Marco 3, 20-35: 20 In quel tempo. Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. 21 Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé». 22 Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i demoni per mezzo del capo dei demoni». 23 Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? 24 Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; 25 se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. 26 Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. 27 Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. 28 In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; 29 ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». 30 Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro». 31 Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 32 Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34 Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35 Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Marco 3, 20-35
Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a
prenderlo; poiché dicevano: «E` fuori di sé». Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni». Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: «Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l`uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «E` posseduto da uno spirito immondo». Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre»
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
Dopo la scelta dei dodici (3, 13-19 ) Gesù dalla montagna (3, 13) si trasferisce in “una casa”, che è probabilmente qualle che Pietro aveva a Cafarnao (2, 21). Marco completa la presentazione del pubblico che circonda Gesù con due istantanee: i parenti e gli scribi venuti da Gerusalemme.
I SUOI (21 )
Marco è l’unico evangelista che riferisce il passo compiuto da un gruppo di parenti di Gesù, che ritengono di dovere con urgenza riportarlo al buon senso. E’ probabile che fossero intenzionati ad usare con lui anche la forza per mimpedirgli di continuare la sua azione, a loro sembrava portare discredito alla famiglia.
E’ FUORI DI SE (21 )
I parenti stentano a rendersi conto del comportamento di Gesu che considerano “strano”.
SCRIBI (22 )
A comparsa degli scribi provenienti da Gerusalemme giunge improvvisa. E’ probabile che fossero stati ufficialmente inviato dalle autorità centrali.
E’ POSSEDUTO (22 )
Gli scribi lanciano accuse gravi, Non potendo negare i fatti dicono che Gesù è posseduto dal demonio e per la forza di satana fa le opere. Beelzebul, oppure Baal, il Principe è un nome di origine semitica e di etimologia incerta, che con un gioco di parole diventa “signore delle mosche”, ossia del letame, che è uno dei nomi di satana.
IN PARABOLE (23 )
Il termine “parabola” ( parabolè) ha qui il senso di “similitudine”, “paragone”.
COME PUO’ (23 )
Le due immagini della “casa” e del “regno” costruite e sviluppate in modo eguale, mostrano a sufficienza l’assurdità dell’accusa.
L’UOMO FORTE (27 )
La similitudine della casa del forte indica l’azione di Gesù come vittoria e liberazione dala potenza demoniaca nel mondo. L’uomo forte” raffigura satana, mentre “il più forte” è Gesù stesso, che si introduce nella casa del nemico, dopo averlo legato, ossia ridotto all’impotenza.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
PECCATO CONTRO LO SPIRITO
Cerchino dunque di comprendere che Cristo non intese dire che non sarà perdonato alcun peccato contro lo Spirito Santo, ma solo un certo peccato speciale. Cosí anche quando disse: “Se non fossi venuto, non avrebbero colpa” (Gv 15,22), non voleva intendere qualsiasi colpa, dal momento che i Giudei erano macchiati di molti e gravi peccati, ma voleva alludere a un certo peccato particolare che se non lo avessero commesso si sarebbero potuti rimetter loro tutti gli altri peccati commessi; alludeva cioè al peccato consistente nel rifiutare di credere in Lui, venuto nel mondo, peccato che non avrebbero commesso, s`Egli non fosse venuto tra loro. Cosí pure quando disse: “Chi peccherà contro lo Spirito Santo” (Mt 12,32), o: “Chi bestemmierà contro