ADORAZIONE EUCARISTICA SERALE - GIOVEDI 12 MARZO
“Misericordia io voglio, non sacrifici”
CANTO: IL GRANDE HALLEL
Lodate il Signore perché è buono,
PERCHÈ ETERNA È LA SUA MISERICORDIA.
Lodate il Dio degli dei,
PERCHÈ ETERNA È LA SUA MISERICORDIA.
Lodate il Signore dei Signori,
PERCHÈ ETERNA È LA SUA MISERICORDIA.
Lui solo ha compiuto meraviglie,
PERCHÈ ETERNA È LA SUA MISERICORDIA
Ha fatto i cieli con sapienza,
PERCHÈ ETERNA È LA SUA MISERICORDIA.
Ha posto la terra sulle acque,
PERCHÈ ETERNA È LA SUA MISERICORDIA.
Ha fatto i grandi luminari,
PERCHÈ ETERNA È LA SUA MISERICORDIA.
Il sole, la luna e le stelle,
PERCHÈ ETERNA È LA SUA MISERICORDIA.
1. INTRODUZIONE
2. ESPOSIZIONE
CANTO: DAVANTI AL RE
Davanti al Re,
ci inchiniamo insieme
per adorarlo
con tutto il cuor.
Verso di Lui
eleviamo insieme
canti di gloria
al nostro Re dei Re
3. NELLA NOSTRA DEBOLEZZA LA SUA FORZA
Dal libro dei Numeri (Num 21, 4-9)
Poi gli Israeliti partirono dal monte Cor, dirigendosi verso il Mare Rosso per aggirare il paese di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatti uscire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d’Israeliti morì. Allora il popolo venne a Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita.
CANTO: TARDI T’AMAI
TARDI T’AMAI, TARDI T’AMAI,
BELLEZZA COSÌ ANTICA E COSÌ NUOVA.
Eppure, Signore, tu eri dentro me,
ma io ero fuori;
deforme com’ero, guardavo la bellezza
del tuo creato.
Eri con me, e invece io, Signore,
non ero con Te;
le tue creature mi tenevano lontano,
lontano da Te.
Tu esalasti il dolce Tuo profumo
di Te ho fame e sete;
Tu mi hai toccato: ed ora io anelo
alla Tua pace.
Il deserto sottopone gli Israeliti a una grande prova di fiducia nei confronti di Dio. È un luogo impervio, riserva insidie, affatica i corpi e gli animi di quegli uomini ai quali era stata promessa salvezza. Proprio a quest’ultima, infatti, anelano gli abitanti di Israele e, tuttavia, questa tarda a manifestarsi nella forma in cui loro la aspettavano. Nell’attimo in cui la costanza della fede cede il posto alla disperazione, tutti all’unisono incolpano Dio della sofferenza del viaggio. La fame, la stanchezza e gli ostacoli che gli israeliti incontrano durante i 40 anni di cammino li inducono a ritenere il progetto di liberazione come un progetto di perdizione e di morte e alle resistenze esterne, si aggiungono delle resistenze interne alla salvezza, maggiori e più pericolose in quanto conducono a una comprensione totalmente falsa degli eventi salvifici di Dio. Una volta consapevoli, gli Israeliti riconosceranno la potenza del Signore e si dichiareranno pentiti a Mosè, che sarà loro intercessore presso Dio. Questi, però, non li priverà delle conseguenze della loro mormorazione, ma gli darà uno strumento di salvezza e attenderà, con quella pazienza e perseveranza che dovrebbero avere gli uomini durante la difficile traversata, che la penitenza del Suo popolo, insieme alla preghiera, si tramuti in sincera conversione. Essi, infatti, ancorati a terra, distrutti, hanno la possibilità di rivolgere lo sguardo in alto mirando