ADORAZIONE EUCARISTICA SERALE - GIOVEDI 11 DICEMBRE
“Vieni Gesù, non tardare.”
CANTO INGRESSO: MARANATHÀ
MARANATHÀ, MARANATHÀ
VIENI,VIENI SIGNORE GESÙ.
Il mondo attende la luce del tuo volto,
le sue strade son solo oscurità;
rischiara i cuori di chi ti cerca,
di chi è in cammino incontro a te.
Vieni per l’uomo che cerca la sua strada,
per chi soffre, per chi non ama più,
per chi non spera, per chi è perduto
e trova il buio attorno a sé.
Tu ti sei fatto compagno nel cammino,
ci conduci nel buio insieme a te,
tu pellegrino sei per amore,
mentre cammini accanto a noi.
1. INTRODUZIONE
Oggi iniziamo l’Adorazione Eucaristica serale nella nostra parrocchia, offrendo ai giovani e ai fedeli tutti, una opportunità di incontrare Gesù, il Signore della vita, nel segno del Pane Eucaristico solennemente esposto. Lo facciamo di sera, perchè la sera siamo più liberi dalle attività frenetiche della giornata. Lo facciamo a chiesa aperta, perché vogliamo offrire questa opportunità a tutti, come gruppo e coro dei giovani della parrocchia. Lo facciamo a chiesa illuminata all’esterno, perché vogliamo che chiunque si trovi a passare davanti si domandi “che succede? CHI c’è?”
Se nel linguaggio quotidiano “ adorare” sta a significare “azione con cui si rende il massimo rispetto e la massima sottomissione a qualcuno o qualcosa, nel linguaggio religioso “adorare”, “adorazione” stanno a significare un atteggiamento e una espressione fondamentale della religione diretti a ispirare e dare spessore a tutti i gesti della religiosità che sono il ringraziamento, la lode, il pentimento, la preghiera di domanda, la comunicazione profonda con l’Assoluto, con Dio Amore. S. Francesco di Sales parlava infatti di adorazione come “ inchinarsi, incensare, inginocchiarsi,”
Nel Vangelo vediamo però Gesù impegnato a offrire una suprema lettura della preghiera spoglia di esteriorità e tutta sviluppata in una altissima spiritualità libera, purificata da segni esterni e luoghi particolari. Gesù con chiarezza indica il “cuore” come contesto privilegiato di culto e di rapporto vero con Dio. “Verrà il tempo ed è questo in cui i veri adoratori adoreranno in spirito e verità”. Come umanità anche corporea siamo facilitati comunque anche da “segni” sacramentali che ci consentano di maturare questa vita alta dello spirito: noi creature troviamo quindi naturale onorare, esprimere la profonda riverenza a Dio, lodarlo e benedirlo sempre e in ogni luogo e in modo speciale sotto le specie eucaristiche, come Lui stesso ci indica : “Fate questo in memoria di Me”. E questo anche oggi quando in nessun luogo e in nessun tempo si rischia di dare lode a Dio. L’uomo basta a stesso. Anche se fa costante esperienza amara di finitudine e radicale impotenza. La spiritualità dell’essere creature, dell’essere Figli amati, per i cristiani si nutre della coscienza della presenza di Gesù nell’Eucarestia.
Don Bosco seppe parlare con tanta profondità della preghiera, della intimità e contemplazione di Gesù nell’Eucarestia, che i giovani hanno appreso certo ” la preghiera continua” ma anche la gioia di andare spesso a incontrarLo nel tabernacolo in “visite” più o meno rapide o tempi anche prolungati; fino al punto che D. Savio, ogni tanto, vicino all’altare sperimentò anche stati di estasi vera e propria. E non fu il solo a inoltrarsi in questa straordinaria esperienza mistica di Dio. In mezzo a tanti motivi di sconforto o preoccupazione stiamo assistendo anche al diffondersi di questa rinascita della adorazione e contemplazione di Gesù nell’Eucarestia. Saremo lieti di viverla assieme. Giov. Paolo II in una lettera al vescovo di Liegi nel 750° anniversario della Festa del SS. Corpo e Sangue di Cristo (1996) invitò a riprendere con impegno questa modalità della “visita” e contemplazione del Cristo nel Santissimo Sacramento dell’altare – rimanendo alla sua presenza – e sperimentando in profondità progressiva che il mistero pasquale è al centro della vita cristiana. Dopo Resurrezione Gesù non si è allontanato da noi, rimane in mezzo ai fratelli li accompagna e guida. La sua presenza ci pone in contatto con la sua Passione ma anche con la consolazione e il conforto che si radicano nella sua Risurrezione. Si percepisce l’efficacia dell’incontro come graduale trasformazione della nostra vita unendola in profondità con il Padre. Gesù passava intere notti a pregare. Nella imitazione del Cristo ci apriamo a essere “toccati” dall’amore infinito di Dio, a ricevere il dono di Dio. Così il mistero eucaristico diventa centro e culmine della attività spirituale e caritativa della Chiesa, prosegue Papa Giovanni Paolo. L’amore di Dio non ci strappa e allontana dal quotidiano e dai fratelli ma allarga il cuore alle dimensioni del mondo. Il Cristiano contribuisce davvero alla trasformazione del mondo. Vegliamo dinanzi a Lui, preghiamo in loro nome. “Tutta la vita interiore ha bisogno di silenzio e di intimità con Cristo per crescere” . Questa intimità sarà lo scenario e la condizione per lasciarsi trasformare da Cristo e per ascoltare la sua chiamata, per comprendere e inoltrarci nella adesione alla sua volontà. Vieni Signore Gesù, non tardare.
