Luca 1, 39-56: 39 In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44 Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». 46 Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore 47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48 perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49 Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; 50 di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. 51 Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52 ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53 ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. 54 Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55 come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». 56 Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
(Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Luca 1, 39-56
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e
il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre”. Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
(Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
La visita di Maria ad Elisabetta è l’episodio complementare con cui termina il primo dittico delle due annunciazioni. E collega tra loro i due precedenti episodi, dato che si incontrano Maria ed Elisabetta, ma anche Gesù e Giovanni. Maria è al centro di questo episodio. Lei non va da Elisabetta per verificare la verità delle parole dell’angelo, ma per una corrispondenza pronta (in fretta) alle parole dell’angelo, che le ha rivelato il progetto di Dio. Corre là dove questo progetto comincia a realizzarsi per riconoscere, adorare, cantare. La pietà cristiana vede in questo viaggio il desiderio di aiutare la parente anziana in un momento tanto impegnativo per la sua vita. Sembra che questa narrazione di Luca sia stata influenzata da 2 Sam 6, 2-11 dove si parla del trasloco dell’arca dell’alleanza, proprio una località (Baala di Giuda), che è l’attuale Ain-Karin, In quella circostanza David esclamò: “ Come potrà venire presso di me l’arca di Dio?”. Ora Maria viene considerata l’arca della nuova Alleanza, che nel suo seno porta il Santo, la Rivelazione di Dio.
Dal messaggio dell’angelo (Lc 26-38), dalle parole di Elisabetta (Lc 42-45) e dalla Scrittura, alla quale i due si sono ispirati, Maria riconosce quanto grande sia ciò che Dio ha operato in lei. Il “magnificat” compendia i sentimenti di Maria, al momento dell’incontro con Elisabetta, ma ancor più, con abbondanza di riferimenti veterotestamentari, celebra le gesta misericordiose di Dio lungo l’arco della storia della salvezza, che ora, nella pienezza dei tempi, trovano la loro piena realizzazione. Il cantico comincia con un preludio di lode a Dio (46-48), canta Dio onnipotente, santo e misericordioso (49) e le leggi fondamentali della sua opera salvifica (51-53) e termina esaltando la fedeltà di Dio alla promessa (54)
IN QUEI GIORNI (39)
La partenza avviene subito dopo l’annunciazione. La strada va da Nazaret ad “una città di Giuda” situata in una regione montuosa, che è delimitata dal Negeb, dal deserto di Giuda e dal Sefela. Secondo un’antica tradizione la città sorgeva al posto dell’attuale AinKarim a circa 6 chilometri ad ovest di Gerusalemme. La strada che Maria percorse corrispondeva a tre, quattro giornate di cammino. Maria andò “in fretta”, prontamente, senza frapporre indugi.
SALUTO’ ELISABETTA (40)
Le notizia storiche e geografiche sono precise ed essenziali. Luca si concentra sui fatti: un incontro, un saluto, il sussulto di Giovanni, le parole di benedizione di Elisabetta, l’inno di Maria e la notizia che Elisabetta riceve il dono dello Spirito Santo, che la rende capace di comprendere e interpretare il significato profondo di quanto sta avvenendo.
BENEDETTA TU (42)
Per ispirazione dello Spirito Elisabetta proclama Maria “benedetta” (eulogemene), per la presenza di un “frutto benedetto” (eulogemenos); “benedetta”, perché madre del “Benedetto”, “del mio Signore”.
A CHE DEBBO (48)
Elisabetta parla in maniera analoga a David alla presenza dell’antica arca (2 Sam 6, 2-11) e si professa indegna della presenza di Maria novella arca.
IL BAMBINO HA ESULTATO (44)
Elisabetta avverte che il bambino le sussulta in seno; è un piccolo segno che le fa intuire chi le sta davanti. Lo Spirito poi le fa conoscere e confessare il mistero. Maria è Madre del Messia, nel suo seno porta il Santo, colui che è fonte di ogni benedizione e sorgente di gioia messianica. Elisabetta proclama Maria “beata” (makaria), per la fede con la quale ha reagito alla proposta divina, beata perché fedele.
L’ANIMA MIA MAGNIFICA (46)
L’inizio è di chiara intonazione innica. Maria, quasi dimentica di sé, si rivolge a Dio e lo saluta come Salvatore. L’opera salvifica di Dio suscita in lei questa espressione di culto glorificante e giubilante.
L’UMILTA’ DELLA SUA SERVA (47)
Maria, che è umile, si annovera tra i piccoli, i poveri, si proclama la serva.
MI CHIAMERANNO BEATA (48)
E’ grande e forte il contrasto tra la considerazione che ha Maria di sé e la grandezza di Dio, che guarda la profonda umiltà di Maria, intimamente commossa per il grande dono ricevuto; tra ciò che Maria pensa di sé e ciò che gli altri diranno di lei.
