Caro parroco,
Mi sa dare una spiegazione del perché voialtri salesiani cambiate così spesso di casa […] A che o a chi serve questo continuo spostamento che oltretutto dovrebbe a mio parere essere anche costoso e faticoso, perché credo che oggi non si cambi alloggio con una valigia e il breviario, anzi lo smart. Sbaglio? […] è un po’ difficile capirvi […]. E poi oggi tutto è difficile, anche questa società non la capisco più […]
Da una conversazione
Cara signora,
Una sessantina di confratelli salesiani, tra sacerdoti e laici (che da noi si chiamano coadiutori), hanno cambiato casa e anche occupazione in questi giorni, su indicazione del superiore religioso che ci guida. Lei chiede: “Perché? Che bisogno c’è di questi trasferimenti che scombinano l’assetto delle comunità?”. Ebbene, signora, i religiosi (in genere quelli di vita attiva, perché i monaci hanno molta più stabilità) sono spesso chiamati dall’obbedienza religiosa a trasferirsi in altra casa e/o ad assumere un diverso ruolo. Non è un pallino del superiore religioso. Spesso è una necessità, ma è soprattutto un incentivo a rinnovarsi, a non adagiarsi nella comodità di un luogo che ormai si conosce a memoria e quindi rischia di rinsecchire le riserve di zelo pastorale, di creatività, di estro e di fantasia. Si tende insomma a ripetere infinitamente il già fatto: è più comodo e quasi privo di rischi. Non dimentichi però che si invecchia non solo negli anni, ma anche nella voglia di fare, di inventare, di rimodulare e a forza di ripetere… La cura è proprio il cambio. È come rinascere, ripartire ex novo. Il nuovo può forse impensierire, ma stimola, risveglia energie sopite, ricarica le batterie scariche. Percorrere nuovi sentieri significa scorgere nuovi orizzonti, significa crescere.
Vede, signora, il mondo d’oggi non cammina come un tempo, corre. Se non gli si sta dietro si rischia di perdere l’orientamento, la bussola. Parlo della bussola sociale, ma anche e soprattutto di quella spirituale. Lei stessa mi ha detto: “Questa società non la capisco più”. Può essere il segnale che lei è più legata ai tempi andati, a persone con le quali si è trovata bene… Insomma preferisce non cambiare. I latini dicevano che costoro erano “nostalgici dei tempi andati/ laudatores temporis acti”. Perfino loro avevano capito che se non ci si rinnova si invecchia molto prima. Attaccarsi alle cose, alle case o alle persone non è un segno di grande aplomb cioè di vivacità, disinvoltura, prontezza, audacia…. Mi creda sulla parola.