lo Spirito Santo” (Gv 20,22-23), non voleva intendere qualsiasi peccato commesso contro lo Spirito Santo con azioni o parole, ma un peccato ben determinato, quello cioè che consiste nell`ostinazione del cuore fino alla fine della vita, per cui uno rifiuta di ricevere il perdono dei peccati nell`unità del Corpo di Cristo (cf. Gv 6,64), vivificato dallo Spirito Santo. Infatti, subito dopo aver detto ai discepoli: “Ricevete lo Spirito Santo”, soggiunse: “A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; saranno ritenuti a chi voi li riterrete”. Chi dunque respingerà questo dono della grazia di Dio e vi si opporrà, e in qualsiasi modo si mostrerà ad esso maldisposto fino alla fine di questa vita terrena, non gli sarà perdonato né in questa vita né in quella futura poiché è un peccato naturalmente sí grave, che impedisce la remissione di tutti gli altri. Che però uno l`abbia commesso, non si potrà avere alcuna prova, se non dopo la morte. Finché uno vive quaggiú, la “pazienza di Dio” – come dice l`Apostolo – “cerca solo di spingerlo al pentimento” (Rm 2,4); ma s`egli, rimanendo ostinatamente ribelle a Dio “nella misura dell`ostinazione del suo cuore, del suo cuore impenitente” – come soggiunge subito l`Apostolo – “accumula sul proprio capo la collera di Dio per il giorno dell`ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio” (Rm 2,5), allora non sarà perdonato né in questa vita né in quella futura. Non si deve comunque disperare di coloro con cui trattiamo o di cui ora parliamo, poiché sono ancora in vita. Essi però non cerchino lo Spirito Santo fuori dell`unità del Corpo di Cristo di cui posseggono bensí il sacramento esternamente, ma non hanno in cuore la realtà di cui quello è segno e perciò mangiano e bevono la loro condanna (cf. 1Cor 11,29). Un unico pane è infatti il segno sacramentale dell`unità; “poiché” – dice l`Apostolo – “c`è un solo pane, noi, sebbene molti, siamo un solo Corpo” (1Cor 10,17). Solamente la Chiesa cattolica è quindi l`unico Corpo di Cristo, essendo egli stesso il Capo e il Salvatore del proprio Corpo (cf. Ef 5,23). Fuori di questo Corpo nessuno è vivificato dallo Spirito Santo “poiché”, sempre al dire dell`Apostolo: “la carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per opera dello Spirito Santo, che ci è stato elargito” (Rm 5,5). Ora, non può esser partecipe della divina carità chi è nemico dell`unità. Di conseguenza, quelli che son fuori della Chiesa, non hanno lo Spirito Santo, poiché di essi sta scritto: “Quelli che si separano sono animaleschi, privi dello Spirito” (Gd 19). (Agostino, Epist. 185, 11, 49 s.)
IL PERDONO
Coloro che bestemmiano contro lo Spirito Santo o contro la divinità di Cristo dicendo: “Caccia i demoni nel nome di Beelzebub, principe dei demoni”, certo non potranno ottener perdono né in questo né nell`altro mondo. Bisogna tener conto che Cristo non disse che uno che “bestemmia e poi si pente” non può essere perdonato, ma uno che bestemmia e persevera nella bestemmia; poiché una adeguata penitenza lava tutti i peccati. (Atanasio, Fragm. in Matth. )
LEGAME DI SANGUE
Il brano che ho qui proposto ha molti nodi. Come ha potuto il Signore Gesú Cristo con tutta la sua pietà tenere a distanza sua madre, la Vergine Madre, alla quale egli stesso diede tale fecondità che non ne distruggesse la verginità, Vergine nel concepire, Vergine nel partorire, Vergine sempre-Vergine. Una tal madre egli tenne a distanza, perché il materno amore non si insinuasse nell`opera ch`egli faceva e gli fosse d`impedimento. Che cosa, infatti, faceva? Parlava ai popoli, distruggeva i vecchi uomini, edificava i nuovi, liberava le anime, scioglieva gl`incatenati, illuminava i ciechi, faceva il bene, s`impegnava al bene in opere e parole. Mentre era impegnato in queste cose gli fu portato il messaggio del suo legame con la madre. Avete sentito la sua risposta; non ho bisogno di ripeterla. La ritengano le madri, perché non sian d`ostacolo alle opere buone dei figli. Se cercheranno d`impedirli e faranno dei guasti, saranno allontanate dai figli. Oso