GRANDI COSE (49)
Le grandi cose sono i principali interventi di Dio nella storia della salvezza, i gesti misericordiosi (la sua misericordia) verso il popolo eletto, di cui Maria si considera membro. La santità di Dio (“Nome”: qui, come altrove nella Bibbia il nome sta al posto di Dio stesso) corrisponde alla sua potenza e misericordia.
HA SPIEGATO (51)
Dio opera capovolgendo completamente i rapporti umani, andando contro ogni logica. Coloro che si credettero ricchi caddero e Dio è intervenuto in favore degli umili, dei poveri.
HA SOCCORSO ISRAELE (54)
In queste ultime espressioni Maria celebra la fedeltà di Dio alle sue reiterate promesse. Le promesse sono state sancite da un patto santo con Abramo (Gn17, 7) e con Israele suo servo, cioè amico (Is 41, 8), il popolo eletto. La promessa di Dio si è realizzata nel Messia. In Gesù, per mezzo di Maria, Dio si è fatto uomo: questo è l’ultimo grande atto della storia della salvezza.
MARIA RIMASE (56)
Maria giunge al sesto mese della gravidanza di Elisabetta e resta con lei tre mesi. Rimase nella casa di Elisabetta quanto l’arca dell’alleanza era rimasta nella casa di Obed Edom (L’arca del Signore rimase tre mesi in casa di Obed Edom di Gad: 2 Sam 6, 11)
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
MARIA PARTI IN FRETTA
“In quei giorni Maria si alzò e partí in fretta per la montagna verso una città della Giudea ed entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta” (Lc 1,39-40). E` di regola che tutti coloro che vogliono essere creduti, forniscano le prove. Cosí l`angelo che annunziava i misteri, per indurre a credere Maria con un esempio, aveva annunziato a lei, che era vergine, la maternità di una donna anziana e sterile, mostrando cosí che Dio può tutto ciò che vuole. Appena Maria ebbe appreso questa notizia, non certo per mancanza di fede nella profezia, né per incertezza sulla veridicità dell`annunzio, e neppure perché avesse dei dubbi su quel precedente che l`angelo le aveva riferito, ma lieta e sollecita per il compimento di un dovere, partí, frettolosa, alla volta della montagna. Ormai ricolma di Dio, dove poteva andare in fretta se non in alto? La grazia dello Spirito Santo non conosce lunghi indugi… (Ambrogio, In Luc., 2, 19.22 s.26 s.)
ELISABETTA E GIOVANNI PERCEPISCONO L’ARRIVO
Immediatamente si manifestano i benefici della venuta di Maria e della presenza del Signore: infatti, “appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, esultò il bambino nel seno di lei ed ella fu ricolma di Spirito Santo” (Lc 1,41).Nota la scelta e il significato anche delle singole parole. Elisabetta udì. per prima la voce, ma Giovanni per primo sentí la grazia: la donna ha udito secondo l`ordine della natura, Giovanni invece ha trasalito nell`ambito del mistero; lei ha percepito l`arrivo di Maria, lui l`arrivo del Signore, la donna l`arrivo della donna, il bambino l`arrivo del bambino. Esse parlano delle grazie ricevute; essi, nel seno delle madri, realizzano la grazia e il mistero della misericordia a profitto delle madri stesse, le quali, per effetto di un duplice miracolo, profetizzano sotto l`ispirazione dei figli che recano nel seno. Il figlio ha esultato di gioia, la madre è stata riempita di Spirito Santo. Non la madre è stata ricolmata di Spirito prima del figlio, ma è stato il figlio che, una volta ricevuto lo Spirito Santo, ne ha riempito la madre. Giovanni ha esultato e ugualmente ha esultato lo spirito di Maria. Alla esultanza di Giovanni, Elisabetta è ricolma di Spirito Santo; quanto a Maria, apprendiamo che essa non è stata colmata ora dello Spirito Santo, ma che ora il suo spirito ha esultato -colui che è incomprensibile, opera in modo incomprensibile nella madre. Elisabetta è ricolma dello Spirito Santo dopo la concezione, mentre Maria ne è stata colmata prima della concezione… (Ambrogio, In Luc., 2, 19.22 s.26 s.)
