Gaetano Rapisardi
(Siracusa, 6 ottobre 1893 – Roma, 1988)
Dopo aver frequentato le Scuole Tecniche di Siracusa, si trasferì a Firenze per frequentare la facoltà di Architettura, dove si laureò solo dopo aver preso parte alla prima guerra mondiale. Il matrimonio con la figlia di Gino Coppedè coincise con l’avvio di una collaborazione professionale con il suocero, nel suo studio di Roma.
A Roma, dove si occupò di alcune ristrutturazioni e di edilizia residenziale, svolse anche l’attività di docente e conobbe Marcello Piacentini, col quale, nel 1926, cominciò a collaborare nel concorso, condotto assieme ad Angiolo Mazzoni, per il palazzo della Società delle Nazioni di Ginevra. Quindi, chiamato ancora da Piacentini, prese parte al progetto della Città universitaria di Roma.
Negli anni trenta, assieme al fratello Ernesto, ebbe incarico di progettare il Palazzo di Giustizia di Palermo, i cui lavori furono avviati nel 1938. Costruì quindi il Palazzo di Giustizia di Pisa.
A Livorno, assieme allo scultore Arturo Dazzi, fu incaricato di progettare il Mausoleo di Ciano, rimasto incompleto a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Durante la sua carriera realizzò diversi edifici per il culto, come la Basilica di San Giovanni Bosco nel quartiere romano di Don Bosco, dove Rapisardi si dedicò anche alla sistemazione urbanistica delle aree circostanti.
Arturo Dazzi
(Carrara 13 Luglio 1881 – Pisa 16 Ottobre 1966)
Ha lasciato nel Tempio di don Bosco:
4. Altorilievo di D. Bosco
Dopo la morte del padre, proprietario di alcune cave e di un laboratorio per la lavorazione del marmo, Arturo Dazzi inizia il suo apprendistato come scalpellino e sbozzatore nella bottega dello zio Nicolò. Nel 1892 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Carrara dove la sua presenza è documentata fino al 1899. Nel 1901 gli viene assegnato il pensionato artistico provinciale triennale che gli consente di venire a studiare a Roma dove rimarrà fino al 1925 gratificato, dopo solo un anno di permanenza, da grandi riconoscimenti. In questi primi anni del secolo, la maggior parte delle opere di Dazzi sono percorse dalla tematica verista a sfondo sociale che trova i suoi precedenti nella scultura di Constantin Meunier, Emile Antoine Bourdelle e Vincenzo Vela. Nel 1908 vince il concorso per la statua del Cardinale G. B. De Luca per il Palazzo di Giustizia di Roma e nel 1912 esegue il fregio della Cappella Martini nel Cimitero di Bologna. Partecipa alle edizioni dell’Esposizione Nazionale d’Arte Giovanile di Napoli del 1912 e 1913 e approda alla Biennale di Venezia del 1914 con opere che dimostrano l’interesse ma la non completa adesione dello scultore ai moduli liberty. Negli anni tra il 1918 e 1926 Dazzi vince numerosi concorsi romani ed esegue lavori di decorazione per Marcello Piacentini; realizza, inoltre, numerosi Monumenti ai Caduti in diverse città d’Italia, tra cui quello di Genova, progettato con lo stesso Piacentini ed inaugurato nel 1931. Alla XCIII Esposizione di Belle Arti della Società degli Amatori e Cultori di Roma del 1927, Dazzi espone, in una sala personale, venticinque disegni, due dei quali acquistati dal Governatorato per la Galleria Comunale d’Arte Moderna. Si susseguono, per l’artista, incarichi prestigiosi e riconoscimenti in tutta Italia. L’Esposizione Internazionale dell’Animale nell’arte, organizzata a Roma nel 1930, lo vede partecipare con quattro sculture e sette quadri. Arturo Dazzi dimostra sempre maggiore interesse alla pittura, tanto che in occasione della II Quadriennale romana parteciperà con una cera e diciannove dipinti ad olio. Premiato alla Esposizione d’Arte Moderna di Budapest e all’Esposizione Internazionale di Parigi.
Ercole Drei
(Faenza 1886 – Roma 1973)
Ha lasciato nel Tempio di don Bosco:
Statue arcangeli Gabriele e Michele
Allievo di D. Baccarini e di A. Rivalta, è stato prof. di scultura nell’accademia di Bologna. Ha seguito un indirizzo prevalentemente accademico nelle sue molte opere: monumenti a Faenza, Ravenna, Milano, Roma, ecc.
