Era un ragazzaccio, straccione e arrogante. Don Bosco lo incontrò a Torino nell’attuale via Garibaldi; lo salutò e lo fermò.
- Chi sei tu? – gli chiese gentilmente.
- Chi sono io? – gli rispose il ragazzo alzando le spalle. – E lei che cosa vuole da me? Chi è lei?
- Lo vedi bene, – replicò Don Bosco, – sono un prete che vuol tanto bene ai giovani e li raduna la domenica in un bel posto vicino al fiume Dora, e do loro tante cose belle: li faccio divertire e loro mi amano: io sono Don Bosco.
- Io sono… – e qui il ragazzo cominciò a sgelarsi, – sono orfano, senza padre e senza madre; cerco un lavoro.
- Ti voglio aiutare… Come ti chiami? -
Il ragazzo subito gli disse il proprio nome e cognome. – Bene, ascolta: domenica ti aspetto tra i miei ragazzi. Vieni, ti divertirai, poi ti cercherò un lavoro… ti farò stare allegro. D’accordo?
L’adolescente fissò per qualche istante il prete; poi bruscamente scattò:
- Non è vero.
Don Bosco allora sfilò di tasca un biglietto di denaro e glielo pose in mano dicendogli:
- Si che è vero; vieni e vedrai.
Il ragazzo strinse commosso la moneta e poi:
- Don Bosco, sì, ci verrò. Se domenica dovessi mancare, mi consideri pure un mascalzone bugiardo.
· Ecco un segreto educativo di Don Bosco con gli adolescenti: accettare la loro iniziale repulsività, il loro fare scorbutico, la loro irrequietezza e insoddisfazione. L’adolescenza non è davvero un periodo di felicità liscia; è piuttosto un’età dilaniata da momenti di incertezza, di dubbio e di sofferenza. È l’età degli aneliti cosmici e contemporaneamente dei tormenti silenziosi e profondi; è l’età dell’interessamento per tutto ciò che accade nella società e contemporaneamente della più angosciosa solitudine individuale. E l’età dell’incoerenza.
· Don Bosco sottoscriverebbe in pieno ciò che con indovinata intuizione scrisse Anna Freud a proposito dell’adolescenza: « È normale che un adolescente si comporti in modo incoerente e imprevedibile; che combatta contro i propri impulsi e li accetti; che si vergogni di riconoscere l’autorità della madre di fronte agli altri e poi improvvisamente senta il bisogno di confidarsi con lei; che viva imitando e identificandosi con modelli di sogno e nello stesso tempo sia incessantemente alla ricerca della propria identità; che sia idealista, generoso e disinteressato come non lo sarà mai più nella vita e che sia anche l’opposto: egocentrico, egoista, calcolatore. Queste continue fluttuazioni da un estremo all’altro sarebbero del tutto anormali in un altro periodo della vita; ma in questo momento stanno a indicare che il ragazzo si trova in fase di sperimentazione».
· Don Bosco intuiva benissimo che i bisogni dell’adolescente sono urgenti e indilazionabili; ma sapeva anche che come la fame e il dolore sono più facili da provare che da esprimere. Che cosa possono fare allora i genitori e gli educatori? Possono aiutare i loro ragazzi assumendo un atteggiamento morbido e tollerante di fronte alla loro inquietudine e arroganza e accettandone il malessere e il malcontento. In definitiva: occorre assillarli di meno e aiutarli di più.
· Un ragazzo di sedici anni si è fotografato così: «Sono costantemente frustrato. Mi sento oppresso al punto da scoppiare e non riesco a sfogarmi. Ho fame di esperienze e i miei non fanno che seccarmi con un mucchio di spiegazioni».
· Una ragazza di diciassette anni si faceva l’autocritica così: « Ogni giorno mi chiedo perché non sono la persona che vorrei essere. Ho un carattere instabile: perciò fingo, così la gente non se ne accorge. Ma questa è appunto la cosa che io detesto di più. Agisco sempre in contrasto con la mia vera natura. Quando mi trovo con delle persone che hanno fiducia in me, faccio tutto bene; ma quando mi trattano come l’accessorio di una macchina, divento letteralmente stupida. Tutto quello che chiedo è di trovare qualcuno che mi accetti come sono ».
· Don Bosco ripeteva: «Conquistatevi i cuori dei giovani per mezzo dell’amore».
(da EDUCHIAMO COME DON BOSCO – Carlo De Ambrogio)