IL SOGNO DELLE DUE COLONNE
Don Bosco aveva una coscienza ecclesiale forte e profonda che si esprimeva in alcuni comportamenti di fede, robusti e pratici: La devozione verso Gesù Cristo Salvatore e Redentore, presente e operante nella Chiesa mediante l’Eucarestia; la devozione verso Maria, madre e modello della Chiesa, Ausiliatrice sempre premurosa verso i suoi figli; la devozione verso il Papa, posto a capo della Chiesa come servo e testimone della fede. Si tratta di tre aspetti inseparabili tra loro, che si unificano nella persona di Cristo, vivo e presente nella storia. Non aderire alla Chiesa cattolica equivale a non aderire a Cristo. Per D. Bosco l’impegno per la Chiesa significa difendere e custodire in modo particolare i suoi giovani da ogni attacco contro di essa. Significa educare a camminare nella fede autentica, una fede “Operativa”, che si deve toccare con mano.
Per questo, in quest’anno del bicentenario, partiamo proprio da qui: legando la nostra personale nave “con una catenella che pendeva dalla prora ad un’ancora della colonna su cui stava l’Ostia; e con un’altra catenella che pendeva a poppa la lega dalla parte opposta ad un’altra ancora appesa alla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.” Perché succeda anche a noi “un gran rivolgimento. Tutte le navi che fino a quel punto avevano combattuto quella su cui sedeva il Papa, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre. Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente col Papa vengono per le prime a legarsi a quelle colonne. Molte altre navi che, ritiratesi per timore della battaglia si trovano in gran lontananza, stanno prudentemente osservando, finché dileguati nei gorghi del mare i rottami di tutte le navi disfatte, a gran lena vogano alla volta di quelle due colonne, ove arrivate si attaccano ai ganci pendenti dalle medesime, ed ivi rimangono tranquille e sicure, insieme colla nave principale su cui sta il Papa.” E nel nostro mare regni “una gran calma”.
2. ESPOSIZIONE
CANTO: DAVANTI AL RE
Davanti al Re, ci inchiniamo insiem
per adorarlo con tutto il cuor.
Verso di Lui eleviamo insiem
canti di gloria al nostro Re dei Re.
3. IL POPOLO NEL DESERTO
Dal libro del profeta Isaia
Tu, Signore, sei nostro padre,
da sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato
contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.
CANTO: IO SARO’ CON TE
Guardami, Signore, sono povero e solo,
come potrò annunciare la tua volontà.
Tu, Signore, hai detto: farò di te il mio servo.
Come saprò gridare la tua verità?
IO SARÒ CON TE,COME LUCE CHE TI GUIDA,
IO SARÒ LA TUA VOCE, LA TUA FORZA,
IO SARÒ LA TUA DIFESA, LA TUA SALVEZZA.
Chiuso è il mio labbro, la mia lingua è impacciata,
apri la mia bocca ed io canterò.
Trema il mio cuore, la mia forza m’abbandona,
stendi la tua mano ed io non temerò.
Sento il tuo coraggio, la tua forza mi sostiene,
insegnerò al tuo popolo la vera libertà.
Sento la tua mano che mi guida nel cammino,
sarò profeta e guida per chi ti cercherà.
Che meraviglia e che stupore sapere di essere in queste mani!