Alessandro Monteleone
(Taurianova, 1897 – Roma, 1967)
Ha lasciato nel Tempio di don Bosco:
65. Fastigio finale sulla cupola
38, 45. Due bassorilievi a lato del grande mosaico
Nato a Radicena (attuale Taurianova) in provincia di Reggio Calabria, Monteleone fu principalmente scultore. Da giovane venne accolto nello studio di Vincenzo Romeo che ne preconizzò il radioso avvenire. Dopo la prima guerra mondiale, cui partecipò, si recò a Roma, dove non tardò ad affermarsi tra i migliori scultori godendo di grande stima. Negli ultimi anni esercitò anche – e soprattutto – la pittura, che aveva praticato in gioventù, dipingendo oltre trecento opere tra tele e monotipi.
Alla Mostra Calabrese d’Arte Moderna di Reggio Calabria nel 1920 inviò infatti alcuni gessi e opere pittoriche, figurando in catalogo come pittore; nel 1922 fu presente con tre gessi: “Mastro Peppe”; “Ritratto di Medaglia”; “Bozzetto di Medaglia”.
Visse principalmente a Roma, dove si trasferì nel 1920 entrando nello studio del Mistruzzi. Nella capitale divenne titolare della cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di via Ripetta, dopo aver insegnato in quella di Palermo e di Napoli. È stato “Accademico Pontificio del Pantheon“, dell’Accademia Nazionale di S. Luca, delle “Arti del Disegno” di Firenze e della “Clementina” di Bologna.
Giovanni Amoroso
(Napoli 1913 – 1973)
Ha lasciato nel Tempio di don Bosco:
1. Statua San Francesco di Sales
57. Bassorilievo altare S. Pio X
Francesco Nagni
(Viterbo 1897 – Roma 1977)
Ha lasciato nel Tempio di don Bosco:
2. statua Papa Pio IX
6. statua Papa Pio XI
40 e 43. bassorilievi a lato mosaico
Studiò all’Accademia di belle arti di Roma (1915-20), lavorando in seguito nello studio di Ettore Ferrari e presso gli scultori Giuseppe Guastalla e Attilio Selva. L’influenza di quest’ultimo è ancora ravvisabile nel Monumento aicaduti di Fano nella guerra del 1915-18 (bronzo) in via delle Rimembranze a Fano, realizzato nel 1924, in seguito a concorso, in collaborazione con l’architetto Ettore Rossi; le sue forme piene e turgide, caratterizzate dall’attenta modulazione anatomica delle figure, rivelano la scelta per una scultura di volume plastico e massa architettonica, che fece di Nagni uno degli interpreti esemplari della tradizione celebrativa del Ventennio, favorendone presto l’inserimento nell’orbita delle grandi commesse pubbliche.
Nel 1932, su incarico dall’architetto Concezio Petrucci, eseguì, insieme con Amedeo Vecchi, i pannelli decorativi per l’aula magna del liceo ginnasio Cirillo (ora Orazio Flacco) a Bari e, sempre con Vecchi, nel 1934, il bassorilievo con La Vittoria in marcia (travertino; bozzetto in terracotta), sormontato dallo stemma sabaudo, per il portale d’ingresso del municipio di Sabaudia progettato da Gino Cancellotti. Lo stesso architetto lo chiamò a realizzare il Monumento equestre delmarescialloDiaz, in bronzo, sul lungomare di Mergellina a Chiaia (Napoli), posto su un alto basamento in travertino decorato lateralmente con scene a rilievo riguardanti il primo conflitto mondiale (1934-36).
Al concorso nazionale voluto nel 1934 dalla regina Elena per celebrare i grandi fatti e le maggiori figure di combattenti ed eroi della prima guerra mondiale, vinse la medaglia d’oro con il Busto di Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi (bronzo, 1934-35; Roma, Museo centrale del Risorgimento; la cera è nella galleria Carlo Virgilio; la traduzione in marmo è a Roma, Accademia naz. di S. Luca) ex aequo con il Busto diAntonio Locatelli realizzato da Antonio Berti.