dire: Saranno allontanate, per rispetto saranno allontanate. E non dovrà essere tenuta a distanza dal figlio intento a un`opera buona, una madre irata, sia sposata o vedova, quando la Vergine Maria fu tenuta a distanza? Forse mi dirai: Vuoi paragonare mio figlio a Cristo? Non paragono tuo figlio a Cristo, ma neanche te a Maria. Non condannò il Signore Gesú l`affetto materno, ma il suo esempio dimostrò che, per l`opera di Dio, anche una madre dev`essere tenuta a distanza… State piú attenti, fratelli miei carissimi a ciò che dice il Signore, stendendo le mani verso i suoi discepoli: “Questa è mia madre, questi i miei fratelli. Chi fa la volontà del Padre, che mi ha mandato, mi è fratello, sorella e madre” (Mt 12,49-50). Non fece forse la volontà del Padre la Vergine Maria, la quale per fede credette, per fede concepí, fu scelta perché da lei venisse a noi la salvezza, fu creata da Cristo, prima che Cristo fosse fatto? Fece, fece certamente la santa Maria la volontà del Padre ed essa è piú discepola che madre di Cristo. C`è piú felicità ad essere discepola che madre di Cristo. Perciò Maria era beata, perché, anche prima che lo concepisse, portava il maestro nel suo seno. Vedi se non è come dico io. Mentre Gesú passava tra turbe di gente e faceva miracoli divini, una certa donna disse: “Beato il ventre che t`ha portato!” E il Signore, perché non si cercasse la felicità in un rapporto di carne, che cosa rispose? “Anzi, beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la tengono ben custodita” (Lc 11,27-28). Anche Maria beata, allora, perché ascoltò e conservò la parola di Dio. Maria custodì più Cristo con la mente, che non ne abbia tenuto la carne nel seno. (Agostino, Sermo 25, 3.7)
FRATELLI DI GESU
“Dopo ciò egli scese a Cafarnao” – dice l`evangelista – “con la madre e i fratelli e i discepoli suoi, ma non vi si fermarono che per pochi giorni (Gv 2,12). Dunque, ha una madre, ha dei fratelli, ha discepoli; ha dei fratelli perché ha una madre. La Scrittura non usa chiamare fratelli soltanto quelli che nascono dagli stessi genitori, o soltanto dalla stessa madre, o dallo stesso padre benché da madri diverse, oppure coloro che hanno un medesimo grado di parentela, come i primi cugini per parte di padre o per parte di madre. Ma non solo questi la Scrittura usa chiamare fratelli. E secondo il suo modo di parlare, cosí bisogna capirla. La Scrittura ha un suo linguaggio; chi non lo conosce, può turbarsi e dire: Come fa il Signore ad avere fratelli? Allora Maria partorí nuovamente? Lungi da noi il pensare ciò. Da lei ha avuto origine la dignità delle vergini. Ella ha potuto essere madre, non “donna”. Se poi è chiamata donna, è per il suo sesso, non per la perdita della sua integrità. E questo si ricava dal linguaggio usato dalla Scrittura. Infatti anche Eva, non appena formata dalla costola del suo uomo, e non ancora toccata da lui, è chiamata “donna: E ne formò la donna” (Gen 2,22). In che senso, allora, si parla di fratelli? Essi erano parenti di Maria, in un qualsivoglia grado. Come provarlo? Sempre con la Scrittura. Lot è chiamato fratello di Abramo, sebbene fosse figlio del fratello di lui (cf. Gen 13,8; 14,14). Leggete, e troverete che Abramo era zio paterno di Lot, eppure la Scrittura li chiama fratelli. Perché? Perché erano parenti. Parimenti, Giacobbe aveva come zio Laban il Siro, che era fratello di Rebecca, madre di Giacobbe, sposa di Isacco (cf. Gen 28,2). Leggete ancora la Scrittura, e troverete che lo zio e il nipote sono chiamati fratelli (Gen 29,15). Una volta conosciuta questa regola, capirete che tutti i parenti di Maria erano fratelli del Signore. (Agostino, Comment. in Ioan., 10, 2)
CHI FA LA VOLONTA DI DIO
