Matteo 11,2-11: 2 In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: 3 «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4 Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5 I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6 E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». 7 Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: 8 «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9 Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10 Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. 11 In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 11,2-11
Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l`udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella,e beato colui che non si scandalizza di me».Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re!E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta.Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te. In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La nostra pericope contiene la risposta di Gesù agli inviati di Giovanni, la sua testimonianza in favore del Battista e la precisazione del suo ruolo nella storia della salvezza.
GIOVANNI CHE ERA IN CARCERE (2)
L’imprigionamento di Giovanni è stato riferito da Matteo 4, 12 all’inizio dell’attività di Gesù.
DELLE OPERE (2)
L’azione di Gesù non risponde esattamente al messaggio dell’imminente giudizio di Dio su Israele, che Giovanni aveva predicato, e che era il messaggio di un giudizio di salvezza per quanti si fossero convertiti o di condanna per gli ostinati al male.Gesù, non attua subito il “battesimo di fuoco”, non pone subito “la scure” alla radice degli alberi (3, 10), né ha in mano il ventilabro per mondare la sua aia (3,11), promette invece la salvezza addirittura ai pubblicani, ai peccatori e ai pagani, mentre giudica severamente i devoti esemplari di Israele.
COLUI CHE DEVE VENIRE (3)
Giovanni non fa distinzione tra la prima venuta di Gesù nella povertà e la seconda nella gloria, il Maestro gli appare come una persona misteriosa e una crisi di fede lo travaglia nello squallore della sua prigione; per questo manda a Gesù un’ambasceria per aver chiarezza.
ANDATE A RIFERIRE (4)
Gesù non pronunzia né un sì, né un no chiaro, richiama piuttosto l’attenzione sulla sua opera. Anche col Battista, come per il popolo fa parlare i fatti. E cita liberamente Isaia che, in diversi passi(26, 19;19, 18; 35, 5-6), esalta i frutti della salvezza messianica: ciechi che vedono, storpi che camminano, lebbrosi mondati, morti che risuscitano.
AI POVERI E’ PREDICATA (5)
L’evangelizzazione dei poveri, secondo Isaia 61, 1 è uno dei segni del regno messianico. Questo segno è messo per ultimo, cioè in rilievo, come altrove è posta al centro da Matteo la sollecitudine verso i poveri.(5,3-6; 9, 9-13 ; 11, 25-30)
NON SI SCANDALIZZA (5)
L’azione dimessa di Gesù poteva costituire per chi si attendeva un messianismo di altro genere, un ostacolo a credere che egli era il Messia atteso.
PARLARE DI GIOVANNI (7)
La scena cambia. Ora Gesù parla di Giovanni e lo presenta come un profeta, che ha condotto una vita dura di asceta, che non si è orientato secondo il parere della gente.
PIU’ DI UN PROFETA (9)
Giovanni è qualcosa di più che un profeta; egli non annunzia solo la salvezza, in qualche modo il suo ufficio entra come parte integrante della salvezza messianica.
