Fraternamente
don Giancarlo
Le cronache di questo nostro tempo ci parlano di cieli solcati da nuvole dense e minacciose, da uccellacci di acciaio carichi di morte, da sibili di missili che ne lacerano
il manto azzurro… Cieli in perfetta antitesi con lo scenario descritto dalla Bibbia quando, la terra, devastata dal diluvio, ha ricuperato la pace attraverso l’arcobaleno, lanciato da Dio su quella tragedia.
Cari fratelli,
sembra che noi abbiamo definitivamente smarrito l’arcobaleno. E non è facile nemmeno un po’ ripristinare nei nostri cieli quel magico simbolo di pace.
Oggi si parla di pace, si blatera di pace, addirittura si fa la guerra per la pace…
Purtroppo è vero che le parole hanno un senso che emerge dal cuore di chi le pronuncia, ma rimbalzano e acquistano sensi diversi nell’orecchio di chi le ascolta.
È questo il guaio che deriva dalla deformazione dell’intelligenza umana quando è serva di logiche di parte.
Durante questo cammino di Quaresima può essere una benedizione l’immagine dell’arcobaleno, segno dell’alleanza che Jahvé/Dio ha offerto al suo popolo e che coinvolge perfino gli animali, le erbe, gli alberi; può essere una benedizione l’immagine di questo Gesù che sta in pace con gli animali del deserto…
Dobbiamo custodire con amore questa civiltà umana che Cristo ha riavviato sulla via giusta.
È l’unico modo di ristabilire la comunione nella dimensione storica.
Il parroco