ESULTO’ IL FANCIULLO PER LA GIOIA
I piú buoni vanno dai meno buoni per procurare loro qualche vantaggio con la loro venuta. Cosí anche il Salvatore andò da Giovanni, per santificare il suo battesimo, e Maria, dopo aver udito il messaggio dell`angelo, cioè che stava per concepire il Salvatore e che la sua cugina Elisabetta era incinta, “si alzò e si recò in fretta alla montagna, ed entrò nella casa di Elisabetta” (Lc 1,39-40). Gesú, che era nel seno di lei, aveva fretta di santificare Giovanni che si trovava nel grembo della madre. Prima che venisse Maria per salutare Elisabetta, il fanciullo non «esultò nel seno»; ma non appena Maria ebbe pronunziata la parola che il Figlio di Dio, nel suo seno, le aveva suggerito, “esultò il fanciullo per la gioia”, e da allora Gesú fece, del suo precursore, un profeta. (Origene, In Luc., 7, 1-6)
BENEDETTA TU FRA LE DONNE
“Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del ventre tuo. E donde a me la grazia che venga a me la madre del mio Signore?” (Lc 1,42-43). Dicendo: «Donde a me la grazia?», non mostra affatto di ignorare donde viene tale grazia, quasi che Elisabetta, ricolma di Spirito Santo, non sappia che la madre del Signore è venuta da lei obbedendo alla volontà di Dio, ma vuol dire: Che cosa ho fatto di buono? Quali grandi opere ho compiuto per cui la madre del Signore giunga fino a me? Per quale giustizia, per quali buone azioni, per quale fedeltà interiore ho meritato che la madre del mio Signore venga fino a me? “Ecco, appena il tuo saluto è giunto alle mie orecchie, il fanciullo ha trasalito di gioia nel mio seno” (Lc 1,44). L`anima del beato Giovanni era santa: ancora chiuso nel seno di sua madre e sul punto di venire al mondo, conosceva colui che Israele ignorava; per questo esultò, e non soltanto esultò, ma esultò nella gioia. Aveva compreso che il Signore era venuto per santificare il suo servitore, ancor prima che nascesse dal ventre materno. (Origene, In Luc., 7, 1-6)
IL SIGNORE MAGNIFICATO IN NOI
Ogni anima, dunque, che sa esser cosí, magnifica il Signore, come l`anima di Maria l`ha magnificato e il suo spirito ha esultato in Dio salvatore. Il Signore è infatti magnificato, come tu hai letto altrove: “Magnificate il Signore con me” (Sal 33,4). E non nel senso che la parola umana possa aggiungere qualcosa alla grandezza del Signore, ma nel senso che egli viene magnificato in noi: infatti l`immagine “di Dio è Cristo” (2Cor 4,4; Col 1,15), e quindi l`anima che compie opere giuste e pie magnifica questa immagine di Dio, a somiglianza della quale è stata creata. E magnificandola si sublima, e sembra riprodurre in sé quella immagine con lo splendore delle buone opere e l`emulazione della virtù. Cosi l`anima di Maria magnifica il Signore e il suo spirito esulta in Dio: fedele al Padre e al Figlio, venera di religioso amore il Dio unico da cui derivano tutte le cose, e l`unico Signore per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte (cf. 1Cor 8,6). (Ambrogio, In Luc., 2,
19.22..26…)
ELISABETTA RIPIENA DI SPIRITO SANTO
Dopo aver ascoltato queste cose, la Vergine si recò, alla casetta di Zaccaria, e trovata Elisabetta incinta, la salutò, e il bambino all`interno rispose. Per le orecchie della madre il saluto pervenne a quelle del feto, e poiché per i limiti di natura Giovanni non poteva usare la lingua, parlò in modo che la propria madre attraverso i suoi salti rispondesse con proprie parole alla madre del Salvatore. Infatti Elisabetta non potendo piú trattenere il sussultare del figlio, ripiena di Spirito Santo, esclamò dicendo: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del ventre tuo”! (Lc 1,42). Tu, disse, benedetta che dissolvi la maledizione. Tu benedetta, che rechi il dono della sapienza. Tu benedetta, che porti nell`utero colui che ha passeggiato nel paradiso. Tu benedetta, il cui ventre è divenuto tempio santo. “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del ventre tuo!”, dal quale sarà vinto il nemico, dal tempo in cui Adamo mangiò. Frutto benedetto, che è divenuto alimento e vestito del mondo. (Antipatro di Bostra, De S. Ioanne, 12)
MARIA HA CONCEPITO GESU
Elisabetta concepí un uomo, Maria un uomo: Elisabetta madre di Giovanni, Maria madre di Cristo: ma Elisabetta soltanto un uomo, Maria Dio e l`uomo. E` meraviglioso come mai una creatura abbia potuto concepire il Creatore. Cosa richiede maggiore intelligenza, fratelli miei, che egli abbia assunto la carne dalla sola madre, o l`aver creato il primo uomo senza padre e senza madre? Quel primo uomo determinò la nostra caduta quando la donna, ad opera della quale siamo morti, accolse nel cuore i veleni de; serpente. Infatti il serpente la convinse di peccato, e persuadendola fu ammesso il male. Se cosí quindi avvenne la nostra prima caduta, allorché la donna accolse nel cuore i veleni del serpente, non desti meraviglia che la nostra salvezza si sia operata allorché la Donna ha concepito nel suo grembo la carne dell`Onnipotente. Entrambi i sessi erano caduti, entrambi dovevano essere ricostituiti. Per la donna eravamo entrati nella morte, per la Donna ci è stata resa la salvezza. (Agostino, Sermo 289, 2)
UMILTA GRANDE
Onde disse: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” (Lc 1,43). Umiltà grande, fratelli miei! La madre del Salvatore si recò dalla madre del Precursore. Giovanni salutava Cristo, ed entrambi non apparivano nella carne. Infatti Cristo era ospite del grembo di Maria, Giovanni era portato dal seno di Elisabetta. Alla fine, la stessa voce profetica, dalla persona di Cristo vaticinò, dicendo: “Prima di formarti nel grembo, ti conoscevo, prima che uscissi dal ventre, ti avevo santificato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Ger 1,5). Beate sono siffatte madri che son divenute genitrici di santi! E sempre beate saranno quelle madri che meritarono di esser dette tali! Riconosciamo pertanto le nascite di entrambi e distinguiamo le mirabili generazioni dei due: uno da sterile, l`altro da vergine: la sterilità fu tramutata in fecondità, la verginità rimase dopo la fecondità: la sterile generò il Precursore, la Vergine generò il Giudice. Elisabetta generò Giovanni il battezzatore, Maria partorí Cristo Salvatore. (Pseudo-Agostino, Sermo Mai 45, 2 s.)