ECCO IO MANDO (10)
Gesù presenta Giovanni come l’araldo, il precursore del Messia, ed esprime questa concezione con Ml 3, 1, combinato con Es 23, 20. Dei due passi il primo riferisce la promessa di Javhè di mandare il suo messaggero a preparare la sua (davanti a te) venuta,il secondo contiene un’altra promessa di Javhé di mandare un suo angelo (il mio messaggero), che accompagni Israele nel suo cammino nel deserto.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
I DISCEPOLI DI GIOVANNI
I discepoli del precursore avevano un certo risentimento nei confronti di Gesù, e che avevano sempre manifestato gelosia nei suoi confronti.Finché Giovanni era con loro, li esortava e li ammoniva spesso, ma con scarso successo. Quando infine Giovanni si rende conto, in prigione, che la sua morte è vicina, allora compie un supremo sforzo per convincere i suoi discepoli ad abbandonare ogni invidia verso Gesù e a riconoscere in lui il Salvatore. ……Non gli resta altro che attendere ch’essi personalmente costatino i miracoli che Gesù va compiendo e tornino a riferirglieli…….Cristo, che capisce subito il vero motivo per cui Giovanni gli ha mandato questa ambasciata, non risponde direttamente alla domanda dei due: – Si, sono io, – benchè‚ sarebbe stato logico che facesse così. Egli sa che una simile diretta dichiarazione li avrebbe feriti nella stima che avevano per Giovanni, e preferisce perciò lasciare che i due discepoli riconoscano chi egli è dagli stessi miracoli che compie sotto i loro occhi. Il Vangelo narra infatti che, dopo l`arrivo dei discepoli di Giovanni, Gesù guarì molti malati. Quale altra conseguenza avrebbero potuto trarre i messi di Giovanni da questa sua indiretta risposta alla loro domanda? Il Salvatore si comporta così perché sa benissimo che la testimonianza delle opere è ben più attendibile e meno sospetta di quella delle parole. Insomma, Gesù Cristo, essendo Dio, e ben conoscendo i motivi per cui Giovanni gli aveva invitato i suoi discepoli, guarisce ciechi, zoppi, e altri infermi, non per dimostrare a Giovanni la sua reale natura – perchè‚ avrebbe dovuto manifestarlo a Giovanni che già credeva e gli obbediva? – ma soltanto per ammaestrare i seguaci del precursore che ancora nutrivano dubbi. Per questo, avendo sanato molti infermi, disse loro: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete; i ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, ai poveri si annunzia la buona novella. E beato è colui che non troverà in me occasione di scandalo” (Mt 11,4-6). Con queste parole mostra chiaramente di conoscere i loro segreti pensieri.(Giovanni Crisostomo, In Matth. 36, 1-2)
ELOGIO DEL PRECURSORE
Ascoltiamo quello che [Gesù] dice di Giovanni, dopo che i discepoli di questo si sono allontanati: … “Ma chi siete andati a vedere nel deserto? Un profeta? Sì, vi dico; e più che un profeta” (Mt 11,9). E` infatti compito del profeta predire le cose future, non indicarle. Giovanni è più che un profeta, perché indicò, mostrandolo, colui del quale nel suo ufficio di precursore aveva profetato. Ma poichè‚ [Giovanni] non è una canna agitata dal vento, poiché non è vestito di morbide vesti, poiché‚ il nome di profeta non basta a dire il suo merito, ascoltiamo dunque in che modo possa essere degnamente chiamato. Continua [il Vangelo]: “Egli è colui del quale sta scritto: Ecco io ti mando innanzi il mio angelo, perché prepari la tua via dinanzi a te” (Ml 3,1). Ciò che in greco viene espresso col termine angelo, tradotto, significa messaggero. Giustamente, dunque, viene chiamato angelo colui che è mandato ad annunziare il sommo Giudice: affinchè‚ dimostri nel nome la dignità dell`azione che compie. Il nome è certamente alto, ma la vita non gli è inferiore.(Gregorio Magno, Hom. 6, 2-5)
GIOVANNI E’ LA VOCE, CRISTO LA PAROLA
Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Dove non c’è senso intelligibile, ciò che rimane è semplicemente un vago suono. La voce senza parola colpisce bensì l’udito, ma non edifica il cuore. ….. La parola recata a te dal suono è ormai nel tuo cuore, senza peraltro essersi allontanata dal mio. Non ti pare, dunque, che il suono stesso che è stato latore della parola ti dica: «Egli deve crescere e io invece diminuire»? (Gv 3, 30). Il suono della voce si è fatto sentire a servizio dell’intelligenza, e poi se n’è andato quasi dicendo: «Questa mia gioia si è compiuta» (Gv 3, 29). Teniamo ben salda la parola, non perdiamo la parola concepita nel cuore. Vuoi constatare come la voce passa e la divinità del Verbo resta? Dov’è ora il battesimo di Giovanni? Lo impartì e poi se ne andò. Ma il battesimo di Gesù continua ad essere amministrato. Tutti crediamo in Cristo, speriamo la salvezza in Cristo: questo volle significare la voce. E siccome è difficile distinguere la parola dalla voce, lo stesso Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola; ma la voce si riconobbe tale per non recare danno alla Parola. «Non sono io, disse, il Cristo, né Elia, né il profeta». Gli fu risposto: Ma tu allora chi sei? Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore (cfr. Gv 1, 20-23). Voce di chi grida nel deserto, voce di chi rompe il silenzio.«Preparate la strada» significa: Io risuono al fine di introdurre Lui nel cuore, ma Lui non si degna di venire dove voglio introdurlo, se non gli preparate la via. Che significa: Preparate la via, se non: chiedete come si deve? Che significa: Preparate la via, se non: siate umili di cuore? Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. Si guarda bene dallo sfruttare l’errore degli altri ai fini di una sua affermazione personale. Eppure se avesse detto di essere il Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, poiché lo si credeva tale prima ancora che parlasse. Non lo disse, riconoscendo semplicemente quello che era. Precisò le debite differenze. Si mantenne nell’umiltà. Vide giusto dove trovare la salvezza. Comprese di non essere che una lucerna e temette di venire spenta dal vento della superbia. (Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo – Disc. 293, 3; Pl 1328-1329)
RIMANDO ALLA PAROLA E AI SEGNI
Quando, come per Giovanni il Battista (vangelo), viene un momento di scoraggiamento, di oscurità e di sospetto («Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo attenderne un altro?»), il rimando alla parola di Dio e ai segni che accompagnano la sua presenza efficace basta a restituire fiducia. Il processo di liberazione dell’uomo dalle sue schiavitù e dai condizionamenti interni ed esterni, rischia di essere fatto perdendo di vista la speranza ultima, tanto sono urgenti i compiti di rivoluzionare le strutture disumanizzanti, di coscientizzare gli uomini e di restituirli alla dignità e all’autonomia di persone. D’altra parte troppo spesso l’ignavia e l’egoismo dei cristiani oscura e mortifica l’annuncio della liberazione di Gesù, i cui segni sono, oggi, l’impegno verso i poveri, gli emarginati, le minoranze; la difesa dei diritti della coscienza, il condividere realmente la sorte di chi non ha speranza… Non c’è evangelizzazione che non porti ad una liberazione. Il gioioso annuncio del Cristo liberatore diventa credibile se i suoi messaggeri sanno pagare di persona ed essere testimoni della gioia. (Messalino Ldc)
DIO SORGENTE DI GIOIA
Dio vuole la felicità degli uomini, la loro riuscita. I cristiani devono sapere che la Buona Novella della salvezza è un messaggio di gioia e di liberazione. In un mondo ricco di possibilità, ma nello stesso tempo in balìa delle contraddizioni e giudicato assurdo da certuni, i cristiani devono comunicare la gioia di cui vivono: una gioia straordinariamente realista e che esprime la certezza, fondata sulla vittoria di Cristo, che nonostante le difficoltà e le apparenti contraddizioni,l’avvenire dell’umanità si sta edificando. Tale è l’impegno del cristiano che la liturgia esprime con un augurio programmatico: «Dio vi renda saldi nella fede, gioiosi nella speranza, operosi nella carità» (benedizione solenne). (Messalino ldc)
