Caro amico parroco,
Avrei da raccontare troppa sofferenza […] cerco di andare all’essenziale. Il mio capo pensa che una persona, affetta da disabilità motoria e da epilessia parziale semplice, possa non essere in grado di svolgere il lavoro d’insegnante […]. Ma, depositato l’esito della visita medico legale, e riconosciuta la mia idoneità all’insegnamento, nulla è cambiato, anzi, tutto è andato peggiorando. Mi hanno rubato la dignità. I colleghi non hanno il coraggio di prendere posizione […]. Mi hanno assegnato due plessi scolastici differenti, pur sapendo che non ho la patente e per legge devo stare nella sede più vicina al mio domicilio. Ora invece sono a 25 km da casa. […] Chiedo a lei come prete, Dio dov’era? Perso nella sua beatitudine eterna? Indifferente agli eventi della storia? Perché non si muove? Dio è cambiato nei miei confronti. È sordo al grido degli affitti, dei deboli […] Mi sono sentito tradito da Dio […]. Cosi sono ormai diversi mesi che non metto piede in chiesa, non prego più. Mi infastidisce tutto ciò che mi ricorda il sacro e la liturgia. […]
Caro amico,
Ho letto la lunga lettera sulle ripetute vicissitudini che scombinano la tua vita… Ma, se ti arrendi hai perso. Mi permetto di ricordarti che la dignità di una persona non è un portato, è un fatto originario, di natura. La dignità nessuno può toglierla a nessuno. Se la toglie ciascuno con il suo comportamento. Nel tuo caso chi ha perduto la dignità non sei tu è chi cerca di ostacolarti, andando perfino contro la legge. Chi non vede o non riconosce la dignità altrui non ha dignità, chi non ha dignità non merita attenzione, anche se è costituita in autorità: un’autorità senza dignità è un aborto.
Dunque, non farti abbindolare da una dirigente, chiunque essa sia. Mostrale di essere un “uomo”. L’uomo nella sua dimensione ideale (che è poi quella reale perché proviene da Dio) non contempla più o meno pronunciati difetti fisici [se fosse così, il più grande scienziato vivente, Stephen Hawking, non sarebbe uomo, visto come è ridotto]. Chi fa l’uomo è l’intelligenza, l’etica, la fede, una trilogia perfetta; sono qualità interiori non fisiche. Perciò a volte, come nel tuo caso, è necessario rispondere a lettera con lettera, a minaccia con denuncia, a sguardo bieco con sguardo tranquillo (la tranquillità in questi casi è la miglior vendetta). Comunque in tutta la vicenda non vedo come possa entrare come imputato Dio. Non ha senso chiedere a Dio di risolvere i nostri problemi: l’uomo ha i mezzi sufficienti per difendersi da sé. Nessuno è tentato al di sopra delle proprie forze scrive san Paolo (1Cor. 10,13). Tu scrivi di non credere più in Dio, perché sembra che ti abbia dimenticato. Papa Ratzinger, cui avevano chiesto davanti al terribile lager di Auschwitz: “Dov’era Dio durante quella inconcepibile tragedia?”, rispose senza tentennare: “Era lì, ad Auschwitz, con i deportati, con i condannati, con quelli che morivano nelle camere a gas…”.
Caro amico, non dimenticare che quando rifiuti Dio, vuol dire che Dio ti sta parlando… lo rifiuti perché ti parla. Se facesse silenzio, se, come credi tu, fosse lontano, non avresti più alcun motivo di rifiutare qualcuno che è lontano, che non c’è, che non parla, che non ti dà fastidio. Quand’ero piccolo mi dicevano: “Dio è perfettissimo”. Ci ho creduto. Però, quando un po’ di filosofia è cominciata a penetrare nel mio cervello, è scattato il dubbio: se Dio è perfettissimo non ha alcun bisogno di muoversi, anzi, il muoversi è contrario alla sua natura, perché il moto cambia le persone in tanti modi, così come cambia le cose: le stressa, le usura, le invecchia…. Dio non può cambiare. È l’idea di
Aristotele che affermava sicuro che la Perfezione se è tale non si muove, è già perfetta così, che la Verità, se è tale, non può muoversi è statica; se è Verità, non ha bisogno di alcun movimento. Dio invece si è mosso, si è diminuito, infatti, si è fatto uomo, si è svuotato, si è svestito della sua divinità. È proprio questo l’assurdo e splendido mistero di Dio e del cristianesimo. Cristo è venuto sulla terra per insegnarci che vale la pena essere uomini, nonostante tutto. Non solo: Dio è venuto nel mondo per fare l’esegesi di Dio, per farci vedere chi è e di che cosa è capace [Attento, non parlo di miracoli, che sono bazzecole in confronto al miracolo più grande in assoluto, quello di aver rinunciato alla divinità per vivere la vita delle sue creature].