Don Bosco era appena rientrato in sacrestia, al termine della celebrazione di una Messa. Finito tutto, fece con la mano un cenno al ragazzo che gliel’aveva servita e, chinandosi, dolcemente lo avvertì di uno sbaglio da lui fatto. Il ragazzo, che era vivacissimo e schietto, reagì subito rimbeccando:
- Anche lei ha fatto uno sbaglio.
- Quale? – domandò Don Bosco, sempre tranquillo.
Il ragazzo l’annunciò vivacemente. Per inavvertenza Don Bosco aveva benedetto l’acqua da mettersi nel calice all’offertorio, azione che non si doveva fare perché la Messa era dei defunti. Don Bosco sorrise e rispose:
- È vero. Che cosa vuoi? Siamo due «schiappini», due «brocchi».
Bastò questo perché il sorriso ricomparisse sul volto del ragazzo.
Ecco in Don Bosco una maniera elegante di ricevere le critiche. La maggior parte di noi non vuole far soffrire. Ciò nonostante, a ognuno può capitare di far soffrire anche le persone che ama rilevando in loro un qualche sbaglio. Non è facile presentare una giusta lagnanza; più difficile ancora è saper ricevere una critica. Alcuni suggerimenti possono aiutare ad assumere l’atteggiamento più appropriato quando qualcuno ci muove un giusto rimprovero.
Insegnate ai ragazzi che quando sono sotto posti a una critica, devono conservare la calma e ascoltare. Se il ragazzo è d’accordo o meno su quanto qualcuno gli sta dicendo è cosa da discutere in un secondo tempo.
Occorre insegnare al ragazzo a non attaccarsi al minimo pretesto per rimbeccare o aver da ridire sul conto della persona che lo sta criticando. Se chi lo rimprovera ha fatto, per esempio, un errore di grammatica, parlando, non bisogna farglielo notare subito. Caso mai aspetti una mezz’ora: allora l’osservazione sarà più serena.
Occorre insegnargli a non esagerare quanto gli vien detto. Se una persona gli dice che è stato « scortese e maleducato », non deve attribuirgli l’affermazione di avergli detto « mascalzone e delinquente »; non va bene quindi difendersi da un’accusa che non gli ha fatto. Esagerare deliberatamente un’accusa equivale a respingerla.
Occorre che il ragazzo dimostri a chi lo rimprovera: aver capito il rimprovero e la critica. Un modo facile per farlo è quello di parafrasare quanto gli è stato detto: è come dirgli di aver ricevuto e captato perfettamente il messaggio e di averne preso nota.
Insegnategli a non voltare altrove la laccia ma a guardare bene in volto la persona che lo sta rimproverando. In questo modo il ragazzo dimostra che sta seguendo quanto gli vien detto.
Ditegli che non prenda per scherzo il rimprovero che vien rivolto. Lo scherzo in tal caso diventa fastidioso, anzi irritante.
Il ragazzo non deve insinuare che chi lo critica ha un motivo segreto per farlo. Ciò rivela in partenza una volontà assoluta di non accettare osservazioni e nemmeno sentire il rimprovero e la critica.
«Mia madre mi ha allevato così: dominarsi, vincersi sempre più, accettare e ascoltare i rimproveri – scrisse un uomo nei ricordi della sua fanciullezza – Bisogna che tu divenga un uomo e non cencio, e tu lo puoi, Francesco, mi ripeteva spesso. Non contavo che tre o quattro anni e già essa mi esercitava nel sacrificio ». Santa mamma! Come Don Bosco, aveva innata l’arte di educare.
(da EDUCHIAMO COME DON BOSCO – Carlo De Ambrogio)