regola di Gesù è un’altra: “ Ditelo nella luce, predicatelo sui tetti”. Lui disse la verità e finì in croce, ma il Padre lo ha risuscitato e glorificato. La sorte dei discepoli che hanno il coraggio della verità non sarà diverso da quello di Cristo.
LA PERSECUZIONE: UNA BENEDIZIONE
Nell’insegnamento di Gesù la persecuzione diventa oggetto di benedizione: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno..” (Mt 5, 11) Essa è inevitabile: “ Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi”. Impegnarsi e vivere seguendo la via di Dio significa incontrare nel proprio cammino difficoltà sempre nuove e sempre più grandi. In un mondo che è dominato dall’egoismo e dalla ricerca del proprio interesse, chi predica l’amore, la povertà e il perdono sarà invariabilmente perseguitato, perché il peccato è profondamente radicato nell’animo dell’uomo. Ma il perseguitato non teme. Egli ha fiducia nel Signore. I persecutori possono uccidere solo il corpo, ma non hanno il potere di mandare in rovina l’anima. Il cristiano affronta la persecuzione con gioia: “Gli apostoli se ne andarono dal Sinedrio lieti di essere stati oltraggiati nel nome di Gesù” (At 5, 41); e San Paolo: “Sono pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione” (2 Cor 7, 4).(Messale L.D.C.)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla salda roccia del tuo amore. (1 Coll. 12 perannum A)
•O Dio, che affidi alla nostra debolezza l’annunzio profetico della tua parola, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché non ci vergogniamo mai della nostra fede, ma confessiamo con tutta franchezza il tuo nome davanti agli uomini, per essere riconosciuti da te nel giorno della tua venuta. (2 Colletta 12 perannum A)
•Noi sappiamo che se tu sei con noi di nulla dobbiamo temere: solo la fede non sopporta commistione con la paura: così comincia lo stesso Vangelo: “ Non temere, Maria”, “ Perché temete, uomini di poca fede”. Noi crediamo, Signore, che tu aiuti la nostra incredulità. (David Maria Turoldo)
•O Dio, tu sai quanto siamo deboli, quante paure ci frenano: come spesso giudichiamo secondo il metro umano; dona a noi la fede della tua presenza accanto a noi e manda il tuo Spirito di fortezza perché non temiamo di seguire Gesù Cristo e nostro Signore.
•Sostienici, Signore perché non temiamo coloro che per difendere i loro interessi egoistici ci sono contro, non temiamo di perdonare ed amare ogni uomo; non temiamo le difficoltà che incontreremo sulla via della solidarietà umana; donaci la certezza che tu sei con noi e che non ci lascerai mai soli.
•Signore, rendici coraggiosi annunciatori della tua parola, nonostante le difficoltà che provengono da una cultura e da una società scristianizzate. Dona, Signore, ai cristiani che sono nella sofferenza e nelle persecuzioni, il coraggio della coerenza, perché non si lascino piegare dalle persecuzioni e non scendano a compromessi.
•Donaci, o Padre, la forza che tu solo puoi donare, perché siamo coerenti con i valori del Vangelo, non ci addormentiamo di fronte all’indifferenza, non cediamo al rispetto umano, non ci scoraggiamo di fronte alle difficoltà.
•Donaci, Signore, un coraggio che sia nutrito di mitezza e di pazienza e che sia privo da tutte le paure degli altri, dell’insuccesso, della nostra inadeguatezza.
•Signore Gesù, tu ci inviti a bandire ogni timore nella professione della nostra fede. Fa che non arrossiamo mai del Vangelo. Fa che accettiamo con coraggio e gioia le incomprensioni, le contrarietà e anche le persecuzioni che potrebbero venirci dal nostro titolo di cristiani e dall’appartenenza alla Chiesa. (Charles Brethes)
•Lodo e glorifico e benedico te, Dio mio, per gli immensi benefici elargiti a me. Tu mi chiami quando fuggo, mi accogli nel ritorno, mi aiuti nel dubbio, mi allevii nella disperazione, mi stimoli quando sono negligente, mi armi quando combatto, mi coroni quando trionfo. Non mi disprezzi, peccatore quale sono, e non ricordi l’offesa. Rendo grazie alla tua maestà per la sovrabbondanza della tua immensa bontà affinché tu moltiplichi sempre in me la tua grazia e, moltiplicata, la conservi e, conservatala, la ricompensi. (Da una preghiera di S. Tommaso d’Aquino)
•Santa Maria, Madre di Dio, ottienimi un cuore semplice che non si ripieghi sulle proprie tristezze, un cuore largo nel donarsi, un cuore generoso che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore per alcun male; un cuore generoso e indomabile che nessuna ingratitudine lo possa chiudere, nessuna indifferenza lo possa stroncare. (Da una preghiera di P. De Gandmaison)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Viviamo sempre da cristiani senza temere le avversità e senza scoraggiarsi; il Signore è sempre al nostro fianco.