Il profeta Isaia, nella sua riflessione, parla con Dio e più volte gli racconta come vanno le cose. Usa diverse espressioni “Il nostro cammino è un vagare lontano dalle tue vie”, “Abbiamo peccato contro di te”, “Le nostre azioni sono come panno immondo”, “Siamo avvizziti come foglie secche”, “ Le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento” e, ricordando il passato, invoca il Signore e gli dice: “Torna da noi”. È curioso l’argomento che il profeta usa per convincere il Signore. Non dice “abbiamo capito il nostro errore e non lo rifaremo più” e non fa leva sulla propria determinazione a cambiare, ma sui sentimenti di Dio dicendo “Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani”. La salvezza è proprio questa: la fedeltà di Dio! Dunque proprio questo brano ci aiuta a capire l’invito di Gesù del vangelo a vegliare, a non spegnere in noi l’attesa
Vegliare, non spegnere l’attesa…tutte parole che nel periodo d’Avvento risuonano nella nostra mente! Come vegliare? Cosa fare? “Vegliare” vuol dire stare attenti a cogliere i segni che il Signore ci manda continuamente, è vivere ogni giorno con un occhio aperto sulle cose che vengono da Dio e che non vorrei perdere, è non essere cosi chiusi nel proprio presente da non accorgersi che la storia che mi circonda mi parla di Dio e mi spinge e pensare e sognare più in grande.”Vegliare” vuol dire accorgersi che Dio opera nella storia anche se nell’immediato tutto sembra come sempre e ogni giorno sembra uguale all’altro, vuol dire essere svegli nella fede per riconoscere la volontà di Dio nella nostra esistenza. Il cristiano non è uno che sa tutto e prevede tutto ma è uno che è sempre aperto al nuovo e in costante ascolto della vita, certo che Dio gli vuole comunicare qualcosa che lo salva.
S. Paolo ci aiuta a capire che l’ottimismo per un cristiano deve essere concreto, cioè radicato e vissuto nella quotidianità, nella semplicità e nella verità delle nostre azioni.
In definitiva, il cristiano non può vivere in ‘pantofole’, ma cammina costantemente, non si addormenta, non vive di compromessi o di mediocrità, non diventa preda delle manie degli uomini, non si lascia appesantire dalle preoccupazioni, al contrario, mantiene l’agilità del corpo e la lucidità della mente.
Al giorno d’oggi c’è una terribile crisi sociale che non è quella politica o economica: è la crisi legata alla logica individualistica della vita. Non pensiamo alla collettività ma solo alla nostra vita: come fare per vivere bene, per guadagnare di più, per essere felici ecc. È necessario, quindi, rompere il cerchio mortale della “cultura dell’io” ed è urgente ricostruire la “cultura del noi”.
Come cristiani dovremo essere una comunità alla ricerca del senso della vita. Ma cos’è? Lo ricerchiamo continuamente eppure basta così poco per aggiungere prima della parola “IO”, una semplice “D”. La storia ci insegna che i popoli cercano la pace nonostante siano in lotta, cercano Dio anche se si oppongono al suo Amore.
Il vegliare è il saper attendere, il non dormire perché Dio è “sorpresa”, non calcolabile, non pianificabile, non rientrabile nei nostri schemi. Ecco allora il primo atteggiamento: lasciarsi sorprendere e meravigliare, essere pronti ad esclamare “Non me l’aspettavo”, “Non l’avrei mai detto”, “Pensa un pò”. Il secondo atteggiamento è ovvio e conseguente: “Veglio, sono consapevole, rimango attento perché se non sono sveglio non vedrò la sua venuta. Lui verrà, busserà alla mia porta ma io non lo sentirò perché starò dormendo”. Lui viene quando non te lo aspetti quindi…occhi sempre aperti, veglia e non dormire perché Lui non verrà come tu vuoi ma come Lui vorrà!!
Momento musicale: G. CAGLIERO – Pastorale
4. IL PROFETA CHE INDICA LA VIA
Dal Vangelo Secondo Marco (Mc 1,1-8)
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri»,vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme.
E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Parola del Signore
CANTO: ADORO TE
Sei qui davanti a me, o mio Signore,
sei in questa brezza che ristora il cuore.
Roveto che mai si consumerà,
presenza che riempie l’anima.
ADORO TE, FONTE DELLA VITA,
ADORO TE, TRINITÀ INFINITÀ,
I MIEI CALZARI LEVERÒ
SU QUESTO SANTO SUOLO,
ALLA PRESENZA TUA MI PROSTRERÒ.
Sei qui davanti a me, o mio Signore,
nella tua grazia trovo la mia gioia.
lo lodo, ringrazio e prego perché
il mondo ritorni a viver in Te.
