Matteo 27, 31-56: 31 Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo. 32 Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. 33 Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 34 gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. 35 Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. 36 Poi, seduti, gli facevano la guardia. 37 Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». 38 Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. 39 Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: 40 «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». 41 Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: 42 «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. 43 Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuoi bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». 44 Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo. 45 A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 46 Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 47 Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». 48 E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. 49 Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». 50 Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. 51 Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, 52 i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. 53 Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. 54 Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!». 55 Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. 56 Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.
(Bibbia Cei: versione 2008)
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Matteo 27, 31-56
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: « Questi è Gesù, il re dei Giudei». Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!». Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. E` il re d`Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo. Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: « Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!». C`erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.
(Bibbia Cei: versione 1971)
Esegesi
La Crocifissione (27, 31-44)
Siamo al terzo ed ultimo atto del dramma della passione: l’esecuzione della sentenza capitale. La crocifissione era una pena particolarmente infamante, praticata dai Romani, che la risparmiavano a chi poteva vantare diritti di cittadinanza romana. Per gli ebrei si aggiungeva un motivo di particolare infamia, perché in base ala legge mosaica si vedeva in essa il segno della maledizione divina. Gesù in croce appariva condannato dagli uomini e da Dio e la sua fine in croce la smentita dall’alto alla sua pretese di messianicità.
LO PORTARONO VIA PER CROCIFIGGERLO (31)
Gesù viene rivestito delle sue vesti. Forse in Giudea non era applicata la norma romana, secondo la quale il condannato era accompagnato nudo al luogo del supplizio, dopo aver attraversato le vie principali della città. Del doloroso viaggio di Gesù al Calvario, due soli particolari si conoscono nei vangeli: quello del Cireneo riferito da tutti i tre Sinottici, e quello del lamento di Gesù sulle donne, riportato solo da Luca (Lc 23, 27-32).
MENTRE USCIVANO (32)
Probabilmente si tratta dell’uscita dalla Città, piuttosto che dalla porta del pretorio. La crocifissione si faceva fuori città. Gerusalemme, la città santa, rifiuta colui che pochi giorni prima aveva acclamato come figlio di Davide (21, 9-10).
UN UOMO DI CIRENE (32)
Simone proveniva dalla fiorente colonia ebraica di Cirene nella costa settentrionale dell’Africa, che aveva a Gerusalemme una forte rappresentanza, tanto da avere nella città una sinagoga (Atti 6, 9). Marco dice che l’uomo veniva dal campo ed era padre di Alessandro e di Rufo.
LO COSTRINSERO A PRENDER SU LA CROCE (32)
E’ facile pensare che Gesù, stremato dalla flagellazione subita non fosse in grado di portare la croce. La “croce” che Simone porta probabilmente era solo il patibolum, la trave trasversale che, secondo l’uso romano, doveva essere trasportata dallo stesso condannato. Il gesto di Simone prefigura quello che fanno più tardi i discepoli: portare la croce seguendo Gesù (16, 24).
LUOGO DETTO GOLGOTA (33)
Golgota, in ebraico “gulgolet” = luogo del cranio; in latino “calva o calvaria”, da cui il nostro “calvario”. Era un piccolo rialzo roccioso, ora inglobato nelle costruzioni sacre del Calvario, che sovrastava il terreno circostante di appena qualche metro; distava dalla Torre Antonia dai sei ai settecento metri.
VINO MESCOLATO CON FIELE (34)
Era costume presso gli ebrei somministrare ai condannati una bevanda per alleviare le atroci sofferenze del supplizio. (Pr 31, 6) Rifiutando la bevanda Gesù mostra di voler bere fino in fondo il calice della sua passione. Matteo dice che la bevanda era “vino mescolato con fiele”, come era scritto in Sl 68, 22: “ quando avevo sete mi hanno dato aceto”.
DOPO AVERLO …CROCIFISSO (35)
Come per la flagellazione e per il cammino verso il Golgota lo scrittore non usa nessun dettaglio descrittivo. Forse questa laconicità nasconde tutto l’orrore che il terribile supplizio aveva suscitato nella prima generazione cristiana. Saranno gli artisti che cercheranno di supplire a questo silenzio.