Non costituisce meraviglia che colui che fa la volontà del Padre sia detto fratello e sorella del Signore; per entrambi i sessi è infatti la chiamata alla fede. La meraviglia cresce piuttosto per il fatto che quegli venga anche detto «madre». Invero, (Gesú) si è degnato di chiamare fratelli i suoi fedeli discepoli, dicendo: “Andate, annunziate ai miei fratelli” (Mt 28,10). Ora però è il caso di chiedersi: Come può diventare sua madre chi, venendo alla fede, ha potuto divenire fratello del Signore? Quanto a noi, dobbiamo sapere che chi si fa nella fede fratello e sorella di Cristo, diventa sua madre nella predicazione. Quasi partorisce il Signore, chi lo ha infuso nel cuore dell`ascoltatore. E si fa sua madre, se attraverso la di lui voce l`amore di Dio viene generato nella mente del prossimo. (Gregorio Magno, Hom. in Ev., 3, 2)
IL PRICIPE DI QUESTO MONDO
Guardiamoci bene dal pensare che il diavolo sia il principe del mondo, nel senso che egli possa dominare il cielo e la terra. Il mondo, in questo caso, deriva il suo nome dagli uomini malvagi che sono diffusi in tutta la terra, nello stesso senso in cui una casa trae la sua qualificazione da coloro che la abitano. Cosí diciamo: questa è una buona casa, oppure è una casa malvagia, non in quanto lodiamo o rimproveriamo l`edificio, le pareti o il tetto, ma in quanto lodiamo o rimproveriamo i costumi degli uomini buoni o malvagi che vi abitano. In questo senso dunque si dice: «principe di questo mondo», cioè principe degli uomini malvagi che abitano nel mondo. E il mondo si può intendere anche quello dei buoni, che analogamente sono diffusi in tutto l`orbe: in questo senso l`Apostolo dice: “Dio stava in Cristo, riconciliando con sé il mondo” (2Cor 5,19). Questi sono i buoni, dai cui cuori il principe di questo mondo è cacciato fuori. (Agostino, Comment. in Ioan., 52, 10)
LA SUPERBIA DEI DEMONI
La causa piú vera della beatitudine degli angeli buoni la riscontriamo nella loro unione a colui che sommamente è. Se invece si ricerca la causa della miseria degli angeli cattivi, ci si presenta, ovviamente, il fatto che essi, allontanatisi da colui che sommamente è, si ripiegarono su sé stessi, che pur non hanno l`essere in grado sommo. Questo vizio, come lo chiameremo se non superbia? Infatti “l`inizio di ogni peccato è la superbia” (Sir 10,13). Non vollero dunque custodire presso di lui la loro fortezza e, pur potendo essere qualcosa di piú se avessero aderito a colui che sommamente è, scelsero di essere qualcosa di meno, preferendo a lui sé stessi. Questo è il difetto principale, la prima mancanza, il primo vizio di quella natura che è stata creata tale da non avere l`essere sommo, ma da poter ottenere la beatitudine, poter cioè godere di colui che ha l`essere sommo; se da lui invece si allontana, non cade nel nulla, ma il suo essere viene diminuito, e perciò essa diventa ben misera.(Agostino, De civit. Dei, 12, 6)
NON BASTA ESSERE CRISTIANI
Non basta quindi essere dei «suoi», essere cristiani da generazioni, per tradizione. Bisogna seguire la logica del vangelo, la via che Gesù ha percorso, senza addomesticarla cercando di ridurre l’esigenza di Dio a misura umana. Anche Pietro che, in buona fede, per vero amore di Gesù, tenterà di fare lo stesso, verrà chiamato «satana» perché pensava secondo gli uomini e non secondo Dio. Chi sono dunque i suoi? I familiari lo ritengono pazzo; i farisei un indemoniato; i veri suoi intimi sono quelli che ascoltano. Se per i suoi l’atteggiamento di Gesù era «follia», per quelli che sono in possesso della «sapienza religiosa» egli è «scandalo» (ICor 2—3). Essi hanno tentato di ridurlo alle loro misure, ma non ci sono riusciti; hanno visto la potenza di Gesù, ma cercano di spiegarla con segno contrario, sofisticando teologicamente. Gesù risponderà loro in parabole, che essi però non sono in grado di capire. Così la controversia si è trascinata fino a queste misteriose parole di Gesù circa la bestemmia. ( Mosconi )
L’AVVERSARIO