al bastone di Mosè, sul quale figura l’icona della loro recente e vivissima sofferenza, per ottenere, da quella stessa sofferenza, da quello stesso limite, la salvezza. Questo vale per tutti, ogni giorno. Spesso è proprio nel deserto che siamo dobbiamo stare sempre allerta per non cadere nella tentazione di credere di essere capaci di determinare tempo, direzione e tappe del nostro cammino, rischiando di perdere tutto compreso noi stessi. Con la ribellione pensiamo di vanificare l’azione di Dio nella nostra vita e nella nostra storia e mettiamo allo scoperto il nostro desiderio di autonomia, che ci porta a credere gli unici artefici siamo noi. Il riposo che ci spetta, esiste, Egli ce l’ha promesso, è già qui, ma bisogna camminare con Lui. Il tentativo di condanna delle intenzioni di Dio mette in discussione tutta la storia della salvezza e la schiavitù d’Egitto è proprio l’esempio dell’uomo che pone, al di sopra di tutto, la soddisfazione di quelli che lui reputa i suoi bisogni immediati, che invece spesso non sono ciò che realmente cerchiamo e di cui abbiamo veramente bisogno. Se, invece che con la esiliazione di Dio, rimaniamo ancorati a Lui, avremo benedizioni su benedizioni. Dio si aspetta figliolanza, non estranei. E questo non può farlo Lui per noi, è nostro compito e scelta. Egli ci chiede semplicemente di guardare a Lui e camminare con Lui, invece che stare chiusi nei nostri pensieri e problemi: ci chiede di guardare in alto al segno della vita, che ora è simbolizzato dal serpente, ma che troverà il volto reale nel Cristo Crocifisso per amore.
Momento musicale: J. S. Bach – Preludio al corale “Ardo d’un gran desiderio”
SOLISTA: Per la famiglia, che è irradiazione della paternità e maternità di Dio
TUTTI: educhi i figli al perdono e alla comunione nella gioia.
S: Per gli uomini e le donne del nostro tempo
T: perché rispondano ai progetti di Dio anche quando la fede vacilla.
S: Per noi qui riuniti attorno all’altare
T: perché riconosciamo la tua divinità nel pane eucaristico, pane del cammino e farmaco
d’immortalità.
S: O Dio, nostra fortezza, che hai consegnato a Mosè la legge scritta, e l’hai impressa nel nostro cuore con
il dito dello Spirito Santo
T: ascolta la nostra preghiera e rendici sempre fedeli esecutori della tua volontà che ci salva.
4. SOVRABBONDA LA GRAZIA
Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani (Rm 5, 15-21)
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini. E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, affinché, come il peccato regnò mediante la morte, così pure la grazia regni mediante la giustizia a vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.
CANTO: CHI CI SEPARERA’
Chi ci separerà dal suo amore,
la tribolazione, forse la spada?
Né morte o vita ci separerà
dall’amore in Cristo Signore.
Chi ci separerà dalla sua pace,
la persecuzione, forse il dolore?
Nessun potere ci separerà
da Colui che è morto per noi.
Chi ci separerà dalla sua gioia,
chi potrà strapparci il suo perdono?
Nessuno al mondo ci allontanerà
dalla vita in Cristo Signore.