SI SPARTIRONO LE VESTI (35)
I quattro evangelisti ricordano che Gesù è stato spogliato. Tutti i condannati morivano nudi e pare che almeno fuori della Giudea andassero nudi al luogo del supplizio. Nel parlare delle vesti l’evangelista fa riferimento al Salmo 21, 19: “ Si spartirono le mie vesti, sul mio vestito gettarono la sorte”.
GLI FACEVANO LA GUARDIA (36)
Fanno la guardia prima e dopo la morte, al sepolcro. Ma invano: Dio trionfa sulla volontà di morte degli uomini.
LA MOTIVAZIONE SCRITTA (37)
Il contenuto della scritta, riferito nei vangeli con qualche differenza, è per tutti uguale: il motivo della condanna di Gesù è la sua dichiarata regalità su Israele. Pilato stesso (27,11) aveva messo in risalto, come accusa, questo regalità e lo aveva fatto come gesto di scherno verso un condannato non pericoloso e in segno di disprezzo verso i capi giudei ingombranti.
CROCIFISSI DUE LADRONI (38)
Gesù non ha l’onore nemmeno di una morte tutta per lui; già era stato trattato come un brigante (26,55), ora muore con un gruppo di condannati. Si verifica quanto aveva detto il profeta: “ E’ stato annoverato tra gli empi (Is 53, 12).
QUELLI CHE PASSAVANO (39)
Matteo si diffonde sulle derisioni e i rifiuti. Gesù è abbandonato da tutti. Tutti si accaniscono a sottolineare l’impotenza alla quale è ridotto. Solo Marco e Matteo ricordano l’insulto dei passanti. Essi “scuotono il capo” con un segno di disprezzo e di ironica commiserazione, che ricorda il gesto dei nemici del “giusto sofferente” di Salmo 21, 8: “ Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: “ Si è affidato al Signore, lui lo scampi, lo liberi se è suo amico “. “
TU CHE DISTRUGGI IL TEMPIO (40)
I passanti sogghignano. Ripresentano la falsa testimonianza, fatta davanti al Sinedrio, espressa in maniera ancora più falsa (tu che distruggi il Tempio).
SE TU SEI I FIGLIO DI DIO (40)
L’evangelista si allaccia alla tentazione del deserto: “ Se sei Figlio di Dio ordina a queste pietre che diventino pane… gettati già“ (4, 2.6)
I SOMMI SACERDOTI (41)
Sommi sacerdoti, scribi, anziani, che lo hanno portato alla condanna, ora con scherno si fingono disposti a credergli se farà il segno spettacolare di scendere dalla croce. Gesù aveva già detto che avrebbe dato solo il segno di Giona, quello del seppellimento per tre giorni e tre notti e poi della risurrezione (12, 39-40), e aveva anche detto che chi è mal disposto non crede “neppure se un morto risorge” (Lc 16,31).
HA CONFIDATO IN DIO (43)
Queste asserzioni le troviamo solo in Matteo. L’insulto (Ha confidato.. lo liberi) ricalca Sl 21, 9: “ Si è affidato a Javhé, lo liberi, lo salvi, se lo ama “ e Sap 2, 13,-18: “ Egli pretende di possedere la conoscenza di Dio e si chiama figlio del Signore….vediamo dunque se ciò che egli afferma sia vero… “.
ANCHE I LADRONI (44)
Luca, che menziona anche lo scherno dei soldati (Lc 23, 36), precisa che fu solo uno dei malfattori ad unire la sua voci al coro di chi insultava Gesù.
Morte di Gesù (27, 45-56)
Tutti gli evangelisti presentano la morte di Gesù come un avvenimento che ha relazione col giudizio del mondo. Troviamo qui le immagini tradizionali del “Giorno del Signore” (Amos 5, 18-20; Gioele 2, 10-12; 3, 1-3; Isaia 13, 10). La natura fa da scenario all’”impero delle tenebre” (Lc 22, 53) che sembrano avere la meglio in questo momento. Particolare comune ai tre sinottici è il grido del giusto abbandonato, frainteso dai presenti, la bevanda con aceto, il forte grido che precede l’esalazione dello spirito. Luca narra il pentimento del buon ladrone (Lc 23, 39-43) e la consegna da parte del morente del suo spirito nelle mani del Padre (Lc 23, 46). Giovanni narra la consegna da parte di Gesù di sua Madre al discepolo prediletto (Gv 19, 26-27) e il compimento di tutto (Gv 19, 28-30).