MESSIA MISERICORDIOSO
Giovanni Battista, imprigionato da Erode, è visitato dai suoi discepoli, che gli esprimono le loro perplessità di fronte al ministero intrapreso da Gesù: si attendevano un Messia severo, e invece Gesù è pieno di bontà e di misericordia.Ai discepoli mandati da Giovanni, Il Signore risponde mostrando in qual modo si realizza la profezia di Isaia, riguardante l’opera del Messia. E dopo la loro partenza tesse il più ampio elogio del Battista. Talvolta siamo anche noi tentati di dubitare di Cristo e del suo Vangelo e aspettiamo la salvezza da altri messianismi. Ma il solo salvatore di ogni uomo è Gesù. (Charles Berthes).“Siamo cristiani non perché amiamo Dio, ma perché crediamo che Dio ci ama”. (Paul Xardel)
DIO VICINO IN GESU’
Dio è l’ineffabile, l’irraggiungibile, l’invisibile, il tutt’altro. Le vie del cuore, dell’intelligenza, del bisogno evocano la nostalgia di una Presenza che continua a rimanere nascosta se essa non decide di uscire dal suo invalicabile abisso di silenzio. … Sono le opere compiute da Dio attraverso uomini particolari e testimoni a svelarlo nella bellezza che libera, orienta e perdona. Il luogo del farsi vicino del Lontano è Gesù: il suo volto è il riflesso di quello dell’invisibile Dio, nel suo agire e nel suo parlare è il Padre che opera e parla… Un Dio che è buona notizia per i poveri, cammino allo storpio, guarigione al lebbroso, udito al sordo, vita al muto. Nell’operare di Gesù Dio si rivela come il Dio dei malati, dei peccatori, dei senza prestigio.Dire che Dio è amore è possibile perché è stato dato di vederlo e di riconoscerlo in un essere di carne, Gesù, che lo ha reso manifesto con la sua parola, il suo fare, il suo morire.Dio ancora oggi continua a chiedere mani, cuore, fantasia per poter essere presenza di salvezza. Chi si rende disponibile sa che il suo posto è ai margini, tra gli emarginati, pagando con allegria eventuali amare conseguenze. (Giancarlo Bruni)
TESTIMONIANZA QUOTIDIANA
Cristo adempie il suo ufficio profetico non solo per mezzo della gerarchia.. ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni e li provvede del senso della fede e della grazia della parola perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale (Lumen Gentium). Siamo noi capaci di credere in Gesù, di affidarci a lui e di stare con lui come comunità cristiana, dando origine ad una comunità dove sono possibili oggi i miracoli della fede e dell’amore che dà forza, fa vivere, ridona slancio e coraggio, risana e rinvigorisce? (Antonio Bonora)
VIENE LUI IN PERSONA
Cristo è il termine finale del cammino che Dio ha percorso per venire a noi. Non c’è più da aspettare nessuno. E’ la salvezza definitiva. E’ l’ultima visita tuttora in atto, che il Signore fa al suo popolo. E illumina tutte le precedenti. Di qui viene la gioia che colora oggi la celebrazione: l’intuizione che è proprio Dio in persona, che viene a salvarci. Quando Isaia lo annunziava (1° lettura) la profezia rimaneva oscura. Ma noi che abbiamo visto Dio “squarciare i cieli e discendere” e porre in mezzo a noi la sua tenda, misuriamo tutta la bellezza dell’annuncio. Non è dal di fuori e da lontano che Egli ci salva. Non cala giù dall’alto una fune, nell’abisso della nostra miseria. Discende lui stesso, ci viene a cercare dove siamo. Per questo la salvezza è così meravigliosa. Ci voleva il genio poetico di Isaia per dipingere la trasformazione radicale che la presenza del Messia avrebbe operato nel mondo: la sofferenza è mutata in gioia, il deserto in giardino, l’esilio in patria, la cecità si apre alla luce, la sordità alla parola. Tutto il peso della nostra miseria si annulla. E’ facile trasportare in chiave spirituale tutte queste immagini. Esse cantano allora la trasformazione che si opera in una esistenza, quando si apre a Dio e lo accoglie. (M. Magrassi)