FEDE DI MARIA
La scena della visitazione è costruita da Luca sulla base dei cantici pronunziati dalle due madri, da Elisabetta e da Maria sulle cui labbra è posto il ben più famoso Magnificat. L’incontro tra le due madri e i loro bambini non ancora nati, permette a Luca di delineare quell’atmosfera di gioia che caratterizza l’intero suo Vangelo; una gioia che nasce dall’incontro con il Signore. Di Maria, in particolare, non viene esaltata tanto la maternità quanto piuttosto la fede: «Beata colei che ha creduto». Il Magnificat, modellato da Luca sulla base di 1 Sam 2 (il cantico di Anna), è un vero e proprio inno liturgico; nella prima parte proclama la gioia di chi ha scoperto ciò che ha compiuto in lei la misericordia del Signore; poi passa a cantare, attraverso sette verbi all’aoristo (tempo che in greco indica qualcosa di avvenuto in un tempo preciso) la salvezza davvero rivoluzionaria che il Signore ha operato nel mondo a favore dei poveri. Il Magnificat non canta ciò che ancora deve accadere, ma quel che nella nascita di Gesù già si è realizzato. (L. Mazzinghi)
PIENA DI SPIRITO SANTO SI METTE IN CAMMINO
L’evangelo della Visitazione è preceduto dalla pagina che mette Maria a colloquio con l’angelo dell’Annunciazione. E’ perché era piena di Spirito Santo che «Maria partì in fretta». Questo è solo il primo dei tanti viaggi di cui sono ricchi i due libri di Luca, Vangelo e Atti. Si è potuto dire che per Luca la strada è il luogo più importante dove avviene la rivelazione, e questo vale sia per chi annuncia che per chi riceve l’annuncio: chi è investito dallo Spirito si mette in cammino, e chi è già in cammino è più pronto a capire e ad accogliere il dinamismo acceso dalla presenza dello Spirito. (F.Mosconi)
PREANNUNZIO DI SALVEZZA
Che pena quando l’annuncio dell’evangelo ci muore dentro, quando ce ne andiamo in giro dimenticando di avere in cuore una notizia di gioia! Eppure qui lo Spirito provoca un andare in fretta, un sussulto del bambino, una esplosione di benedizioni. Questo brano costringe a un esame di coscienza personale e comunitario. Non è solo un incontro idillico tra due donne che si trasmettono l’interiore felicità e la trepidazione che le prende in vista della vicina maternità. Dietro di loro, in prospettiva, appaiono le figure dei loro figli e Giovanni è già «l’amico dello sposo, che è presente e lo ascolta, ed esulta di gioia alla voce dello sposo» (Gv 3,29). Elisabetta loda Maria, ma il centro della sua benedizione è Gesù, il Signore di cui Maria è la madre. C’è dunque già qui un riconoscimento del Figlio di Dio, e il benedire è un rendere grazie perché ci si accorge che la salvezza ha raggiunto tutto il proprio essere. (Franco Mosconi)
MOTIVO DI SPERANZA
L’incontro delle due madri e il linguaggio così naturale con il quale l’evangelista narra la scena e riferisce la loro gestazione, ci pone di fronte alla realtà umana, si potrebbe dire quasi fisiologica, del Messia che Michea aveva annunciato con tanta nobiltà di parole e di accenti maestosi. Quest’aspetto dell’incarnazione di Dio, questa umiltà che contraddistingue il suo agire più autentico nelle vicende umane, è un grande motivo di speranza. Tutto, in questo racconto, è avvolto da una calda e intima gioia sponsale: le due donne sanno quanto è grande in loro l’intervento divino, ma soprattutto sanno di nutrire in grembo una vita che è preziosa, per loro, certo, quanto è sempre prezioso un figlio per la madre che lo porta, ma preziosa in un modo più arcano, più carico di destino per tutto il popolo. Scaturiscono di qui la gioia, la lode, ma sopra ogni altra cosa l’accoglienza più totale. (Domenico Pezzini)
FESTA DELL’ASSUNZIONE