SI FECE BUIO (45)
Nel linguaggio evangelico le “tenebre” sono simbolo dei nemici di Dio e del Vangelo e in particolare di satana; la loro simbolica comparsa sul Golgota sta a significare che questa è l’ora di satana, la potestà delle tenebre (Lc 23, 53). Nel linguaggio apocalittico le tenebre sono anche simbolo di sventura (Lm 3, 2) e del giusto giudizio di Dio (Gl 2, 10), in esse si nasconde l’ira divina che si abbatte sui Giudei responsabili della morte di Gesù. “ Tutta la terra” significa tutta la regione.
GRIDO’ A GRAN VOCE (46)
Gesù prega a voce alta con l’inizio del salmo 21, già citato altre volto in questo testo della passione. Gesù fa suo lo spirito del salmista che è quello dell’incondizionata fiducia in Dio nel momento dell’angoscia totale, nel timore di essere abbandonato da Dio; la fiducia di andare a Dio, quando Dio sembra abbandonarlo alle forze del male. In questo grido gli uomini si riconoscono da sempre.
ALCUNI DEI PRESENTI (47)
Gesù pregando nella sua lingua, chiama Dio “Elì”, secondo Matteo che riferisce il grido in ebraico o Eloì, come dice Marco, che ce lo riporta in aramaico. E alcuni pensano che invochi Elia.
GLI DAVA DA BERE (48)
Il gesto si spiega meglio nella relazione del questo vangelo dove lo si dice provocato dalla richiesta di Gesù: “Ho sete” (Gv 19, 28). In esso l’evangelista vede l’avveramento di una scrittura: “ Hanno messo nel mio cibo veleno e quando avevo sete mi hanno dato aceto” (Sl 68, 22). L’aceto è la posca, bevanda acidula dei soldati romani.
EMESSO UN ALTO GRIDO (50)
Questo grido ricapitola tutta la storia. Il suo è il grido dell’uomo verso il Padre. Nell’angoscia Israele ha gridato a Dio. C’è il bisogno dell’umanità di “gridare” a Dio. L’Imitazione di Cristo riassume così il mistero: “ L’amore è un alto grido”.
ED ECCO (51)
Matteo interpreta la morte di Gesù come l’avvenimento che segna il tramonto del vecchio mondo e l’aurora del nuovo. Già l’oscurità estesa sulla terra annunzia il “giorno del Signore”.
IL VELO DEL TEMPIO (51)
La prima rottura liberatrice è quella del velo, che nascondeva agli occhi del popolo il “santo dei santi”, luogo inaccessibile della presenza di Dio. Indica che con la morte di Gesù si annulla la barriera tra Dio e il suo popolo. Indica anche la fine del santuario ebraico, l’abolizione del culto antico e del popolo d’Israele come popolo eletto, la fine dei privilegi d’Israele e l’inizio del nuovo popolo di Dio e di un mondo nuovo per tutti gli uomini.
LA TERRA SI SCOSSE (51)
La seconda riguarda le rocce. Lo sconvolgimento e il cambiamento si estende all’universo. Il testo lo descrive, parlando di terremoto e spaccatura delle rocce, da intendersi non in senso letterale, ma apocalittico.
