Sig. don parroco,
Ci riprovo, perché l’altra lettera non era completa, e i dubbi sono ancora tanti. Ricorda? In un colloquio alquanto freddino lei mi ha detto che il male c’è per via della libertà […]. Ci ho riflettuto molto, ma il dubbio mi assale ogni tanto. Se io non intervengo quando ad esempio assisto [o provoco] a un incidente mentre viaggio in macchina, commetto un reato e sono passibile di pena.
Per Dio non è lo stesso? Quando l’uomo la sta combinando troppo grossa […], se Dio non interviene non le sembra che sia un reato?
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Beh, chi glielo ha detto che Dio non interviene? Forse – e senza forse – non interviene come vorremmo noi, o come ci obbligano le leggi umane, ma Dio non è un uomo e ha altri sistemi di intervento. Così come Egli ci lascia la libertà di chiedere a modo nostro, occorre che noi gli lasciamo la libertà di intervenire a modo suo, anche se quel modo non ci piace, perché non riusciamo a capire dove va a parare, o non riusciamo a vedere con i nostri sensi di carne i risultati del suo intervento. A questo punto occorre far scattare la fede: è certo che non riusciamo a capire i suoi pensieri e le sue strategie, lo dice lui stesso: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri” (Is 55,1-11), ma di certo Dio interviene, non disperde le nostre suppliche, le incamera e se ne serve come, quando e dove sono necessarie al suo progetto di salvezza.