Concludendo il discorso precedente sulla santità di Don Bosco, riportiamo la testimonianza di Don Rua, anche se alquanto lunga, ma preziosissima per conoscere il Santo Fondatore:”Quanti conobbero D. Bosco durante la sua carriera mortale […] avranno senza dubbio dovuto convincersi che egli non viveva che per Dio, che in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni benché minima azione era guidato dallo spirito del Signore. Per noi suoi figliuoli pare quasi impossibile rappresentarci D. Bosco se non col volto acceso di santo zelo e con le labbra aperte in atto di ripetere il suo motto predi- letto: Da mihi animas, caetera tolle. Credo di non andar errato pensando che anche voi non potete raffigurarvelo altrimenti che quale perfetto modello di sacerdote, immemore di se stesso, intento unicamente a procurare la gloria di Dio e a guidare un gran numero di anime al cielo. E se noi avessimo vaghezza di domandargli come abbia fatto a sormontare tante difficoltà […], sembra che egli con quella fisionomia bonaria e sempre raggiante di carità e dolcezza ci risponda colle parole di S. Paolo: nos autem sensum Christi abemus, quasi volesse dirci che mai non pensò né operò secondo i dettami del mondo, e sempre e dovunque si sforzò di riprodurre in se stesso il divino modello, Gesù Cristo, e così gli venne fatto di compiere la sua missione” (Lettera edificante n.7 Lo spirito di Don Bosco – 14 giugno 1905). Don Bosco nel 1846 emette un “voto inedito”, a cui sarà sempre fedele, di dedizione totale ai giovani poveri e bisognosi:” Nell’estate del 1846 si ammala e si trova in pericolo di morte. Dopo alcune settimane supera il male e, convalescente può tornare all’Oratorio. Don Bosco proferisce le parole più solenni e impegnative della sua vita. ”Cari figliuoli, la mia vita la devo a voi. Ma siatene certi: d’ora innanzi la spenderò tutta per voi”. Don Bosco, ispirato dallo Spirito Santo, in certo senso, emise un voto inedito: il voto di amore apostolico, di consegna della propria vita per i giovani, che osservò in ogni istante della sua esistenza”. (Don Pascual Chavez V., Discorso di chiusura del capitolo Generale 26°).
Spiritualita’ apostolica
Grandezza di Don Bosco: ”La sua statura di Santo lo colloca, con originalità, tra i grandi Fondatori di Istituti Religiosi nella Chiesa. Egli eccelle per molti aspetti: è l’iniziatore di una vera scuola di nuova e attraente spiritualità apostolica; è il promotore di una speciale devozione a Maria, Ausiliatrice dei Cristiani e Madre della Chiesa; è il testimone di un leale e coraggioso senso ecclesiale manifestato attraverso mediazioni delicate nelle allora difficili relazioni tra la Chiesa e lo Stato; è l’apostolo realistico e pratico, aperto agli apporti delle nuove scoperte; è l’organizzatore zelante delle Missioni con sensibilità veramente cattolica; è, in m o d o e c c e l s o , l’esemplare di un amore preferenziale per i giovani, specialmente per i più bisognosi, a bene della Chiesa e della società; è il maestro di un’efficace e geniale prassi pedagogica, lasciata come dono prezioso da custodire e sviluppare”. (Giovanni Paolo II, Padre e Maestro dei giovani, n.5).
Educazione e santita’
Don Bosco: santo che educa alla santità: In questa lettera mi piace considerare di Don Bosco soprattutto il fatto che egli realizza la sua santità mediante l’impegno educativo, vissuto con zelo e cuore apostolico, e che sa proporre al tempo stesso la santità quale meta concreta della sua pedagogia…proprio un tale interscambio tra “ e d u c a z i o n e ” e “santità” è l’aspetto caratteristico della sua figura: egli è un “educatore santo”, si ispira a un “ modello santo” – Francesco di Sales – , è un discepolo di un “maestro spirituale santo” – Giuseppe Cafasso – , e sa formare tra i suoi giovani un “educando santo” – Domenico Savio”. (Giovanni Paolo II, Padre e Maestro dei giovani,n.5)
Don Antonio Sperduti, SdB