Il 15 agosto, si celebrava in Oriente una delle piú antiche feste mariane, molto popolare tra i fedeli. Secondo quanto indicano le letture della Messa, conservate finora, era una festa in onore di Maria, Madre di Dio. All`inizio del VI secolo, in Palestina ed in Siria, questa festa diviene la memoria dell`Assopimento di Maria. A Gerusalemme, le celebrazioni si svolgono nella chiesa presso il Giardino degli Ulivi dove si trovava la tomba, dalla quale, come si riteneva, Maria fu assunta in Cielo. La grande popolarità dell`apocrifo Transitus Mariae, nonché l`afflusso dei pellegrini sembrano essere la causa del cambiamento del contenuto teologico della festa. L`imperatore Maurizio (582-602) prescrive di celebrare l`Assopimento di Maria in tutta la Chiesa orientale. La Chiesa romana accolse la festa mariana del 15 agosto nel VI secolo, e nella metà del VII secolo, sotto influsso della Chiesa bizantina, la celebra quale festa dell`Assopimento della Beatissima Vergine Maria. Il Sacramentario Gregoriano le dà il nome di «Assunzione» di Maria. Papa Sergio (+ 701) introduce la solenne processione notturna.
Maria con l`anima e il corpo fu assunta in Cielo, questa la sostanza della festa che la Chiesa celebra con grande gioia. Non ha subito la corruzione della tomba e questo suo nuovo privilegio è implicato nel primo. Maria fu preservata dalla macchia del peccato originale, perciò adesso non deve sottostare alle sue conseguenze. Ha partorito il Figlio di Dio, il Datore di tutta la vita, per questo la morte non può toccarla. Ha partecipato nel modo piú pieno al mistero salvifico di Cristo ed ecco che in lei si rivela già fin da ora la pienezza della salvezza portata da Cristo. Per prima raggiunse la salvezza, diventò l`immagine della Chiesa della gloria e per il popolo pellegrinante un segno di speranza e di consolazione.
Nell`Assunzione di Maria e la sua piena unione con Cristo risorto dai morti possiamo sperimentare la sua viva ed efficace presenza nella Chiesa, la sua spirituale maternità. Come Maria, abbiamo parte al mistero salvifico di Cristo e come lei tendiamo alla gloria del Cielo: ci arriveremo se cercheremo con costanza le cose di lassú. L`intercessione di Maria ci riempia con l`amore, ci sostenga sulla via che porta alla gloria, ci rafforzi nella perseveranza.
MORTE E ASSUNZIONE DI MARIA
Il Signore Gesú volle che, dopo il suo ritorno al Padre, gli apostoli potessero gioire dell`assistenza ed educazione materne. Per quanto già istruiti dallo Spirito, essi avevano ancora molto da imparare da colei che dette al mondo il Sole di giustizia e fece scaturire per noi dal suo seno immacolato, come da un prato verginale, la sorgente della Sapienza. Infine, nella sua mirabile bontà, la Provvidenza ha voluto che la Chiesa primitiva, che non vedeva piú Dio presente nella nostra carne, potesse vedere la sua madre ed essere confortata da cosí amabile vista. Conveniva che la Vergine madre, per l`onore stesso del Figlio, regnasse dapprima sulla terra, e potesse alla fine ricevere in eredità i cieli con la gloria; che fosse ricolmata quaggiú per penetrare lassú in una santa pienezza; e quasi trasportata di virtù in virtù, così lo fu di splendore in splendore dallo Spirito del Signore. Presente nella carne, essa gustava dunque in anticipo le primizie del regno futuro, ora elevandosi a Dio in sublimità ineffabili, ora condiscendendo verso il prossimo in carità indicibile. Da una parte, era circondata dalle deferenze degli angeli; dall`altra, era venerata dal servizio degli uomini. Con gli altri angeli, l`assisteva l`arcangelo Gabriele; e Giovanni, felice di essersi visto affidare sotto la croce, lui vergine, la Vergine madre, la serviva al pari degli altri apostoli. Gioivano al vederla, gli uni la loro regina, gli altri la loro maestra, e tutti le tributavano affettuosa devozione. (Amedeo di Losanna, Hom. 7 in Assumpt.)