MORTI RISUSCITERANNO (53)
La terza rottura liberatrice riguarda i sepolcri. La morte di Gesù è la porta della vita. Qui si parla dei giusti dell’AT che per primi sono chiamati a godere dei frutti della redenzione operata da Cristo sulla croce; la fede di Matteo e di tutta la Chiesa riconosceva che la morte di Gesù ha aperto le porte del cielo ai santi dell’Antico Testamento. Matteo con stile apocalittico presenta questi venerandi personaggi uscire dalle tombe ed entrare con Cristo risorto nella “città santa”, cioè nella beatitudine celeste. L’asserzione “ apparvero a molti” va vista sul piano spirituale, che è quello proprio del genere apocalittico. Quanto qui viene asserito è anche attestazione che con la morte di Cristo la morte è stata vinta e i morti risorgeranno. Dice il quarto evangelo: “ Viene il giorno in cui tutti quelli che stanno nei sepolcri sentiranno la voce del Figlio di Dio e ne usciranno” (Gv 5, 28).
IL CENTURIONE (54)
Matteo ritocca un po’ il racconto di Marco: la confessione di fede del centurione è condivisa dai suoi compagni di guardia; e già una comunità pagana proclama e annunzia la chiesa futura. L’atto di fede di questi pagani, colti da sacro timore perché gli elementi hanno manifestato la risonanza cosmica della morte del Signore, contrasta col sarcasmo dei sacerdoti: le nazioni danno il cambio a Israele.
Per Marco il centurione proclama la fede nel Figlio di Dio, perché lo vede spirare in quel modo (Mc 15, 39). Per Luca le folle “di fronte all’accaduto” se ne vanno “battendosi il petto”. (Lc 23, 48)
MOLTE DONNE (55)
La presenza delle donne, in stridente contrasto con l’assenza dei discepoli, eccetto Giovanni, indica che il gruppo degli amici partecipò fino in fondo alla passione del Signore.
MARIA DI MAGDALA (55)
I nomi delle donne presenti presso la croce sono dati variamente menzionate dagli evangelisti. Luca le omette; gli altre tre nominano la Maddalena, Giovanni, Maria, la Madre di Gesù, Maria sorella della Madre del Salvatore e moglie di Cleofa; Marco, Maria, madre di Giacomo e Giovanni e Salome; Matteo, Maria, madre di Giovanni e Giacomo.
MEDITAZIONE (meditare con attenzione e ascoltare con amore)
PASSIONE DI GESU’
Ritengo auspicabile dire qui qualcosa delle sofferenze che per me Tu hai sofferto, o Dio di tutti. Ti sei tenuto in piedi nel tribunale della creatura, in una natura che era la mia; non hai parlato, tu che doni la parola; Non hai alzato la voce, tu che crei la lingua; non hai gridato, tu che scuoti la terra; non hai ruggito, tu che sei la tromba che risuona agli orecchi di tutti nella Maestà; non li hai biasimati, nonostante i tuoi benefici, e non hai loro, nonostante le loro malvagità, chiuso la bocca; non hai abbandonato alla confusione chi ti abbandonava ai tormenti della morte; non hai opposto resistenza, quando ti legavano; e quando Ti schiaffeggiavano, non ti sei indignato; quando ti coprivano di sputi, tu non hai ingiuriato, e quando ti davano pugni, tu non hai fremuto; quando si facevano burle di te, non ti sei corrucciato; e quando ti schernivano, non hai alterato il tuo viso. Lo hanno spogliato della tunica che lo ricopriva come se egli fosse impotente, e di nuovo ve lo hanno rivestito come un detenuto incapace di fuggire… con la flagellazione, all`ultima ignominia l`han consegnato in mezzo a plebaglia abietta; han piegato il ginocchio per insultarlo e gli han posto sul capo una corona per disprezzo (cf. Mt 27,26-31). (Gregorio di Narek, Liber orat. 77, 1 ss.)