Nel 1938 eseguì, su incarico di don Giovanni Minozzi, fondatore insieme a padre Giovanni Semeria dell’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia (primo istituto per gli orfani di guerra), le sculture per la facciata della chiesa dell’Assunta di Amatrice, costruita su disegno di Arnaldo Foschini, tra le quali domina una Dormitio Virginis (bronzo) a tutto tondo, memore nella semplicità e del rigore formale del primo Quattrocento. Connessa a questo lavoro è l’opera esposta nel 1939 alla III Quadriennale romana: un’Ascensione (o Assunzione) in altorilievo (particolari dell’originale in cera sono ripr. in Tecchi – Fallani – Selva, 1965, pp. 56 s.), che rinnovava la tradizionale iconografia del Transito della Vergine sia attraverso il primitivismo delle forme, riscontrabile in particolare nella durezza dei panneggi e nella legnosità della postura, sia per il particolare di un lembo di veste che fuoriesce dalla cornice, insinuando la possibilità di invadere lo spazio del reale. Nello stesso anno, per la bonifica intrapresa dall’Opera nazionale combattenti (ONC), nella casa del fascioe ufficio centrale dell’ONC per il Tavoliere delle Puglie (ora Consorzio generale di bonifica della Capitanata) a Borgo Segezia (Foggia) realizzò due rilievi raffiguranti una Vittoria alata che sguaina la spada (sovra-finestra in pietra calcarea, 1939) e i Reduci della grande guerra (balcone dell’arengario, pietra calacarea, 1941). Un altro bassorilievo, raffigurante Bellerofonte e Pegaso, fu collocato nel 1940 all’esterno del porticato della stazione Ostiense a Roma progettata da Roberto Narducci come costruzione provvisoria per la visita di Hitler a Roma nel 1938 e poi convertita in travertino in vista dell’Esposizione universale di Roma (EUR) del 1942. Legata a questa occasione è anche la statua di S. Paolo per la scalinata monumentale antistante la basilica romana dei Ss. Pietro e Paolo all’EUR, progettata da Arnaldo Foschini a metà degli anni Trenta ma aperta al pubblico solo due decenni dopo. Caratterizzata da una voluta rozzezza nella modellazione, l’opera coniuga una composta nobiltà di forme – che aggiorna la statuaria romana – con un viso ascetico e scavato.
Il ricorso a un mestiere sapiente, per riprendere iconografie del passato, fu pratica frequente in Nagni, che alla IV Quadriennale nazionale di Roma del 1943 espose oltre al S. Paolo un Ritratto muliebre a mezzo busto in cera, memore di Francesco Laurana, e un bassorilievo, LaMadonna degli angeli, che nel drappo steso a far da sfondo suggerisce la conoscenza dello studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino. L’adesione a certo verismo impressionista nel trattamento delle superfici rivela invece La madre dell’artista (o Mia madre, bronzo), acquistato in tale occasione dalla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma.
Si dedicò anche alla medaglistica e a lui, al termine del secondo conflitto mondiale, la ditta Stefano Johnson di Milano affidò il bozzetto per le medaglie interalleate di vittoria da consegnare a tutti i militari cobelligeranti (per motivi economici la ditta ha disperso sul mercato numismatico le vecchie giacenze).
Nel dopoguerra le committenze del regime fascista furono sostituite da quelle, molteplici, del Vaticano. Partecipò al concorso internazionale per le porte di S. Pietro indetto nel 1947 da Pio XII per sostituire le antiche porte in legno di noce con altre in bronzo; in seguito alla morte di Alfredo Biagini, il suo progetto (non realizzato), presentato in collaborazione con Alessandro Monteleone, risultò nel 1952 tra i vincitori con quelli di Giacomo Manzù e Venanzo Crocetti. Data al 1949 la messa in opera del Monumento di Pio XI Ratti nella basilica di S. Pietro a Roma (il gesso è conservato nella residenza papale di Castelgandolfo); a Nagni si deve anche l’urna in bronzo dorato, nella stessa basilica, dove, dal 1952, anno successivo alla beatificazione, è conservato il corpo di s. Pio X Sarto.
Opere di Nagni sono presenti nel duomo di Pontedera ricostruito nel 1948-49 (Crocifisso, bronzo) e in numerose chiese romane: S. Lucia a Piazza d’Armi (Crocifisso in bronzo nell’abside e statua di S. Lucia, navata laterale di destra) e S. Ignazio di Antiochia (Crocifisso in [...]
Antonio Venditti
(Monteroduni 1914 – 1981)
Ha lasciato nel Tempio di don Bosco:
7. San Giuseppe Cafasso
25. Bassorilievo altare
Antonio Venditti è nato a Monteroduni nel 1914.
Ha studiato a Napoli presso l’Accademia delle Belle Arti diplomandosi in scultura nel 1938. A quegli anni risale la sua prima attività di scultore che gli consente di vincere molti premi nelle nostre giovanili regionali e nazionali. Nel 1940 già espone alla Biennale di Venezia e alle manifestazioni artistiche più importanti quali la Triennale di Milano e la Triennale d’Oltremare di Napoli.
Dal 1947 al 1949 espone con i componenti del Gruppo Sud.
Nel 1950 con Barisani, De Fusco e Tatafiore formano il gruppo di arte astratta concreta napoletana e nel 1953 firma con loro il manifesto del M.A.C. ( Movimento Arte Concreta) in occasione di una mostra allestita presso la galleria “MEDEA” di Napoli. Dal 1953 ordinario di scultura decorativa presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Dal 1955 opera nella ricerca di una nuova figurazione. Le sue opere figurano in raccolte pubbliche e private in Italia e all’Estero. Muore nel 1981.