PROTEZIONE DI MARIA ASSUNTA
Dice il Signore: O Madre mia, come hai riempito di gioia la terra e coloro che abitano in terra, o piena di grazia, così rallegra i celesti. Fai lieta la casa del Padre mio: ravviva gli spiriti dei santi. Vedendo infatti la tua festosa Assunzione tra una moltitudine di angeli si renderanno conto che, per tuo mezzo, una porzione di loro stessi venga ad abitare nella mia luce. Vieni, dunque, con gioia. Ave anche ora e sii felice, come già quella volta (Lc 1,28); hai, infatti, la pienezza di quanto veniva significato con le parole piena di grazia. Ricevesti un messaggio di gioia, quando stavi per concepirmi; godi ora che sei invitata all`Assunzione con me. Non ti turbi l`abbandono di un mondo, che si corrompe con i suoi desideri. Tu superi la sua corruzione; e non è che lasci privi del tuo aiuto coloro che sono nel mondo; ma come io, che non sono del mondo, guardo con occhio di misericordia coloro che sono nel mondo e li guido con la mia provvidenza, così, fino alla fine, non sarà mai tolta al mondo la tua protezione.
Mentre eri nel mondo corruttibile, ti mostrai la mia potenza in visione, ora che ne esci, io mi ti mostrerò a faccia a faccia. Non ti dispiaccia di lasciare alla terra ciò ch`è proprio della terra. Il tuo corpo è mio; e poiché son miei tutti i confini della terra, nessuno porterà via nulla dalle mie mani. Affidami il tuo corpo; anch`io diedi in custodia la mia divinità al tuo utero. La tua anima vedrà la gloria del Padre; il tuo corpo illibato vedrà lo splendore del Figlio unigenito; il tuo spirito immacolato vedrà la maestà del santissimo Spirito.
La morte non avrà nulla da gloriarsi su di te, poiché tu hai portato nel tuo ventre la Vita. Sei stata il mio recipiente; nessuna cosa lo spezzerà, nessuna caligine ti porterà nel buio. Vieni da tuo Figlio di buon animo, voglio farti felice, come lo può volere un figlio: voglio ricompensarti per avermi ospitato nel tuo seno: voglio ripagarti per il latte che m`hai dato: voglio contraccambiarti l`avermi allevato; voglio darti testimonianza che sei mia madre. Tu che, o Madre, hai avuto me come tuo unigenito, vorrai certo stare con me; so molto bene che non puoi portare il tuo amore a un altro figlio. Io ti ho fatta vergine madre. Io ti farò madre felice di tuo Figlio. Ti farò il mondo debitore e farò piú gloriosa la tua uscita dal mondo. Ti farò muro del mondo, ponte di quelli che sono sbattuti dai flutti, bastone di quelli che non si reggono, avvocata dei peccatori, scala che porti al cielo i mortali.
Vieni felice. Apri il paradiso, che Eva tua parente, compagna della tua razza, aveva chiuso. Vieni nella gioia di tuo Figlio. Lascia la terrena Gerusalemme: corri alla città celeste; perché il pianto della Gerusalemme terrena durerà poco, come sta scritto: ci sarà un gran pianto, come il pianto del melograno, che vien tagliato nel campo (Zc 12,11). Stenditi nel sepolcro di Getsemani, ma solo in apparenza: non vi ti lascerò a lungo sola. Verrò da te, appena sarai stata seppellita, non per essere un`altra volta concepito ma perché tu sia mia compagna. Adagia con fiducia il tuo corpo sul Getsemani, come io, prima della passione, in quello stesso luogo prostrai le ginocchia del mio corpo. Come io dal punto, ove avevo piegato le ginocchia, mi recai liberamente alla morte vivifica della mia croce, cosí tu, dopo la deposizione del tuo corpo, sarai subito portata alla vita.