VIA DELLA CROCE E MORTE
Lungi dal darti un attimo di tregua, o fonte della vita, t`hanno apprestato, per portarlo lo strumento di morte. Con magnanimità tu l`hai accolto, l`hai preso con dolcezza, l`hai sollevato con pazienza; ti sei caricato, come fossi un colpevole, del legno dei dolori! Sulla sua spalla egli ha portato l`arma di vita, come il fiore di giglio delle valli (cf. Ct 2,1). Ti han cacciato fuori come la vittima dell`olocausto; ti hanno sospeso come l`ariete impigliato al cespuglio per le corna. (cf. Gen 22,13);
Ti hanno disteso sull`altare della Croce come una vittima; ti hanno inchiodato quasi tu fossi un malfattore; ti hanno inchiodato come un ribelle; tu che sei la Pace celeste, quasi tu fossi un brigante; tu che sei la grandezza inviolabile, come un uomo dei dolori; tu che sei adorato dai Cherubini, come un essere spregevole (cf. Is 53,3) Tu che sei la causa della vita, come degno d`esser distrutto dalla morte; tu che hai esposto l`Evangelo, come un bestemmiatore della Legge; il Signore e il compimento dei Profeti, come un trasgressore delle Scritture; tu che sei il raggio di gloria e il sigillo di pensieri insondabili del Padre (cf. Eb 1,3), come avversario della volontà di Colui che ti ha generato; tu che sei veramente Benedetto, come un esiliato; tu che hai sciolto il legame della Legge, come uno scomunicato (cf. Gal 3,13); Tu che sei un fuoco divoratore (cf. Dt 4,24), come un prigioniero condannato; tu che sei temibile in cielo e in terra, come un uomo giustamente castigato (cf. Is 53,4); Tu che sei nascosto in una luce inaccessibile (cf. 1Tm 6,16), come uno schiavo terrestre! (Gregorio di Narek, Liber orat. 77, 1 ss.)
SI AVVICINA LA PASQUA
Sarebbe pericoloso prestare poca attenzione ai misteri del nostro Salvatore. Noi vi esortiamo a prepararvi tanto maggiormente, quanto più si avvicina la festa di Pasqua, a purificarvi da tutto ciò che è invidia, odio, collera, parole ingiuriose, maldicenze e calunnie, per poter celebrare degnamente quel giorno. Perdonate coloro che hanno peccato contro di voi, affinchè il Signore perdoni i vostri peccati: colui che avrà serbato odio o collera, sia pure nei confronti di un sol uomo, celebrerà la Pasqua per sua sventura, poiché non mangerà la vita con Pietro, ma riceverà nella santa comunione la morte con Giuda. Allontani da voi tale sciagura, colui che vi ha creato con potenza, riscattato con amore, Gesù Cristo nostro Signore, che vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo, Dio, nei secoli dei secoli. Amen. (Anonimo IX secolo, Hom. 10)
IL MISTERO DELLA CROCE
Nell’impatto con la croce la fede vacilla: il peso del patibolo schiaccia il Giusto per eccellenza e sembra dar ragione alla potenza dell’ingiustizia, della violenza, della malvagità. Sale inquietante la domanda del “perché” di questo cumulo insopportabile di sofferenze e del dolore che investe Gesù, il Crocifisso e con lui tutti i crocifissi della storia. Solo la fede è capace di leggere l’onnipotenza di Dio nell’impotenza della croce. Gesù non muore perché lo uccidono, ma perché egli stesso si consegna con libertà suprema, per amore. Questo amore supremo che egli dona perdendo se stesso e diventando solidale con tutte le umiliazioni, i dolori, i rifiuti patiti dall’uomo, dà la misura dell’annientamento di Gesù e manifesta il rovesciamento delle situazioni umane: la vera grandezza dell’uomo non sta nel potere, nella ricchezza, nella considerazione sociale, ma nell’amore che condivide, che è solidale, che è vicino ai fratelli, che si fa servizio. Dio vince il dolore e la morte, non togliendola dal cammino dell’uomo, ma assumendoli in sé. Il Dio giusto si sottrae ai nostri schemi di giustizia, che reclamerebbero la vendetta immediata sui cattivi e sugli accusatori dell’Innocente: la sua giustizia si rivela perdonando e togliendo all’omicida anche il peso del proprio peccato. Il vinto che perdona il vincitore lo libera dalla sua aggressività mortale mostrandogli come l’amore vince l’odio. (Messalino LDC)
DOLORE
La croce prima che dare la morte mira a spremere da un essere umano tutta la sofferenza di cui è capace. Sul piano morale poi è la suprema umiliazione: “ il più abietto supplizio degli schiavi”, dice Cicerone. “ Segno di maledizione” secondo la Bibbia. Eppure anche l’agonia e la croce sono solo il segno di un abisso di sofferenza che sconfina con l’infinito, perché è Dio stesso che soffre nella carne umana. E’ come quando in certi mari infidi si crea alla superficie delle acque un mulinello che nasconde catastrofi in profondità, nel cuore delle acque. ”Fermati e guarda se c’è un dolore come il mio”, ci esorta la liturgia.
