Siamo alla terza mossa mossa dell’arte di educare: ‘seminare’ è la mossa di partenza; ‘tifare’ è la mossa che incoraggia a crescere; ‘aspettare’ è la disposizione all’attesa dei frutti nel figlio per non scardinare tutto in partenza.
Ecco perché il verbo ‘aspettare’ entra di diritto nel vocabolario pedagogico. Eppure, oggi, ‘aspettare’ è un verbo che proprio non piace. La velocità, la corsa ci sono entrate nelle vene. Lavoriamo, mangiamo, guadagniamo e spendiamo talmente di corsa che tutto ci scorre addosso senza sapore, senza lasciare traccia. Il guaio è che l’ossessione della velocità la riversiamo anche sui nostri bambini. A tre anni devono leggere, a quattro ballare, a cinque suonare, a sei cantare, e poi vi è il corso di inglese, di judo, di karatè… Per favore, diamoci una calmata! Basta con i piccoli che soffrono di ingorgo psichico! Acceleriamo il servizio postale ed i treni, non i bambini!
Il pedagogista si domanda: che cosa vi è dietro a tanta voglia di accelerare? Ecco: alla base di tanta accelerazione stanno almeno due ragioni. La prima: l’idea che l’infanzia sia un periodo inutile della vita e quindi un’età da scavalcare il più presto possibile. Non c’è sbaglio più grave! Essere (non diciamo ‘restare’!) bambino non è tempo perso! Anzi, proprio l’infanzia è il periodo più decisivo della vita. Ormai questo è un principio accettato da tutti: il bambino è il padre dell’uomo! ”Se hai piantato un cardo, non aspettarti che nasca un gelsomino”, recita il proverbio.
La seconda: idea sbagliata che sta alla base della mania di accelerare il bambino è pensare che ‘partire’ prima significhi ‘arrivare’ prima. Il che è tutto da dimostrare. Anche nelle corse chi parte per primo non necessariamente arriva primo al traguardo. Se il piccolo inizia a tre anni a suonare il pianoforte, non è per nulla scontato che sarà un grande pianista! Dunque stracciamo quello che viene chiamato il ‘complesso di Mozart’. Mozart (1756-1791) era un bambino prodigio, che a cinque anni già componeva sinfonie.
Diamoci una calmata! Ritorniamo intelligenti: troppi corsi non servono!
Dunque smettiamo di scorazzare tutto il giorno di qua e di là per portare e per riprendere il figlio a scuola di danza, di nuoto, di calcio…I genitori taxi sono una sventura per i figli come i ‘genitori-turbo’ che hanno il ‘complesso dell’acceleratore’.
Lo scrittore cecoslovacco Franz Kafka (1883-1924) ci ha regalato un’immagine bellissima: “Lasciate dormire il futuro. Se lo svegliate, prima del tempo, otterrete un presente assonnato!”. Otterrete un bambino triste oggi e un adulto povero domani. I fiori artificiali si fanno in un giorno, ma restano sempre senza profumo. È lecito?
Oggi al bambino succede tutto troppo presto. Troppo presto assistono a scene di violenza, troppo presto vedono scene erotiche. ”Hanno tre anni o poco più, e davanti ai loro occhi è già passato di tutto. Nella loro mente si è depositato di tutto: le siringhe nei parchi, gli incidenti per la strada, le piaghe dell’AIDS sul viso di un ragazzo. Hanno visto la vita. Hanno visto la morte”, chi si sfoga in questi termini è la psicologa Anna Maria Battistin.
Che ne dite? È lecito sbattere tutto in faccia ai piccoli in modo così brutale? È vero che oggi vi sono alcuni che pensano che non si deve nascondere nulla, né il proprio corpo, né la propria anima. Ma è un dato di fatto che i bambini si sentono feriti nella loro sensibilità, nei loro sentimenti.
Roberto Ossicini, docente universitario, nota che oggi abbiamo “bambini fin troppo sviluppati sul piano intellettivo, relazionale e straordinariamente immaturi su quello affettivo… Bambini a forte rischio di manie ossessive, depressioni, malattie psicosomatiche che una volta non intaccavano l’infanzia”. Non la intaccavano perché il bambino poteva essere bambino, vivere da bambino. Vien da non credere (eppure il fatto è reale): un piccolo di nove anni alla domanda della Maestra: “Cosa farai da grande?”, ha risposto: “Da grande mi riposo!”.
CITAZIONI D’AUTORE
• “Se amassimo davvero i nostri figli, non li costringeremmo a passare le giornate tra scuola, piscina, lezioni di piano o di violino, palestre, corsi di computer con il solo scopo di annichilirli” (Paolo Crepet, psichiatra).
• “Il periodo che va da zero a sei anni è fatto di settanta mesi in confronto dei settanta anni che generalmente costituiscono un’esistenza. Ebbene, un’ora di quei mesi vale quanto un giorno dell’altro periodo della vita. Durante quei settanta mesi scorre, praticamente, tutta l’acqua dell’esistenza” (Arnold Gesel, psicologo statunitense, 1880-1951).
• “Badate bene che i vostri figli stanno combattendo una battaglia quasi disperata… Non c’è niente o quasi niente che vada bene per un bambino nel mondo d’oggi” (Marcello Bernardi, pediatra, 1922-2001).
(Tratto da IL BOLLETTINO SALESIANO – Autore PINO PELLEGRINO)