Da cosa si distingue il bene dal male? Che cosa sono bene e male, giusto o sbagliato? E’ il male che può essere visto come assenza di bene, o è il bene stesso assenza di male? “La legge sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta”: così la Parola ci suggerisce il metro di valutazione: peccato, nel senso classi del termine, è il non avere ottemperato ad una norma, l’aver mancato l’osservanza di una “regola”, ma al tempo stesso appare chiaro come sia proprio dalla sua esistenza che può distinguersi l’averla mancata, aver sbagliato il bersaglio. Nella lettera San Paolo si sofferma sulla contrapposizione tra il dono e la caduta. Ma dove si staglia il confine tra le due cose? L’uomo ha peccato, con Adamo, e per il peccato di uno solo la morte si è abbattuta su tutto il genere umano; ma “dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia”. Vista nella luce dell’inosservanza, è facile capire la dimensione prettamente umana del peccato, qualcosa che va contro il disegno iniziale di Dio. Ma non è solo sotto la luce umana che va vista: e allora come posso io, se il peccato ha prodotto conseguenze devastanti, come può l’uomo, che ha sbagliato la strada, che ha perso il suo intento di salvezza riuscire a divenire un uomo di fede e andare verso il bersaglio? Il confine tra dono e caduta si delinea laddove la grazia, come dono, si crea nell’occasione stessa della caduta. Paolo ci offre diverse immagini che dettano da diverse angolazioni la contrapposizione tra bene e male: quello che traspare è come il primo produca sempre più del secondo. Uno è l’atto utile al giudizio di condanna, uno l’uomo la cui colpa si riversa ancora su tutti gli uomini. Ma se per la disobbedienza di quel solo uomo tutti siamo stati costituiti peccatori, così pure, quale dono concesso in grazia, il sacrificio di Cristo ha giustificato l’intero genere umano, come un singolo atto di giustizia ne ha coperto il peccato. Quindi, se per il peccato di uno ha regnato la morte, al contempo la grazia ha abbondato uale giustificazione fra gli uomini per mezzo della fede. L’amore di Dio ci dona la grazia, superiore all’uomo
e superiore al peccato stesso. Gesù ha ubbidito alla legge divina per tutti noi, ci ha indicato il percorso che il “buon” peccatore deve seguire. Non esiste peccato troppo grande che la grazia divina non possa coprire e perdonare. E non esiste peccatore che Dio non possa salvare. Se ho mancato il bersaglio, se ho perso la retta via, se ho sbagliato strada, ho peccato, è vero, ma la soluzione esiste, ed è in Cristo, nella sua legge divina, nella sua grazia che sovrabbonda. E’ questo il camminare nella fede: ho sbagliato, ho mancato? Provo a camminare. Non ce l’ho fatta? Cammino con Lui e riprovo. San Paolo ci fa capire che l’uomo che, come Abramo, si apre alla parola di Dio, può realizzare cose grandiose. L’incontro dell’uomo con Gesù è l’unico mezzo efficace per camminare attraverso il peccato; solo chi dà piena adesione al Suo messaggio può trovare la direzione giusta, solo chi cammina nella conversione può dare una svolta contraria a questa “direzione sbagliata”, che è il peccato, e riuscire a “far centro” nella propria vita. L’uomo che si apre a Dio è l’uomo che veramente “esiste” e possiede una vita autentica e profonda. Arrendiamoci a questa grazia illimitata se vogliamo davvero gustarci la nostra vita, se davvero vogliamo tornare indietro, camminare nei nostri errori. Il nostro peccato si ferma dove incomincia la grazia divina che, al contrario del peccato, del regno di morte, della legge umana, dura in eterno.
Momento musicale: J. Brahms – Preludio al corale “Rinasci con la sua grazia, anima mia”
S: Per la Chiesa che vive nella contemplazione del cuore del tuo Figlio Gesù, sorgente di vita
T: sappia sempre rifiutare il male per cercare ogni giorno le vie del bene
S: Per quanti vivono nell’incoerenza e nella contraddizione senza rendersene conto
T: l’annuncio del Vangelo possa farsi dolce invito alla ricerca della fede e alla conversione
S: Per ognuno di noi
T: possiamo trovare forza e coraggio per combattere i nostri difetti e migliorare i rapporti con il nostro prossimo, preghiamo.
S: O Padre, che mandi incontro a noi nella persona dei poveri lo stesso tuo Figlio
T: disponi i nostri cuori all’accoglienza e al dono dell’amore, liberandoli dalla freddezza e dall’egoismo.
5. TUTTO E’ STATO FATTO PER MEZZO DI LUI
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-18)
Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta. Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. Egli stesso non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce. La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto. È venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio.
E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre. Giovanni gli ha reso testimonianza, esclamando: «Era di lui che io dicevo: “Colui che viene dopo di me mi ha preceduto, perché era prima di me. Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia”». Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere.
CANTO: ECCO IL MIO SERVO
ECCO IL MIO SERVO, L’ELETTO,
CHE IO SOSTENGO,
HO POSTO IN LUI IL MIO SPIRITO
E GUIDERÀ IL MIO POPOLO.
