Attilio Selva
(1888-1970)
Ha lasciato nel Tempio di Don Bosco:
Statue di Cristo risorto e del Battista
Trentadue opere in mostra, alcuni dei capolavori della produzione scultorea di Attilio Selva (1888-1970) nella galleria di Francesca Antonacci che da nello stesso cortile in cui aveva sede il Circolo Artistico Internazionale, prestigiosa istituzione dove, nel 1912, il ventiquattrenne Selva partecipa alla sua prima mostra documentata.
Di nazionalità austriaca, nato a Trieste nel 1888, irredentista, è famoso nel corso degli anni Venti e Trenta per l’esecuzione di monumenti, lo ricordiamo di più per le statue del Foro Mussolini: il Lanciatore di giavellotto, il Pugilatore, il Discobolo e il Fromboliere.
Selva non è solo l’esecutore di immagini-simbolo di un’epoca fascista tendente a modificare la forma classica in una solidità ed essenzialità che risentiva delle influenze innovative di quel tempo, ma è anche un raffinato protagonista del Ritorno al Mestiere, stagione ben espressa dalle preziose opere esposte nella mostra. Ritmi, Enigma, il Ritratto della Signora Carena, solo per citare i nomi dei lavori più noti, sono gli oggetti del desiderio di ogni collezionista di scultura figurativa italiana, Bella, come la desideravano i greci antichi, è la Testa per la Vittoria alata del 1925, rapportabile al Monumento a Nazario Sauro a Capodistria e da un disegno di progetto per la Fontana di Piazza dei Quiriti a Roma, dalle splendide quanto discusse quattro cariatidi completamente nude.
Così pure la ricerca, presente nella mostra, di raffinati studi sul corpo e visi di donna, un mondo femminile straordinariamente moderno e classico insieme.
Una mostra per palati fini, capaci di apprezzare dettagli e movenze aristocratiche, tipiche di una concezione bella e piacevole dell’arte ormai da lungo tempo tramontata.
Lorenzo Gigotti
(Roma, 1908 – 1994)
ha lasciato nel Tempio di Don Bosco:
17. Quadro di sant’Anna
62. Sedici vetrate della cupola grande
66. Due vetrate sulle porte di ingresso
Allievo di Ferruccio Ferrazzi all’Accademia di Belle Arti di Roma, fa il suo esordio nei primi anni ’30 nel segno di un raffinato parallelismo con la Scuola Romana.
Successivamente, in linea con le nuove tendenze del realismo europeo, la sua pittura si caratterizza per l’assoluto verismo della composizione e per l’impasto materico che ricorda la pennellata di Mario Mafai, artista molto amato da Gigotti. Immediatamente apprezzato dalla critica, è da subito presente a tutte le Sindacali e alle Quadriennali di Roma – a partire dagli anni ‘30 fino al termine degli anni ’60. Nel ’44, su invito di Gino Severini, aderisce al Comitato Promotore della LAAF. Nel 1948 espone alla XXIV Biennale di Venezia.
La ricerca artistica di Gigotti è continua e improntata ad una grande capacità evocativa, che pone in primo piano soprattutto l’uso del disegno e la sperimentazione segnica del colore, e che lo porterà alla scelta aniconica a partire dagli anni ‘60. Legato all’ambiente culturale romano, Gigotti ebbe sempre un notevole riscontro critico, grazie soprattutto alle recensioni e ai saggi di Cipriano Efisio Oppo, Libero De Libero – sempre molto attento all’evoluzione dell’opera di Gigotti – Fortunato Bellonzi, Virgilio Guzzi, Francesco Arcangeli, Ennio Francia, e molti altri.
Di notevole interesse è anche l’attività dell’artista nel campo della vetrata, dell’affresco e del mosaico. Si evidenziano in tale ambito le opere realizzate nella Chiesa di S. Eugenio a Roma (1951); nella Cattedrale di San Paolo del Brasile (1952); nella Chiesa di S. Gottardo in Corte a Milano (1956); presso il CTO di Firenze e di Padova; nella Sala dei Congressi del C.T.O. della Garbatella a Roma. Ricordiamo inoltre la grande impresa eseguita nella Chiesa di San Giovanni Bosco a Roma, per la quale aveva già realizzato, nel 1958, la pala con Sant’Anna. Le vetrate del tamburo della cupola grande, portate a compimento nel 1963, rappresentano un ciclo impegnativo e complesso dal punto di vista della realizzazione e dell’iconografia. Per quanto riguarda l’attività didattica, oltre all’insegnamento presso la romana Accademia di Belle Arti, nel 1974 l’artista viene incaricato di dirigere la “Scuola libera del nudo” presso la stessa Accademia.
Lorenzo Gigotti è presente nel tempo a tutte le maggiori rassegne d’arte e premi di pittura nazionali – quali il Premio Marzotto, Premio Modena, Premio Michetti, Premio Villa S. Giovanni ed altri ancora – dove ottiene prestigiosi riconoscimenti.
Per i dieci anni dalla scomparsa del Maestro, è stato costituito a Roma l’Archivio Lorenzo Gigotti per la raccolta della documentazione storica e per la salvaguardia e la promozione dell’opera dell’artista.
Federigo Papi
(Siena 1897 – Roma 1982)
Ha lasciato nel Tempio di don Bosco:
9. Bassorilievi portale centrale
Eugenio De Courten
(1925-2009)
Ha lasciato nella basilica:
11, 12. Angeli su bussole e su confessionali