Gesù non parla di Satana e non si dilunga in disquisizioni sulla sua essenza: lo combatte. Lotta contro Satana nel deserto per 40 giorni, lo allontana dalle persone a cui aveva donato lo Spirito e lo scopre anche quando Pietro vorrebbe impedire a Gesù la morte di croce (Mt 16,23). La sua presenza in ogni uomo è divisione, è lacerazione intcriore, è la perdita dell’immagine di Dio nella sua creatura. Satana domina là dove il mondo è disumanizzato. Gesù con i! suo esempio e la sua parola, gli apostoli con la loro predicazione, la Chiesa che continua l’azione di Gesù e degli apostoli, ci ricordano quali sono i mezzi per vincere il Maligno e il male presente nel mondo. Essi sono. La parola di Dio, che alimenta la nostra fede e la nostra capacità di opporci al male, qui dove Dio ci chiama a vivere. I sacramenti, in particolare quelli dell’Eucaristia e della Riconciliazione, che ci danno la forza di Dio e il suo perdono. La preghiera, che ci mette in dialogo con Dio in qualunque momento della nostra vita, anche nei periodi più difficili e delicati. Il sacrificio, concretizzato in momenti di forte «andare contro» le nostre inclinazioni peggiori. Ci aiuta a dominare la nostra volontà e ad indirizzarla al bene. (Messalino ldc)
I PARENTI
Non siamo forse anche noi tentati di ripetere talvolta l’atteggiamento dei familiari di Gesù? Anche noi, come loro, potremmo dire di conoscerlo, di far parte della «sua cerchia»; potremmo dire che abitiamo a casa sua, che sappiamo quali sono le sue abitudini e i discorsi che lui fa. Gesù sembrerebbe non essere per noi un estraneo, eppure non di rado ci scandalizza, la sua «pretesa» ci appare talvolta eccessiva, il suo operare non sempre (anzi, quasi mai) conforme alle nostre aspettative! Allora, irritati da conseguenze inaspettate, non di rado vestiamo i panni dei familiari di Nazaret o, per fare un altro esempio, quelli di una madre nei confronti di un figlio un po’ troppo impetuoso, che viene perciò rimproverato; «Su, non esagerare, comportati bene. Non farmi “sfigurare” di fronte alla gente»! È veramente troppo lontano da noi questo paragone? Interroghiamoci con sincerità. ( Andrea Bellandi )
ECCO MIA MADRE
Un altro motivo di riflessione è suggerito dalle parole rivolte da Gesù a coloro che stavano ad ascoltarlo: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio è mio fratello, sorella e madre» (v. 34-35). Questa nuova parentela, che viene ad instaurarsi nel nome di Gesù e che è più forte dei legami di «carne e sangue», è la chiesa. Ma è proprio vero, per noi, questo? È proprio vero che siamo legati a questa nuova famiglia almeno con la stessa intensità affettiva, con lo stesso ardore, con la stessa premurosità con la quale guardiamo alla nostra famiglia carnale? Se ciò non accade, allora prima di ergerci a giudici della chiesa e a profeti di rinnovamento, sarebbe meglio imparare ad amare di più questa realtà misteriosa, peccatrice quanto si vuole, ma custode e trasmettitrice di un mistero più grande di lei. ( Andrea Bellandi )
GESU SCACCIA I DEMONI
Perdonare i peccati e scacciare i demoni fa parte essenziale del ministero di Gesù. Come ha scritto Ratzinger: «La lotta spirituale contro le potenze che rendono schiavi, l’esorcismo su un mondo abbacinato da demoni è una componente inseparabile dall’iter spirituale di Gesù e sta al centro sia della sua particolare missione che di quella dei suoi discepoli. La figura di Gesù, la sua fisionomia spirituale non cambia se il sole gira attorno alla terra oppure se la terra si muove attorno al sole, se il mondo si è formato per evoluzione oppure no, ma viene decisamente cambiata, se si esclude da essa la lotta con la sperimentata potenza del regno dei demoni». Con la forza del suo Spirito, Gesù è venuto precisamente a mandare in rovina il regno di satana: «Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso» non può resistere, ma sta per finire». Così risponde sarcasticamente Gesù a coloro che lo accusavano di scacciare i demoni per mezzo del principe dei demoni o in nome di Beelzebul. La gente diceva infatti di Gesù: «È posseduto da uno spirito immondo». Ciò significava non voler riconoscere che nei miracoli di Gesù agiva lo Spirito Santo. Gesù allora dice: «Tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini, e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà perdono in eterno». Che cosa è la bestemmia contro lo Spirito Santo? Significa non voler riconoscere in Gesù l’azione dello Spirito Santo e quindi l’incondizionata volontà divina di liberarci dal maligno. Chi bestemmia contro lo Spirito Santo fa di Gesù un indemoniato, rifiuta di vedere in lui la offerta e la manifestazione assoluta dell’incondizionato perdono di Dio. Come può salvarsi uno che non vuole il perdono divino offerto in Gesù? Infatti Gesù è l’Unico nel quale Dio ci ha dato e ci da il suo infallibile perdono. Accusare Gesù di essere uno posseduto dal demonio significa rifiutare Dio e la sua azione salvifica. ( Antonio Bonora)