PECCATO
Se ci si chiede il perché di tanto dolore c’è una sola risposta, quella data da Isaia: “ E’ stato trafitto a causa delle nostre colpe”. C’è dunque una perfetta equazione tra Croce e peccato. Il contenuto di questo mistero sconfinato di dolore sono le mie colpe: i tradimenti, le vigliaccheria, le quotidiane indolenze. La croce ha due sbarre, segno di contraddizione: è l’opposizione della mia volontà a quella di Dio che l’ha creata. Finché ci sarà al mondo una volontà umana che si oppone a quella divina, la croce sarà una realtà attuale. In questo senso Pascal dice che Gesù continua la sua agonia fino alla fine del mondo. La Croce è l’altare del mondo.
AMORE
L’ultima definitiva spiegazione della croce è l’amore. Un amore che si sacrifica e s’immola. Soffrire e morire toccava a noi, ma l’Agnello di Dio ha preso su di sé tutto questo carico. Si è fatto “peccatore” dei nostri peccati, e perciò è morto della nostra morte. “ Non c’è amore più grande”, ci ha avvertiti Gesù. Giovanni infatti introduce la passione con queste parole: “ Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine “: cioè fino all’estremo limite. Se l’amore a Dio non fosse costato nulla, forse non ce ne saremmo convinti, sapendo quanto costa a noi uomini amare. Ma davanti alla Croce ci sgorga dal cuore il grido di Paolo: “ Mi ha amato e ha dato se stesso per me”.
TRIONFO
Dalla tragedia della Croce è nato il mistero ineffabile della nostra salvezza. Quella che sembrava una definitiva sconfitta si è risolta in trionfo. Nel corpo del Figlio unigenito dilaniato sulla croce, la maledizione è distrutta, siamo invasi dalla vita del Risorto, riconciliati tra noi e con il Padre, trasformati a immagine del Cristo glorioso. Ma tutto questo è estremamente esigente: bisogna accettare di soffrire con Lui “, compiendo quello che manca alla passione di Cristo per il suo corpo che è la Chiesa”, bisogna imparare ad amare con lo stesso amore con cui Cristo ci ha amati e ci ama. (M. Magrassi)
CI SIAMO ANCHE NOI
La passione di Gesù ha una trama fittissima di fatti e persone nelle quelli ci troviamo coinvolti tutti, nessuno escluso. La passione di Gesù infatti ci interroga e ci propone alla riflessione temi assai interessanti e sconvolgenti come l’amicizia al convito pasquale, il dono totale di Gesù nell’ultima cena, il tradimento, la dispersione del gregge, il rinnegamento, la solitudine di Gesù nella veglia, l’arresto, la fuga dei discepoli, il duplice processo davanti al sinedrio e davanti a Pilato, l’urlo della folla che vuole Barabba vivo e Gesù crocifisso, il cireneo, la crocifissione di Gesù, il sepolcro sigillato, e ancora tante altre provocazioni a riflettere e prendere posizione. Non si può rimanere indifferenti ed estranei quando si fa memoria della passione di Gesù. Ognuno deve decidere di fronte a lui che è “segno di contraddizione”. Il processo di Gesù non è ancora chiuso ed è ineluttabile che in giudizio siano trascinati i suoi seguaci. Egli infatti disse” Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 26, 24). Il Vangelo della passione allora continua; dopo quello di Gesù si scrive il nostro, sarà il quinto vangelo, la storia della nostra passione. (Ambroanio)
RIFLESSIONI
“Dio ha tanto amato gli uomini da dare per loro il suo Figlio” (Gv 3, 16); “ Gesù Cristo mi ha tanto amato da dare se stesso per me” (Gal 2, 20).
