CANTO: MOSTRAMI SIGNORE
MOSTRAMI SIGNORE IL SENTIERO DELLA VITA,
SEI SOLO TU IL MIO UNICO BENE.
SEI LA MIA PARTE DI EREDITÀ,
NELLE TUE MANI È LA MIA VITA.
Dio dei Padri, Signore di salvezza,
tutto hai creato con la tua Parola.
Con la Sapienza hai creato l’uomo,
per la tua Gloria, Signore.
Dammi la Sapienza che siede accanto a te,
lei sa quel che piace ai tuoi occhi, Signore.
Mandala dai cieli altissimi,
dal tuo trono di Gloria.
Io saprò cosa più ti è gradito,
la tua Sapienza conosce ogni cosa,
mi guiderà ogni giorno,
mi proteggerà dal male.
1. INTRODUZIONE
2. ESPOSIZIONE
CANTO: DAVANTI AL RE
Davanti al Re,
ci inchiniamo insieme
per adorarlo
con tutto il cuor.
Verso di Lui
eleviamo insieme
canti di gloria
al nostro Re dei Re.
3. PARLA SIGNORE, IL TUO SERVO TI ASCOLTA
Dal primo libro di Samuèle (1 Sam 3, 1-10)
In quei giorni, il giovane Samuèle serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti.
E quel giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riu-sciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza vol-ta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane.
Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiame-rà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
CANTO: ECCOMI
ECCOMI, ECCOMI! SIGNORE IO VENGO.
ECCOMI, ECCOMI! SI COMPIA IN ME LA
TUA VOLONTÀ.
Nel mio Signore ho sperato
e su di me s’è chinato,
ha dato ascolto al mio grido,
m’ha liberato dalla morte.
I miei piedi ha reso saldi,
sicuri ha reso i miei passi.
Ha messo sulla mia bocca
un nuovo canto di lode.
Sul tuo libro di me è scritto:
si compia il tuo volere.
Questo, mio Dio, desidero,
la tua legge è nel mio cuore.
La tua giustizia ha proclamato,
non tengo chiuse le labbra.
Non rifiutarmi, Signore,
la tua misericordia.
Samuele “è chiamato “ a riparare la casa di Dio. La chiamata avviene in piena notte, la lampada è ancora accesa e richiede una scoperta graduale che culmina nell’apertura all’ascolto: “ parla Signore, il tuo servo ti ascolta.” La chiamata di Samuele rispecchia la specifica chiamata destinata ad ognuno di noi che induce ad uscire da se stessi per assumere il proprio posto all’interno del popolo. L’apertura all’ascolto diventa la chiave per scoprire la chiamata ma esige una gradualità, un cammino, una ricerca, come espresso dal triplice ricorso ad Eli. In questo percorso siamo accompagnati dalla presenza costante del Signore, che persevera nel chiamarci “ancora come le altre volte”, in paziente attesa della nostra risposta. Pertanto alla quarta chiamata la risposta si traduce nella dichiarazione della disponibilità totale, nella decisione di abbandonarsi tra le braccia di Dio, grazie ad un ascolto che si apra all’obbedienza. Richiede il mettere da parte il proprio io e silenziosamente, sintonizzarsi sulla parola del Signore. Questo, tuttavia può non bastare, è necessario saper riconoscere la voce del Signore tra le voci della nostra vita quotidiana. Perché questo accada il Signore ci mette accanto persone in grado di guidare il nostro orecchio alla Sua voce, come ha fatto Eli con Samuele. Grazie alla sua guida, Samuele conosce il Signore, cioè fa esperienza di chi sia veramente il Signore, si consegna a Lui, offre la sua completa disponibilità a collaborare alla Sua opera di salvezza.
Momento musicale: G. Bohm – Preludio al corale “mio dolce Signore”
SOLISTA:. Signore, ti ringraziamo per la Parola di vita che tu ci proponi per diventare tuoi discepoli.
TUTTI: dona il tuo Spirito a chi deve annunciare la bellezza del tuo amore, e ti propone come la Speranza del mondo; del nostro mondo inquieto.
S: Prima che noi ti cercassimo, tu per primo ci hai chiamato e ci sei venuto vicino per donarci la tua vita
T: sostienici nel cammino quotidiano.
S: Perché la chiamata del Signore trovi cuori attenti e disponibili ad accogliere la proposta di Dio
T: Donaci, Signore, di essere fedeli alla tua chiamata.