PECCATO IMPERDONABILE
La prima affermazione, che cioè saranno perdonati tutti i peccati e tutte le bestemmie, è molto consolante. Ogni errore di azione (peccato) e di parola (bestemmia) è correggibile nella chiesa. C’è però un errore incorreggibile, quindi imperdonabile, un errore di fede molto profondo, contro lo Spirito. Si tratta forse non tanto dei «suoi» che per buon senso svuotano di senso la croce di Cristo, questi saranno correggibili, come Pietro; si parla forse invece dei teologi che svuotano la croce in modo sottile: essi pur vedendo non sanno intendere, perché sono sapienti e intelligenti e restano in una cecità maligna, sor- retta da mille argomentazioni. Infatti i loro occhi hanno già un’immagine precisa della realtà, piena di sapienza mondana e i loro orecchi non possono intendere il linguaggio della croce. È il peccato della propria sicurezza, radice di ogni peccato, che arriva ad attribuire a satana ciò che viene da Dio, come si arriverà, secondo la legge, a’con- dannare Gesù per bestemmia. Il peccato contro lo Spirito è dunque irremissibile, non perché più grave di tutti gli altri, ma perché include in sé il rifiuto del perdono, escludendo l’atteggiamento di conversione. L’arroganza e l’autosufficienza spesso si rifugiano dietro l’alibi che tenta di coprire i segni di Dio con il sospetto dell’irrazionalità, della pazzia o delle forze malvagie. (Mosconi )
QUALE LIBERAZIONE
Di quale liberazione si tratta? Della liberazione dal peccato. Il peccato è il male dei mali, la sorgente avvelenata di tutte le sventure e di tutte le schiavitù di cui l’umanità soffre. È la ribellione dichiarata contro Dio, è il rifiuto categorico di sottomettersi alla sua volontà. Dio è il creatore e quindi il sovrano Signore di tutto. L’ordine che egli ha stabilito nel corso degli astri, vuole farlo regnare anche tra le creature ragionevoli: gli angeli e gli uomini. Ma avendoli creati «a sua immagine», aspetta da loro un’obbedienza libera, fatta di accettazione volontaria e amorosa. Rifiutare è mettersi al di sopra di Dio. Di qui la malizia infinita del peccato.. ( Berthes)
CON QUALE MEZZO
Con quale mezzo Cristo otterrà la liberazione dal peccato e dalle sue conseguenze drammatiche? Con l’obbedienza. Essendo il peccato un rifiuto, la sua riparazione non potrà essere che l’obbedienza. Perciò il Cristo si farà obbediente – come scrive san Paolo – fino alla morte e alla morte di croce. «Padre, dirà Gesù durante la sua agonia, non si faccia la mia volontà, ma la tua». Egli non ha mai avuto altro desiderio che di piacere al Padre suo celeste. Il cristiano dunque sarà colui che entra nelle vedute di Dio e che si impegna a camminare sulle orme di Cristo: è così che otterrà anche per sé la liberazione da lui portata. Il cristiano sarà «per lui, con lui e in lui» vincitore del male, del peccato, della morte e dell’inferno. E se sarà fedele parteciperà della gloria della risurrezione e dell’in-gresso trionfale in cielo, presso il Padre. (Ch.Berthes )
PREGHIERA (pregare la parola)
•Signore, tu conosci la nostra debolezza: noi non riusciamo a far il bene che desideriamo, e facciamo invece il male che detestiamo. Aiutaci a vincere questa legge di morte della nostra natura decaduta. E dacci la forza di mettere in pratica la legge della ragione e della fede, per essere degni del nostro nome di cristiani che abbiamo ricevuto col battesimo. (Ch. Berthes)
•La Chiesa, erede della missione di Cristo, deve sostenere la lotta dei suoi figli alle prese con le potenze del male. Ti chiediamo, Signore che lo faccia come madre vigilante e amorosa.