Gesù che esperimenta fino in fondo il dramma della sofferenza (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” (Mt 27, 46) nel momento della morte esclama: “ Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46).
Fratello in Cristo, segui il cammino indicato dal velo del tempio. Entra nel Santo dei santi delle sofferenze di Gesù Cristo. Là troverai l’amore santo e benedetto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo per i peccatori e per gli iniqui (Filarete).
Se Gesù ha dato se stesso per noi “anche noi dobbiamo mettere a disposizione la nostra vita per i fratelli”. (1 Gv 3, 16)
“Completo nelle mie membra quello che manca alla passione di Cristo” a vantaggio del suo corpo che è la Chiesa”. (S. Paolo)
“Io ritenni di non saper altro in mezzo a voi, se non Cristo e questi crocifisso”.(1 Cor 2, 2) Finché non giunge a questo, l’esperienza cristiana è embrionale, in cammino”. (Cardinale Martini)
“Chi ha sete venga a me e beva… fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero dovuto ricevere i credenti in lui”. (Gv 7, 38-39) Dal costato di Cristo sgorga l’acqua che è lo Spirito.
PREGHIERA (pregare la parola)
•O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione per partecipare alla gloria della risurrezione. (Colletta Domenica di Passione)
•Egli, che era senza peccato, accettò la passione per noi peccatori e, consegnandosi a un’ingiusta condanna, portò il peso dei nostri peccati. Con la sua morte lavò le nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza. E noi, con tutti gli angeli del cielo, innalziamo a te il nostro canto e proclamiamo insieme la tua lode. (Prefazio Domenica di Passione)
•Ricordati, Padre, della tua misericordia; santifica e proteggi sempre questa tua famiglia, per la quale Cristo tuo Figlio, inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale. (Colletta Venerdì santo)
•Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome (Fil 2, 8-9).
•Guarda con amore, Padre, questa tua famiglia, per la quale il Signore nostro Gesù Cristo non esitò a consegnarsi nelle mani dei nemici e a subire il supplizio della croce. (Orazione del Venerdì Santo)
•Dio onnipotente ed eterno che hai rinnovato il mondo con la gloriosa morte e risurrezione del tuo Cristo, conserva in noi l’opera della tua misericordia, perché la partecipazione a questo grande mistero ci conservi per sempre al tuo servizio. (Orazione dopo la comunione del Venerdì S.)
•O Trinità, il luogo in cui ti riveli a noi è la Croce. La ci è donato tutto l’amore del Padre; là il Figlio, nella maniera più radicale dice si al Padre, dice a noi e al Padre l’amore totale del suo infinito sì. O Trinità, incastonami nell’intima dinamica della Passione di Gesù per farmi entrare a far parte del circolo di vita del tuo amore. (Klaus Hemmerle)
•Padre che consegni il tuo unico Figlio per noi, Figlio che vivi il supremo abbandono della Croce, Paraclito, che unisci il Padre donante e accogliente al Figlio morente e in lui alla passione del mondo, Trinità del dolore, Dio nascosto del Venerdì santo, donaci di prendere ogni giorno la croce dell’abbandono e di offrirla con te in una comunione più grande. (Bruno Forte)
•O croce beata che apristi le braccia a Gesù redentore, bilancia del nostro riscatto, che tolse la preda all’inferno. Ave, o croce, unica speranza in questo tempo di passione, accresci ai fedeli la grazia, ottieni alle genti la pace. (Dall’Inno di Vespri Settimana Santa)
•O Gesù redentore, immagine del Padre, luce d’eterna luce, accogli il nostro canto. Per radunare i popoli nel patto dell’amore distendi le tue braccia sul legno della croce. Dal tuo fianco squarciato effondi sull’altare i misteri pasquali della nostra salvezza. (Dall’Inno di Lode della Settimana santa)
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE (assunzione di impegni concreti)
“Nella croce eretta sul Golgota si è manifestato il cuore della Trinità……Se vogliamo sapere chi è Dio dobbiamo inginocchiarci ai piedi della croce”. (J Moltmann)