Verranno da te i miei discepoli e il tuo funerale sarà curato con riverenza dalle loro mani, ed essi sono i figli spirituali della mia luce. A loro, ne sei testimone, ho dato la grazia dell`adozione; perciò mentre essi ti rendono onore, pensa che sia io a renderti gli onori e che io stesso con le mie mani accudisca ai tuoi funerali. Neanche è bene, infatti, che facciano questi uffici per te altri che i miei apostoli, nei quali abita anche lo Spirito Santo, e che rappresenteranno la mia persona, o immacolata, agli onori dei tuoi funerali.(Germano di Costantinopoli, Hom. in Assumpt., nn. 1824-1826)
DORMIZIONE DI MARIA
Ecco l`augusta, veneranda e beata Dormizione dell`immortale Madre di Dio; ecco, il santuario della divinità che è principio di vita oggi ascende alla vita senza fine; la Sposa del Re delle celesti potenze è trasportata ai talami celesti, la fiaccola ritorna alla luce che non tramonta; ecco, il palazzo del Re della gloria sale ai magnifici regali conviti, il trono del Re increato è riportato alla casa del Re; ecco, la mensa immacolata e pura ci invita tutti a banchettare, a dissetarci, ad essere illuminati. Ci pone innanzi il pane di vita, mesce nella coppa una bevanda purificatrice: «Ecco il pane, dice, che per mezzo mio vi è dato, ecco il calice colmo dal suo puro costato che dona la vita». Ad alta voce Ella ci esorta: «Orsú mangiate il mio pane che dà la vita; non mangiate pane non nostro, per non morire. L`allettante pane del peccato è mortifero, e colui che lo porge è un omicida. Ma io, che per natura sono vita, vi offro un pane di vita. Mangiate dunque degnamente del mio pane, per non morire, e bevete il vino che vi ho versato, e inebriatevi «dell`abbondanza della mia casa». Nessuno di voi, furtivamente, con peccaminosa propensione, beva il vino del piacere, per non ubriacarsi di malizia e di perversità ed essere abbandonato in balia del suo giudizio pervertito, sì da commettere azioni indegne. Coloro infatti che preferirono quella bevanda estranea, corrosiva e torbida alla mia che è santa, pura e vivificante, sono stati giustamente paragonati a bestie senza ragione, si fecero simili ad esse, vivendo una vita da bruti e compiendo, senza vergognarsi, opere degne di morte. Rivolto a siffatti uomini, il mio Figlio e Dio, pane di vita e distruttore di morte, porge l`invito a chi ha orecchie da intendere e dice apertamente: “Mangiate il mio pane e bevete il vino che vi ho versato. Abbandonate la stoltezza e vivrete; fatevi un giudizio, per vivere: fatevi un giudizio con cognizione. Non vi è infatti altra cosa che divenga causa di stoltezza, di follia e di morte, all`infuori del peccato e del suo frutto. Lasciate dunque la stoltezza del peccato, e vivrete; fatevi un giudizio di castità, per vivere e non morire”».
Cosí spiritualmente ci parla la Madre della vita. Da parte nostra, studiamoci di onorare coi fatti e con le parole la sua Dormizione veneranda, degna d`onori divini, davvero beata e immacolata. Coi fatti onoreremo la Tutta pura e intemerata, mediante una vita intemerata e un comportamento puro; con le parole poi, proclamandole: Ti diciamo beata, noi, generazioni tutte, o Madre della vita, come tu stessa hai profetizzato. Ti diranno sempre beata, ma soprattutto oggi, le schiere degli angeli e le folle dei mortali. Tutto il corso della tua vita si svolse beato e immacolato: in modo beato, mirabile, per dono di Dio sei stata concepita, generata e nutrita; in modo beato e ineffabile hai pure concepito il Verbo beato, e dopo aver dato alla luce l`Inenarrabile al di là di ogni parola ed intendimento, sei rimasta prodigiosamente Vergine come prima del parto. Giustamente dunque, o Beatissima, tutte le generazioni ti dicono beata. Poiché dunque fu tutto beato, e immensamente beato, quanto ti riguardava, ti toccò in sorte una fine ugualmente beata e veneranda: ricevesti un premio celeste dal tuo Signore, che per grazia ti era Figlio; per onorare la tua salma si riuní in aria il coro degli apostoli, mentre scendevano dal cielo, volando, gli eserciti degli angeli insieme al tuo Figlio e Signore, nelle cui sante mani consegnasti il tuo spirito. Quale mortale dunque potrebbe degnamente lodare te, che il Dio Verbo glorificò e le potenze celesti e i cori degli apostoli, ieri, ora e sempre dicono beata, perché Madre di Dio?
O Sposa beata, intatta, immacolata, divinamente accetta del Padre immortale, o ricettacolo del divino Paraclito, o Madre del Re della gloria, ricordati di quanti celebrano la memoria della tua santa traslazione; e in questo giorno della tua vivificante Dormizione supplicalo – tu che hai confidenza materna – per tutti noi, perché addormenti, per tua intercessione, o Purissima, le nostre insonni passioni e risvegli la nostra mente a vigilare sui suoi comandamenti, affinché – per tua mediazione, cooperazione e grazia – possiamo anche noi aver parte tra i suoi eletti ed essere trovati degni di inneggiare con loro in modo degno e per sempre a quel santissimo, uno e trino Splendore: a cui conviene ogni gloria, onore e adorazione, ora e sempre e per i secoli dei secoli. Amen.(Neofito il Recluso, Inediti, «Marianum», nn. II-IV, 1974, pp. 293-295)
MARIA LA NUOVA DONNA
E` veramente cosa degna e giusta, conveniente e salutare, che noi ti ringraziamo, Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, che, per un tuo ineffabile dono, hai fatto sì che la natura umana diventata cosí diversa da te per il peccato e per la morte, non perisse nella dannazione eterna, ma proprio di là, onde il peccato aveva tratto la morte, la tua pietà immensa traesse la riparazione, poiché Maria, la nuova donna immacolata, riparò il delitto della prima donna. Maria, infatti, salutata da un angelo, adombrata dallo Spirito Santo, poté dare alla luce colui che col suo cenno, fece nascere tutte le cose; Maria che poté guardare estasiata l`integrità del suo corpo e il frutto della sua concezione e poté avere la sorte di generare colui che l`aveva fatta, Gesú Cristo nostro Signore.(Sacramentarium Gregorianum, Praefatio in Assumpt., n. 1688)
PREGHIERA (pregare la parola)
•Dio nostro Padre, tu vuoi nella nostra notte far brillare nel tuo Figlio la stella della speranza. Infondi in noi la fede profonda della vergine Maria e di Elisabetta; ispiraci la loro generosità di cuore nel conformarci alla tua parola e divenire nel mondo i messaggeri della gioia che tu ci porti in Gesù Cristo, tuo Figlio, che vive e regna con te e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. (Ch. Berthes)
•Cristo, che in Maria ci doni l’immagine dei poveri che vivono del tuo Regno e si pongono in radicale sequela del tuo volto, aiutaci a camminare con lei nelle vicissitudini della vita per essere tuoi veri discepoli.