• Molti, animati da un grande spirito di fede, cercano di bandire il male dalla società: le torture, il razzismo, l’ingiustizia in tutte le sue forme. Fa, Signore, che i loro sforzi siano compresi, incoraggiati e sostenuti
•Talvolta siamo forse tentati, per egoismo o per viltà, di pensare che essi si preoccupano troppo. Sostienici, perché, invece di criticare, sappiamo ammirare e imitare il loro esempio.
• Quale danno per i discepoli di Cristo lasciarsi contaminare da questo vizio di lasciar correre che annienta ogni volontà. Ti preghiamo,. Signore, solo il vangelo sia la regola della loro vita.
•Preghiamo che la nostra comunità parrocchiale e tutti i suoi membri, stimolati dal reciproco buon esempio, si astengano dal peccato e si sforzino di fare in tutto la volontà di Dio. (Preghiere di Ch. Berthes)
•A te ogni lode, Dio nostro creatore, per lo spirito di fede che ci fa proclamare il Cristo morto e risorto. A te ogni lode, Dio nostro difensore, per la grazia che si rinnova in noi di giorno in giorno e ci da il coraggio di camminare verso di te. A te ogni lode, Dio nostro redentore, per il peso della nostra tribolazione che si richiama alla passione del Figlio tuo e alla gioia della risurrezione che ci attende. A te ogni lode, Dio nostro salvatore, per le cose invisibili, nostra eredità nei cieli, alle quali fìssi il nostro sguardo. A te ogni lode, Dio nostro consolatore, per la tua eterna dimora, corpo del Cristo vivente, chiesa tua sposa e nostra vera famiglia. (Suore Clarisse)
•Tu sei bontà e misericordia: manda il tuo Spirito dall’alto che vinca ogni senso di superbia, sciolga i lacci del peccato e liberi, nel cielo della fede, questo oggi di gioia e di letizia.
•Il tuo sguardo sereno e creatore ci scopra non nudi e timorosi, avvolti dall’inganno del maligno, ma vestiti dell’abito nuziale.
•Gesù, tenera carezza di te, o Padre, che in lui rifai con noi la pace e ci poni di nuovo nel giardino liberi, affinché scegliamo il bene, quel ramo che si china all’obbedienza, che offre il frutto dell’amore, la nuova famiglia dei salvati che insieme gustano l’ebbrezza di passeggiare all’ombra riposante della presenza di un Padre e di un Fratello, Gesù, Signore nostro e Salvatore. ( Preghiere di Suore Clarisse )
•Ti accogliamo, o Cristo Signore, noi, folla di figli e fratelli bisognosi di udire l’annunzio pronunziato all’inizio dei tempi: «La tua stirpe sarà vittoriosa sopra il male, il peccato, la morte».
•Noi crediamo all’eterna parola che guarisce ogni male dell’uomo e riporta all’abbraccio del Padre chi si accosta con umile fede.
•Facci uscire dal nostro egoismo che ci oppone allo Spirito Santo e ci chiude alla vera sapienza.
•Facci entrare: non chi sta fuori può trovare il volto del Padre nel tuo volto di Figlio e Fratello.
•Facci entrare: dentro il tuo corpo chi era diviso ritrova unità.. Eppure dicono: «È fuori di sé, il demonio lo tiene in potere», ma non sanno che fuori di te non c’è la pace ne il vero ne il bene.
•Fa’ che attratti dentro il tuo corpo, vera dimora di comunione, siamo anche noi dei «fuori di sé», degni del regno, figli di Dio, nuova famiglia rinata da te, da te, Figlio mandato dal Padre a ricreare il suo regno di pace, a riacquistarci la libertà.
•Facci entrare: dentro il tuo corpo si è madre e fratello e sorella, con te che sei Padre e Sposo e Figlio e Fratello.
•Oh, come è glorioso, santo e grande avere in cielo un Padre! Oh, come è santo, fonte di consolazione, bello e ammirabile avere un tale Sposo! Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e desiderabile sopra ogni cosa avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, il quale offrì la sua vita per le sue pecore. (Preghiera di S. Francesco D’Assisi )
•O Padre, che hai mandato il tuo Figlio a liberarci dalla schiavitù di satana, sostienici con le armi della fede, perché nel combattimento quotidiano contro il maligno partecipiamo alla vittoria pasquale del Cristo. ( Colletta 10 operannum B )
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti )
“Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà…Aprite, anzi spalancate la porte a Cristo”. ( G. Paolo II )