4. IO SARÒ CON TE
Dal libro dell’Esodo (Es 3, 1-12)
Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suo-cero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuo-co ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: “Vo-glio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?”. Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e dis-se. “Mosè, Mosè!”. Rispose: “Eccomi!”. Riprese: “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!”. E disse: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”. Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse : “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell’Egitto e per farlo uscire verso un paese bel-lo e spazioso, verso un paese dove scorre latte e mie-le, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Hittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l’oppressione con cui gli Egiziani li tormentano. Ora va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!”. Mosè disse a Dio: “Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall’Egitto gli Israeliti?”. Rispose: “Io sarò con te! Eccoti il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte”
CANTO: IO SARÒ CON TE
Guardami, Signore, sono povero e solo,
come potrò annunciare la tua volontà.
Tu, Signore, hai detto: farò di te il mio servo.
Come saprò gridare la tua verità?
IO SARÒ CON TE, COME LUCE CHE TI GUIDA,
IO SARÒ LA TUA VOCE, LA TUA FORZA,
IO SARÒ LA TUA DIFESA, LA TUA SALVEZZA.
Chiuso è il mio labbro, la mia lingua è impacciata,
apri la mia bocca ed io canterò.
Trema il mio cuore, la mia forza m’abbandona,
stendi la tua mano ed io non temerò.
Sento il tuo coraggio, la tua forza mi sostiene,
insegnerò al tuo popolo la vera libertà.
Sento la tua mano che mi guida nel cammino,
sarò profeta e guida per chi ti cercherà.
Nel brano della Bibbia, Mosè esprime tutta la sua curiosità nel vedere che il roveto non brucia, e trova il coraggio di avvicinarsi: ciò implica una manifestazione di fiducia. Non basta osservare superficialmente, ma occorre porsi delle domande, come infatti fa Mosè. Per compiere i suoi progetti, Dio ha bisogno di uomini liberi, non di esecutori passivi. Attraverso il roveto, il Signore mette alla prova Mosè il quale, sebbene timoroso, accoglie la sua richiesta. Nelle domande di Mosè a Dio c’è tutto il bisogno dell’uomo di non essere solo. Dal canto suo il Signore, rispondendo “io sono colui che sono”, esprime la certezza della Sua presenza, una presenza nella quale confidare. Il Signore ci accompagna nelle strade del nostro futuro, che in realtà è il nostro presente, anche se non ne abbiamo consapevolezza e cerchiamo conferme e risposte sulla nostra vita. Dio si presenta come un Padre buono che risponde alla chiamata dei suoi figli che soffrono, “conosce le loro angosce” e vuole dare loro una vita migliore in una ” terra buona e vasta”. Gli ebrei di oggi lo chiamano YJHWE e cioè “Che è, che sta con, che manda” proprio per sottolineare la Sua esistenza e presenza accanto a noi ogni qualvolta invochiamo il Suo aiuto.
Momento musicale: A. Raison – Elevazione
S: Perché l’attento ascolto della Parola di Dio, nella liturgia e nella preghiera comunitaria e personale, sia il luogo in cui ciascuno scopre ed accoglie il progetto di Dio nella sua vita
T: preghiamo per tutti i membri del popolo di Dio, perché ciascuno sia fedele alla propria vocazione e si faccia promotore di tutte le vocazioni con la preghiera e l’azione.
S: Preghiamo perché nelle piccole e grandi cose della nostra giornata siamo attenti alla voce di Dio che chiama, pronti a rispondere «eccomi» con la nostra vita.
T: Preghiamo perché sappiamo pregare e sentire Dio presente nel nostro cuore come il fuoco misterioso che ci dà la vita.
S: Signore, che chiami ogni uomo per solo dono del tuo amore
T: guardaci oggi, davanti a te, come poveri, bisognosi di tutto, e donaci il tuo Spirito che ci fa comprendere ogni parola del tuo Figlio
5. VOI SIETE CORPO DI CRISTO, CIASCUNO PER LA SUA PARTE
Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (1 Cor 12, 1-2 ; 13-18 ; 28-31)
Ora, fratelli, non voglio che siate nell’ignoranza riguardo ai doni spirituali. Voi sapete che quando eravate gentili, eravate trascinati dietro gli idoli muti, dietro l’impulso del momento. Ora noi tutti siamo stati battezzati in uno Spirito nel medesimo corpo, sia Giudei che Greci, sia schiavi che liberi, e siamo stati tutti abbeverati in un medesimo Spirito. Infatti anche il corpo non è un sol membro, ma molte. Se il piede dicesse: «Perché non sono mano io non sono parte del corpo», non per questo non sarebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Perché non sono occhio, io non sono parte del corpo», non per questo non sarebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? Ma ora Dio ha posto ciascun membro nel corpo, come ha voluto. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte.
CANTO: ABBIATE UN CUORE SOLO
VIVETE NELLA GIOIA!
SONO RISORTO E SONO CON VOI
FINO ALLA FINE DEL MONDO.