•Cristo, che in Elisabetta ci offri la donna piena di meraviglie e di ammirazione che proclama il mistero della tua presenza nel mondo, riempi di stupore la nostra vita mediante la dimenticanza di noi stessi e la piena apertura al tuo mistero.
•O Padre, nello stupore di Maria ed Elisabetta possiamo accedere a contemplare il mistero del tuo amore in Cristo Gesù. Attiraci sempre più nel suo cuore perché sappiamo magnifìcare il tuo amore rivivendo nello Spirito il suo «sì» e così gustare l’esultanza della vera liberazione, che da te procede e che nella lode del tuo nome ha la sua verità e la sua pienezza. (Preghiere di A. Donghi)
•Con la gioia dei semplici, come Elisabetta e Maria, ti lodiamo, Signore, ogni giorno con esultanza nuova. L’esempio di fede di Maria ci spinge a dirti con gli apostoli: Signore, aumenta la nostra fede. Abbiamo bisogno, come lei, di condividere questa fede, perché ogni gioia condivisa moltiplica la felicità. Risveglia la tua potenza, Signore, e vieni a salvarci. Visitaci con la tua salvezza. (B. Caballero)
•Che si incontrino tutte le madri con te, divina Madre, e tutti i fanciulli sussultino di gioia già dai loro grembi, e sia ogni bimbo felice di nascere perché è stato concepito un uomo nuovo: l’uomo-Dio, Gesù Cristo, il frutto più benedetto di tutta l’umanità. (D. Maria Turoldo)
•Signore Gesù, che hai vissuto spesso su una strada, sai bene quanto noi amiamo invece il conforto e la quiete della casa. Donaci lo slancio di Maria, per correre con cuore agile verso chi ha bisogno.
•Signore Gesù, che al tuo primo apparire hai diffuso il giubilo e l’esultanza, tu sai che possiamo essere vittime della tristezza e perfino della noia. Donaci la gioia di Maria e di Elisabetta, perché sappiamo essere gli uni per gli altri fonte di conforto e di fervore.
•Si elevi, o Padre, a favore del tuo popolo la preghiera della Madre di Dio, che, se per la nostra condizione mortale ha dovuto abbandonare questa vita, si allieta ora, gloriosa e potente, presso il tuo trono.(Messale Ambrosiano, Milano 1976)
•O Dio, che volgendo lo sguardo all’umiltà della Vergine Maria, l’hai innalzata alla sublime dignità di madre del tuo unico Figlio fatto uomo, e oggi l’hai coronata di gloria incomparabile, fa che, inseriti nel mistero di salvezza, anche noi possiamo per m sua intercessione giungere fino a te nella gloria del cielo. (Colletta Solennità Assunzione)
•O vero tesoro di vita e canale perenne della divina grazia, Maria santissima, per le tue ineffabili virtù piacesti a Dio più di tutte le anime sante insieme. Per quell’ammirabile distacco, o Maria, quando, compiuto il tempo della tua carità verso la bisognosa Elisabetta, tornasti subito a Nazaret, ottienici di vivere con distacco dalle cose del mondo, affinché il nostro cuore tenda veramente a Dio, dal quale proviene la nostra pace in vita e la beatitudine in Cielo. O Maria, poiché tutto puoi presso il Signore, siamo sicuri di ottenere dal tuo divin Figlio, con il favore della tua potentissima intercessione, tutte le grazie che ci sono necessarie per servire fedelmente a Dio, qui in terra, per goderlo poi con te in Paradiso in eterno.
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
Abbandoniamoci sempre, come Maria, al disegno di Dio.