Chi era giovanni?
Giovanni era il figlio di Elisabetta e Zaccaria. Ha sentito l’invito di Dio a diventare suo profeta: ha lasciato la sua casa e se n’è andato a vivere presso le rive del fiume Giordano. Giovanni ha scelto una vita dura e povera e una missione: invitare alla conversione tutto il popolo d’Israele.
Ha cercato di far capire che chi sceglie di farsi battezzare non compie un semplice rito di penitenza o di purificazione, ma un gesto che vuole significare l’adesione ad un cambiamento totale della propria vita, nei confronti di Dio e degli altri.
Lo ha fatto con decisione, con grinta, ma al tempo stesso lo fa con una passione sincera, che tocca i cuori delle persone, tanto che viene creduto essere il Messìa. Quest’idea cominciò a circolare, finchè non giunse anche alle orecchie dei sacerdoti del tempio di Gerusalemme, i quali mandano una delegazione a far chiarezza.
Essi dunque gli dissero: «Chi sei? affinché diamo una risposta a quelli che ci hanno mandati. Che dici di te stesso?» Egli disse: «Io sono la voce di uno che grida nel deserto: “Raddrizzate la via del Signore”, come ha detto il profeta Isaia». (Giovanni 1,22-23)
Ecco cosa risponde, ecco cosa dice di sé: sono voce.
Non sono dunque il protagonista della storia, sono solo la voce narrante Una voce che cerca di essere forte, ma che può restare inascoltata. Sono solo una voce e se, intorno a me, c’è il deserto della disattenzione, può anche non servire a nulla che io pronunci parole di speranza, parole di salvezza, parole di vita.
Non importa se non vengo ascoltato: proclamo ugualmente il mio annuncio, perché questa è la missione che Dio mi ha affidato. Sono la voce che grida al mondo per ricordare che ormai è vicina la venuta del vero Messia, sono la voce che prepara all’incontro con Lui, sono la voce che ve lo indicherà, perché possiate trovarlo.
Da Giovanni cosa impariamo?
Da lui impariamo ad essere veri testimoni: pronti a farci voce per l’annuncio di Dio. Testimoni che non hanno timore di proclamare la parola del Signore.
Da lui impariamo a vivere ogni giorno della vita come attesa e preparazione. Tutta la missione di Giovanni Battista è rivolta essenzialmente a questo: prepararsi e aiutare gli altri a prepararsi per non sciupare l’occasione dell’incontro con Dio, per non perderla, distratti da altre cose meno importanti.
Signore Gesù, condotti dalla parola forte e vigorosa di Giovanni Battista, tuo precursore, desideriamo ricevere il tuo battesimo di Spirito. Tu sai quante paure, pigrizie spirituali e ipocrisie albergano nel nostro cuore. Ti diciamo dal profondo del nostro cuore: Vieni a noi nell’umiltà della tua incarnazione, e donaci di essere immersi in quelle acque del Giordano. In questo avvento portaci nel deserto della spogliazione, della conversione, della solitudine e della penitenza.
Momento musicale: Cesar Franck – Preludio in si min
5. IL SI ALLA VIA PROPOSTA
Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei. (Lc 1, 26-38)
CANTO: MEMORARE
Ricordati, Vergine Maria!
Mi rivolgo a te, Madre della Vita Ascoltaci, Donna dello Spirito di Dio
Vengo a te… sostenuto da questa fiducia.
