Egregio Parroco
Mi permetto questo appunto sulla distribuzione della comunione. Spero che non se la prenda.
Porgendo l’ostia santa il sacerdote annuncia al comunicando: “Il Corpo di Cristo”. Ebbene per uno che lo fa con attenzione e venerazione, e si vede, ce ne sono altri che lo fanno con una cantilena al limite della decenza, altri ancora lo dicono tra i denti, distratti e quasi da non farsi sentire, così che chi riceve non sa neppure se rispondere il suo amen. La dignità della celebrazione rende più vivo e partecipato il rito e rafforza la fede. Non si può far meglio? Mi scusi e accetti i miei saluti affettuosi.
(Lettera firmata)
Cara Signora,
non mancherò di avvisare i miei collaboratori (sia i sacerdoti sia i ministri straordinari dell’Eucarestia) riguardo alla osservazione da lei giustamente avanzata. Devo convenire con lei che “l’attenzione, la venerazione” e oso aggiungere “la devozione” in coloro che offrono il Corpo di Cristo sono indubbiamente fattori che incentivano l’attenzione, la venerazione e la devozione dei fedeli che si accostano all’altare per la Comunione. Le sono debitore per questa sua coraggiosa osservazione. Purtroppo anche noi, uomini come gli altri, siamo soggetti al tarlo dell’abitudine che fatalmente assottiglia la tensione e gioca a favore un meccanicismo di maniera che proviene da una ripetizione di gesti e parole che s’incarnano un po’ nei ministri, ordinari o straordinari che siano, e riducono senza che ce se ne accorga la concentrazione e la reverenza che il rito richiede.