Fraternamente
don Giancarlo
L’imperatore Giuliano scrive: “Gli dei ci vogliono insegnare che dobbiamo raccogliere e offrire loro i frutti migliori della terra: la virtù unita alla pietà, allegoria del buon comportamento terreno”.
Cari fratelli, sì, si tratta proprio di “Giuliano l’apostata” che nel tentativo di ripristinare gli antichi valori pagani prende ad esempio i valori cristiani che aveva probabilmente praticato prima di diventare imperatore.
Davvero sarebbe un miracolo se riuscissimo a raccogliere e offrire a Dio “i frutti migliori della terra”, che non sono se non il nostro “buon comportamento terreno”.
A gettare un’occhiata in giro – oggi lo possiamo fare attraverso i più svariati monitor: tascabili, medi, grandi e grandissimi – ci accorgiamo dei disastri di un mondo che sembra senza bussola, o meglio che ne ha troppe e tutte segnano punti cardinali diversi, per cui la confusione regna sovrana e si diventa sempre più spaesati, incerti, sfiduciati, diffidenti.
La liturgia della Primavera pasquale ci riporta alla realtà. Come credenti, occorre che viviamo da credenti. Ma è proficuo anche per atei e agnostici vivere “come se Dio esistesse”, diceva Benedetto XVI. Altre ancore di salvezza proprio non se ne vedono in giro.
Il parroco