Non si è mai udito,
Non si è mai saputo
Che alcuno sia venuto a te
Che abbia invocato il tuo sostegno,
O implorato il tuo aiuto
E sia rimasto… abbandonato,
Madre del Verbo, vengo a te! (daccapo)
Il ritratto che Luca ci consegna di Maria e della sua ‘missione’ fa di lei il modello perfetto dell’evangelizzazione a cui tutta l’umanità e ciascuno di noi deve guardare. Ella è l’icona della prontezza e della disponibilità incondizionata alla missione: obbedirà al Signore, ma obbedirà per libera scelta, senza che nessuno possa imporglielo, solamente per fiducia e per amore. Maria risponde “si” e da quel momento la sua fede riceve una luce nuova : si concentra su Gesù figlio di Dio che da lei ha preso carne e nel quale si compiono le promesse di tutta la storia della salvezza. La fede di Maria è il compimento della fede di Israele, in lei è proprio concentrato tutto il cammino, tutta la strada di quel popolo che aspettava la redenzione. Il Testo recita: “Come avverrà?” (in greco “pos estài?”). La questione non è se sarà mai possibile, ma semplicemente “come” sarà possibile. Si potrebbe parafrasare: “Io credo al tuo annunzio; lo credo poiché viene da Dio. Non ho dubbi che ciò avverrà. Può solo la tua gentilezza dirmi in quale maniera, per quale via, di modo che io possa prepararmi a questo?”. La fede che porta Maria a pronunciare il suo “si” da vergine è accompagnato dal dono di Grazia ricevuto dalla cugina Elisabetta, fino ad allora sterile. Esse annunciano con la loro maternità impossibile ed imprevista che Dio opera in modo miracoloso nella nostra esistenza, al di là di ogni ragionevole comprensione. Da queste due donne noi impariamo ad essere attenti all’azione di Dio nei nostri confronti e a diventare come loro capaci di annuncio. Maria non è una creatura che sa, ma una creatura che crede! Beata perché credente, credente per Amore nostro. Anche Elisabetta le riconosce questo servizio d’amore, identificandola «benedetta come madre e beata come credente». Sull’esempio del “si“ di Maria, anche noi riuniti davanti al frutto del suo grembo chiediamo di riuscire a pronunciare e a vivere con fedeltà il nostro “sì”: dovremo rinnovare abitudini consolidate, rinunciare a possessi rassicuranti, combattere contro noi stessi e il nostro egoismo ricorrente, imparare l’umiltà e il dialogo (Luciano Monari). Insomma dovremo manifestare con chiarezza la santità divina alla quale siamo chiamati: “Bisogna arrivare a credere come ha creduto la Madonna per amare come ha amato Lei” (Poppe). Non abbiamo né l’intelligenza per capire ogni cosa, né la soluzione di ogni problema, né la forza per cambiare il mondo e renderlo giusto e trasparente. Possiamo, però, e vorremmo riuscire a farlo, mettere nel mondo qualcosa di quell’amore, di quella premura e rispetto di madre che lei ci ispira. Quello che Dio ha compiuto in Maria vuole compierlo nella Chiesa e Maria è il modello, la perfezione, la figura completa di quanto Dio compie per noi. Ascoltiamo dunque le parole di Papa Francesco che guida la Chiesa sull’esempio della madre celeste: “Il mistero di questa ragazza di Nazareth, che è nel cuore di Dio, non ci è estraneo. Non è lei là e noi qui. No, siamo collegati. Infatti Dio posa il suo sguardo d’amore su ogni uomo e ogni donna! Con nome e cognome. Il suo sguardo di amore è su ognuno di noi. […] Contemplando la nostra Madre Immacolata, bella, riconosciamo anche il nostro destino più vero, la nostra vocazione più profonda: essere amati, essere trasformati dall’Amore, essere trasformati dalla bellezza di Dio. Guardiamo lei, nostra Madre, e lasciamoci guardare da lei, perché è la nostra Madre e ci ama tanto; lasciamoci guardare da lei per imparare a essere più umili, e anche più coraggiosi nel seguire la Parola di Dio; per accogliere il tenero abbraccio del suo Figlio Gesù, un abbraccio che ci dà vita, speranza e pace”.
Momento musicale: J. S. BACH – Preludio al corale “Vieni Salvatore dei pagani”
6. REPOSIZIONE
Preghiere personali
Preghiera universale
CANTO: TANTUM ERGO
Tantum ergo sacramentum
veneremur cernui
et antiquum documentum
novo cedat ritui.
Praestet fides supplementum
sensuum defectui.
Genitori genitoque
laus et jubilatio
salus, honor, virtus quoque
sit et benedictio.
Procedenti ab utroque
compar sit laudatio. Amen.
Benedizione
CANTO: VERBUM PANIS
Prima del tempo prima ancora che la terra
cominciasse a vivere il Verbo era presso Dio.
Venne nel mondo e per non abbandonarci
in questo viaggio ci lasciò
tutto se stesso come pane.
Verbum caro factum est
Verbum panis factum est.
QUI SPEZZI ANCORA IL PANE IN MEZZO A NOI
E CHIUNQUE MANGERÀ NON AVRÀ PIÙ FAME.
QUI VIVE LA TUA CHIESA INTORNO A TE
DOVE OGNUNO TROVERÀ LA SUA VERA CASA.
Verbum caro factum est…
Prima del tempo quando l’universo fu creato
dall’oscurità il Verbo era presso Dio.
Venne nel mondo nella sua misericordia
Dio ha mandato il Figlio suo
tutto se stesso come pane.
Verbum caro factum est…RIT.(2 VOLTE)