CRISTO RESTAURA L’UMANITA’
E’ Dio che venendo restaura ciò che nella famiglia umana era andato in rovina e si era perduto. Ma molti non accettano questa verità.Per il deista Dio c’è, ma non si occupa degli uomini e del mondo, comunque vada. Per il razionalista noi nulla possiamo sapere di un Dio premuroso entrato nella storia umana per soccorrerci, chiusi come siamo nella sfera invalicabile dell’esperienza soggettiva e personale. Per l’ateo Dio non esiste affatto per cui all’uomo tocca fare tutto da sé, anzi solo l’uomo può salvare l’uomo. Per il credente invece, tutta la storia è il grande meraviglioso racconto degli interventi continui di Dio. Dio intervenne a restaurare l’umanità intera con l’invio del suo Figlio unigenito e interviene ancora e sempre specialmente mediante la Chiesa. (V.Raffa)
ATTESA COSTANTE E PAZIENTE
Gesù venuto definitivamente, continua a intervenire nella vita della Chiesa e nella vita di ciascuno. E’ alla porta e bussa: ognuno è invitato personalmente ad accoglierlo. Rispondere a questo invito è il solo modo di preparaci all’ultimo incontro, quando apparirà una seconda volta a quelli che lo attendono, per recare la salvezza definitiva. Per questa attesa Giacomo, nella seconda lettura, ci presenta l’agricoltore come modello di costanza e di pazienza. (M. Magrassi)
FIATO LUNGO
Noi forse vorremmo impazientemente che l’ ingiustizia e il male del mondo fossero spazzati via d’un lampo. Giacomo, nella seconda lettura,ci insegna lo stile divino della pazienza. La pazienza è l’altra faccia della fede, è la capacità ci conformarci allo stile e all’atteggiamento di Dio, che non rimanda indefinitamente:” “Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina”. Pazienza è avere un animo grande, capacità di guardare lontano e di attendere senza nervosismi, di sopportare le difficoltà del presente, senza perdere di vista “ la vicina venuta del Signore”. L’impazienza è propria di coloro che hanno sempre di che lamentarsi gli uni degli altri, come se il presente dovesse essere già perfetto e assoluto come sarà soltanto alla fine. Con questi brontoloni sempre insoddisfatti e pedanti si ingrigisce e si appesantisce la vita della comunità cristiana, che diventa priva di gioia e di slancio. (A. Bonora)
IL VANGELO DELLA GIOIA
“Rallegratevi nel Signore. Ve lo ripeto: rallegratevi, il Signore è vicino” (Fil 4, 4, 5).Oggi l’invito alla gioia è perentorio e non meno chiare sono le indicazioni che ci vengono offerte affinché si possa accogliere fruttuosamente il “ Vangelo della gioia”. Potremmo individuare tre atteggiamenti: umiltà, fedeltà, utopia e dire che la gioia del Natale viene accordata agli umili, agli uomini fedeli e ai sognatori.
UMILTA’
Certi messaggi del cielo si insinuano persino nella radice delle parole. “Umiltà” ha la stessa radice di “terra” e “letizia” ha il significato di“forza fecondante”. E la letizia rende fertili e rigogliosi gli umili. C’è una turba di indigenti che affollano i testi biblici odierni, e che sono soccorsi da Dio e gioiscono per liberazioni raggiunte. C’è una connessione tra i “poveri” e il “lieto annuncio” che viene ad essi portato.E c’è Maria, protagonista silenziosa di questi giorni che dà la spiegazione della sua“esultanza” proprio nell’umiltà: “Dio è mio salvatore: sono piena di gioia. Ha guardato a me alla sua povera serva”. (Lc 1, 47-48)
FEDELTA’
La gioia cristiana deriva da due fontane. La prima è la certezza che Dio è fedele e non viene meno alle promesse. La seconda è la fedeltà che noi dobbiamo conservare nei confronti del Signore, fino a quando egli tornerà. Non sarebbe male riflettere se alle radici di tante nostre tristezze non ci siano forse dei processi patologici di infedeltà,nonostante le mille professioni di fede, e se, di fronte a Dio di parola, non dovremmo rivedere seriamente le nostre strutture comportamentali, connotate dal tradimento cronico e dalla slealtà sistematica.
