“A Roma non sono pochi quei quartieri che prendono il loro nome da quello di una chiesa. È il caso del quartiere di San Giovanni, di quello di San Paolo, di quello di San Lorenzo o di San Saba. Sulla via Tuscolana, a pochi chilometri dai celebri studi di Cinecittà, esiste un altro quartiere romano che prende il nome da una chiesa: è quello di Don Bosco, senza san o altri orpelli, semplicemente don, come quel prete torinese si era fatto sempre chiamare dai suoi amati ragazzi. Questa è la storia della chiesa di San Giovanni Bosco e di un quartiere che intorno a quell’edificio è nato e cresciuto e che da sempre si identifica con la bianca basilica romana.”
Inizia così un bellissimo articolo uscito pochi giorni fa sulla nostra Parrocchia (che chiamiamo così proprio perchè è l’insieme delle persone, degli edifici e della vita parrocchiale che si vive nel territorio dove è collocata).
E proprio in questi giorni fa sessant’anni, perchè “il 2 maggio 1959 la basilica di San Giovanni Bosco veniva solennemente consacrata dal cardinal Aloisi Masella. Bianca e possente si stagliava in un grande e solitario spazio, che si apriva davanti all’ampio sacrato, che occhieggiava a palazzi in costruzione e alberi ancora incapaci di svettare. Il giorno dopo, in quello che solo nel 1977 diventerà il futuro quartiere di Don Bosco, arrivò persino il papa. Giovanni XXIII si recò nella nuova chiesa per pregare davanti alle spoglie di Don Bosco, giunte per l’occasione direttamente da Torino. Fu un tripudio di folla che si riversò in quella che non era ancora una vera e propria piazza. Bambini sulle spalle di ossuti papà, mamme con le borse della spesa, anziani con i cappelli ben piantati sulle teste e vecchiette chiuse nei loro veli neri, tutti accorsi per vedere il papa buono e la loro nuova, bellissima chiesa. Oggi come allora la basilica di Don Bosco è il fulcro di tutto il quartiere. Con la sua sagoma squadrata e ben riconoscibile, la grande cupola, di poco inferiore a quella di San Pietro e quella più piccola con i due campanili ai lati; ma anche l’ampia facciata con nel mezzo l’alto rilievo marmoreo realizzato da Arturo Dazzi e raffigurante L’apoteosi di Don Bosco e i cinque portali bronzei che precedono il lungo portico.”
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Ringraziamo ancora gli autori e la testata per questo bellissimo contributo.