Vi riconosceranno,
vivendo nell’Amore
vivendo nella Gioia,
vivendo nel perdono.
Io sono la Parola
la luce vera,
portatela nel mondo,
nel cuore d’ogni uomo.
Io sono il buon pastore,
la porta del Regno,
Conforto nel dolore,
rifugio di speranza.
Io sono la tua Gioia
la gioia che non muore.
Abbiate un cuore solo
un’anima sola.
L’Apostolo Paolo si pone l’obiettivo di correggere una tendenza non adeguata che si era insediata nella comunità cristiana di Corinto in riferimento ai cosiddetti “carismi” o doni dello Spirito. Egli è profondamente consapevole da una parte del fatto che << uno solo è il Signore>> e << uno solo è lo Spirito>>; dall’altra comprende come da Esso scaturiscano doni diversi accordati a ciascuno secondo la sua particolare natura.
Ma essendo una sola la “fonte originaria” di ciascuno di questi carismi egli ricorda come tutti siano ugualmente validi e necessari per formare un unico Corpo, in Cristo. La Diversità NELL’UNITA’. La “diversità” dei doni è distribuita in maniera così sapiente che ogni singola parte è assolutamente necessaria e concatenata all’altra. <<Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte>>.
Ogni sentimento di superiorità o di inferiorità in relazione a questi carismi è privo di senso ed anzi va nella direzione opposta rispetto a quello che dovrebbe essere il fine ultimo degli stessi. Il Signore ci parla, ci parla sempre ed in tanti modi. I segni sono innumerevoli, e noi, uomini e donne della fede siamo chiamati a coglierli. Siamo anche noi gli apostoli, siamo anche noi gli intermediari del Signore. Questo presuppone anche un impegno a riconoscere quale particolare dono abbiamo ricevuto per poterlo poi mettere a servizio degli altri. Sacerdote, re, profeta: è questo il centro della nostra missione di cristiani, la nostra essenza, che ci rende fratelli e fedeli annunziatori della parola di Dio, ciascuno a suo modo, ciascuno con i propri “doni” volti ad arricchire la comunità cristiana. Non ci sono “funzioni” o “posizioni” privilegiate, ma ogni membro contribuisce al bene per i fratelli come testimonianza visibile della presenza dello Spirito e della presenza di Dio tra gli uomini.
Dal greco kaléo, chiamare, invitare nasce l’ekklesia, che il Signore ci chiede di riunire. Siamo invitati perciò a prendere parte alla famiglia del Signore, a mettere in gioco la nostra vita, le nostre virtù e doni, nella fede e nella comunione che ci lega.
Momento musicale: S. Zanon – Laude
S: Signore Gesù, mediante il battesimo ci chiami a far parte di un solo Corpo in un solo Spirito:
T: fa’ che i cristiani formino un cuore solo e un’anima sola e, nella comunione, divengano testimoni della tua Pasqua
S: Venga il Tuo Spirito, Signore, e ci trasformi interiormente con i Suoi doni
T: crei in noi un cuore nuovo, affinché possiamo piacere a Te e conformarci alla tua volontà
S: Vieni, Spirito Santo, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
T: Dona ai tuoi fedeli, / che solo in te confidano, / i tuoi santi doni.
6. REPOSIZIONE
Preghiere personali
Preghiera universale
CANTO: TANTUM ERGO
Tantum ergo Sacraméntum
venerémur cérnui:
et antícuum documéntum
novo cedat rítui:
praestet fides suppleméntum
sénsuum deféctui.
Un così grande sacramento
veneriamo, dunque, chini
e il vecchio rito
ceda [il posto] al nuovo.
Supplisca la fede
all’insufficienza dei sensi.
Genitóri, Genitóque
laus et jubilátio,
salus, hónor, virtus quoque
sit et benedíctio:
procedénti ad utróque
cómpar sit laudátio. Amen
Al Genitore (il Padre)
ed al Generato (il Figlio)
sia lode e giubilo,
acclamazione, onore, virtù e benedizione.
A Colui che procede da entrambi (lo Spirito
Santo),
sia rivolta pari lode. Amen
Benedizione
CANTO: TI RENDO GRAZIE
TI RENDO GRAZIE, SIGNORE CON TUTTO IL CUORE,
HAI ASCOLTATO LE PAROLE DELLA MIA BOCCA.
A TE VOGLIO CANTARE DAVANTI AGLI ANGELI,
MI PROSTRO VERSO IL TUO TEMPIO SANTO.
Rendo grazie al tuo nome
Per la tua fedeltà e la tua misericordia,
hai reso la tua promessa
più grande di ogni fama.
Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.
Hai accresciuto in me la forza.
Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra
quando udranno le parole della tua bocca.