UTOPIA
“Fuggiamo tristezza e pianto”. E’ l’ultima battuta del brano di Isaia, di una pagina intrisa di sogni: steppe che fioriscono come narcisi, deserti che risuonano di canzoni, zoppi che saltano come cervi, muti che esplodono in urla di gioia. Non sono intemperanze dovute a un particolare genere letterario, ma primi segnali di un mondo diverso,più vero, che facciamo fatica ad affrettare, perché,immersi nel presente della nostra esistenza, finiamo per vedere solo le realtà del momento, mentre siamo invitati a guardare oltre e ad operare perché il domani si avveri presto. (Da: A. Bello)
LA GIOIA PIU’ PROFONDA
Le gioie spontanee dell’uomo sono quelle recate dalla sicurezza della vita quotidiana, percepite come altrettante benedizioni di Dio: le gioie della vendemmia e della mietitura, la gioia del lavoro ben fatto o della meritata distensione, la gioia di un pasto fraterno, la gioia di una famiglia unita, la gioia dell’amore, di una nascita, le gioie rumorose delle feste, come pure le gioie intime del cuore. Ma esiste una gioia ancora più profonda: quella di coloro che si fanno poveri davanti a Dio, e attendono tutto da lui e dalla fedeltà alla sua legge. Nulla può allora diminuire questa gioia, nemmeno la prova. La gioia di Dio è forza. La gioia della Chiesa nella sua condizione terrestre è la gioia del tempo di costruzione. La celebrazione eucaristica è il momento privilegiato in cui la comunità attinge alla sorgente della vera gioia ; ed è in questa prospettiva che i fedeli domandano di poter giungere“ a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza“.(Messalino LDC)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Quante volte, nel contesto dei nostri giorni noi attendiamo un “altro” da quello che tu sei, Tu che sei così altro da come ti immaginiamo. Donaci un cuore ricolmo di amore che sappia in ogni più piccolo segno riconoscerti, dacci un cuore di amico, che gioisce al suono della tua voce. (Carmelitana scalza)
•E’ veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Egli fu annunziato da tutti i profeti, la Vergine Maria lo attese e lo portò nel grembo, con ineffabile amore. Giovanni proclamò la sua venuta e lo indicò presente nelmondo. (da un prefazio dell’Avvento)
•Il Signoreè fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, …dà il pane agli affamati,… libera i prigionieri, …ridona la vista ai ciechi,… rialza chi è caduto,… ama i giusti,… protegge lo straniero… sostiene l’orfano e la vedova. (Dal Salmo 145)
•Gesù tu sei sempre sotto processo, sempre inquisito: “ Sei tu?”. E ancora continueranno a chiedere senza fine: “Sei tu, il Signore”. E tu a dire: “ Venite e vedete, andate e riferite”. Cristo sei tu il Verbo di Dio, che continua a farsi carne, sono le opere a rivelarti; ma per noi la più difficile delle beatitudini è questa: che è beato solo colui che non si scandalizza di te: aiutaci a credere, Signore. (D. Maria Turoldo)
•Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore, il nostro cammino incontro a colui che viene, e fa’ che, perseverando nella pazienza, maturiamo in noi il frutto della fede e accogliamo con rendimento di grazie il vangelo della gioia.(Colletta 3 Avvento A)
•Come Giovanni, nel momento del dubbio, vogliamo consultarci con te, ascoltare te,sentire la tua risposta, farci guidare dal tuo Spirito, Gesù Verità.
•Quando la sofferenza ci tormenta, quando vorremmo un Dio che interviene subito secondo i nostri desideri, donaci la certezza, Signore, che tu sei con noi e guidi con amore la nostra vita.
•Donaci Signore, la fedeltà alla tua parola e l’impegno, perché dove siamo noi, per quanto sta in noi nel nostro mondo, i ciechi vedano, i sordi odano e ai poveri sia annunziata la buona novella.
•Signore, tu sei la nostra speranza e la nostra gioia, però qualche volta metti a prova la nostra pazienza. Donaci la grazia di non perderci mai di coraggio, ma di essere, anche per i nostri fratelli, fonte di serenità e di forza, per far provare quanto è dolce vivere in unione con Cristo.(Charles Berthés)
•Nella lotta quotidiana, Signore misericordioso, donaci la forza per continuare la nostra battaglia contro il male, perché tutto sia trasfigurato in bene.
•Donaci, o Padre la volontà di cercarti sempre e la gioia di trovarti e ascoltarti. Così la tua parola trasformerà la nostra vita e ci renderà capaci di realizzare ciò che è bene tra i nostri cari e nel mondo. (Enzo Bianco)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE(assunzione di impegni concreti)
Mettere a disposizione dei fratelli cuore, fantasia, mani, voce, perché il Signore, attraverso di noi, continui ad essere presenza di salvezza.