Non griderà, non alzerà il tono,
non farà udire la sua voce,
non spegnerà la fiamma smorta,
non spezzerà la canna incrinata.
Io t’ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano,
t’ho stabilito e formato
come alleanza per le genti.
“Nel principio era La PAROLA…” L’incipit di questo passo del Vangelo ha un’importanza capitale in quanto ci ricorda il potere che possiede la parola (minuscola). Tramite la parola si può mortificare o consolare,denigrare o elogiare … La parola degli altri,perfino le nostre parole interiori hanno un notevole effetto su di noi. Ma esiste una parola di gran lunga più elevata,più sapiente, più lungimirante rispetto a tutte quelle che scambiamo fra di noi, e questa è la PAROLA DI DIO. La Sua è SEMPRE una PAROLA che ci sostiene, che ci nutre, ci da fiducia, pienezza. Siamo uomini ma siamo stati benedetti dal momento che abbiamo creduto in Gesù, e abbiamo ricevuto la grazia di diventare figli di Dio!! E questa consapevolezza dona agli uomini la possibilità di sentirsi sempre accompagnati da un Padre in una vita piena e dà inoltre gli strumenti per sfuggire alle tenebre, cioè al mondo degli uomini lontani da Dio, non ancora illuminati dalla luce divina. Tenebra è anche il disorientamento interiore, che può avere molte sfaccettature; fra di esse il non riuscire a riconoscere i propri limiti e quindi essere in uno stato di perenne insoddisfazione, sentirsi confusi e non sapere dove e come andare. E allora è facile sbagliare strada, lasciarsi trascinare dagli impulsi e dalle situazioni, cadere, fallire il bersaglio. E quando pensiamo che sia un peccato aver fallito il bersaglio, Dio è quel Padre amorevole che interviene nella nostra vita proprio per dare senso alla nostra storia ed esistenza, e in questo modo dando senso anche ai nostri fallimenti.
Momento musicale: A. Guilmant – Elevazione
S: Per noi, che nell’eucaristia celebriamo il sacramento della fratellanza cristiana
T: la nostra vita sia eucaristia per gli altri amando il prossimo come noi stessi.
S: Per le persone disorientate dalle proposte negative della società
T: trovino nel progetto di Dio sull’uomo il riferimento sicuro per la propria vita.
S: Per noi che abbiamo ascoltato il vangelo della misericordia:
T: esso ci dia la forza di alzarci e di incamminarci verso la riconciliazione pasquale, perchè accogliamo l’invito a perdonare per essere perdonati.
S: O Padre che ci converti, non minacciando castighi ma rivelandoci la tua bontà e misericordia,
T: fa’ che, rifiutato il cibo immondo del peccato, ci alimentiamo al banchetto dell’eucaristia quaresimale per esser trasformati in Cristo
6. REPOSIZIONE
Preghiere personali
Preghiera universale
CANTO: TANTUM ERGO
Tantum ergo sacramentum
veneremur cernui
et antiquum documentum
novo cedat ritui.
Praestet fides supplementum
sensuum defectui.
Genitori genitoque
laus et jubilatio
salus, honor, virtus quoque
sit et benedictio.
Procedenti ab utroque
compar sit laudatio. Amen.
BENEDIZIONE
CANTO: SALDO E’ IL MIO CUORE
Saldo è il mio cuore, Dio mio.
A te canterà l’anima mia.
Destatevi arpa e cetra,
voglio svegliare l’aurora.
A TE LA MIA LODE TRA LE GENTI,
PERCHÈ FINO AI CIELI È IL TUO AMORE.
SORGI ED INNALZATI, O DIO,
SPLENDA SUL MONDO LA TUA GLORIA.
Con te noi faremo cose grandi.
Con te noi convertiremo il mondo.
Tu sei nostra luce e conforto,
forza, rifugio, o Signore.
PER TE NOI ANDREMO PER IL MONDO,
INNI CANTEREMO ALLA TUA GLORIA.
DONACI LA GRAZIA, SIGNORE,
ANNUNCEREMO IL TUO AMORE.