Il volto dei ragazzi si illumina di un sorrisetto felice. Don Bosco li sta esilarando con una storiella divertente.
Racconta: « Mentre Gianduia era sul palco, fu interrogato quale fosse secondo lui il vino più buono. Egli, silenzio.
- Ti piace di più il Barbera d’Asti?
Gianduia fece una smorfia per dire di no.
- Il Moscato di Strevi?
- No.
- Il Siracusa?
- No.
E gli nominarono un’infinità di vini eccellenti: la Malvasia, il Bordeaux, il Tokai, il Marsala, lo Champagne, il Malaga, il Nebbiolo, il Vin Santo, il Caluso, ecc. E Gianduia, sempre con una smorfia e con un gesto ridicolo, diceva di no.
- Qual è dunque d vino che ti piace di più?
- Il vino che mi piace di più è quello che ho nel bicchiere, è quello che posso bere. Che importa a me che tu mi nomini tante qualità di vino, tutte eccellenti, se io non posso averle e quindi non posso berne, buffone che sei! ».
Ecco uno dei mezzi di Don Bosco per fare amicizia con i ragazzi.
I ragazzi hanno molto più discernimento di quanto gliene attribuiscono di solito gli adulti, e gradiscono le barzellette e le storielle divertenti. Don Bosco aveva il segreto di mantenere la conversazione e il dialogo con i ragazzi al livello del loro interesse, ma senza cerebralismi o moine. Quindi usava raccontare, per tenerli allegri, storielle facili e non complicate, battute scherzose, ma non graffianti o incomprensibili.
Un altro segreto di Don Bosco nel conquistare subito il cuore dei ragazzi: non li metteva in imbarazzo. Il ragazzo è come un animaletto selvatico che si avvicina più facilmente se non si sente osservato. Non mettete mai un ragazzo al centro di un gruppo di adulti che stiano silenziosi ad ascoltarlo. Ditegli invece qualche cosa, raccontategli magari una storiella, senza metterlo in imbarazzo con la vostra intimidante attenzione: una storiella lo fa subito ridere e lo mette a suo agio.
Se volete essere cordialmente detestati, provatevi a prendere in giro un ragazzo che avete appena conosciuto. Nulla è più umiliante per lui, perché il ragazzo sa di non essere intellettualmente capace di rispondervi per le rime, e inoltre sa che sarebbe sgridato da tutti per la sua impertinenza qualora cercasse di farlo.
Quando un ragazzo se ne esce con uno strafalcione o un lapsus la buona educazione esige dall’adulto un solo modo di comportarsi: mantenere un viso totalmente inespressivo. Il fargli rilevare l’errore, commesso da lui inavvertitamente, e il rimproverarlo è come dargli una mazzata sul capo: lo mette k.o. e lo stende su un tappeto di irritazione da cui non riuscirete più a tirarlo fuori.
Don Bosco insegna che il miglior atteggiamento da assumere con i ragazzi è la naturalezza, la semplice e spontanea naturalezza. Bisogna che il ragazzo vi consideri non come un estraneo davanti al quale gli tocca esibirsi, ma come un vecchio amico con cui è facile allacciare una pronta amicizia.
Da “Educhiamo come Don Bosco” di Carlo de Ambrogio